21. Le varietà delle forme di metamorfosi

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21.
Le varietà delle forme di metamorfosi
Metamorfosi è parola greca che significa «mutamento, trasformazione». È
tipico elemento dei racconti favolosi presso qualunque popolazione, proprio per
la sua capacità di creare effetti straordinari. Nella lettaratura greca è presente
fin dagli inizi con i poemi omerici: in Iliade II 319 c'è un serpente che si
trasforma in pietra, nell’Odissea c’è la famosa trasformazione dei compagni di
Ulisse in porci oppure quella, meno stupefacente ma pur sempre vera e propria
metamorfosi, di Ulisse mutato in mendicante da Atena, perché non sia
riconosciuto, appena tornato a Itaca.
Più vicino a Ovidio, nel mondo latino, si può citare nell'Eneide la scena del
cespuglio i cui rami spezzati versano sangue, perché si tratta del giovane
Polidoro trasformato così dopo la morte.
Raccolte di storielle del genere erano diffuse nell'età alessandrina (III-I a.C.):
ricordiamo gli Eteroioúmena, cioè «Trasformazioni», di Nicandro e le
Metamorphóseis di Partenio.
Può essere utile ricordare anche che nel II d.C. Apuleio scrisse una
interessante opera intitolata Metamorfosi o L'asino d'oro, un romanzo che
racconta le avventure di un personaggio che per l'effetto di un filtro magico
diventa asino e passa attraverso molte vicende finché non riesce a trasformarsi
nuovamente in uomo.
Vediamo ora schematicamente, senza la pretesa di essere esaustivi, in che
modo avvengono le numerosissime metamorfosi all'interno dell'opera ovidiana.
Una disamina completa dell'argomento è presente nell'opera di G. Tronchet, La
métamorphose à l'oeuvre, Louvain-Paris 1998.
Anzitutto la collocazione all'interno del singolo racconto: la metamorfosi si
colloca generalmente alla fine della storia di cui fa parte, perché in questo
modo permette una soluzione della vicenda stessa o comunque serve a creare
un finale sorprendente e molto efficace. Solo qualche volta si trova a metà della
vicenda e quasi mai all'inzio.
C'è inoltre da precisare anche che non sempre la metamorfosi appartiene al
nucleo centrale della storia, spesso anzi riguarda un personaggio o un
elemento secondario.
Quanto al tipo di metarmofosi Ovidio mostra di avere una straordinaria
fecondità d'invenzione, variando moltissimo le soluzioni. Vediamo i principali
tipi.
Un essere umano viene trasformato in oggetto, pietrificandosi (Eco, Atlante,
Niobe, Scilla), diventando acqua (Ciane, Aretusa, Marsia) o metallo.
Un essere umano diventa un vegetale: albero (Dafne, Eliadi, Filemone e Bauci,
Attis, Ciparisso, Menadi), fiore (Narciso, Croco, Giacinto, Adonis), altri tipi di
piante (Siringa, Leucotea).
Un essere umano diventa un animale, trasformandosi in uccello (Cicno,
Ascalafo, la madre dei Pigmei, Progne, Filomela, Tereo, Niso, Alcione, Ceice),
in quadrupede (Licaone, Callisto, Atalanta e Ippomene, Ecuba, i compagni di
Ulisse), in insetto (Aracne), in rettile (Cadmo, Armonia), in pesce o animale
d'acqua.
Al corpo di un essere umano si aggiunge qualcosa, come i cani latranti ai
fianchi di Scilla o le ali per le Sirene, oppure i capelli si trasformano in serpenti,
come per Medusa, o spuntano le orecchie d'asino, come per Mida.
Ci sono casi di animali che diventano esseri umani (formiche, i compagni di
Ulisse).
Oggetti possono umanizzarsi, come succede nel caso delle pietre gettate da
Deucalione e Pirra, oppure nel caso di una statua che diventa viva.
Esseri umani possono cambiare in esseri umani diversi oppure diventano
costellazioni (Castore e Polluce, Ercole, Erigone, Cesare).
Numerose sono poi le possibilità di trasformazione per gli dèi, che prendono
aspetto umano (Giove, Mercurio e altri) o di animale (soprattutto Giove, ma
anche altri) o di altre divinità.
Ci sono infine animali che diventano animali di tipo diverso oppure oggetti.
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