il discernimento dono profetico nella preghiera carismatica

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GIORNATA REGIONALE ANIMAZIONE PREGHIERA
Domenica 8 maggio 2016
Teatro della Parrocchia di San Gaetano – via Mac Mahon, 92 MILANO
IL DISCERNIMENTO
DONO PROFETICO NELLA PREGHIERA CARISMATICA
PREMESSA
Il discorso sull’arte del discernere, e in particolare, sui criteri e sulle regole per un retto
discernimento si colloca oggi in un terreno minato, perché c’è confusione circa lo stesso termine
“discernimento”: oggi si usa molto, ma probabilmente anche se ne abusa; sembra essere una parola di
moda. E ritengo che i motivi per cui se ne parla in modo ampio e diffuso siano reali e oggettivi: oggi, a tutti i
livelli della vita, si pongono problemi di sintesi: per esempio: le tensioni tra carisma e istituzione, tra
persona e comunità, tra progetto e libertà, tra aggiornamento/adattamento e fedeltà, tra impegno
comunitario e impegno apostolico, tra abbandono alla Divina Provvidenza e cooperazione umana, ecc…
La necessità di vivere la propria vita spirituale, che consiste nella decisione della libertà, che in ogni
circostanza concreta, esistenziale, sceglie e compie la volontà di Dio. Di qui la necessità di arrivare a
scoprire questa volontà di Dio nel concreto, di ricercarla e di avere un qualcosa (quello che appunto
chiamiamo discernimento) che mi aiuti in questo lavoro di ricerca e che ci consenta di operare
concretamente in rapporto a Dio e al significato ultimo della nostra esistenza.
Del discernimento ce ne parla
S.Paolo 1 Cor. 12, 4-11: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno
solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. S ciascuno è data una
manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato
il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio della conoscenza; a uno, nello
stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un
altro il dono della profezia, a un altro il dono discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un
altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito,
distribuendole a ciascuno come vuole”.
Naturalmente ci poniamo delle domande:
 Ora come mi pongo io alla ricerca, conoscenza, scelta della volontà di Dio e decisione per essa?
 E’ possibile parlare di discernimento come “tempo continuo”, come stile di vita permanente?
 Che significa fare la volontà di Dio?
E’ necessario, dunque, avere un “quadro oggettivo” del piano di Dio: per fare la volontà di Dio bisogna
conoscerla. Dio ha fatto conoscere la sua volontà attraverso una via oggettiva universale: è la via dei
comandamenti, della ragione rettamente illuminata, della parola scritta, della voce e dell’insegnamento
del magistero della Chiesa.
Questa è una via necessaria, sicura e chiara. Allora mi chiedo cos’è quello che è bene per me, qui,
ora? Dio comunica con me con segni particolari, propri per me, non solo con segni comuni per tutti gli
uomini e per tutti i cristiani.
Ci sono segni esterni: fatti e segni dei tempi; e segni interni (o interiori): mozioni, pensieri, affetti.
Questi segni sono come voci, come parole espresse in un linguaggio particolare. Dio non ci parla in italiano,
in inglese, cinese… Le consonanti e le vocali di questo particolare linguaggio di Dio sono appunto questi
segni esterni o interni (la sua azione su di noi e nella nostra storia attornio a noi). Bisogna saperli
interpretarli.
Allora il discernimento si pone come chiave interpretativa del linguaggio di Dio e l’azione del
discernere ha come soggetto principale e primo attore lo SPIRITO SANTO.
Ora parleremo del dono profetico del discernimento nella preghiera carismatica. Ci chiediamo in
che consiste il discernimento, come si fa a discernere, e la sua importanza nella preghiera carismatica.
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IL DISCERNIMENTO
La parola “discernimento” è molto in voga oggi, proprio come “carismatico”,ma il suo diffuso
impiego ha oscurato e adombrato la definizione tecnica del dono carismatico elencato da S. Paolo.
Cos’è il discernimento?
In generale è un giudizio sulla qualità delle cose, che porta a separare quelle buone da quelle cattive. Al
termine discernimento vengono riferiti i contenuti più vari. Tuttavia, nella maggior parte concreti, si tenta a
identificare il discernimento con una semplice e pura analisi sociologica o psicologica della realtà.
Il discernimento può essere naturale , spirituale:
1) IL DISCERNIMENTO NATURALE
“Discernimento” viene dalla parola greca “diakrisis” che significa separare, scegliere, selezionare,
distinguere, giudicare, valutare, comprendere con chiarezza, differenziare, percepire, distinguere tra cose
diverse e contrarie, tra le cose buone e cattive, belle e brutte, vive o morte.
Tutti applichiamo un discernimento naturale: prima di venire qui, ci siamo chiesti se dovevamo
partecipare a questo incontro o no, rimanere o andare altrove; abbiamo fatto un discernimento anche a
tavola decidendo se metterci accanto ai nostri amici o se cambiare posto per conoscere persone nuove…
C’è dunque un primo discernimento che facciamo attraverso la ragione e le facoltà naturali, un
discernimento umano fatto secondo i criteri spesso scelti dal mondo (es. l successo, la ricchezza, il potere,
la bellezza).
Il discernimento naturale è quello che tutte le persone umane dovrebbero avere perché è quel dono di
Dio che permette di condurre la nostra vita; vuol dire cioè avere “buon senso”.
2) IL DISCERNIMENTO SPIRITUALE (o DEGLI SPIRITI)
Come realtà distinta dal discernimento psicologico, sociologico, naturale e va vista in modo concreto e
globale in rapporto a Dio e al significato ultimo dell’esistenza e, pertanto, in ordine al fine soprannaturale
per il quale di fatto siamo stati creati.
L’espressione neotestamentaria discernimento degli spiriti (diakriseis pneumaton) indica la facoltà (o
carisma, dono della grazia di Dio) posseduta da una persona nel contesto della comunità cristiana, di
discernere la verità dall’errore, la buona fede dalla malafede, la trasparenza dall’inganno. La volontà divina
dalla volontà umana, gli spiriti maligni dall’autentico Spirito di Dio.
Il discernimento spirituale è una illuminazione che viene da Dio e che mette la persona in grado di
vedere attraverso le apparenze esteriori di un’azione o di una ispirazione per poterne giudicare l’origine.
E’ un dono dall’alto, un carisma, uno dei carismi di cui parla S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi (1
Cor. 12, 10: “..a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia, a un altro il dono di discernere
gli spiriti .(= cioè il dono di determinare l’origine (Dio, la natura, il maligno) dei fenomeni carismatici”).
S.Ignazio di Loyola (nei suoi Esercizi spirituali) afferma: “Presuppongo che esistono in me tre tipi di
pensieri: uno mio proprio, che deriva unicamente dalla mia libertà e dalla mia volontà, egli altri due
dall’esterno, uno dallo spirito buono e l’altro dallo spirito cattivo”.
Sia le ispirazioni sia le azioni possono derivare da tre fonti (o “spiriti”): Dio, la persona stessa o il
diavolo. Dopo aver fatto il giusto discernimento della fonte, la persona potrà procedere con maggiore
sapienza in quella situazione.
Il discernere, nella preghiera carismatica, se per bocca di un fratello parla lo Spirito Santo o meno non è
sempre cosa facile. Quante volte ci siamo chiesti, nella preghiera carismatica, ascoltando una profezia o
sentendo parlare di una immagine o apparizione se questa fosse vera o falsa, se venisse da Dio o dal
maligno?
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1 Gv 4,1 ci dice: “Carissimi, non prestate fede ad ogni ispirazione o a ogni spirito, ma mettete alla prova
gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo”.
L’uomo spirituale è quello che si lascia guidare dallo Spirito.
Il discernimento spirituale comporta soprattutto la ricerca, la conoscenza e la scelta della volontà
di Dio da parte dell’uomo e la decisione per essa!
Il discernimento è necessario perché si possano distinguere le ispirazioni che provengono da Dio, gli
impulsi che provengono da elementi cattivi o dalle parti egoistiche della natura umana.

LA FONTE DEL DISCERNIMENTO
Quando parliamo di discernimento spirituale noi indichiamo la fonte del discernimento: LO SPIRITO
SANTO, cioè la terza persona della SS.Trinità che presiede questa capacità che non è più soltanto umana,
ma diventa spirituale.
Il protagonista, il soggetto prima operante, l’attore principale è lo Spirito Santo. E’ Lui che fa
discernere non solo perché è l’elemento costitutivo del nostro essere cristiani e della nostra vita spirituale
in genere (Rm. 8,9-11.15), il principio dinamico (Rm 8,26: Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto
alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso
intercede con gemiti inesprimibili” 8,2: “Perché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato
dalla legge del peccato e della morte”), la norma del nostro agire ( Rm 8,4-5: …”…noi che camminiamo non
secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Quelli che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale;
quelli invece che cicono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale”), ma anche perché attraverso
di Lui che viene partecipato all’uomo il discernimento eterno di Dio, che ci purifica, ci spiritualizza, ci
trasforma in “pneumatici”= spirituali attraverso i doni delll’amore e dei doni carismatici.
Lo Spirito Santo svolge un ruolo decisivo nel processo del discernimento sia nel creare l’ambiente e
le dovute disposizioni interiori del soggetto, sia nell’atto stesso del discernimento
Lo Spirito Santo deve essere il maestro interiore nel discernimento perché è Lui che ci apre il
dialogo col Padre, senza di esso non potremmo dire neanche “Abbà, padre!”, questo ce lo dice la parola di
Dio. E’ lo Spirito che permette che i nostri rapporti cambino, è lo Spirito Santo che ci rende capaci di
stabilire, di valutare, di discernere; è Lui che ci dà le risposte
Senza lo Spirito Santo noi possiamo usare la nostra testa in quanto siamo delle persone razionali, ed
è giusto farlo, ma allora non siamo più in un discernimento spirituale, possiamo inquinare il tutto con il
nostro punto di vista molto umano e, se non abbiamo una coscienza retta, forse il nostro punto di vista può
farsi prendere la mano dalla superbia, dall’orgoglio, dall’attivismo, oppure dal nostro fine egoistico: quello
che è utile a me non quello che è utile a Dio.
Se invece lo Spirito Santo è dentro di noi e noi lasciamo che sia veramente la nostra guida, il nostro
Maestro interiore, allora noi entriamo alla sua scuola e Lui un po’ alla volta ci guiderà verso il vero
discernimento e ci aiuterà a non fare errori, ci toglierà paure, preconcetti, modi di decidere, di fare e anche
di dire che sono sbagliati e ci darà modo di conoscere, di penetrare nei misteri di Dio Padre, ci focalizzerà
sui veri problemi; cioè sarà quella luce che illumina interamente la nostra vita.
Lo Spirito Santo è la legge scritta dei nostri cuori, è la via da seguire, è quella che fa sì che le nostre
scelte siano dalla parte di Dio e non dalla nostra parte o dalla parte del maligno.
ARTE DEL DISCERNIMENTO
Se il discernimento è un processo di ricerca della volontà di Dio ci si chiede come ci si pone alla
ricerca della volontà di Dio nella propria vita e missione in concreto. Allora il discernimento va inteso come
stile di vita permanente, come un “habitus”, come un atteggiamento di fondo, come una spiritualità
vissuta quotidianamente, come esperienza spirituale continua e spontanea, come un modo di stare
continuamente alla presenza di Dio. E siccome il discernimento è un’arte, imparare come ci si pone alla
ricerca della volontà di Dio.
Presso alcuni autori (es. Rendina :” Mozioni e discernimento negli Esercizi Spirituali”) si parla di
“discernimento delle mozioni” (che ha come oggetto i movimenti del cuore, ispirazioni, ecc come via da
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seguire per arrivare alla conoscenza della volontà di Dio…) e “discernimento operativo” ( che ha come
oggetto la decisione e la scelta della volontà di Dio circa un punto particolare della propria vita o della
propria missione nel concreto della storia). Non sono due discernimenti distinti e separabili.
Il discernimento spirituale va collocato non solo in rapporto alla vita spirituale (per cui parliamo di
discern.spirit. come realtà distinta dal discernimento psicologico, sociologico) ma anche in rapporto alla
affettività, per il fatto che si tratta di una esperienza globale che coinvolge tutta la persona umana: corpo,
sensibilità, memoria, intelletto, volontà, desiderio, libertà, cuore, affettività).
QUALI GLI ELEMENTI NORMATIVI O CRITERI DI DISCERNIMENTO
Innanzi tutto docilità all’azione dello Spirito Santo per essere strumento circa l’attuazione di ciò che è
gradito a Dio.
Le varie operazioni nel processo del discernimento della volontà di Dio si posso raggruppare in tre verbi
SENTIRE – GIUDICARE – SCEGLIERE che corrispondono a 3 facoltà: MEMORIA-INTELLETTO-VOLONTA:
A) SENTIRE: il momento della memoria
1Ts.5,21: “Esaminate ogni cosa”.
E’ percepire le mozioni e le ispirazioni interiori, identificarle; mozioni = movimenti interiori del cuore.
Sono realtà dell’affettività più profonda. Nella vita spirituale anche l’affettività va valorizzata. Alcuni autori
(Maurizio Costa –università gregoriana) parlano di tre tipi di affettività o livelli di sentire:
 UN SENTIRE, una mozione sensibile: il primo sentire l’abbiamo in comune con gli animali: una
puntura di spillo o una carezza, c’è subito una reazione di consonanza o dissonanza (simile al
gatto se fosse punto o avesse una carezza).
 UN SENTIRE o mozione intelligibile: che ha solo l’uomo e non l’animale: di fronte a un quadro
d’arte o a uno sgorbio, di fronte a un notturno di Chopin o aun fracasso di tamburi ho nel mio
spirito una reazione di consonanza-consolazione o di dissonanza-desolazione che è legata alla
struttura spirituale dell’uomo. C’è una affettività della memoria, dell’intelletto che non va
affatto confusa con l’emotività più superficiale che abbiamo con gli animali.
 UN SENTIRE o mozione spirituale: quando l’agente è soprannaturale, viene messa in moto la
mia affettività più profonda, quella spirituale-soprannaturale, quella della consolazione o
desolazione di cui parla S.Ignazio negli Esercizi Spirituali. Si richiede un processo di
interiorizzazione, un clima di silenzio, raccoglimento, preghiera, unione con Dio, docilità allo
Spirito Santo; sono mozioni interiori, movimenti interiori. Bisogna distinguere quello che “in
me” ma non è “da me”, perché viene dall’esterno,da quello che è “in me” e procede “da me”,
dalla mia volontà e libertà. Constatare quello che è “in me”: sia le buone ispirazioni che
provengono dallo Spirito buono, e da Dio, sia le tentazioni e le inclinazioni al male che
provengono dallo spirito cattivo e non mi rendono né migliore, né peggiore.
B) GIUDICARE: il momento dell’intelletto
Si tratta: 1. Analizzare, verificare, controllare il valore di questi segni o di queste mozioni (per non
confondere le mozioni dello spirito con le manifestazioni sensibili di una psicologia umana o peggio
disordinata. 2. Confrontare questi dati col valore della Parola di Dio. Qual è la direzione giusta per dove
passa l’azione dello Spirito?
Criterio fondamentale è la persona di Gesù: parola vivente del Padre. Attenzione: ogni discernimento
spirituale (cioè secondo lo Spirito e nello Spirito) avviene all’interno di una relazione personale con Lui e
nella sequela di LUI! Non si può ipotizzare nella nostra esistenza lo Spirito Santo senza Cristo e al di fuori di
Cristo. Per questo il discernimento comporta, nel soggetto che opera, intensa familiarità con Gesù, senso
del primato della sua persona, adesione alla sua missione. Fil.2,5-11: “..rivestirsi degli stessi sentimenti di
Cristo”. Cioè assimilare la sua mentalità, il suo modo di sentire e di percepire la realtà, il suo pensiero, le sue
preferenze, i suoi gesti. Riferimento al mistero pasquale.
Ora secondo S.Ignazio le regole sia per il discernimento delle mozioni (per interpretarle rettamente) sia
il discernimento operativo (momento della volontà e deliberazione) hanno come chiave di volta la
distinzione tra consolazione e desolazione. Da quali “spiriti” provengono? Ecco la percezione:
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a.
Quando è sotto l’azione dello Spirito buono, l’uomo si trova come investito da uno spirito di
positività, di pienezza, di autenticità, spirito di carità e amore verso gli altri. Donde un senso di
pace, tranquillità, di luce. Si coglie la CONSOLAZIONE, cioè sotto l’azione del Consolatore, del
Paraclito, dello Spirito Santo.
b.
Quando è sotto l’azione dello spirito cattivo (il diavolo è il divisore, il nemico della natura
umana) l’uomo si sente immesso in una dinamica di chiusura, di egoismo, di divisione, una
spirale che si chiude e prova un senso di vuoto, di schiavitù, di confusione, di insicurezza, di
paura o di forza (solo per criticare) nel puntare il dito contro gli altri e contro tutto,
nell’accusare. Si coglie in DESOLAZIONE.
NB.
Chi nella propria via spirituale sta camminando dal bene al meglio e verso il fine per cui è stato
creato, la consolazione viene da Dio ( Creatore e creatura sono in consonanza).
Chi procede di male in peggio e sempre più si allontana dal fine, la desolazione viene da satana.
Satana, falso e bugiardo, è capace di trasfigurarsi in angelo di luce
C) SCEGLIERE, il momento della libertà, della decisione, della volontà; è il discernimento operativo:
è la tappa finale di tutto il processo di discernimento; è l’uomo che scegli ciò che è gradito a Dio con
un atto libero e soprannaturale. Decisione presa sotto l’azione dello Spirito.
E’ la scelta del CHE COSA fare in concreto per Cristo e il suo regno? Cosa è gradito a Dio, è la scelta
concreta esistenziale. Cosa fare qui, oggi
E’ la scelta del COME vivere? Come condurre evangelicamente la propria esistenza?
E’ la scelta del CHI, della persona su cui giocare la propria vita, scelta della sequela di Cristo.
Analizziamo altri elementi normativi del discernimento:
1.
L’ACCORDO CON LA FEDE DELLA CHIESA IN GESU’ CRISTO:
Criterio giovanneo: un dono dello Spirito Santo non può essere contrario alla fede che lo Spirito
Santo ispira a tutta la Chiesa.
1 Gv 4,2 : Da questo potete conoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è
venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito
dell’anticristo, che, come avete udito, viene, è già nel mondo”.
2. LA PRESENZA DEL “FRUTTO DELLO SPIRITO”: AMORE, GIOIA, PACE.
Criterio paolino: ogni dono dello Spirito favorisce il progresso dell’amore, sia nella persona stessa,
sia nella comunità, e produce il frutto della gioia, pace. Se un carisma produce turbamento,
confusione, significa che non è autentico.
Gal. 5,22: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé”.
3. L’ARMONIA CON L’AUTORITA’ DELLA CHIESA E l’ACCETTAZIONE DEI SUOI PROVVEDIMENTI
San Paolo, dopo aver fissato regole molto strette circa l’uso dei carismi nella chiesa di Corinto, dice:
1 Cor.14,37: “Chi ritiene di essere profeta, o dotato di doni dello spirito, deve riconoscere che
quanto scrivo è comando del Signore”.
Docilità verso i pastori. Un carisma non può suscitare la ribellione, né provocare la rottura
dell’unità!
4. L’EDIFICAZIONE E L’ESPANSIONE DEL REGNO DI DIO
L’uso dei carismi nella comunità ecclesiale è sottoposto a una regola semplice:
1 Cor. 14,26c: “Tutto si faccia per l’edificazione”. Cioè i carismi vengono accolti nella misura in cui
recano un contributo costruttivo alla vita della comunità: a) Vita di comunione con Dio; b) Vita di
comunione fraterna. San Paolo insiste molto su questo
1 Cor. 14,12 : “Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in
abbondanza, per l’edificazione della comunità”. Con la carità, l’unità e la pace, così :
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Ef. 4,1-7: “Vi esorto io, prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che
avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,
cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”.
1 Cor. 14,3-4: “Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e
conforto. Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica la Chiesa”.
 IL DISCERNIMENTO PER L’ANIMATORE DELLA PREGHIERA CARISMATICA
Gli animatori e il pastorale dovranno discernere se le manifestazioni carismatiche provengono
veramente da Dio. Essi useranno il discernimento per ogni aspetto del gruppo di preghiera: l’uso dei doni
carismatici, la qualità della preghiera, i vari suggerimenti dai membri. Essi, cioè, usano il dono per guidare il
gruppo nella volontà di Dio.
3) IL DISCERNIMENTO: DONO PROFETICO NELLA PREGHIERA CARISMATICA
In che senso il discernimento è dono profetico nella preghiera carismatica. Esso diventa necessario per
saggiare la qualità, la verità e l’autenticità della preghiera. Sappiamo molto bene che nelle nostre preghiere
sono presenti delle varianti: quella spirituale-profetica: per cui è lo Spirito che ci muove in una direzione
diversa; e quella umana-emotiva: per cui chi prega , invece, asseconda se stesso e si muove liberamente.
Ora ci sono delle realtà che interagiscono e riguardano tutto l’incontro di preghiera. Ci fermiamo
brevemente su tre elementi su cui fare discernimento sulla loro autenticità profetica: La profezia – La
Parola di Dio – il Canto.

DISCERNIMENTO SULLA PROFEZIA
La Chiesa è un popolo di profeti, anche perché il “munus profetico” di Cristo è esteso a quelli che
appartengono a Cristo: C’è a) “ufficio profetico”: come capacità di testimoniare la propria fede; b)
“vocazione profetica”: l’essere chiamati da Dio in modo speciale a proclamare la sua Parola alla gente; c ) “
carisma della profezia” che si attua in un’assemblea raccolta in preghiera. S. Paolo 1 Ts 5,19 – 21 :” Non
spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”.
La profezia è un dono spirituale che Dio fa alla comunità; è un dono che possono ricevere tutti i
cristiani, alcuni “permanentemente”, altri “occasionalmente” E’ un dono che si esprime o come preghiera
vocale, come apertura ispirata della Sacra Scrittura, o come locuzione interiore o anche come immagine
Il discernimento consiste nel valutare l’autenticità della profezia. Come? Si valuta alla luce dello
Spirito: la profezia riesce ad edificare, fortificare, incoraggiare, rendere più sicuri” Riesce ad esortare,
portare la persona più vicino a Dio, stimolandola a fidarsi del suo amore in Cristo? Riesce a consolare,
confortare gli sfiduciati, gli afflitti, tocca veramente i cuori e li converte? La profezia produce veramente
frutti di conversione? La comunità cresce nella fede, nella lode, nella gioia e nell’Adorazione al Signore?
Provengono queste parole o questi messaggi veramente dallo Spirito o sono frutto di elaborazioni mentali
o dell’anima? La persona che pronuncia una profezia vive veramente e autenticamente una vita di fede?
Medita costantemente la Parola di Dio? Frequenta i Santi Sacramenti? E’ di esempio alla comunità?
La profezia è un bellissimo dono donato al Gruppo di preghiera; occorre però un sereno e serio
discernimento, perché, come tutti i doni carismatici, possono degradare, e inquinarsi.
1 Cor. 14,32: “Le ispirazioni dei profeti sono sottomesse ai profeti, perché Dio non è un Dio di
disordini, ma di pace”.
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DISCERNIMENTO SULLA PAROLA DI DIO
Tutti i componenti del gruppo di preghiera portano la Sacra Bibbia, è una cosa molto buona, la
Parola di Dio va tenuta con rispetto e riverenza. L’apertura biblica, se c’è il carisma è un “bellissimo dono
profetico”, ma deve essere esercitato solo da chi ha questo dono. Chi non ha questo dono, che gli viene
riconosciuto dal Pastorale e dal Gruppo, non deve esercitarlo.
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Attenti però all’apertura della Bibbia: a volte apriamo la Bibbia perché si desidera leggere un testo
che venga a soddisfare il nostro desiderio, e proviamo tante volte a girare le pagine finchè non ci viene un
testo che corrisponde alle nostre aspettative! Padre Cantalamessa dice nel suo libro “Il canto dello Spirito”
che è lecito, dopo aver pregato e se uno si sente interiormente spinto a farlo, aprire la Bibbia “a caso” alla
ricerca di una risposta di Dio, ma non se ne può fare un’abitudine non una “bibliomanzia” cfr.
cartomanzia!), altrimenti ci si espone a spiacevoli conseguenze.
E’ molto importante quindi l’ascolto della Parola di Dio prestando molta attenzione allo Spirito
Santo in modo che diventi il nostro Maestro interiore.
 DISCERNIMENTO SUL CANTO E LA MUSICA
Il canto e la musica sono elementi e parti essenziali della preghiera. Col canto si proclama la Parola
di Dio e deve risvegliare l’ascolto della Parola
Il canto è profetico ed educativo nella variegata gamma di lode, di invocazione dello Spirito Santo,
di adorazione, intercessione e come risonanza profetica.
San Paolo dà un criterio di discernimento sull’autenticità dei doni. Infatti, dice in
1 Cor. 14,26: “ Quando vi riunite, ognuno può cantare, o dare un insegnamento, o trasmettere una
rivelazione o parlare in una lingua sconosciuta e interpretare quella lingua. Ebbene tutto questo abbia lo
scopo di far crescere la comunità”
CONCLUSIONE
La condizione più favorevole per un buon discernimento è un’abituale disposizione di fondo di fare,
in ogni caso, la volontà di Dio con la consapevolezza che l’agente primario di ogni discernimento è lo
Spirito Santo. Dobbiamo abbandonarci allo Spirito come le corde dell’arpa alle dita di chi le muove. Di un
vescovo del II secolo, Melitone di Sardi, si legge questo bell’elogio : “Nella sua vita fece ogni cosa mosso
dallo Spirito Santo”.
E termino con le parole conclusive che S.Ignazio di Loyola scrisse a Suor Teresa Rajadell il 18
giugno 1536. “Termino pregando la SS.Trinità che per la sua infinita e somma bontà ci dia la grazia
abbondante perché sentiamo la sua santissima volontà e la compiamo interamente”
(Narciso don Matteo)
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