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Domenica 17 Luglio 2016
Gruppo 1: FERRATA INNERKOFLER - SENTIERO delle FORCELLE
Gruppo 2: PERCORSO ESCURSIONISTICO ATTORNO AL MONTE PATERNO
Ferrata: Bellissimo percorso attrezzato,forse uno dei più suggestivi dell'intero complesso dolomitico di Sesto,che attraverso un
sistema di gallerie e trincee di guerra percorre gran parte del profilo a forma di pala del Monte Paterno.
Difficoltà: EEA, escursionisti esperti con attrezzatura - Dislivello: 500 m. - Tempo: 6,30 h (compresa ferrata) – Attrezzatura:
caschetto, imbrago, set da ferrata a norma CE, lampada frontale- abbigliamento da montagna.
Giro del Paterno: L'escursione, offre scorci di grande bellezza su un paesaggio fra i più decantati delle Dolomiti, in uno scenario
fiabesco di cime, piccole e grandi, che si elevano solenni dal leggendario e nobile acrocoro dolomitico di Lavarédo.
Difficoltà: E, escursionistico - Dislivello: 400 m. - Tempo: 5,30 h – Abbigliamento: da montagna.
Cartografia: Tabacco Dolomiti di Sesto 1:25000, Kompass 625, Dolomiti di Sesto 1:25.000 – Bibliografia: Dolomiti escursioni scelte,
edizioni Panorama.
Raggiungiamo in auto il rifugio Auronzo, dove troviamo un grande parcheggio, con la strada a pagamento che sale dal lago di
Misurina.
PERCORSO STRADALE
Dal lago di Misurina,raggiungibile percorrendo la strada SP49 che collega Dobbiaco-Bz a Cortina
d'Ampezzo-Bl attraverso il passo Tre Croci,si risale la strada panoramica -7km- a pagamento in direzione
del rifugio Auronzo.
Lasciato il rifugio Auronzo si segue a est la stradina di guerra (sempre sul segnavia 101) che traversa tutta la fiumana ghiaiosa
sottostante il settore meridionale delle Tre Cime per poi aprirsi sul grande promontorio a prua dove c’è la Cappella degli Alpini. La
stradina continua ancora un po’ e termina praticamente ( almeno per i mezzi motorizzati autorizzati) davanti al Rifugio Lavaredo 2344
m, dominato dalle belle strutture ardite della Cima Piccola, della Punta di Frida e della Piccolissima di Lavaredo ore 0,30. Qui si
dividono i gruppi.
Gruppo 1 FERRATA: Da qui,attraverso la Forcella Lavaredo m. 2457 ed aggirando in parte le Tre Cime si percorre il ghiaione del
monte Paterno in direzione del rifugio Locatelli ore 0,45 ove è chiara l'indicazione per iniziare la risalita del Paterno. Si inizia
l'avvicinamento al sistema di gallerie “sentiero Innerkofler”,che in questo senso di marcia si percorrono in salita,in direzione della
cresta nord del Paterno passando nei pressi del pinnacolo roccioso denominato Salsiccia di Francoforte. La prima galleria è piuttosto
bassa,breve e fornita di alcuni fori laterali che contribuiscono alla luce di penetrare all'interno e nello stesso tempo offrono scorci molto
suggestivi dell'ambiente esterno,mentre,dopo una breve cengia artificiale, si raggiunge l'ingresso della seconda considerata la vera
galleria del Paterno,completamente oscura (torcia),più alta della precedente e nella prima parte abbastanza ripida -gradoni- e sempre
attrezzata con cavo scorrimano. La galleria è lunga circa 300 mt ed all'interno la temperatura è piuttosto bassa anche nelle calde
giornate estive per la presenza di corrente d'aria piuttosto fresca. Dopo circa 15' di cammino si giunge al termine del tratto restaurato e
percorribile e sulla sinistra si trova uno slargo con chiara indicazione per l'uscita. Ritornati all'aperto ci si trova di fronte alla targa
metallica di inizio del tratto attrezzato che collega esternamente la galleria alla forcella del Camoscio -2650mt-.
LA FERRATA
Attacco piuttosto verticale ma gradinato,si superano alcune roccette non attrezzate e ci si porta, a sinistra,all'interno di resti di una
trincea anch'essa attrezzata con cavo e si raggiunge uno sperone roccioso da superare lungo lo spigolo. Ora all'interno di un canalino
franoso (attenzione materiale instabile e possibile presenza di neve ghiacciata anche in tarda stagione) si procede senza particolari
difficoltà ed in pochi minuti si guadagna la forcella del Camoscio tenendosi alla destra del canalino con presenza di doppio cavo
metallico in modo tale da poter comunque essere assicurati anche in presenza di fondo innevato-1.00h. Alla forcella tre le alternative di
prosecuzione della via:
1- a destra inizio della via ferrata per la cima.
2- scendere lungo il canalino detritico in direzione della forcella Passaporto dalla quale in circa 30' di percorso attrezzato ed una breve
galleria si raggiunge forcella Lavaredo.Percorso sconsigliato in quanto il canalino che parte dalla forcella è in pessime condizioni.
3- a sinistra lungo il sentiero attrezzato delle Forcelle. Nel caso specifico si prosegue a destra per la cima iniziando la parte
dell'escursione tecnicamente più impegnativa pur con difficoltà comunque contenute e lasciando il peso in eccesso alla forcella visto
che si ritorna da qua. Alcuni passi in discesa nel canale detritico,ed alla base della parete,si traversa su facili roccette attrezzate,
raggiungendo un bivio ove generalmente si prosegue a destra in salita e si ritorna a sinistra per facilitare la progressione in caso di
affollamento. Quindi a destra alcuni metri in verticale ma con ottimi appigli che non obbligano a sforzi sul cavo si raggiunge
rapidamente una lunga cengia non attrezzata che in pochi minuti,seguendo i vari ometti, porta attraverso gradoni rocciosi a superare il
pendìo detritico sovrastante (attenzione a non smuovere sassi) culminante con la cima -2745mt- dopo circa 20' aver lasciato la
forcella.
DISCESA: Si ripercorre a ritroso il pendìo sommitale facendo attenzione a dirigersi verso lo spezzone di cavo in arrivo dal secondo
tratto attrezzato -quello non percorso all'andata. Un primo tratto attrezzato abbastanza verticale ma ampiamente gradinato porta su
una lunga cengia panoramica un secondo tratto verticale più impegnativo del primo porta al bivio iniziale da dove in breve si ritorna alla
forcella. Ora dalla forcella,volendo proseguire l'escursione, si può scegliere tra le soluzioni 2-3,in particolare la soluzione 3 comporta
un percorso più completo ma molto più lungo ed è per quest'ultimo che si è optato. Ripreso il materiale in eccesso lasciato prima
dell'ascesa alla cima si lascia la forcella e si inizia una lunga cengia attrezzata solo nei passaggi più esposti, lungo la quale si
incontrano fin dall'inizio molte testimonianze della guerra . Dopo questa lunga camminata su cengia si incontrano nuovamente alcune
roccette attrezzate,si oltrepassa una strettoia, ancora alcune roccette, uno dei vari ponticelli in legno, si risale in diagonale senza
particolari difficoltà per poi aggirare in discesa uno sperone roccioso raggiungendo così la forcella dei Laghi -2550mt il tutto in un
ambiente finora particolarmente suggestivo. Si lascia la forcella e si prosegue in un susseguirsi di facili passaggi su roccette anche non
attrezzate alternate ad alcuni tratti di sentiero in direzione di un ampio sperone panoramico costantemente accompagnati da residui
architettonici militari -cresta dei Camosci. Ci troviamo in uno degli spazi più aperti dell'intera escursione e si ha la sensazione che i
passaggi attrezzati siano finiti mentre non è il caso di togliere l'imbrago in quanto dopo alcuni minuti di discesa lungo traccia di sentiero
abbastanza agevole il percorso apparentemente pianeggiante e prativo viene interrotto da un crepaccio attrezzato, con possibile
presenza di ghiaccio sul fondo anche in tarda stagione. Si abbandonano i prati scendendo tramite roccette per alcuni metri all'interno
del crepaccio in direzione di una scaletta al termine della quale si scende in obliquo verso la parte alta del canale. Rapidamente ci si
porta sul lato opposto dove inizia la risalita verso i prati attraverso alcuni passaggi su roccette attrezzate anche di pioli nei passaggi più
delicati. Pochi metri ed è possibile togliere l'imbragatura mentre ci si lascia alle spalle la parete appena discesa. Ora inizia un lungo
sentiero che taglia a mezzacosta un ampio ghiaione al termine del quale,un centinaio di metri prima che inizino alcuni tornanti in
salita,è possibile abbandonare la via scendendo attraverso una traccia vagamente segnalata su un masso che "taglia" il sentiero per il
rifugio Pian di Cengia (evitando quest'ultimo ci si porta nel sentiero sottostante in salita verso il rifugio Lavaredo evitando così circa
un'ora di cammino). Evitando la scorciatoia e proseguendo invece per il sentiero si salgono alcuni tornanti e ci si porta su comoda
stradina militare che attraverso la forcella di Cengia e raggiungendo così il vicino rifugio Pian di Cengia. Qui riuniti i due gruppi
faremo ritorno assieme passando dal rifugio Locatelli come descritto nell’itinerario del percorso escursionistico.
PERCORSO ESCURSIONISTICO: Da qui si procede per la stradina di guerra che sale dolcemente a nord (segnavia 101, per poco),
fino ad immettersi sul sentiero 104 che si stacca a sud est, in corrispondenza della grande curva che la mulattiera compie poco prima
della Forcella Lavarédo. Poco discosto, dormiente in una piccola conca di magro pascolo, è il Laghetto di Lavarédo 2405 m, assai
ridotto; una pozza, non di più, fra i giganti che la sovrastano. La Cima Piccola, in particolare, gli è amica e vi si specchia solenne fra un
batuffolo di nuvole e una spirale di vapori.
Inizialmente il sentiero è largo, ghiaioso e inizia a scendere per una valletta sassosa e incassata fra le aride rive del solco. Trascurata
una traccia che traversa a sinistra ed è un poco più alta, si continua a perdere quota, passando sotto le rocce della Croda del
Passaporto. Ora si devia a sinistra (nord est) raggiungendo le pendici che stanno sotto l' ardita Torre Tito da cui, ancora un po'
scendendo, ma ora più dolcemente, si va a contornare a nord il vasto e brullo Pian di Cengia Basso. Siamo a quota 2215 m, il punto
più basso del giro del Patèrno.
L'ambiente è desolato, qua e là macchiato dalle isole verdi degli alti pascoli, ma assai aperto alle ampie vedute sulle torri del Patèrno,
sulla Croda del Passaporto e sul butterato, discontinuo, dantesco pianoro sottostante.
Dopo una serie di facili e poco faticose serpentine ecco apparire, improvvisamente, la piana bucolica e tranquilla del Pian di Cengia
Alto ove, al centro, si distende il Lago di Cengia 2324 m, con le belle bastionate rocciose circostanti.
Un tempo, in questa conca alpestre pregna di grande pace e silenziosità, i laghi erano due. Uno, quello occidentale, resiste ancora alla
siccità e alla scarsa piovosità di questi ultimi anni, anche se la sua estensione si è di molto ridotta. Solo nel periodo del disgelo la sua
superficie ritorna agli antichi splendori.
Di quello orientale non resta che l'impronta sul terreno erboso e moderatamente sabbioso. Solo i topografi, nonostante tutto, si ostinano a segnalare e disegnare ancora un piccolo occhio azzurro sulla superficie variopinta delle loro carte. Non si sa mai... Potrebbe
sempre riapparire, un giorno o l'altro.
Il sentiero 104 passa quasi sul bordo settentrionale del lago, traversa l'ampia conca e prende a salire decisamente, ma ben tracciato,
verso lo spalto superiore dove incontra il sentiero 107 che proviene dal Bivacco De Toni e dal Rifugio. Lasciato sulla destra (sud est) il
sentiero 107, si continua a salire per la brulla vallecola (rinserrata fra il Passo Fiscalino a nord, le Crode dei Piani a ovest e lo spalto
ripido, che culmina nella Forcella del Pian di Cengia, a nord ovest) raggiungendo la panoramica e alta Forcella del Pian di Cengia
2522 m, appena marcata fra le sabbiose Crode dei Piani e il crestone roccioso percorso dal sentiero 101 che conduce, in pochi minuti,
al Rifugio Pian di Cengia 2528 m. Ora riuniti i due gruppi ritorniamo velocemente alla forcella del Pian di Cengia e valicata la stessa a
nord ovest, si inizia a scendere su terreno dapprima roccioso, ma facile; quindi, raggiunte le ghiaie, si devia a sinistra (ovest) passando
proprio sopra il bel Lago dei Piani orientale 2207 m, con lo sfondo turrito dei Tre Scarpèri.
Siamo immersi nel grande altopiano dell' Alpe dei Piani che andremo a contornare in quota, in modo del tutto piacevole, stando sotto
alle bastionate storiche settentrionali del Patèmo.
Al di là della valle, a nord est, fanno capolino le strane Crode Fiscaline: tanto ardite e stupefacenti a nord, quanto modeste protuberanze senza appariscenza a sud. Più lontani, a nord, appaiono il Crodón di San Candido e la Punta dei Tre Scarpèri. Subito a valle del
sentiero stanno i Laghi dei Piani (l'occidentale 2335 m), vivaci, colorati, circondati da praterie fiorite. Pochi passi più a occidente sorge
il fortunato Rifugio Locatelli -Tre Cime di Lavarédo (Dreizinnenhútte) 2405 m, dominato dalle moli impressionanti e levigate delle
Tre Cime. Una visione veramente unica e che, da sola, appaga qualsiasi fatica. Questo spiega l'incessante «pellegrinaggio» di turisti
provenienti da Forcella Lavarédo; essi seguono un itinerario quanto mai comodo e remunerativo, come fossero sulle tracce di una una
vera e antica processione mistica fra le rocce.
La stessa che dovremo seguire anche noi; tra la folla (con calma, pazienza, rispetto), se vogliamo rientrare in breve al Rifugio Lavarédo (segnavia 101), leggermente salendo nell'ultimo tratto prima della forcella.
Una breve discesa, dopo quest'ultima, per la landa sassosa ci riporterà, infine, al rifugio sopra menzionato dove riprenderemo la strada
di andata verso ovest fino al rifugio Auronzo dove chiuderemo definitivamente questo fantastico giro di rocce, di acque, di grandi
spazi...
Partenza ore 6:30 dalla sede oppure 6:45 davanti al "Bareta" a Caldiero con mezzi propri
Informazioni: Nicola Zampicinini 347-1000324 - Nicola Cunico 349-4623801
Si è spesso tentati di considerare il Monte Patèrno come un residuo di montagna, un nucleo di rocce piccole e prive di storia. Senza
dubbio è un errore, una deformazione mentale che la potenza verticale o strapiombante delle vicine Tre Cime di Lavarédo aiutano ad
ingigantire.
In realtà il Patèrno, con i sui 2744 m di altitudine, non è proprio una montagnola di poco conto. Se poi si guarda con attenzione la
lunga schiena seghettata, irta di piccole e graziose guglie ardite, ci si renderà conto di avere di fronte una donzella di rango e dal
carattere focoso, più che una servetta accondiscendente. Non solo per le caratteristiche morfologiche, ma soprattutto per quelle che
l'hanno vista «protagonista» in numerose ed epiche giornate della Grande Guerra.
La sua bella forma ad y rovesciata, vede l'asta settentrionale appoggiarsi ai Laghi dei Piani ed al Rifugio Tre Cime di Lavarédo, mentre
una delle due «gambe» della y va a lambire il Laghetto di Lavarédo e l'omonimo rifugio e l'altra s'incunea nella breve piana che vede
nel Lago di Cengia un magico, dimenticato, solitario specchio lucente. La Grande Guerra, dunque. A questa è legata, principalmente,
la notorietà del Monte Patèrno. E al leggendario scontro mortale fra la grande guida alpina di Sesto, Sepp Innerkofler, e lo sconosciuto
alpino De Luca. Un vero duello di aquile. Innerkofler, salito nella notte per la «sua» via della cresta nord nord ovest nel tentativo di
sorprendere le sentinelle italiane, viene colpito dal De Luca. Precipita nel solco tormentato, lacerato da mille scaglie rocciose del
«camino Oppel» e muore. La sua fama aveva varcato i confini degli stati e dell'odio al punto che gli stessi nemici, gli italiani, tentarono
il recupero del corpo calandosi in piena notte per evitare i colpi dell'artiglieria austriaca. Sepp venne tumulato sulla cima del Patèrno,
fulcro storico e sublime, degnamente inserito nell'empireo delle Dolomiti. Una tomba degna di un grande dell'alpinismo.
Il Patèrno non offre solo lo splendido periplo di seguito descritto. Il suo interno è percorso da un intricato sistema di gallerie di guerra
che collega i dintorni della Salsiccia di Francoforte (strana, piccola torre rocciosa che svetta nelle immediate vicinanze del Rifugio Tre
Cime) al Ciadìn del Passaporto e alla omonima forcelletta. Attualmente la parte superiore di questo miracolo sotterraneo non è
percorribile perché crollato sotto il peso degli anni e dei fremiti violenti della montagna, ma buona parte delle gallerie sono visitabili e
sono state riaperte «al pubblico» già negli anni 1974-75 (percorribili con torcia elettrica).
Se il Comando austriaco avesse ascoltato le suppliche di Sepp Innerkofler (che aveva -capito l'importanza strategica del Patèmo e lo
voleva presidiato), gli italiani mai sarebbero riusciti ad impossessarsi del monte e a fortificarlo con postazioni, gallerie, camminamenti,
trincee, ricoveri per le truppe e feritoie ovunque, incise nelle rocce e dominanti gli avamposti austriaci.
L'escursione, dunque, oltre che offrire scorci di grande bellezza su un paesaggio fra i più decantati delle Dolomiti, può avere un
movente storico. O può segnare un momento di riflessione sugli eventi bellici del passato. Terrificanti e gloriosi per vinti e vincitori.
Sostanzialmente tutti «vinti», comunque, perché le guerre, checché se ne dica, non fanno mai camminare a testa alta.
Lo faremo noi, ma solo per ammirare lo scenario fiabesco di cime, piccole e grandi, che si elevano solenni dal leggendario e nobile
acrocoro dolomitico di Lavarédo.
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