Primo Soccorso Elementare

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A cura di:
Prof. Francesco Amenta
Dr. Rolando Degli Angioli
Prof. Maurizio Mancini
Dr.ssa Donatella Marconi
Grafica e Illustrazioni: Vincenzo Del Regno
Collaborazione editoriale: Raffaele Della Medaglia
Fabio Sibilio
Si ringrazia il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Direzione Generale
della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura per un contributo che ha consentito la
realizzazione dell’opera e la sua diffusione
Tutti i diritti riservati alla Fondazione:
Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) via dell'Architettura, 41
00144 Roma, Italia
Stampato in Italia – Roma 2014
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C.I.R.M.
CENTRO INTERNAZIONALE RADIO MEDICO
Primo Soccorso Elementare
Gestione delle Emergenze Mediche ed Automedicazione
per i Lavoratori del Comparto Ittico
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Presentazione
La gente di mare rappresenta una categoria di lavoratori svantaggiata in termini di accesso alle cure
mediche, sia in situazioni di emergenza che per quanto riguarda un’assistenza di base. Questo
perché a bordo della maggior parte delle navi non opera personale medico o sanitario qualificato e
le navi possono trovarsi in mare per giorni o settimane prima di poter raggiungere un porto.
L’assistenza radio medica marittima nel passato e la costituzione più recente dei Telemedical
Maritime Assistance Services (TMAS) (Circolare International Maritime Organization, IMO MSC
960/2000) hanno consentito di ovviare, in un certo qual modo, al problema dell’assistenza medica
dei marittimi imbarcati. Lavoratori, che, grazie alla Telemedicina possono essere assistiti
gratuitamente (almeno in Europa) con ragionevoli livelli di qualità. Qualità dipendente anche dal
grado di formazione sanitaria del personale imbarcato e dalla disponibilità, a bordo, sia di farmaci ed
adeguati presidi medici, che di attrezzature in grado di poter trasmettere al TMAS dati biomedici per
una migliore definizione diagnostica.
Quanto sopra vale soprattutto per il personale a bordo di grandi navi in navigazione, che dispongono
di infermerie e farmacie abbastanza attrezzate e sulle quali sono imbarcati ufficiali che devono avere
obbligatoriamente seguito corsi di assistenza medica (medical care). La situazione è notevolmente
più complessa nel caso di patologie o infortuni a bordo delle imbarcazioni da pesca che, almeno per
quanto riguarda la flotta italiana è, per la maggior parte, costituita da piccole imbarcazioni, di stazza
entro le 10 tonnellate e circa la metà delle quali è di stazza non superiore alle 3 tonnellate. Il tutto,
se riferito alla consistenza numerica della flotta peschereccia italiana (circa 13.000 unità), mette in
evidenza l’elevato rischio di un trattamento inadeguato del personale che si trova a bordo di
pescherecci in caso di patologie o infortuni. Questo nonostante una delle caratteristiche peculiari
della flotta italiana sia una pesca realizzata in aree costiere, dalle quali nel giro di poche ore è
possibile raggiungere un porto o, comunque, un approdo.
Se una imbarcazione è in grado di raggiungere la terraferma in poco tempo, a meno che non ci si
trovi davanti ad un evento grave, la necessità di fare ricorso a consigli telemedici è probabilmente
meno rilevante rispetto ad una nave che debba impiegare tempo per raggiungere un porto. Tuttavia,
per evitare che gli esiti di una patologia o di un infortunio possano aggravarsi nel periodo tra quando
l’evento si sia manifestato o verificato ed il momento del soccorso a terra, è importante che anche i
lavoratori del comparto ittico ricevano una formazione minima ma efficace di primo soccorso
elementare e gestione delle emergenze mediche. Una formazione caratterizzata prevalentemente
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da aspetti di tipo pratico ed anche mirante ad un’automedicazione responsabile può contribuire a
ridurre, per quanto possibile, operazioni di trasferimento d’urgenza per ragioni mediche
(MEDEVAC). Operazioni che, sebbene a volte siano indispensabili, sono per propria natura rischiose
e costose.
La formazione nell’ambito del primo soccorso elementare deve essere realizzata, secondo la vigente
normativa internazionale, attraverso corsi che tutti i lavoratori del mare devono seguire. Quando
necessario, le nozioni apprese nei corsi in questione devono potere essere richiamate rapidamente
ed efficacemente per potersi concretizzare in azioni operative. Il modo più semplice per richiamare
le nozioni di primo soccorso elementare ed applicarle alla gestione delle emergenze mediche è
quello di disporre di un testo di facile consultazione ed orientato alla realizzazione di azioni da
mettere in pratica.
In tale ambito si inserisce questo manuale di primo soccorso elementare, gestione delle emergenze
mediche ed automedicazione specificamente realizzato per i lavoratori del comparto ittico e che
tiene conto delle peculiarità del settore e dell’eterogeneo background culturale dei lavoratori stessi.
Testo che tratta i vari temi del primo soccorso e dell’assistenza medica.
Il manuale vuole offrire un riferimento pratico su cosa fare nelle diverse situazioni che si possono
presentare a bordo in termini di emergenze mediche. Novità del presente testo sta nella sezione
sull’automedicazione responsabile che dovrebbe contribuire ad educare i lavoratori del comparto
ittico ad un utilizzo appropriato dei farmaci di automedicazione, specie per le patologie
osteoarticolari molto diffuse nei lavoratori della pesca.
Un ringraziamento particolare va al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per aver
finanziato in gran parte l’iniziativa ed al Comando Generale della Capitaneria di Porto - Guarda
Costiera per la promozione dell’iniziativa, con incontri nei principali porti base della flotta
peschereccia italiana.
Roma, settembre 2013
Prof. Francesco Amenta
Presidente della Fondazione Centro Internazionale Radio Medico (CIRM)
Direttore, Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Università di Camerino
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IL CENTRO INTERNAZIONALE RADIO MEDICO
Il Centro Internazionale Radiomedico (CIRM) è stato costituito nel 1935, e
fornisce, attraverso i sistemi di telecomunicazione, assistenza ai marittimi,
imbarcati su navi senza medico a bordo, di qualsiasi nazionalità, in navigazione su
tutti i mari.
Il CIRM ha la sua sede in Roma ed i suoi servizi medici di base, sono gratuiti. Il
CIRM se necessario promuove il prelievo del malato con mezzi navali o aerei per
una rapida ospedalizzazione.
L’assistenza medica del CIRM è assicurata da medici in servizio continuativo di
guardia (H. 24).
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COME CONTATTARE IL CIRM
Telefono
[+39 ] - 06.59290263
Cellulare
[+39 ] - 348 - 3984229
E-mail
[email protected]
Stazioni radio costiere italiane
Rivolgersi sempre sollecitamente al CIRM, oltre che per i casi di infortunio o di
eclatanti quadri patologici, anche per tutte quelle sintomatologie che,
apparentemente insignificanti, potrebbero evolvere in quadri patologici
complessi.
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INDICAZIONI DA FORNIRE IN UNA RICHIESTA DI ASSISTENZA MEDICA
INDIRIZZATA AL CIRM
Nome della imbarcazione e nominativo radio.
Posizione della imbarcazione, porto di partenza e di destinazione, tempo
stimato di arrivo, rotta e velocità.
Età del paziente, nazionalità, qualifica.
Respirazione, polso, temperatura e, se possibile, pressione arteriosa.
Sintomatologia, localizzazione e tipo dei dolori, nonché tutte le opportune
notizie relative alla malattia.
In caso di infortunio, oltre alla sintomatologia, è opportuno indicare il luogo
e modalità dell'incidente.
Precedenti clinici del paziente.
Medicinali disponibili a bordo.
Prodotti medicinali eventualmente già somministrati.
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INDICE DEL TESTO
CAPITOLO 1
Anatomia e fisiologia del corpo umano
Le regioni del corpo umano
Apparato Cardiocircolatorio
Dov’è situato il cuore
Sistema Nervoso
Neurone, sinapsi e potenziale di azione
Il midollo spinale
L’arco riflesso
Encefalo o cervello
Il sistema limbico
Cervelletto
Apparato digerente
Cavità orale
Faringe
Esofago
Stomaco
Duodeno
Intestino tenue
Intestino crasso
Intestino retto
Fegato
Pancreas
Peritoneo
Apparato respiratorio
Vie aeree
Laringe
Trachea
Polmoni
L’apparato locomotore
Caratteristiche e funzioni delle ossa
Caratteristiche e funzioni delle articolazioni
Pag. 12
Pag. 12
Pag. 14
Pag. 16
Pag. 18
Pag. 20
Pag. 22
Pag. 23
Pag. 24
Pag. 26
Pag. 27
Pag. 28
Pag. 29
Pag. 31
Pag. 31
Pag. 32
Pag. 33
Pag. 34
Pag. 35
Pag. 36
Pag. 37
Pag. 39
Pag. 39
Pag. 40
Pag. 41
Pag. 42
Pag. 43
Pag. 44
Pag. 46
Pag. 50
Pag. 52
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CAPITOLO 2
Colpo di calore, ustioni, lesioni da agenti fisici e chimici
Ustioni e lesioni da agenti chimici/fisici
Pag. 54
Pag. 57
CAPITOLO 3
Lesioni da contatto con sostanze irritanti di origine animale (meduse, pesci velenosi)
Pag. 60
CAPITOLO 4
Trattamento delle piccole ferite
Comportamento in caso di emorragia
Ferite alla mano /piede
Ferite alla testa
Ferite agli occhi
Ferite al torace e all’addome
Ferite dovute ad inserimento di corpo estraneo (amo da pesca)
Pag. 64
Pag. 64
Pag. 66
Pag. 67
Pag. 68
Pag. 69
Pag. 69
CAPITOLO 5
Annegamento ed ipotermia
Ipotermia
Pag. 70
Pag. 72
CAPITOLO 6
Trauma cranico e trauma colonna vertebrale
Trauma cranico
Trauma alla colonna vertebrale
Pag. 74
Pag. 74
Pag. 77
CAPITOLO 7
Lesioni muscolo scheletriche (fratture, distorsioni, lussazioni)
Fratture
Distorsioni
Lussazioni
- 10 -
Pag. 80
Pag. 80
Pag. 84
Pag. 85
CAPITOLO 8
Farmaci e presidi sanitari a bordo
Pag. 86
CAPITOLO 9
Le principali patologie trattabili con farmaci e presidi di automedicazione
L’automedicazione
Affezioni della pelle dermatite da contatto
Affezioni della pelle: ferite ed escoriazioni
Affezioni della pelle: eritema solare, scottature, piccole ustioni
Affezioni della pelle: punture d’insetti, pesci in mare
Allergia
Cefalea
Disturbi del tratto gastroenterico: nausea, vomito, stomatiti, diarrea
Disturbi del tratto gastroenterico: stipsi, emorroidi
Disturbi articolari e muscolari
Gastralgie
Infezioni delle vie urinarie
Malattie da raffreddamento: influenza
Malattie da raffreddamento: mal di gola, tosse
Malattie da raffreddamento: raffreddore
Malattie infiammatorie dell’occhio
Malattie infiammatorie dell’orecchio
Stress ed ansia
Verruche, calli e duroni
- 11 -
Pag. 91
Pag. 91
Pag. 92
Pag. 93
Pag. 94
Pag. 95
Pag. 96
Pag. 97
Pag. 98
Pag. 99
Pag. 100
Pag. 101
Pag. 102
Pag. 103
Pag. 104
Pag. 105
Pag. 106
Pag. 107
Pag. 108
Pag. 109
CAPITOLO 1 ANATOMIA E FISIOLOGIA DEL CORPO UMANO
Le regioni del corpo umano
Prima di descrivere nel dettaglio i vari apparati ricordiamo il significato di alcuni
termini che si usano in anatomia:
La posizione anatomica è quella che considera il corpo in posizione eretta con le
braccia distese lungo il corpo.
Il termine anteriore viene usato per indicare la parte frontale del corpo.
Il termine posteriore indica la parte dorsale.
Destra e sinistra sono sempre riferiti rispetto al paziente e non rispetto
all’osservatore.
Piano sagittale è un piano verticale immaginario che divide il corpo in una parte
destra e in una parte sinistra. Ciò che è vicino al piano sagittale è definito mediale,
ciò che è distante dal piano sagittale è definito laterale.
Si definisce posizione supina la posizione distesa sul dorso.
Si definisce posizione prona la posizione distesa sul petto.
Si definisce decubito laterale destro o sinistro la posizione sul fianco destro o
sinistro.
La conoscenza dell’anatomia topografica è indispensabile quando viene richiesto
un consiglio medico per poter comunicare con linguaggio univoco al medico che è
stato contattato per telefono e quindi non vede direttamente il paziente.
- 12 -
La (Figura 1) indica le parti del corpo visibili nella visione anteriore e posteriore del
corpo umano.
Nota: ricordiamo che gli acronimi di destro e sinistro sono indicati rispettivamente come dx e sx
Il corpo visto anteriormente
Il corpo visto posteriormente
- 13 -
Figura 1: Nomi delle principali componenti del corpo umano
Apparato Cardiocircolatorio
Com'è fatto e come funziona?
Figura 2: Il cuore visto anteriormente
Il cuore (Figura 2) è un organo cavo costituito da una massa muscolare
(miocardio), rivestita da una membrana sierosa detta pericardio, che si presenta
a forma di cono appiattito in senso antero-posteriore.
- 14 -
Consta di quattro cavità: due superiori (atri), separate tra loro dal setto interatriale, e due inferiori (ventricoli), separate dal setto interventricolare.
Atrio e ventricolo di ogni lato comunicano tra loro tramite orifizi muniti di valvole:
la mitrale (o bicuspide) per il lato sinistro, la tricuspide per il destro (Figura 3).
Nell'atrio destro sboccano due grandi vene, la cava superiore (o discendente) e la
cava inferiore (o ascendente), che trasportano il sangue (proveniente
rispettivamente dal capo e dalla parte superiore del corpo, dall'addome e dagli
arti inferiori) all'atrio destro. Questo sangue venoso ha una colorazione rossoscura, un contenuto modesto di ossigeno, ma elevato di anidride carbonica e altre
sostanze, cedute dall'intestino e dai tessuti. Superata la tricuspide il sangue passa
dall'atrio destro al ventricolo destro; da qui, superato l'apparato valvolare
dell’arteria polmonare, fluisce nell'arteria polmonare e quindi nei vasi sanguigni
che irrorano i polmoni.
Nei polmoni, con la respirazione, il contenuto di
ossigeno del sangue viene riportato ai valori normali,
mentre l'anidride carbonica in eccesso viene
eliminata. Il sangue, arricchito di ossigeno,
giunge nell'atrio sinistro attraverso le vene polmonari
e, superata la valvola mitrale, raggiunge il
ventricolo sinistro. La robusta parete muscolare del
ventricolo sinistro si contrae (sistole) spingendo
il sangue ossigenato, attraverso l'orifizio aortico,
nell'aorta, che provvede a distribuirlo ai
Figura 3: Le camere del cuore con le valvole,
vasi sanguigni in tutti i tessuti.
le grandi arterie e vene che nel cuore
originano e terminano
- 15 -
Dov'è situato il cuore?
Il cuore è situato nella parte mediana della cavità toracica, (Figura 4) tra i due
polmoni, con l'apice rivolto verso il basso e spostato in avanti, a sinistra dello
sterno.
Figura 4: La localizzazione del cuore nel torace
- 16 -
Il cuore può essere definito come il motore del sangue. Fornisce infatti l'energia
cinetica necessaria a far circolare il sangue attraverso i vasi dei vari distretti del
corpo umano (Figura 5). Nonostante abbia dimensioni modeste (è grande come
quanto il pugno di una mano) pompa
quotidianamente attraverso il corpo dai 5000
ai 7000 litri di sangue, una prestazione che
può addirittura quadruplicare in caso di
necessità.
Figura 5: Diversi tipi di vasi sanguigni
Finché l'individuo è in vita, il cuore batte incessantemente e si contrae, in media,
70 volte al minuto (più di 100.000 volte al giorno). Un suo eventuale imperfetto
funzionamento si riflette negativamente sulla circolazione sanguigna (Figura 6) e,
di conseguenza, sulla buona funzionalità degli organi vitali.
Figura 6: Rappresentazione schematica
dell’apparato cardiocircolatorio
- 17 -
Sistema Nervoso:
Il sistema nervoso (Figura 7) ha la funzione di ricevere, di elaborare e di trasmettere
gli stimoli che provengono dal mondo esterno e dal nostro organismo. Il sistema
nervoso rappresenta un sistema elettrochimico di comunicazione, il quale ci
permette di sentire, pensare e di comportarci normalmente o meno.
Figura 7: Rappresentazione schematica
dell’organizzazione del sistema nervoso
- 18 -
UNA BREVE DESCRIZIONE
Tale apparato viene diviso in:
- Sistema Nervoso Centrale o SNC
- Sistema Nervoso Periferico o SNP
Il Sistema Nervoso Centrale (SNC) consta di cervello e midollo spinale.
Il Sistema Nervoso Periferico (SNP) è costituito dai nervi che nascono dal SNC
diramandosi per tutto il corpo, innervando muscoli e ghiandole.
Il SNP comprende un Sistema Nervoso Somatico ed un Sistema Nervoso
Autonomo.
Il Sistema Nervoso Somatico (della vita di relazione) percepisce i suoni, gli odori, i
sapori, la temperatura ecc. e indirizza le risposte motorie (movimenti volontari).
Il Sistema Nervoso Autonomo (della vita vegetativa) controlla le funzioni dei nostri
organi vitali (per esempio, regola il battito cardiaco, la digestione, la respirazione,
ecc.) ed è costituito dal sistema simpatico e dal parasimpatico. Il primo scarica
noradrenalina e accelera la frequenza cardiaca, aumenta la quantità di glucosio
nel sangue, dilata le arterie e migliora la respirazione. Il secondo, invece, libera
l’acetilcolina che rallenta il battito cardiaco e riduce il livello di zucchero nel
sangue ecc.
Quando abbiamo uno stato di allerta viene coinvolto il sistema simpatico
l’adrenalina, mentre quando non abbiamo uno stato di allerta nel sonno viene
coinvolto il sistema parasimpatico.
- 19 -
Neurone, sinapsi e potenziale di azione
Il sistema nervoso dell’uomo è formato da circa 100 miliardi di cellule nervose
(chiamate neuroni) e da un numero almeno doppio di cellule di sostegno
(dette glia).
I neuroni comunicano fra di loro e lo fanno attraverso segnali elettrici e chimici.
Il neurone (Figura 8) risulta essere costituito da un soma (o corpo cellulare) e da
prolungamenti (dendriti e assone).
Le forme dei neuroni non sono tutte uguali tra loro. Tuttavia presentano la stessa
struttura fondamentale: il soma, i dendriti e l’assone. Il soma racchiude il nucleo
che ha funzioni metaboliche e riproduttive; i dendriti grazie alle loro ramificazioni
ricevono informazioni da altri neuroni; l’assone trasmette l’informazione che
passerà successivamente a un altro neurone e così via.
Figura 8: Rappresentazione schematica di un
neurone
- 20 -
I punti di contatto tra i neuroni si chiamano sinapsi. Nella sinapsi avviene il
trasferimento dell’informazione tra un neurone ed un altro attraverso il
trasferimento di segnali elettrici o chimici (tramite neurotrasmettitori).
Le sinapsi sono protuberanze localizzate in corrispondenza delle varie componenti
del neurone, ma principalmente nelle porzioni terminali di dendriti e assoni.
La sinapsi è la fessura microscopica fra un neurone A ed un neurone B (Figura 9).
Esistono due tipi di sinapsi: sinapsi elettriche (bidirezionali) e chimiche
(unidirezionali). La sinapsi elettrica rappresenta una giunzione comunicante, in
quanto i canali delle membrane cellulari si allineano tra di loro facendo passare la
corrente elettrica, che rappresenta l’impulso nervoso.
A
B
Figura 9: La sinapsi, porzione di
contatto tra due neuroni
- 21 -
Un potenziale d’azione non è altro che l’impulso nervoso propagato in genere
all’interno dell’assone da sinistra verso destra (cioè, dal soma alla parte terminale
dell’assone). Durante un potenziale di azione gli ioni sodio (Na+) entrano
attraverso la membrana cellulare all’interno della cellula nervosa mentre gli ioni
potassio (K+) fuoriescono consentendo, così, la propagazione del potenziale
d’azione. Quando si sviluppa un potenziale di azione, diciamo che
il neurone trasmette un impulso nervoso.
Il midollo spinale (Figura 10) contenuto nel canale vertebrale e protetto anche
dalle meningi è costituito da neuroni e di fibre nervose e cellule di supporto.
Un’importante funzione del midollo spinale è il trasporto dell’informazione dal
SNC a tutto il corpo e viceversa.
Figura 10: Immagine schematica del midollo spinale
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L’arco riflesso
Un impulso nervoso parte dai recettori e va al sistema nervoso che lo analizza e da
luogo ad una risposta. Questo sistema di comunicazione tra periferia, sistema
nervoso e periferia prende il nome di arco riflesso (Figura 11).
Figura 11: L’arco riflesso, meccanismo di funzionamento elementare del sistema nervoso
- 23 -
Encefalo o Cervello
L’encefalo è formato da due emisferi (Figura 12) che comunicano attraverso
il corpo calloso (un insieme di fibre nervose).
Figura 12: Visione dall’alto e
posteriormente degli emisferi cerebrali
L’encefalo è costituito, andando dal basso verso l’alto, da un tronco cerebrale, a
cui sono connessi il cervelletto, il diencefalo e gli emisferi cerebrali propriamente
detti (telencefalo). Uno strato di sostanza grigia, detta corteccia cerebrale,
ricopre l’encefalo.
- 24 -
Per quanto riguarda la corteccia cerebrale si tratta di una struttura complessa ed
eterogenea (Figura 13) che è costituita da:
- una corteccia motoria primaria e motoria;
- una corteccia sensitiva primaria;
- una corteccia visiva e visiva associativa;
- una corteccia uditiva;
- un’area comprensione del linguaggio;
- un’altra area dell’articolazioni del linguaggio verbale.
Accanto ad aree cerebrali che svolgono funzioni specifiche, ne esistono altre,
dette associative, che supportano l’attività delle aree primarie.
- 25 -
Figura 13: Localizzazione schematica di
specifiche funzioni nella corteccia cerebrale
Il sistema limbico
Il sistema limbico (Figura 14) è una struttura antica del sistema nervoso centrale
che comprende l’ippocampo, il talamo, l’ipotalamo, la circonvoluzione del cingolo
e l’amigdala. Il sistema limbico viene coinvolto nelle emozioni, nella motivazione,
nella memoria, e nell’apprendimento.
L’ippocampo è una struttura che interessa l’elaborazione della memoria a lungo
termine; il talamo è condimento emozionale alle sensazioni; l’ipotalamo regola le
funzioni vegetative; la circonvoluzione del cingolo rappresenta una porzione di
encefalo che si trova sul corpo calloso; l’amigdala è una massa di sostanza
grigia che interessa principalmente l’attività viscerale, emotiva e sessuale.
Figura 14: Rappresentazione
schematica del sistema limbico
- 26 -
Cervelletto
Il cervelletto (Figura 15) è una parte dell’encefalo situata dietro al tronco
cerebrale.
Il cervelletto ha la funzione di regolare il tono muscolare e di armonizzare, nella
misura e nella successione, i movimenti del corpo, fornendo informazioni sulla sua
posizione e su quella della testa nello spazio. Tali aggiustamenti sono possibili
anche attraverso le connessioni che il cervelletto ha con la formazione reticolare,
il talamo e con la corteccia motoria. Quando un animale (uomo compreso) esegue
un movimento, si attivano i neuroni del cervelletto e della corteccia motoria.
Mentre la corteccia cerebrale comanda i movimenti volontari (realizzati dai
muscoli scheletrici), il cervelletto, svolgendo un ruolo che sfugge al controllo della
volontà, li coordina rendendoli stabili ed efficaci.
Figura 15: Rappresentazione
schematica del sistema nervoso
centrale che consente di localizzare
varie componenti tra cui il
cervelletto
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Apparato digerente
L'apparato digerente (Figura 16) provvede alla digestione e all'assimilazione di cibi
e bevande. Assolve, cioè, a funzioni nutritive. Il nome sottolinea il coinvolgimento
nella digestione dei nutrienti, quell'insieme di processi che consentono la
scomposizione degli alimenti introdotti in sostanze veicolabili dal sangue e
utilizzabili dalle cellule nei diversi tessuti.
La porzione principale di questo apparato
è l'intestino, che si presenta come un
lungo tubo, il quale va dalla rima
labiale, punto in cui si introducono in
condizioni normali i cibi, all'orifizio
dell'ano, da cui vengono eliminate
le scorie non utilizzabili.
All'intestino, che ospita nella sua parete
diverse popolazioni di ghiandole esocrine,
vanno aggiunti organi ghiandolari che in
esso immettono le loro secrezioni;
si tratta delle ghiandole salivari,
del fegato e del pancreas.
Figura 16: L’apparato digerente nel suo complesso
- 28 -
Cavità orale
La cavità orale (Figura 17) è delimitata dalle arcate dentarie; dal palato che la
separa dalle fosse nasali e dal pavimento della bocca, costituito da un solo
muscolo, il miloioideo. La cavità ospita un organo muscoloso, la lingua,
importante per il senso del gusto, che si inserisce sull'osso ioide. Tutta la cavità
orale è rivestita di mucosa.
Un ruolo importante è
svolto dai denti deputati a
triturare gli alimenti
assunti.
Le pareti della cavità orale,
costituite dalle guance,
contraendosi favoriscono la
progressione del bolo
(alimenti triturati e
mescolati alle secrezioni
salivari) verso la faringe. La
Figura 17: La cavità orale
cavità è mantenuta umida
da cellule che producono
muco e dalle ghiandole salivari che producono la saliva. Nella saliva sono
contenuti enzimi digestivi come la ptialina, importante per l'azione che esercita
sugli amidi e tra l’altro il lisozima, una sostanza ad attività antibatterica.
Le parotidi, che sono le ghiandole salivari più grandi, si trovano dietro i rami
ascendenti della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Stenone, attraversa il
muscolo buccinatore e sbocca nei pressi del secondo molare superiore.
- 29 -
La secrezione delle parotidi è di tipo sieroso cioè è composta da enzimi deputati a
digerire gli alimenti.
Le ghiandole sottomandibolari si trovano sotto la lingua nello spessore del
pavimento della bocca. Sotto la lingua si apre pure il loro dotto escretore, detto di
Warthon, in prossimità degli sbocchi delle ghiandole sottolinguali. La secrezione è
di tipo misto, seriosa e mucosa.
Le sottolinguali sono le ghiandole salivari più piccole e si trovano nel pavimento
della bocca, al di sotto della parte libera della lingua. I loro dotti escretori
sboccano vicino a quelli delle sottomandibolari; la secrezione è prevalentemente
mucosa. Terminata la triturazione del cibo ed il suo mescolamento con la saliva, lo
stesso attraversa la faringe evitando di entrare nelle vie aeree per poi proseguire
nell’esofago. La figura 18 schematizza quanto sopra descritto.
Figura 18: Sezioni della cavità nasali, orali e della porzione iniziale degli apparati respiratorio e digerente
che mette in evidenza il meccanismo di deglutizione del bolo alimentare
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Faringe
La faringe (Figura 18) è un organo in comune
tra apparato digerente e apparato respiratorio,
e possiede pareti muscolari che facilitano la
progressione del bolo alimentare. Se si
eccettua la zona di contatto con le cavità nasali,
è rivestita di mucosa simile a quella orale.
Esofago
L’esofago (Figura 19) è la continuazione del
canale digerente, dopo la faringe. E’ costituito
da un organo tubolare che percorre il
mediastino, dietro la trachea e davanti all'aorta,
e che, dopo aver attraversato il diaframma
(hiatus esofageo), sbocca nello stomaco. Ha
una parete costituita da tre strati: due
muscolari e uno sottomucoso; è rivestito di
mucosa, che si solleva in pliche che vengono
poi distese dal passaggio del cibo.
Figura 19: Localizzazione dell’esofago nel torace
- 31 -
Stomaco
Lo stomaco (Figura 20) è il primo tratto di intestino addominale, che il cardias
separa dall'esofago. Lo stomaco ha una tipica forma a bisaccia, con una grossa
curvatura convessa a sinistra, e una piccola curvatura concava a destra.
Consta di un fondo, o recesso, che risale oltre il livello del cardias; di un corpo,
ossia di una vasta porzione centrale; e infine della regione dell'antro, cui segue lo
sfintere del piloro, che lo separa dal duodeno.
La mucosa gastrica si presenta
sollevata in pieghe per le contrazioni
della tonaca muscolare.
Altrimenti risulta distesa e
rende visibili delle aree,
dette fossette gastriche,
sul cui fondo si trovano
molte ghiandole.
Figura 20: Lo stomaco e le porzioni che lo costituiscono
- 32 -
Duodeno
Dopo lo stomaco, l'apparato digerente riprende la forma di tubo. Il duodeno che
segue lo stomaco, si trova dietro il peritoneo, è disposto a C e forma un'ansa in cui
si adagia la testa del pancreas (Figura 21). La sua mucosa di rivestimento mostra
un carattere nuovo: è provvista di sottilissime sporgenze, dette villi intestinali.
Importanti per assorbire i
principi alimentari, i villi sono
comuni a tutto l'intestino
tenue. La parete consta di
una mucosa, di una tonaca
muscolare comprendente
due strati, e di una tonaca
sierosa solo sulla parete
anteriore. Nel duodeno si
trova la papilla di Vater, che
deriva dalla confluenza del
coledoco con il dotto
pancreatico di Wirsung,
attraverso la quale il chimo,
cioè cibo che ha subito
l'azione del succo gastrico,
entra in contatto con la bile
e con i succhi pancreatici.
Figura 21: Il Duodeno ed i suoi rapporti con il pancreas e colecisti
- 33 -
Intestino tenue
L’intestino tenue (Figura 22) è detto anche intestino mesenteriale, perché avvolto
dal peritoneo e collegato alla parete posteriore dell'addome da una plicatura
sierosa della stessa, il mesentere. Comprende due tratti: il digiuno e l'ileo.
I villi intestinali sono estroflessioni della mucosa. La loro presenza moltiplica la
superficie di contatto con il materiale contenuto nel canale digerente e disponibile
per l'assorbimento dei nutrienti.
Ogni villo ha un asse costituito da
vasi sanguigni e linfatici,
fondamentali per la funzione di
assorbimento di quanto assunto
con l’alimentazione. È, inoltre,
rivestito di un epitelio di cellule
cilindriche dotate, sul versante che
dà sul lume, di un insieme di
microvilli, digitazioni che
aumentano ancora la superficie
disponibile per l'assorbimento e
che, insieme alle cellule produttrici
di muco, formano una struttura
assorbente molto efficiente detta
orletto a spazzola.
Figura 22: Localizzazione dell’intestino tenue
- 34 -
Intestino crasso
L’intestino crasso o colon (Figura 23) viene suddiviso in quattro regioni: colon
ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma (o colon sigmoideo).
Figura 23: L’intestino crasso e le sue suddivisioni
- 35 -
Dove il tenue finisce, inserendosi ad angolo retto nel tratto iniziale del colon
ascendente, troviamo la valvola ileocecale, che serve a impedire il reflusso del
contenuto del colon nell'intestino tenue. L'inizio del colon è detto intestino cieco,
e da esso prende origine l'appendice vermiforme (o appendice cecale), che
possiamo considerare un diverticolo cavo comunicante col lume del cieco, ricca di
tessuto linfoide. La superficie esterna del colon mostra tre formazioni a nastro,
composte di cellule muscolari lisce, dette tenie coliche. Sulla superficie interna si
trovano, in corrispondenza delle tenie, le pliche mucose, dette pieghe semilunari,
che danno al colore un aspetto segmentato con aree globose in sequenza.
Nell’intestino crasso l'assorbimento di questo tratto del tubo digerente è più
modesto rispetto all’intestino tenue.
Intestino retto
L’intestino retto (Figura 23) è l'ultimo tratto del canale digerente. La parte
terminale è costituita da un insieme di fibre muscolari lisce che formano lo
sfintere interno (o involontario) e da fibre muscolari striate che costituiscono lo
sfintere esterno (o volontario) detto ano.
Nel tratto superiore la mucosa del retto mostra pliche trasversali, in quello
inferiore invece esse risultano verticali (colonne di Morgagni) e unite in basso a
formare i seni rettali.
In corrispondenza dell'ano la mucosa intestinale si trasforma progressivamente in
epitelio corneificato, tipico del rivestimento cutaneo.
- 36 -
Fegato
Il fegato (Figura 24) è situato nell'ipocondrio destro, cioè quella parte dell’addome
posta in corrispondenza dell’arcata costale destra. Il fegato è la ghiandola più
grande dell'intero organismo, e può essere considerato il laboratorio principale
del metabolismo corporeo.
Figura 24: Il fegato ed i suoi
rapporti con colecisti,
pancreas, duodeno, arterie e
vene che lo irrorano
- 37 -
Il fegato è avvolto quasi interamente dal peritoneo e rivestito da una membrana
fibrosa (capsula di Glisson). Risulta suddiviso in lobuli al cui centro si trova una
vena, detta centro lobulare, che confluendo in vasi via via di maggior diametro
viene a formare le vene sovra epatiche. A partire dalla vena centro lobulare si
dispongono a raggiera i cordoni di cellule epatiche. Le cellule epatiche o epatociti
formano con le loro pareti delle semidocce che, accostate a quelle di altri
epatociti, danno origine a canali detti capillari biliari, perché in essi si riversa la
bile prodotta dagli epatociti. Più capillari biliari confluiscono in dotti biliari, fino a
formare, per successive confluenze, due dotti distinti che si uniscono poi nel dotto
epatico. In questo si innesta il dotto cistico, che proviene dalla cistifellea o
colecisti.
Il fegato “analizza” il sangue che proviene dalla porzione addominale del tubo
digerente e provvede al metabolismo intermedio di tutte le sostanze. Inoltre
produce un secreto denominato bile. La bile viene accumulata dalla colecisti ed è
necessaria per la digestione dei grassi. La colecisti è un piccolo sacco che funge da
serbatoio al cui interno è contenuta la bile la quale viene prodotta costantemente
dagli epatociti. In presenza, nel duodeno, di chimo (il prodotto digerito dallo
stomaco ) contenente grassi, la colecisti si contrae spingendo la bile all’interno del
duodeno. Il fegato è diviso in un lobo destro e in un lobo sinistro dal solco
anteroposteriore visibile sulla faccia superiore dell'organo. La faccia inferiore
invece presenta due solchi paralleli (fosse sagittali) riuniti da un terzo solco, detto
solco trasverso. Al solco trasverso corrisponde l'ilo del fegato, che costituisce il
punto d'ingresso della vena porta e dell'arteria epatica e di uscita dei dotti biliari.
- 38 -
Pancreas
Il pancreas (Figura 25) è l'altra grossa ghiandola extra-parietale, che fa parte
dell'apparato digerente. La sua componente esocrina secerne enzimi digestivi. Il
pancreas si trova in posizione retroperitoneale (cioè il peritoneo gli passa davanti
e non lo riveste) ed è separato dallo stomaco, che gli sta anteriormente, da una
cavità virtuale detta retrocavità degli epiploon.
È grossolanamente suddivisibile in una testa che a destra si adagia nella "C"
duodenale, un corpo e una coda, costituita dall'estremità sinistra che raggiunge la
milza. Le secrezioni pancreatiche si riversano nell'intestino percorrendo il dotto
principale e il dotto accessorio, per
sboccare nel duodeno. Nel corpo e
nella coda, soprattutto, sono
rappresentati in gran numero gli
isolotti pancreatici, che fanno parte
del pancreas endocrino, il quale
appartiene al sistema endocrino.
Peritoneo
È la membrana sierosa composta da
Figura 25: Il pancreas e le sue componenti
mesotelio che avvolge quasi tutto il canale
digerente e tappezza la cavità addominale.
Il peritoneo riflettendosi sugli organi addominali forma i mesi, ossia le pliche in cui
decorrono i vasi e i nervi a quelli destinati.
- 39 -
Apparato respiratorio
L’apparato respiratorio (Figura 26) è l'insieme di organi che consentono lo
scambio di gas tra il sangue e l'ambiente esterno. In particolare attraverso
l’apparato respiratorio avviene l'introduzione di ossigeno, indispensabile per il
metabolismo aerobio, e l'eliminazione di anidride carbonica, residuo di molte
reazioni chimiche. L'apparato consta
di un complesso di canali che
permettono il passaggio di aria; di
cavità (nasali e paranasali) in cui l'aria
proveniente dall'esterno viene
parzialmente riscaldata e depurata del
pulviscolo; di organi parenchimatosi (i
polmoni) all'interno dei quali si
verificano gli scambi veri e propri tra
gas contenuti nel sangue e gas
contenuti nell'aria inspirata.
Nell'espirazione, la laringe può
modulare la colonna aerea in transito,
consentendo l'emissione di suoni, in
connessione con le altre componenti
dell’apparato respiratorio.
Figura 26: L’apparato respiratorio, gli organi che lo compongono e la relativa localizzazione
- 40 -
Vie aeree
Le cavità nasali: il naso è costituito da una parte scheletrica, la piramide nasale,
sostenuta da ossa del massiccio facciale (mascellari, nasali), da alcune cartilagini e
da fascetti muscolari dei muscoli pellicciai, o mimici. L'aria entra nelle vie aeree e
percorre i vestiboli per accedere alle fosse nasali (Figura 27). I vestiboli sono
rivestiti da uno strato cutaneo e possiedono robusti peli, piuttosto lunghi, detti
vibrisse. Le fosse nasali, divise dal setto nasale, si trovano nello spessore delle
ossa mascellari e hanno una parete laterale anfrattuosa per la presenza dei
turbinati o cornetti, che mettono in comunicazione le cavità nasali con recessi
detti seni paranasali, che si trovano nello spessore di ossa limitrofe (frontale,
mascellare, sfenoide). Le pareti delle fosse nasali sono rivestite da mucosa
caratterizzata da un epitelio vibratile, con ciglia e ghiandole secernenti muco.
Figura 27: Interno delle cavità nasali
- 41 -
Laringe
Dalle fosse nasali, l'aria passa nella
faringe, canale in comune fra gli apparati
respiratorio e digerente. Al termine della
faringe si trovano la laringe,
anteriormente, e l'esofago,
posteriormente(Figura16). Durante la
deglutizione il transito alla laringe è
impedito dall'epiglottide. La laringe
(Figura 28) è sostenuta da un'impalcatura
fibrocartilaginea, cui concorrono le
Figura 28: Schema Laringe
cartilagini tiroidea, cricoidea, aritenoidee e
corniculate. E' ancorata all'osso ioide da un
insieme di membrane fibroelastiche. La laringe ha una notevole muscolatura
(intrinseca ed estrinseca), con una possibilità di movimenti reciproci
estremamente sofisticata, tanto da aver consentito alla specie umana
l'articolazione della parola. La laringe è
tappezzata di mucosa respiratoria, che a
livello della cartilagine tiroidea si solleva in
due pliche per ogni lato: la coppia
superiore è quella delle corde vocali false,
semplici recessi; quella inferiore è formata
dalle corde vocali vere. Tra le corde vocali
Figura 29: Comportamento delle corde vocali
vere (Figura 29) si apre la glottide, che è il
durante le respirazione e la fonazione
punto più stretto delle vie aeree superiori.
- 42 -
Trachea
Dalla cartilagine cricoidea si diparte la trachea, organo posto davanti all'esofago e
costituito da una serie di anelli fibrocartilaginei incompleti sul versante posteriore,
e tenuti insieme da una tunica fibrosa.
All'altezza della quarta o quinta
vertebra toracica la trachea si biforca e
dando origine ai due bronchi principali,
i quali ne conservano la struttura e ne
condividono il rivestimento, che
consiste in mucosa di tipo respiratorio,
con epitelio di rivestimento ciliato e
numerose ghiandole mucose e sierose
(Figura 30). I bronchi principali, dopo
essere penetrati nel polmone, si
dividono in bronchi lobari. Queste
ramificazioni successive, che formano il
cosiddetto albero bronchiale, si
distribuiscono a tutto il parenchima
polmonare. Fino ai lobuli polmonari si
conserva la struttura ad anelli
fibrocartilaginei incompleti e ciò
Figura 30: Rappresentazione schematica dell'albero
consente a questi "canali" di non
tracheo-branchiale. I bronchi si riducono
chiudersi.
gradualmente di diametro fino a terminare negli
alveoli polmonari, le strutture in cui avvengono gli
scambi gassosi tra aria e polmoni
- 43 -
Polmoni
I polmoni (Figura 31) sono due organi parenchimatosi, contenuti nella cavità
toracica, separati da uno spazio, il mediastino, che ospita esofago, trachea e
cuore. La base di ciascun polmone appoggia sul diaframma; la faccia ricurva
laterale entra in rapporto con le coste.
Figura 31: Albero tracheo-branchiale e polmoni in situ ed in rapporto col diaframma
- 44 -
La faccia centrale è in rapporto col mediastino, e su di essa si trova l'ilo
polmonare, ossia il punto di ingresso di bronchi e grandi vasi sanguigni nei
polmoni. Il polmone destro è più grande del sinistro: infatti a sinistra la cavità
toracica ospita anche il cuore. Il polmone destro è distinto in tre lobi, quello
sinistro in due, più una lingula polmonare. I lobi sono separati da fenditure, dette
scissure.
I polmoni dopo la nascita possiedono un elevato contenuto di aria, tanto da
galleggiare sull'acqua. L'aria è contenuta negli alveoli, piccolissimi spazi delimitati
da sottili lamine di epitelio, nel cui interstizio corrono i vasi capillari che si
dipartono dalle ultime diramazioni delle arterie polmonari. Negli alveoli l'aria
respirata è separata dal sangue solo dallo spessore delle pareti capillari e delle
cellule dell'epitelio polmonare, cosa che facilita gli scambi gassosi tra i due
compartimenti. L'insieme a fondo cieco formato da un condotto alveolare e un
grappolo di alveoli viene detto acino polmonare. Il polmone non è irrorato solo
dalle arterie polmonari che portano sangue venoso per permettere gli scambi
propri dell'ematosi, bensì anche dalle arterie bronchiali che derivano dall'aorta
toracica e trasportano sangue arterioso.
La pleura è una membrana sierosa, che avvolge ciascun polmone ed è formata da
due foglietti: uno viscerale, che riveste il polmone in ogni suo lobo, e uno
parietale, che riveste invece la parete interna della gabbia toracica. La cavità
virtuale (cavità pleurica) compresa fra i due foglietti contiene un liquido che
facilita lo scorrimento del polmone durante la respirazione.
- 45 -
L’Apparato locomotore
È l'apparato più voluminoso del corpo umano, di cui rappresenta l'80% circa del
peso. Si compone di ossa, articolazioni (o giunti articolari) e muscoli, tutti elementi
che rendono possibile il movimento del corpo (somatico).
Figura 32: Lo scheletro umano nell'insieme visto anteriormente e posteriormente
- 46 -
La variabilità individuale della morfologia esterna dell’uomo dovuta a fattori
genetici, costituzionali, ambientali, sessuali, trova riscontro anche nelle differenze
di forma e dimensioni degli elementi che compongono l'apparato locomotore.
Figura 33: I muscoli del corpo umano visti anteriormente e posteriormente
- 47 -
Le ossa (Figura 32) strutture statiche, sono unite tra loro mediante articolazioni.
Ossa e articolazioni insieme formano lo scheletro il quale svolge attività di
sostegno del corpo, costituendone l'impalcatura generale. In misura diversa,
secondo le loro caratteristiche, le articolazioni conferiscono una certa libertà di
movimento reciproco alle ossa che collegano. I muscoli (Figura 30) sono organi
dinamici, pertanto essi si inseriscono opportunamente in diversi punti delle ossa e
contraendosi, cioè accorciandosi, esercitano trazioni sulle leve ossee, ottenendo
come risultato funzionale il movimento dei diversi segmenti corporei, l'uno
rispetto all'altro, o dell'intero organismo,
nell'ambiente esterno, come pure il
mantenimento di posizioni statiche.
Nell'apparato locomotore si distinguono
tre porzioni corrispondenti : testa,
tronco, arti.
La testa (Figura34) comprende le ossa
della scatola cranica, che racchiudono da
ogni lato l'encefalo, e l'osso mandibolare,
nella parte anteriore corrispondente alla
faccia. I muscoli servono a regolare le
aperture naturali e la mimica facciale. I
movimenti della testa rispetto al tronco
sono attuati da muscoli
del tronco e non da quelli
Figura 34: Visione schematica del cranio contenente al suo interno
l'encefalo
intrinseci del capo.
- 48 -
Il tronco (Figura 35) è strutturato attorno alla colonna vertebrale (o rachide)
formata dalle vertebre, unite tra loro da articolazioni definite anfiartrosi. Sulle
vertebre si stratificano, per lo più posteriormente, i muscoli. La colonna vertebrale
è solidale con le ossa del bacino a livello sacrale; sostiene la testa, dà attacco ai
dispositivi osteoarticolari o muscolari delle
spalle, del torace e dell'addome; verso il basso
dà inserzione al bacino, su cui sono fissati gli
arti inferiori. La colonna vertebrale svolge
funzioni determinanti per la stazione eretta e
partecipa con gli altri sotto apparati ai
movimenti del tronco e degli arti.
Gli arti superiori costituiscono la struttura
della prensione e sono formati dalle spalle,
dalle braccia, dagli avambracci e dalle mani.
Tutti i settori dell'arto superiore si strutturano
su una porzione scheletrica centrale rivestita
di muscoli, raccolti in gruppi con funzioni
opposte: flessorie ed estensorie, pronatorie e
supinatorie, abduttorie e adduttorie, e così
Figura 35: Visione schematica della colonna
via.
vertebrale del tronco
Gli arti inferiori costituiscono il supporto
alla deambulazione, attività che consente gli spostamenti del corpo nell'ambiente
esterno. Le componenti dell'arto inferiore svolgono sia in marcia sia da fermo
attività anti gravitarie, coordinate a quelle della colonna vertebrale. L'arto
inferiore è costituito dal bacino, dalle cosce, dalle gambe e dai piedi.
- 49 -
Caratteristiche e funzioni delle ossa
Le ossa sono strutture dure, formate prevalentemente da tessuto osseo, che a
seconda della consistenza si distingue in compatto e spugnoso. Hanno colore
variabile in base all'età dell'individuo (biancastro nell'infanzia, avorio nell'età
adulta, giallastro nella vecchiaia), e consistenza diversa in rapporto alla quantità di
tessuto osseo presente. Essendo molto elastiche, le ossa sono in grado di resistere
a sollecitazioni meccaniche di notevole entità e di svolgere, quindi, una funzione
protettiva nei confronti di organi più delicati, come cuore e polmoni ospitati nella
gabbia toracica, cervello e midollo spinale alloggiati nella scatola cranica e nel
canale vertebrale. Sollecitazioni meccaniche d'intensità tale da superare le
capacità di resistenza alle deformazioni dell'osso possono determinare una
frattura. Il numero delle ossa presenti nello scheletro di un individuo in età adulta
è intorno ai 200 elementi. L'approssimazione è dovuta alla possibilità che vi siano
elementi ossei soprannumerari o accessori, per mancata fusione di nuclei di
ossificazione, o comparsa di ossa normalmente assenti nella specie umana,
durante lo sviluppo embrionale. Ancora, possono esserci ossa sesamoidi dovute a
ossificazione di noduli cartilaginei nell'ambito di tendini o legamenti del piede o
della mano, in seguito a particolari sollecitazioni meccaniche dopo la nascita.
Le ossa presentano alcune caratteristiche costanti che consentono, in presenza di
pochi o anche di un solo elemento osseo, di stabilire se si tratti di un reperto
umano, e in tal caso di ipotizzare certe caratteristiche esteriori dell'individuo a cui
apparteneva. A seconda della forma si distinguono ossa lunghe, corte, piatte. Le
ossa lunghe possono essere scomposte in una parte tubulare (diafisi) e altre due
terminali (epifisi ossee) e sono caratterizzate dalla lunghezza prevalente su
spessore e larghezza. Le ossa corte, costituite per lo più da sostanza spugnosa
- 50 -
ricoperta da un sottile strato di sostanza compatta, hanno lunghezza, larghezza e
spessore equivalenti. Nelle ossa piatte lunghezza e larghezza prevalgono sullo
spessore; nel caso delle ossa craniche la sostanza spugnosa è detta diploe.
Le ossa sono costituite da tessuto osseo, ma anche da materiale connettivo come
il periostio che le ricopre all'esterno e l'endostio che ne tappezza le cavità interne;
da parti cartilaginee che ne rivestono le superfici articolari, e nell'età pre-puberale
anche dalla cartilagine di accrescimento. Esse inoltre ospitano al loro interno il
midollo osseo rosso, tessuto con attività emopoietica (in cui cioè si formano gli
elementi corpuscolati del sangue: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
Nel loro insieme le ossa fungono da deposito di sali minerali, in particolare di sali
di calcio, ione che riveste un ruolo importante nelle attività cellulari, nei processi
della contrazione muscolare e della coagulazione del sangue.
- 51 -
Caratteristiche e funzioni delle articolazioni
Le articolazioni concorrono con le ossa a formare l'apparato scheletrico, rendendo
le ossa solidali e consentendo il movimento di ossa e segmenti scheletrici contigui
tra loro. Ogni elemento osseo ha più punti articolari, le articolazioni sono più
numerose dei segmenti ossei. I tipi di articolazione presenti nel corpo umano sono
circa una trentina.
A seconda delle parti scheletriche coinvolte, le articolazioni devono far fronte a
esigenze contrastanti: una statica, l'altra dinamica. Ciò avviene mediante due
categorie fondamentali di articolazioni: le sinartrosi e le diartrosi.
Nelle sinartrosi, tra le ossa messe in relazione è interposto un altro tessuto con
funzione meccanica, cosicché le sinartrosi sono definite articolazioni per
continuità. Sul contorno del punto articolare possono esistere dispositivi
connettivali detti legamenti periarticolari. Sono sinartrosi le suture, in cui le ossa
entrano in contatto per mezzo dei loro margini sottili (come nel caso delle ossa
craniche), tra i quali sta del tessuto connettivo, senza presenza di legamenti; le
sincondrosi, in cui le ossa sono unite da un tratto di cartilagine ialina, come nel
caso della giunzione tra coste e cartilagini costali; le sinfisi, come nel caso di quella
pubica, un tipo di articolazione solitamente rinforzata da numerosi legamenti.
Nelle diartrosi, invece, i capi articolari sono in contatto tramite superfici
cartilaginee, tra le quali si mantiene uno spazio o intervallo articolare. In questo
spazio talvolta trova posto un disco fibroso, o menisco, con funzione di
"cuscinetto". Nelle diartrosi le ossa sono unite da una sorta di manicotto che
impedisce il distacco dei due segmenti ed è composto da una capsula articolare e
da legamenti articolari. Tra superficie articolare e faccia interna del manicotto si
- 52 -
crea una cavità articolare, rivestita di una membrana, detta sinoviale, contenente
un liquido, la sinovia, che ha il compito di facilitare lo scorrimento delle superfici
cartilaginee. Le diartrosi sono dette articolazioni mobili le quali consentono
diverse tipologie di movimento.
- 53 -
CAPITOLO 2 COLPO DI CALORE/COLPO DI SOLE
Il colpo di calore è provocato da un eccessivo innalzamento della temperatura
corporea. Si manifesta con una intensa sete, una difficoltà respiratoria (sensazione
di fame d’aria), pelle molto calda, il volto arrossato, un torpore accentuato. La
temperatura corporea, è decisamente alta, superiore ai 38 gradi centigradi; sono
altresì presenti dolore di testa, bruciore agli occhi, a volte emorragia dal naso.
Poiché l’innalzamento della temperatura è legato ad una insufficiente
Figura 36: Posizione laterale di sicurezza in cui piazzare un soggetto colpito da colpo di calore ed è incosciente
sudorazione, spesso il colpo di calore è favorito da ambienti molto caldi e umidi e
poco ventilati. Queste condizioni non permettono il raffreddamento del corpo,
con conseguente dispersione della temperatura.
Il colpo di calore può essere provocato anche da una esposizione ai raggi solari per
un periodo troppo prolungato. In tal caso si parla di Colpo di Sole. La mancanza di
una adeguata protezione alla testa e l’insufficienza di liquidi ingeriti durante il
periodo dell’esposizione, determinano un aumento della temperatura ed una
vaso- dilatazione che può arrivare a provocare uno stato di shock. I sintomi sono
simili a quelli del colpo di calore: le due situazioni non sono perciò facili da
distinguere. La terapia è la stessa ma il colpo di sole potrebbe richiedere un
intervento di maggiore urgenza.
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INTERVENTI IMMEDIATI
Il paziente deve essere immediatamente condotto in un luogo fresco e ben aerato
e ventilato e deve essere, inoltre, privato completamente dei vestiti.
SE È COSCIENTE
1 Farlo sedere o sdraiare con testa e gambe sollevate;
2 Controllare, dopo aver tolto i vestiti se ci sono arrossamenti cutanei o vesciche;
3 Somministrare liquidi freschi ad alto contenuto salino (nell’immediato
preparare un bicchiere d’acqua con mezzo cucchiaino di sale; successivamente va
somministrato un litro di una soluzione di acqua costituita da 8 cucchiai di
zucchero ed un cucchiaino di sale ogni due o tre ore);
4 Applicare una borsa del ghiaccio e/o panni bagnati con acqua fredda sulla
fronte, sulle ascelle e nella zona inguinale e nel caso la temperatura si mantenga
elevata, avvolgere la persona con un lenzuolo o un asciugamano imbevuto di
acqua fredda;
5 Controllare la temperatura, la frequenza del polso, la frequenza del respiro ed
Il ritmo dei battiti cardiaci. Controllare altresì la pressione arteriosa, se in possesso
di uno sfigmomanometro, e la quantità di urine emesse: sono dati che verranno
richiesti dal medico del centro emergenza quando contattato;
6 Se la persona risponde alle sollecitazioni chiederle di alzarsi e farle fare alcuni
passi sempre sorretta da un’altra persona.
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SE È INCOSCIENTE CON SEGNI VITALI
1 Metterlo in posizione laterale di sicurezza (Figura 36);
2 Massaggiare le gambe dal piede verso la coscia;
3 Praticare le applicazioni di ghiaccio e panni/lenzuolo bagnati come sopra
Descritte;
4 Se vi è emorragia dal naso applicare anche un tampone nasale.
SE È INCOSCIENTE SENZA SEGNI VITALI
Manovre di rianimazione cardiopolmonare
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Ustioni e lesioni da agenti chimici/fisici
L’ustione è una lesione della cute e
dei tessuti causata dal contatto
con una fonte di calore ad una
temperatura molto elevata. Può
essere provocata da un contatto
diretto con il fuoco, liquidi bollenti,
metallo rovente, vapore. Può
essere la conseguenza del contatto
con sostanze chimiche (acidi,
solventi) o di una eccessiva
esposizione al sole. Per
determinare la gravità dell’ustione
ed anche le reali possibilità di
sopravvivenza dell’ustionato si
tiene conto di due fattori: il grado
dell’ustione (Figura 37) e
l’estensione della zona colpita.
Figura 37: I gradi dell’ustione
Il primo grado di ustione rappresenta l’ipotesi più lieve: la pelle appare arrossata
vi è leggero gonfiore e sensazione di bruciore e dolore sopportabile.
Il secondo grado di ustione dà luogo a pelle gonfia, dolente e cosparsa di
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bolle/vescicole piene di liquido giallo.
Il terzo grado, l’ustione più grave, determina la distruzione di tutti gli strati della
pelle, quest’ultima assume l’aspetto marrone scuro con strie nerastre in quanto i
vasi sanguigni sono trombizzati. Alla palpazione il soggetto non presenta dolore in
quanto le terminazioni nervose sono alterate.
Per quanto riguarda l’estensione della zona colpita, se la parte interessata è pari al
50% le possibilità di sopravvivenza sono molte scarse, mentre se è interessato il
30% o 40% del corpo le condizioni sono da definirsi gravissime mentre per una
estensione del 20% non vi è pericolo di vita.
INTERVENTI IMMEDIATI
Qualunque sia la causa che ha determinato l’ustione il trattamento d’urgenza
richiede:
1 Allontanare dall’ustionato la fonte di calore o l’oggetto ustionante o l’agente
chimico irritante;
2 Successivamente immergere la zona ustionata in acqua fredda per 5 minuti;
3 Nel caso di ustioni chimiche è necessario dirigere un forte getto d’acqua per
almeno 10 minuti sulla zona lesa in modo da eliminare la sostanza;
4 Non toccare l’ustione a mani nude, usare sempre guanti;
- 58 -
5 Non rompere bolle o vesciche;
6 È necessario proteggere la parte ustionata con garze sterili o un lenzuolo di
cotone bagnati con acqua fredda.
INOLTRE:
1 Applicare sull’ustione garze grasse o garze sterili con pomata antibiotica o
bagnate con soluzione fisiologica. Le garze non devono essere mai asciutte,
diversamente potrebbero attaccarsi all’ustione. Rinnovare la medicazione dopo
almeno 48 ore . Se l’ustione è lieve (1°grado) questo può bastare.
2 In caso di ustione di secondo grado tamponare con ghiaccio per evitare la
formazione di bolle. Se presenti le bolle non vanno mai bucate per evitare che si
infettino, anche se potrebbero rompersi da sole. In tal caso è necessario
disinfettarle come normali ferite ed apporre sopra garze sterili.
3 Far bere in entrambi i casi molti liquidi, almeno due o tre litri al giorno. Se
l’ustione è estesa può essere necessario applicare una flebo con soluzione
fisiologica ed antibiotico ed un analgesico.
4 Se l’ustione è di gravità maggiore (3° grado ed estensione maggiore del 30%) si
devono mettere in atto le procedure di emergenza contattando i soccorsi. In
attesa dei soccorsi avvolgere l’ustionato in un panno bagnato.
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CAPITOLO 3 LESIONI DA CONTATTO CON SOSTANZE IRRITANTI
DI ORIGINE ANIMALE (MEDUSE, PESCI VELENOSI)
Il contatto con le
sostanze urticanti
emesse da meduse o
pesci velenosi provoca
escoriazioni e
lacerazioni degli strati
più superficiali della
cute. Tali esiti si
definiscono lesioni
cutanee primarie.
In entrambi i casi viene
emesso dagli esseri
marini un veleno o un
liquido urticante.
Figura 38 Una medusa
Nel caso di un contatto con la medusa (Figura 38)
Alcune specie tropicali del Pacifico -Physalia Phisalis - hanno un veleno molto
tossico, che fa avvertire immediatamente un forte bruciore ed un dolore di media
entità. La pelle diventa rossa e compaiono piccoli ponfi. Il bruciore si attenua dopo i
primi 10 minuti a meno che non sia interessata una zona pari al 50% del corpo.
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INTERVENTI IMMEDIATI
Lavare la parte con abbondante acqua di mare evitando di grattarsi o strofinare la
parte. Se alcune parti di medusa sono ancora attaccate alla pelle bisogna rimuoverle. È
opportuno applicare gel astringente al cloruro di alluminio oppure una crema al
cortisone ed in mancanza di farmaci specifici si può disinfettare con bicarbonato.
Cosa non applicare:
Pomate antistaminiche
Aceto
Succo di limone o ammoniaca
Alcool
Acqua fredda o ghiaccio
Acqua dolce
E’ possibile in alcun casi e, per persone particolarmente allergiche, che possano
comparire difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento. In tal
caso è necessario richiedere immediatamente soccorsi e nelle ore successive se la
situazione precipita porre in essere manovre di rianimazione secondo le
indicazioni del centro di soccorso contattato.
- 61 -
Nel caso di puntura di pesce velenoso
Si avverte un dolore locale molto intenso che cresce progressivamente di intensità
per un arco di due ore.
La parte colpita ma anche la zona circostante (addirittura l’intero arto) appare
gonfia, arrossata, calda e si formano delle vescicole. La ferita e la zona intorno
diventano di colore bruno con aloni rossastri (Figura 39).
Le linfoghiandole (inguinali se è colpita una gamba o ascellari se la puntura
interessa un braccio) si ingrossano, può manifestarsi febbre e cefalea.
Figura 39: Tipiche lesioni cutanee che possono comparire a seguito di una puntura da parte
di un pesce velenoso
- 62 -
Solo nei casi più gravi sono possibili:
Tachicardia (fino alla fibrillazione ventricolare)
Riduzione della pressione del sangue
Manifestazioni gastrointestinali, (nausea, vomito, diarrea e crampi addominali)
Difficoltà respiratorie, alterazione nella sensibilità
Debolezza muscolare (più raramente paralisi).
INTERVENTI IMMEDIATI
1 Cercare di prelevare (rimuovere) il veleno nel punto in cui è stato inoculato,
preferibilmente con l'uso di una siringa che aspira il veleno.
2 Immergere la parte colpita in acqua molto calda (anche di mare) scaldata fino
alla massima temperatura sopportabile, o anche sabbia bollente, per almeno
30-90 minuti (il veleno di questi pesci è sensibile alle alte temperature; viene
quindi reso inattivo da temperature superiori a 40 °C).
3 Effettuare una profilassi antitetanica ed antibiotica.
In genere il paziente guarisce entro una decina di giorni.
- 63 -
CAPITOLO 4 TRATTAMENTO DELLE PICCOLE FERITE
COMPORTAMENTO IN CASO DI EMORRAGIA
Le ferite sono piccoli traumi che possono derivare da abrasione o da taglio ed in
genere coinvolgono gli strati più superficiali della cute. Si possono distinguere:
ferite da taglio (provocate da oggetti taglienti quali vetri, coltelli, lamine), ferite da
punta (spilli, chiodi, schegge di legno), ferite lacero-contuse (si riconoscono
perché il tessuto epiteliale si presenta strappato e, a volte, presenta ematomi ed
ecchimosi). Gli interventi immediati per medicare le piccole ferite possono variare
a seconda della zona del corpo dove la ferita si trova.
Figura 40: Comportamenti da eseguire nel caso sia necessario medicare piccole ferite.
A: Come preparare cerotti ed avvicinare i lembi di una ferita.
B: Comportamento da eseguire per una ferita del polso.
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INTERVENTI IMMEDIATI
E’ buona regola, prima di medicare la ferita, disinfettare le proprie mani e, se
possibile, indossare guanti sterili. È importante lasciar sanguinare la ferita per
qualche secondo prima di tamponare in modo da permetterle di liberarsi di
sporcizia e microrganismi.
Successivamente, si provvede a pulire la zona intorno alla ferita con garza sterile o
un panno di cotone leggermente umido o semplicemente lavandola con acqua
corrente. Se si notano schegge o frammenti di legno è necessario, dopo la
disinfezione, la rimozione degli stessi con una pinzetta (disinfettata ad esempio
mettendola su una fiamma). Quando si tampona è importante non rimuovere la
garza usata almeno per qualche minuto in attesa che si completi il coagulo del
sangue. Continuare quindi ad applicarne altre sopra e tenere premuto sulla parte.
Figura 41: Posizione antishock
N.B. In caso di emorragie bisogna tamponare e porre l’infortunato in posizione
antishock sdraiato e gambe alzate (Figura 41), registrare i parametri vitali e
contattare immediatamente i soccorsi.
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Utilizzare soluzioni disinfettanti (ad es. Citrosil o simili) o in mancanza acqua
ossigenata (né alcol né tintura di iodio) e quando la ferita cessa di sanguinare
applicare cerotto o benda.
Se la ferita è di piccole dimensioni è possibile utilizzare gli “steri-strips” ponendoli
perpendicolarmente sui margini accostati della ferita.
È importante effettuare un monitoraggio successivo in ordine a possibili sintomi di
infezione quali gonfiore della ferita, arrossamenti e febbre. E’ quindi
fondamentale, se il soggetto non ha una copertura antitetanica, effettuare, entro
24 ore, una sieroprofilassi antitetanica preferibilmente in Pronto Soccorso.
Ferite alla mano /piede
Sono ferite che sanguinano molto ma non
c’è da spaventarsi. Fare però attenzione che
la ferita non sia così profonda da interessare
anche nervi o tendini, elemento, questo, da
riferire al centro medico. Riferire anche se vi
sia stata frattura. L’emorragia si arresta
tamponando la parte come sopra descritto,
facendo stringere nel palmo della mano un
fazzoletto o un panno arrotolato (per le
ferite alla mano e se non vi è frattura) e
bendando ben stretto per mantenere sempre la
utile far sollevare compressione. Può essere in
alto l’arto corrispondente alla zona interessata
(braccio o gamba) (Figura 42).
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Figura 42: Bendaggio del piede e
della gamba
Ferite alla testa
Le lesioni del cuoio capelluto a seguito di traumi alla testa sono solite sanguinare
molto poiché la zona è molto vascolarizzata. In caso di frattura, non muovere il
paziente (vedi capitolo 6); se non c’è frattura è possibile medicare comprimendo
la ferita con una garza, tenendo il paziente sollevato con il capo e le spalle (Figura
43). Va, comunque, sempre controllato lo stato di coscienza. Se l’infortunato
perde conoscenza va messo nella posizione laterale di sicurezza ed occorre
contattare il centro medico che può richiedere di eseguire anche le manovre di
rianimazione cardiopolmonare.
Figura 43: Bendaggio della testa in caso di ferite che interessino questa parte del corpo
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Ferite agli occhi
Anche le ferite più superficiali,
quando interessano l’occhio, sono
potenzialmente molto gravi perché,
nel migliore dei casi, si è verificata
una scalfittura della cornea che può
portare importanti infezioni. I corpi
estranei presenti all’interno non
vanno rimossi, in quanto è necessario
l’intervento di uno specialista.
L’occhio è arrossato, vi è presenza di
sangue o addirittura perdita di
sangue; il dolore è molto forte. Non
solo corpi ma anche l’inserimento
accidentale di sostanze chimiche
Figura 44: Bendaggio dell’occhio sinistro
(come ad es. olio per capelli) può
determinare forte dolore, arrossamento e momentanea cecità.
In questi casi (Figura 44): far chiudere gli occhi, ricoprirli con una garza sterile ed
effettuare un bendaggio non stretto. Tenere il soggetto sdraiato a pancia in su.
Bendare anche l’occhio sano. A tale raccomandazione fa eccezione la rimozione di
corpi metallici che può essere realizzata impiegando un magnete.
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Ferite al torace e all’addome
Torace e addome sono parti del corpo che proteggono organi vitali. In caso di
ferite, oltre a chiamare immediatamente il centro medico, è necessario
tamponare la ferita ed immobilizzare la gabbia toracica con una fasciatura che
avvolga anche il braccio, per renderla più stabile. Non rimuovere mai i corpi
estranei. Non dare mai da bere all’infortunato anche se lo richiede con insistenza.
Monitorare continuamente le funzioni vitali e se perde conoscenza metterlo in
posizione di sicurezza.
Ferite dovute ad inserimento di corpo estraneo (amo da pesca)
Non estrarre l’amo tirandolo fuori. Prima applicare un laccio al di sopra di circa 2
cm della zona dove esso è conficcato (per evitare la copiosa emorragia che ci sarà
dopo la rimozione). Con una pinza afferrare l’amo in corrispondenza dell’occhiello
(dove viene infilato il filo) e con un movimento deciso di rotazione fino a far uscire
la punta oltre la pelle. A questo punto tagliare la punta con una tronchese e poi
tirare indietro l’amo ed estrarlo senza strappare il tessuto. Dopo l’estrazione
procedere al trattamento delle ferite con garza e disinfettante.
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CAPITOLO 5 ANNEGAMENTO ED IPOTERMIA
Figura 45: Vari tipi di annegamento
A seguito dell’annegamento si determina una ostruzione della vie aeree: il liquido
(acqua ma anche ad es. vomito) che si è ingerito, impedisce lo scambio gassoso fra
aria e polmoni, il soggetto non respira ed inizia la fase dell’asfissia.
Si verifica annegamento anche quando l’immersione del corpo non è completa; è
infatti sufficiente che le vie respiratorie siano coperte dal liquido (solo la testa ed
il collo nell’acqua). Il soggetto perde presto conoscenza e l’arresto respiratorio
sopraggiunge nel giro di pochi minuti (Figura 45).
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INTERVENTI IMMEDIATI
Il soccorso deve essere decisamente tempestivo.
Se il soggetto è cosciente sarà sufficiente oltre che tranquillizzarlo, metterlo in
posizione seduta, con spalle e testa rialzati ed aiutarlo ad espellere il liquido con
dei piccoli colpi dietro la schiena, realizzando movimenti circolari delle braccia.
Coprire la persona con indumenti asciutti in modo da riscaldarla velocemente.
Se disponibile e se necessario somministrare ossigeno terapeutico. Verificare
sempre la presenza di eventuali traumi.
Se il soggetto non è cosciente, chiamare immediatamente il centro medico. Nel
frattempo, distendere la persona su un piano rigido e valutare la presenza della
respirazione e del battito cardiaco. Se sono presenti porre l’annegato in posizione
laterale di sicurezza con la testa leggermente inclinata in giù. Se non si avvertono
battiti cardiaci o respiro spontaneo, verificare se c’è ancora liquido nelle vie aere.
Può essere utile, se si riesce, rovesciare l’annegato a pancia in giù sollevandolo per
le anche o i fianchi in modo che l’acqua defluisca via per effetto della gravità
(Figura 46).
Figura 46: Posizione di sicurezza da adottare in caso di
annegamento
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Con immediatezza bisogna iniziare la respirazione artificiale ed il massaggio
cardiaco (rianimazione cardiopolmonare). Quando ricompare il battito cardiaco e
la respirazione, distendere il soggetto su un piano sollevato dal lato dei piedi e
monitorare i parametri vitali continuamente.
Somministrare bevande tiepide a piccoli sorsi, mai alcool.
Aiutare la persona a muovere braccia, gambe, mani e piedi con movimenti
circolari per favorire la ripresa della circolazione. Somministrare antibiotici. In
caso di shock può essere praticata una iniezione intramuscolo o endovena a base
di cortisone. Quando la persona si è stabilizzata controllare i parametri vitali e
riferirli al centro medico.
Ipotermia
Si verifica ipotermia quando la temperatura di tutto il
corpo scende al di sotto dei 35°C. Accade quando si
rimane immersi in acqua per un periodo prolungato o
anche per breve periodo se le acque sono molto
fredde. L’ipotermia può derivare anche da trauma
cranico. Il paziente appare pallido con brividi; respiro e
polso sono accelerati, compaiono stato di confusione,
polso aritmico e rigidità muscolare. Se la temperatura
scende sotto i 30°C sopraggiunge uno stato di
incoscienza; se la temperatura scende sotto
i 24°C sopraggiunge la morte. E’ bene
evidenziare che una grave ipotermia può
determinare anche una “morte apparente”.
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Figura 47: La temperatura normale del corpo
umano è di 37°C (A). Se scende sotto i 35°C (B)
vi è ipotermia.
INTERVENTI IMMEDIATI
Chiamare immediatamente i soccorsi.
In attesa dei soccorsi:
1 Il soggetto va immediatamente condotto in un ambiente riscaldato,
mantenendolo in posizione orizzontale.
2 Togliere gli indumenti stretti e bagnati e avvolgerlo in panni caldi, meglio se
trattasi di coperte isolanti.
3 Circondarlo con tutte le borse di acqua calda che si hanno a disposizione.
4 Se di questi presidi si può utilizzare il proprio corpo per scaldare quello
dell’infortunato.
5 Se cosciente si possono somministrare bevande calde non bollenti (mai alcool).
Se è incosciente, ma con segni vitali presenti, metterlo in posizione laterale di
sicurezza senza interrompere mai il riscaldamento secondo le modalità sopra
descritte. Se è incosciente e non si rilevano segni vitali, è necessario aggiungere
alle operazioni di riscaldamento la rianimazione cardiopolmonare.
Non è superfluo sottolineare che la tempestività degli interventi è inversamente
proporzionale alla mortalità ed al danno ipossico cerebrale; superati i 10 minuti in
stato di ipotermia comincia la corsa contro il tempo.
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CAPITOLO 6 Trauma cranico e trauma colonna vertebrale
Trauma cranico
Il trauma cranico (Figura 48) è un evento traumatico alla testa che può capitare ad
esempio per un colpo di boma ma anche per una caduta accidentale. Il trauma
può determinare una leggera escoriazione o
una ferita alla testa lacero-contusa con un
ematoma tipo bernoccolo o può avere
conseguenze più gravi come una commozione
celebrale.
I sintomi immediatamente successivi possono
essere: perdita di conoscenza transitoria e la
ripresa della conoscenza è unita a confusione
e disorientamento spazio-temporale.
Bisogna fare attenzione se sopraggiungono,
anche a distanza di un certo lasso di tempo,
mal di testa e vomito, disturbi della vista e
difficoltà nel parlare. Può accadere anche di
provare formicolio, mancanza di sensibilità ad
uno o ambedue gli arti superiori.
La frattura del cranio può manifestarsi con
fuoriuscita del sangue da orecchio e naso.
Figura 48: Rappresentazione di un trauma
cranico con fuoriuscita di sangue
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INTERVENTI IMMEDIATI
Poiché è difficile individuare da subito la gravità del trauma, bisogna immediatamente
contattare il centro medico per la eventuale programmazione di specifiche misure.
Se il soggetto è cosciente
1 Farlo distendere con testa e spalle sollevate lasciando libere le vie aeree
eventualmente rimuovendo con una garza o un panno appena umido, secrezioni o
sangue da naso e bocca.
2 Se c’è una ferita mettere in atto le procedure di medicazioni già descritte.
3 Può essere utile rivolgere alcune domande per verificare se il paziente presenti
amnesie o confusione mentale.
4 Controllare le pupille (nei casi più gravi le
pupille si mostreranno asimmetriche (una
piccola ed una grande) (Figura 49)
5 Evitare che il paziente si addormenti
nonostante presenti sonnolenza. Se ciò accade
dovranno mettersi in atto le manovre
rianimatorie.
6 Apporre una borsa del ghiaccio sulla
Figura 49:
ANISOCORIA
Valutazione del diametro delle pupille a
seguito di un trauma cranico
testa.
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7 Se il soggetto fatica a respirare somministrare ossigeno terapeutico.
8 Se fuoriesce sangue da naso e orecchio mettere il paziente in posizione di
sicurezza verificando però che non ci sia una frattura anche della colonna.
9 Nei casi più gravi di fuoriuscita della materia celebrale coprire la parte con un
telo sterile o un panno pulito per evitare rischi di infezioni.
Se il soggetto non è cosciente:
1 Sistemarlo in posizione laterale di sicurezza e mantenere libere le prime vie
aeree.
2 Verificare se vi sia arresto cardiaco o respiratorio; in tal caso iniziare le manovre
di rianimazione cardio polmonare.
3 Se vi è perdita di coscienza o collasso cardio circolatorio somministrare un
farmaco per iniezione intramuscolo o endovenosa contenente cortisone.
Cosa non fare
1 Non somministrare alcolici, sedativi, tranquillanti.
2 Non somministrare farmaci analgesici prima di avere acquisito il parere del
medico.
3 Non lasciare il soggetto da solo, nemmeno per pochi secondi.
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Trauma alla colonna vertebrale
Le lesioni che la colonna vertebrale subisce in
seguito ad eventi traumatici possono essere le
più varie, in rapporto ai differenti tratti di
colonna interessati dall'evento traumatico
(Figura 50).I tratti di colonna vertebrale
cervicale e lombare (collo e schiena) sono
quelli più esposti alle lesioni traumatiche. Nei
traumi della colonna, il vero pericolo non è
l’eventuale frattura in sé, quanto il possibile
interessamento del midollo spinale, presente
all’interno della colonna stessa.
Se il midollo viene leso o reciso, per esempio,
da un frammento di vertebra fratturata
oppure da violente sollecitazioni si corrono
rischi molto gravi che possono portare alla
paralisi. Per questo il traumatizzato va toccato
il meno possibile. La prima cosa da fare è
chiamare immediatamente il centro di
soccorso per trasferire il paziente in un luogo
di ricovero e lasciare il paziente
assolutamente immobile su un piano rigido
in posizione orizzontale.
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Figura 50: Sono indicate in rosso le regioni
il cui traumatismo costituisce un trauma
vertebrale
I sintomi da cui si può dedurre una lesione alla colonna sono:
1 Dolore in corrispondenza della colonna o della schiena eventualmente irradiato
agli arti.
2 Perdita di sensibilità (formicolii, insensibilità al dolore): variabile in rapporto
alla sede della lesione.
3 Perdita di forza (paresi, paralisi): variabile in rapporto alla sede della lesione.
4 Perdita di urine / feci.
Possono essere presenti anche:
5 Turbe respiratorie con vomito;
6 Forte mal di testa con vomito;
Attenzione: un paziente che cammina non esclude lesione alla colonna vertebrale.
Spesso, inizialmente, i sintomi sono minori e sfumati e si definiscono con il
trascorrere delle ore.
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INTERVENTI IMMEDIATI
E’ meglio essere prudenti e trattare il soggetto come se avesse una lesione spinale
1 Ricercare eventuali lesioni traumatiche sul corpo da riferire al centro medico
2 Verificare l'assenza di formicolii agli arti o eventuali paralisi.
3 Immobilizzare manualmente il paziente legandolo alla testa, al tronco ed ai
piedi dopo aver imbottito gli incavi; la testa e il collo devono essere
immobilizzati, se possibile, con l’uso di un collarino.
4 Provvedere al trasporto con più soccorritori (almeno in 5) ed effettuare lo
spostamento o la rotazione del paziente con il numero di persone indicato, ma
solo se assolutamente necessario (in poche parole il mantenimento in quella
posizione comporta un rischio di vita maggiore dello spostamento).
5 Controllare i parametri vitali e attendere l’arrivo dei soccorsi.
Cosa non fare:
6 Non dare da bere nulla al paziente.
7 Non muovere il paziente dalla posizione in cui si trova.
8 Non chiedetegli di muoversi solo per verificare se ha dolore al movimento.
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CAPITOLO 7 Lesioni muscolo scheletriche (fratture, distorsioni,
lussazioni)
Fratture, distorsioni e lussazioni sono eventi fra i più frequenti in mare. Le ultime
due sono in genere di facile risoluzione e dalle conseguenze circoscritte. Le
fratture possono richiedere maggiore attenzione.
La frattura è la rottura o frammentazione di un osso che si verifica a seguito di
un evento traumatico. (Figura 51)Essa può essere:
Semplice (A): se l’osso seppur spezzato è rimasto unito in una parte.
Composta (B): se l’osso si è spezzato ma le due parti non sono lontane fra loro.
Multipla o scomposta (C): la più grave se l’osso è ridotto in più frammenti.
Sono sintomi della frattura il dolore intenso,
il gonfiore, la deformazione della zona
contenente la frattura, impossibilità di
movimento se non a costo di un fortissimo
dolore. Le fratture più comuni sono quelle
che riguardano gli arti, superiori e inferiori
(braccia, polso mani e gambe e piede). In
mare possono non essere infrequenti anche
A
B
C
le fratture di faccia,
clavicola o bacino.
Figura 51: rappresentazione schematica di varie tipologie di fratture
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INTERVENTI IMMEDIATI
Nei casi di accertamento di fratture degli arti:
1 Contattare il centro medico.
2 Distendere la persona supina e medicare le ferite suturando se necessario.
3 Se vi è una emorragia effettuare una compressione sulla ferita applicando un
laccio o una benda.
4 Provvedere ad immobilizzare la parte colpita anche utilizzando delle stecche (se
non disponibili le stecche anche giornali, cartoni, coperte arrotolate) che siano
abbastanza lunghe da superare la lunghezza delle articolazioni oltre la frattura.
Le stecche vanno poste parallelamente all’arto e fermate con dei legacci (Figura
52).
Figura 52: Vari tipi di immobilizzazione degli arti
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Cosa non fare
Non provare a tirare l’arto per ridurre la frattura a meno che non si sia guidati da
personale medico.
Nei casi di frattura del viso non si deve sottovalutare il fatto che la frattura può
rivelarsi di notevole gravità. Di solito nel giro di un breve lasso di tempo compare
una diffusa ecchimosi (grossi lividi) e se la frattura riguarda anche la mandibola
bisogna fare attenzione a che non vengono ostruite le vie aeree (controllare la
respirazione).
INTERVENTI IMMEDIATI
Sistemare l’infortunato nella posizione laterale di sicurezza. Immobilizzare la
mandibola fratturata avvalendosi di una benda da collocare sotto il mento
(Figura 53). Se la frattura interessa il setto nasale occorre soltanto medicare dal
sanguinamento e dall’ecchimosi (livido) con garze imbevute di pomata assorbiedemi. Non bisogna cercare di ricomporre la frattura operazione che deve essere
lasciata solo a personale esperto.
Figura 53: Immobilizzazione di una frattura della mandibola
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Nei casi di frattura della clavicola ci si accorge immediatamente della
deformazione visibile della spalla interessata.
Cosa fare
Il braccio della spalla che ha subito la frattura va immobilizzato con una fascia
(fazzoletto o lenzuolo o asciugamano), creando la posizione del “braccio al collo”.
(Figura 54).
Il braccio deve rimanere il più possibile in una posizione di immobilità.
Figura 54: Immobilizzazione di una frattura alla clavicola
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Distorsioni
Movimenti troppo bruschi o repentini possono determinare una fuoriuscita
momentanea dei capi articolari dalla loro sede naturale. Se il movimento è
particolarmente traumatico si potrebbe verificare una lacerazione dei legamenti o
addirittura nei casi più gravi anche una rottura.
Di solito le distorsioni riguardano caviglia, piede, mano. Quando questo accade, la
parte appare gonfia e il movimento provoca un dolore molto forte. Ci possono
essere delle tumefazioni dovute alla fuoriuscita di sangue nella cavità articolare.
INTERVENTI IMMEDIATI
Porre l’articolazione in posizione sollevata ed applicare una borsa di ghiaccio. Va
eseguita una fasciatura stretta con una steccatura. L’arto deve stare a riposo
almeno per 4 o 5 giorni; il gonfiore deve gradualmente diminuire (Figura 55).
La distorsione potrebbe nascondere una frattura, per questo se dopo uno o due
giorni non si evidenziano miglioramenti ed il dolore persiste è necessario il
contatto con il centro medico.
Figura 55: Immobilizzazione degli arti per trattare
una distorsione
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Lussazioni
Si definisce lussazione la fuoriuscita, in modo permanente, del capo articolare
dalla sua sede. Tale evento può essere dovuto ad un trauma o ad un movimento
troppo forte e non consono alla funzionalità dell’arto.
Le lussazioni di solito coinvolgono spalla, gomito oppure anca e ginocchio ma non
sono esenti le dita sia delle mani che dei piedi.
Ci si avvede di essere in presenza di una lussazione perché si prova, poco dopo il
trauma un dolore molto forte ed un blocco della articolazione che appare, anche a
vista d’occhio, notevolmente deformata.
INTERVENTI IMMEDIATI
Posizionare ghiaccio sulla zona interessata e provvedere alla immobilizzazione con
le fasciature; l’arto deve essere reso immobile. Contattare immediatamente il
centro medico poiché è necessario l’intervento specialistico (Figura 56).
Cosa non fare
Evitare di muovere o tirare l’arto nel tentativo di far rientrare al suo posto il capo
articolare. Tali manovre devono essere eseguite da personale specializzato.
Figura 56: Fasciatura per intervento lussazione mano
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Capitolo 8 Farmaci e presidi sanitari a bordo
Affrontare un problema medico trovandosi in un peschereccio in navigazione è
abbastanza complesso stante le modeste conoscenze mediche di un equipaggio.
Nella maggioranza dei casi, l’assistenza medica ad ammalati e traumatizzati a
bordo di imbarcazioni da pesca e navi consiste in una richiesta di qualche consiglio
al proprio medico curante o, meglio ancora, ad un centro specializzato
nell’assistenza medica dei naviganti. Centro che, in Italia, è rappresentato dal
Centro Internazionale Radio Medico (CIRM), che, tra l’altro, ha curato l’edizione di
questo testo. Dal peschereccio viene inviata una richiesta di consigli medici con
descrizione della sintomatologia e riferendo pochi parametri oggettivi che si sia in
grado di rilevare (polso, ritmo del respiro, temperatura, pressione arteriosa) ed il
CIRM da le prescrizioni del caso o, se necessario e consentito dalla posizione del
peschereccio, promuove il coordinamento di una missione di trasferimento di un
ammalato o traumatizzato dalla imbarcazione in cui questi si trova fino al più
vicino ospedale (MEDEVAC).
Ovviamente, per potere trattare, anche solo per un breve periodo, un ammalato o
un traumatizzato occorre disporre a bordo di medicinali ed altri presidi sanitari, la
cui tipologia e le cui quantità sono previste dalla normativa. Le prescrizioni
attualmente in vigore, che stanno per essere aggiornate, sono stabilite dal
Decreto Ministeriale 25 maggio 1988 n. 279 che indica i medicinali, gli oggetti di
medicatura e gli utensili di cui devono essere provviste le navi mercantili da
traffico e da pesca, nonché le imbarcazioni e le navi da diporto.
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Il Decreto suddivide le navi in 4 categorie. I pescherecci sono raggruppati in due
categorie, quelli più grandi, che devono avere dotazioni più importanti in rapporto
alle dimensioni ed alle rotte che possono seguire (stazza lorda superiore alle 10
tonnellate). Tali dotazioni sono elencate nella Tabella A del Decreto del 1988. I
pescherecci più piccoli (stazza lorda superiore alle 10 tonnellate) debbono
disporre di quanto indicato , incluse nella Tabella D del Decreto del 1988).
La Tabella A del Decreto del 1988, prescrive di cosa debbono essere provviste le
imbarcazioni da pesca costiera ravvicinata, così come definita nel paragrafo 9,
comma terzo, del regolamento per l'esecuzione della legge 14 luglio 1965, n. 963,
concernente la disciplina della pesca marittima, approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n. 1639, aventi stazza lorda superiore
alle 10 tonnellate. La Tabella D del Decreto del 1988, prescrive la quantità minima
indispensabile del materiale sanitario che deve essere contenuto nelle cassette di
pronto soccorso che devono far parte della dotazione di bordo delle navi abilitate
alla pesca costiera locale, così come definita nel paragrafo 9, comma secondo, del
citato regolamento per la pesca marittima e delle navi abilitate alla pesca costiera
ravvicinata, come definita nel paragrafo 9, comma secondo, del citato
regolamento per la pesca marittima, aventi stazza lorda inferiore alle 10
tonnellate.
Poiché i destinatari del presente volume saranno prevalentemente gli addetti che
operano su piccole imbarcazioni da pesca, ci limiteremo a riassumere il contenuto
di farmaci ed altro materiale sanitario previsto dalla Tabella D del Decreto del
1988. Tabella destinata ad essere modificata in tempi brevi. Quando lo sarà, la
versione digitale di questo capitolo sarà rivista di conseguenza.
- 87 -
La Tabella 1 elenca il contenuto minimo di cui tutte le imbarcazioni devono essere
dotate. Si tratta di un numero abbastanza limitato di articoli, che devono essere
contenuti in una cassetta di Pronto Soccorso.
ARTICOLO
CONFEZIONE
QUANTITA’
Disinfettante a base di ammonio quatemario
Flacone da 250 cc.
Ammoniaca
In flacone di vetro scuro
Bende di ricambio
Confezioni di varie misure
1
1
5
1
1
1
1
1
1
1
1
Cerotto adesivo
Confezione
Cerotto medicato
Confezione
Cotone idrofilo
Pacco di 250gr
Forbice comune
\
Garza idrofila compresse
Confezioni di varie misure
Garza vasellinata compresse
Confezione
Laccio emostatico
\
Stecche per fratture
Confezione
Tabella 1
Detta cassetta (Figura 57), secondo quanto prescritto, deve essere di materiale
rigido, a chiusura stagna, facilmente asportabile e galleggiante.
Figura 57: La cassetta prevista dal DM 25 maggio 1988,n° 279
- 88 -
Certamente le dotazioni previste dalla Tabella D sono abbastanza modeste e non
aiutano a fronteggiare problemi medici che, sebbene non di particolare gravità,
sulla base dell’esperienza del CIRM, si manifestano con una certa frequenza. Per
tale ragione ed in attesa dell’aggiornamento della relativa normativa nazionale,
raccomandiamo di integrare la cassetta di pronto soccorso delle imbarcazioni da
pesca con quanto indicato nella Tabella 2.
Tabella 2 Consiglio del CIRM sulle integrazioni della cassetta medicinali dei pescherecci
- 89 -
Per potere ottenere un’assistenza medica di buona qualità è indispensabile tenere
sempre fornita la cassetta di pronto soccorso di bordo dei farmaci/presidi medici
richiesti dalla normativa vigente, preferibilmente integrandoli con i suggerimenti
del CIRM.
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CAPITOLO 9 Le principali patologie trattabili con farmaci e
presidi di automedicazione
L’AUTOMEDICAZIONE
L’automedicazione è un primo strumento di responsabilizzazione e, nel contempo
di conoscenza di se nell’imparare a riconoscere i segnali di sofferenza del proprio
corpo. È peculiare ricorrere all’automedicazione esclusivamente con prodotti
sicuri acquistati in farmacie e parafarmacie. Questa tipologia di farmaci, è
riconoscibile grazie ad un bollino rosso che riporta la scritta “farmaco senza
obbligo di ricetta”.
Questo “bollino di riconoscimento” è stato istituito con il Decreto del Ministero
della Salute del 1° febbraio 2002. Deve essere riportato obbligatoriamente su
tutte le confezioni dei farmaci vendibili senza obbligo di ricetta medica.
PRINCIPALI DISTURBI CURABILI
 Affezioni della pelle
 Allergia
 Cefalea
 Disturbi del tratto gastroenterico
 Dolori articolari – Dolori muscolari
 Gastralgie






Infezioni alle vie urinarie
Malattie da raffreddamento /influenza
Malattie infiammatorie dell’occhio
Malattie infiammatorie dell’orecchio
Stress ed ansia
Verruche, calli e duroni
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AFFEZIONI DELLA PELLE DERMATITE DA CONTATTO
Sintomi: Bruciore Arrossamento Prurito della pelle
RIMEDI CON LE ERBE: Olio di borragine, in caso di dermatite atopica, sono consigliati gli
estratti di camomilla e liquirizia utili per le forme croniche anche di natura allergica. Sono
reperibili in creme e cosmetici.
COSA FARE
COSA NON FARE
Indossare indumenti chiari di cotone, seta che
consentano alla pelle una buona traspirazione
della parte lesa.
Ridurre il consumo di: alcolici, carni rosse,
latte, insaccati, dolciumi e bevande zuccherate.
Questi alimenti possono contribuire alla
proliferazione batterica e ad aumentare il
livello di infiammazione
Contatto diretto con sostanze irritanti (saponi,
detergenti, alimenti, profumi, nichel, farmaci ad
uso topico, foglie, piante, contatto con oggetti e
sostanze chimiche, esposizione al sole)
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antistaminici per uso locale
Principio Attivo
Difenindramina cloridrato
Isotipendile cloridrato
Prometazina
Nome di qualche farmaco
Allergan®
Calmogel®
Fargan®
Quando rivolgersi al medico: Se la dermatite diventa sede di sovra infezione ed i sintomi
si acutizzano. In caso di prurito protratto e se l’infiammazione non si placa.
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AFFEZIONI DELLA PELLE: FERITE ED ESCORIAZIONI
TIPOLOGIA: Ferite da taglio, Ferite lacero – contuse, Ferite da punta
Sia le ferite che le escoriazioni provocano un immediato sanguinamento e possono
determinare un rischio di infezione per l’organismo. Riportiamo semplici consigli pratici:
COSA FARE
COSA NON FARE
1. Tamponare la ferita con garza sterile
2. Pulire la ferita con abbondante acqua
corrente e sapone germicida
3. Disinfettare la ferita
4. Proteggere la ferita con cerotti o con garze
sterili e aggiungere prodotti antisettici e
cicatrizzanti
Trascurare una ferita o un’infezione della pelle
anche se di piccola entità
Se la ferita è sanguinante, tamponare solo per
pochi secondi
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antisettici/disinfettanti
Principio Attivo
Sodio ipoclorito
Iodoprovidone
Clorexidina gluconato
Nome di qualche farmaco
Amukine med®
Betadine®
Clorexan®
Antibiotici per uso locale
Neomicina/bacitracina/cisteina
Neomicina/sulfatiazolo
Cicatrene®
Streptosil® con neomicina
(spray cutaneo)
Quando rivolgersi al medico: Nel caso l’area circostante la ferita sia molto gonfia e tesa,
se compare la febbre, se si forma del pus ed il rigonfiamento si estende e se si formano
delle vescicole purulente in corrispondenza della ferita.
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AFFEZIONI DELLA PELLE: ERITEMA SOLARE, SCOTTATURE, PICCOLE USTIONI
TIPOLOGIA: Rossore diffuso, e la cute si presenta calda soprattutto a 24 ore
dall’esposizione, prurito persistente, spossatezza generalizzata.
RIMEDI CON LE ERBE: Estratto di Camomilla (Matricaria recutita). Impacchi nella zona
interessata. Ha potere antinfiammatorio.
COSA FARE
COSA NON FARE
Alimentazione ricca di verdure e bere molti
liquidi.
Porre la pelle sotto acqua corrente fresca per
alleviare il bruciore.
Utilizzare panni freschi e traspiranti (piccole
ustioni)
Pulire accuratamente la zona ed immergerla in
acqua fredda
Detergere la lesione con un disinfettante e
coprire l’area con una garza
Esporsi al sole dopo la comparsa dell’eritema.
Graffiare o grattare la pelle
Rompere o pungere le vescicole che si possono
formare dopo un’ustione
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Creme ed unguenti per
piccole ustioni
Principio Attivo
Gel d’aloe
Idrocortisone acetato
Idrocortisone
Nome di qualche farmaco
Aloe vera Esi® gel
Cortidro®
Locoidon® Dermocortal®
Quando rivolgersi al medico: Nel caso in cui sia associato uno stato febbrile.
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AFFEZIONI DELLA PELLE: PUNTURE D’INSETTI- PESCI IN MARE
SINTOMI: Arrossamento, prurito, gonfiore, irritazione e, in alcuni casi anche dolore nella
zona interessata dalla puntura o dal contatto.
RIMEDI CON LE ERBE: Oleolito di calendula: calmante. Olio di borragine (Borago
officinalis): proprietà lenitive, calmanti, antipruriginose.
COSA FARE
COSA NON FARE
Applicare immediatamente il ghiaccio che
limita la diffusione del veleno.
Applicare dell’allume di rocca inumidito
direttamente sul pomfo: attenua il pizzicore
Grattarsi. Sfregando il pomfo si rischia di favorire
ancora di più il prurito
Indossare abiti scuri: sembra che le zanzare ne
siano maggiormente attratte
Utilizzare ammoniaca sulla zona della puntura:
potrebbe provocare delle ustioni cutanee
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Creme a base di cortisone
Principio Attivo
Diflucortolone
Betametasone diproprionato
Nome di qualche farmaco
Temetex®
Betametasone
diproprionato 0.05%
Quando rivolgersi al medico: Se il pomfo si gonfia e compare febbre. Se si ha
improvvisamente difficoltà a respirare, o gonfiore al viso, alle labbra e alla gola rivolgersi
urgentemente al più vicino Pronto Soccorso o chiamare il CIRM.
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ALLERGIA
SINTOMI: Rinite allergica, congiuntivite allergica, asma, broncocostrizione, dermatiti,
eczemi, orticaria, shock anafilattico.
RIMEDI CON LE ERBE: Perilla frutescens marcata attività antiallergica; pino, eucalipto
fluidificanti del muco.
COSA FARE
Bere molta acqua
Fare respiri profondi
COSA NON FARE
Esporsi ad ambienti con fumo, polveri, gasesalazioni tossiche, ambienti umidi.
Uso eccessivo di farmaci, in particolare
antibiotici, antinfiammatori, paracetamolo senza
il consiglio del medico
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antistaminici (uso orale)
Principio Attivo
Dimetindene maleato
Desclorfeniramina maleato
Tonzilamina cloridrato
Nome di qualche farmaco
Fenistil®
Polaraminar®
Tonamil®
Quando rivolgersi al medico: In caso di shock anafilattico (reazione allergica grave) è
opportuno l’immediato ricovero verso il più vicino ospedale.
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CEFALEA
SINTOMI: Dolore alla testa, nevralgia.
RIMEDI CON LE ERBE: Olio essenziale di menta o lavanda massaggiare nella zona frontetemporale.
COSA FARE
COSA NON FARE
Seguire un’alimentazione sana e bilanciata,
prediligendo piatti a base di verdure, pesce
azzurro ricco di acidi grassi omega-3.
Riposarsi in una stanza buia e tranquilla
Esporsi ad ambienti con fumo, polveri, gas,
esalazioni tossiche, ambienti umidi, bere alcolici,
abuso di farmaci e analgesici
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antidolorifici
Principio Attivo
Ibuprofene (200 mg)
Nome di qualche farmaco
Moment®
Quando rivolgersi al medico: Quando il dolore è persistente, e prolungato. In questi casi
potrebbe essere opportuno eseguire accertamenti per una diagnosi accurata.
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DISTURBI DEL TRATTO GASTROENTERICO: NAUSEA, VOMITO, STOMATITI, DIARREA
SINTOMI: Vomito, diarrea, nausea, crampi addominali, dolori muscolari, astenia.
RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero per ridurre la nausea. E’ indicato anche per l’acidità di
stomaco.
COSA FARE
COSA NON FARE
In caso di diarrea e vomito:
Rimanere a riposo, Bere molta acqua,
compresa quella di brodi e tisane, specie in
caso di diarrea acuta
In caso di diarrea acuta:
Preferire alimenti solidi
In caso di bruciore di stomaco:
Preferire alimenti quali banane, carote lessate,
patate. Si a yogurt e fermenti lattici.
Usare olio extravergine d’oliva per favorire lo
svuotamento gastrico
In caso di diarrea e vomito:
Assumere alimenti ricchi di fibre (cereali integrali)
che possono acuire l’infiammazione del tratto
gastrointestinale
In caso di bruciore di stomaco:
Assumere alimenti piccanti, fritti, brodo di carne
Fumo
Farmaci antinfiammatori e antidolorifici
soprattutto in caso di stomatiti, perchè
accentuano il sintomo.
In caso di vomito e nausea sono anch’essi
sconsigliati
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Fermenti lattici
Principio Attivo
Bifidobatteri
Lattobacilli
Nome di qualche farmaco
Endolac®, Morelac®
Infloran®
Quando rivolgersi al medico: Quando il sintomo persiste per più di 5 giorni.
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DISTURBI DEL TRATTO GASTROENTERICO: STIPSI, EMORROIDI
SINTOMI: Stipsi: stitichezza difficoltà e sforzo nell’evacuare, feci dure. Emorroidi: dolore,
prurito all’ano, fuoriuscita esterna della massa emorroidaria.
RIMEDI CON LE ERBE:
Stipsi: Rabarbaro (estratto), preparati a base di manna. Emorroidi: Cipresso.
COSA FARE
COSA NON FARE
Stipsi: Bere molta acqua lontano dai pasti
Prediligere alimenti ricchi di fibre, quali
vegetali, pane e pasta integrale, frutta fresca
soprattutto al mattino.
Emorroidi: Stile di vita sano; 30 minuti di
camminata tutti i giorni.
Adeguata igiene intima
Prediligere la doccia piuttosto che il bagno in
vasca
Stipsi: Ricorrere ai lassativi drastici quali olio di
ricino, composti del magnesio
Emorroidi: Stare seduti nel water per troppo
tempo
Utilizzare acqua ghiacciata per alleviare il fastidio
Mangiare cibi piccanti Praticare sport quali
ciclismo, equitazione, sollevamento pesi
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Stitichezza
Emorroidi
Capillaroprotettori
Corticosteroidi
Medicina naturale
Principio Attivo
Lattulosio
Semi di piantaggine
Centella, eparan solfato, escina,
oxerulina, sulfopoliglicano
Desametasone, fluocinolone,
acetonide, fluorocortolone
Flavonoidi
Nome di qualche farmaco
Lattulosio Sandoz®
Fibrolax®
Recto-Reparil® (supposte,
pomata)
Proctolyn®
Daflon® 500
Quando rivolgersi al medico: Quando il sintomo persiste per più di 5 giorni.
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DISTURBI ARTICOLARI E MUSCOLARI
SINTOMI: Dolori articolari: Rigidità articolare, infiammazione articolare, sciatalgia, traumi,
reumatismi.
Dolori muscolari: Stiramenti, tendiniti, contratture.
RIMEDI CON LE ERBE: Massaggi nella parte dolorante con oleolito d’iperico con aggiunta
di olio essenziale di lavanda e di rosmarino. Tali composti hanno effetto antinfiammatorio
e antidolorifico.
COSA FARE
COSA NON FARE
Riposo assoluto in caso di dolori intensi. In
caso di artrosi e torcicollo è sempre utile
l’applicazione di calore.
Fare sforzi di ogni genere che possono
ulteriormente compromettere la parte lesa.
Assumere alimenti zuccherini, a base di latte,
latticini, formaggi, panna, burro…, carne rossa
Preferire alimenti ricchi di fibre, frutta di
stagione, pesce azzurro, olio di semi di lino
spremuto a freddo. Bere almeno 2 litri di acqua
al giorno
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antidolorifici
Antinfiammatori
Principio Attivo
Acido acetilsalicilico sempre a
stomaco pieno. Attenzione, può
danneggiare lo stomaco
Acido ascorbico
Nome di qualche farmaco
Aspirina® C / Vivin® C/
Salicina Ratiopharm®
Aspro 500® / Aspirina®
Quando rivolgersi al medico: Se il dolore persiste e non scompare entro alcuni giorni.
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GASTRALGIE
SINTOMI: Mal di stomaco, Gastrite acuta, iperacidità gastrica.
RIMEDI CON LE ERBE: Infuso di camomilla, Decotto o infuso di semi di finocchio bevuto
regolarmente per una settimana prima di addormentarsi contribuirà a ridurre il livello di
acidità accumulato durante l’arco della giornata.
COSA FARE
COSA NON FARE
Masticare il cibo bene e lentamente
I cibi da preferire sono: mele, pere, banane,
carote, patate. Si a fermenti lattici e yogurt.
Per condire utilizzare solo olio extravergine
d’oliva in quanto aumenta lo svuotamento
gastrico
Assumere alimenti irritanti e piccanti
Bevande gassate
Cibi particolarmente ricchi di grassi, in modo
particolare fritti e brodo di carne
Fumo (anche passivo)
Assumere farmaci antinfiammatori e antidolorifici
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Procinetici
Antiacidi
Principio Attivo
Potassio citrato, Acido tartarico
Acido citrico, Bicarbonato di sodio,
Carbonato di calcio, Citrati di sodio,
Composti di alluminio e magnesio
Nome di qualche farmaco
Biochetasi®
Quando rivolgersi al medico: Se i sintomi dovessero persistere oppure peggiorare con
vomito, perdite di sangue è necessario rivolgersi immediatamente al medico! Fare
attenzione all’assunzione di prodotti, anche da banco, contenenti metoclopramide.
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INFEZIONI DELLE VIE URINARIE
SINTOMI: Dolore durante la minzione, odore delle urine pungente, stimolo frequente di
urinare con emissione di una piccola quantità di urine. Dolore all’addome e alla schiena,
febbre, vomito, diarrea, irritabilità.
RIMEDI CON LE ERBE: Uva Ursina, Betulla, Mirtillo rosso americano, Equiseto,
Camomilla, Mirtillo nero
COSA FARE
COSA NON FARE
Assumere il mirtillo nero/rosso con proprietà
antibiotiche
Bere molta acqua
Preferire alimenti ricchi di fibra
Mantenere un’accurata igiene intima
Evitare
Agrumi e cibi acidi che possono determinare
irritazioni delle vie urinarie
Bevande alcoliche e zuccheri che favoriscono la
proliferazione dei batteri
Caffè, tè e alcolici
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antispastici
Principio Attivo
Fumaria, ononide, piscidia
Nome di qualche farmaco
Soluzione Schoum®
Quando rivolgersi al medico: Se i sintomi dovessero persistere o peggiorare con perdite
di sangue e sintomi correlati è necessario rivolgersi immediatamente al medico curante.
Potrebbe trattarsi anche di calcoli renali.
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MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: INFLUENZA
SINTOMI: Febbre, Nevralgia diffusa, Astenia, Raffreddore.
RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero (buon antipiretico), Aglio (antisettico). Tisana con timo,
tiglio.
COSA FARE
COSA NON FARE
Stare il piu’ possibile a riposo
Bere molta acqua
Preferire frutta ricca di vitamina C,
ortaggi di stagione, pesce di mare, legumi, carni
bianche.
Esporsi al freddo.
Dormire poco.
Bere alcolici.
Fumo (anche passivo).
Ricorrere ad antibiotici anche senza consulto di
medico
Evitare di assumere alimenti dolci e latticini
perché favoriscono la proliferazione batterica ed
aumentano la condizione infiammatoria
Frequentare ambienti chiusi ed affollati.
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Antinfluenzale sintomatici
Antipiretici
Principio Attivo
Acido acetilsalicilico/ acido ascorbico
Acido acetilsalicilico
Paracetamolo/ sodio ascorbato
Paracetamolo/ acido ascorbico
Nome di qualche farmaco
Aspirina C ® Vivin C®
Salicina Ratiopharm®
Aspro 500 ® Aspirina®
Cebion febbre®
Tachiflu®
Quando rivolgersi al medico: Se la febbre non scompare dopo almeno 3 giorni
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MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: MAL DI GOLA, TOSSE
SINTOMI: Mal di gola: bruciore e secchezza della gola, ingrossamento delle linfoghiandole
del collo, ingrossamento delle tonsille - Tosse: tosse secca (senza muco), tosse grassa (con
produzione di muco).
RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero , Aglio. Tisana con timo, malva, camomilla, salvia.
PER LA TOSSE: sulfumigi con oli essenziali di eucalipto, timo, pino silvestre, salvia
COSA FARE
COSA NON FARE
Stare il più possibile a riposo
Bere molta acqua
Preferire frutta ricca di vitamina C, ortaggi di
stagione, pesce di mare, legumi, carni bianche.
Tosse: Inalare vapori balsamici con acqua
molto calda.
Porre un ulteriore cuscino dietro la schiena per
agevolare la respirazione
Esporsi al freddo
Dormire poco, Bere alcolici, Fumo (anche passivo)
Ricorrere ad antibiotici anche senza consulto di
medico
Evitare di assumere alimenti dolci e latticini
perché favoriscono la proliferazione batterica ed
aumentano la condizione infiammatoria
Frequentare ambienti chiusi ed affollati.
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Mal di Gola
Antisettici/disinfettanti
associati con vitamina C o oli
essenziali
Espettoranti
Associazioni tra espettoranti
Mucolitici
Con paracetamolo
Principio Attivo
Benzidamina cloridrato
cetilpiridinio cloruro
diclorofenilcarbitolo,amilmetacresolo
Guaifenesina
Solfoguanacolo
Timo serpillo,castagno
Bromexina cloridrato
Destrometorfano
Bromidrato e paracetamolo
Nome di qualche farmaco
Gola Action Iodosan®
Benagol®
Vicks tosse Sciroppo®
Tio Guaialina®
Tussamaf®
Bisolvon Linctus®
Honeyflu – capsule®
Quando rivolgersi al medico: Se, dopo qualche giorno il sintomo persiste e si associa a
febbre.
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MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: RAFFREDDORE
SINTOMI: Secchezza della zona rino-faringea, scomparsa dell’odorato, secrezione mucosa
dal naso, spesso associato a mal di testa, sinusite.
RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero (buon antipiretico), Aglio (agisce da antisettico). Limone,
Miele di Eucalipto. Tisana con zenzero, rosa canina.
COSA FARE
COSA NON FARE
Stare il più possibile a riposo
Bere molta acqua
Preferire frutta ricca di vitamina C, ortaggi di
stagione, pesce di mare, legumi, carni bianche.
Esporsi al freddo Dormire poco, Bere alcolici
Fumo (anche passivo), Ricorrere ad antibiotici
anche senza consulto di medico
Assumere alimenti dolci e latticini in quanto
favoriscono la proliferazione batterica ed
aumentano la condizione infiammatoria
Frequentare ambienti chiusi ed affollati.
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Per uso locale
Preparazioni con oli
essenziali
Altre preparazioni
Principio Attivo
Efedrina anidra eucaliptolo
Niaouli essenza
Oxlmetazolina cloridrato
Niaouli essenza eucaliptolo
Eucaliptolo, clorobutanolo e canfora
Timolo, mentolo
Sali minerali
Nome di qualche farmaco
Rinovit (gocce rinologiche®
pomata rinologica)®
Vicks sinex spray nasale®
Rinopaidolo®
Rinostil®
Quando rivolgersi al medico: Se il raffreddore non passa entro 3 giorni.
- 105 -
MALATTIE INFIAMMATORIE DELL’OCCHIO
SINTOMI: Affaticamento visivo, arrossamenti oculari, congiuntivite irritativa, infezioni
oculari, secchezza oculare, irritazioni palpebrali, orzaiolo (infezione acuta dovuta a
stafilococchi).
RIMEDI CON LE ERBE: Impacchi con Camomilla recutita. Utilizzata anche l’eufrasia come
collirio e come lavanda oculare. Questa ha proprietà astringenti, antinfiammatorie,
antibatteriche.
COSA FARE
COSA NON FARE
Proteggere gli occhi dalla luce con occhiali scuri
dotati di lenti certificate
Bere almeno 2 litri di acqua al giorno
Strofinarsi gli occhi con le mani
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Colliri lubrificanti
decongestionanti anche con
antistaminici
Disinfettanti oculari
Principio Attivo
TS-polisaccaride presente nella pianta
del Tamarindus indica
Tetrizolina cloridrato
Nafazolina=tonzilamina
Tetrizolina= feniramina
Zinco solfato= nafazolina
Benzalconio cloruro
Acido tannico= resorcina/ mentolo
Nome di qualche farmaco
TSP®collirio 0.2%, 0.5%, 1%
Octilia®
Imidazyl® antistaminico
Stillergy®
Indaco®
Alfa C®
Blefarolin®
Quando rivolgersi al medico: In presenza di dolore persistente che non si attenua
neanche chiudendo gli occhi, disturbi gravi della visione come visione offuscata, difficoltà
a mettere a fuoco. Si può attendere qualche giorno se non si prova dolore.
- 106 -
MALATTIE INFIAMMATORIE DELL’ORECCHIO
SINTOMI: Mal d’orecchio, tappo di cerume, irritazione dell’orecchio, talvolta si può
percepire un fischio interno all’orecchio, perdita del senso dell’equilibrio (labirintite).
RIMEDI CON LE ERBE: Tenere a bagno l’aglio crudo nell’olio, porre nell’orecchio qualche
goccia di preparato.
COSA FARE
COSA NON FARE
Utilizzare le cuffie anziché i tappi protettivi
Il cerume può essere ammorbidito con lavaggi
con bicarbonato di sodio, acqua ossigenata o
olio d’oliva, olio di mandorle.
Doccia calda
Usare bastoncini di cotone (cotton fioc), possono
irritare ulteriormente il condotto uditivo e
spingono il cerume all’interno aumentando la
formazione di un tappo
Introdurre il dito nell’orecchio
Usare tappi in gommapiuma per nuotare o per
attutire i rumori esterni
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Anestetici e antidolorifici
Preparati per rimuovere il
cerume
Principio Attivo
Lidocaina procaina
Fenazone
Xilene
Nome di qualche farmaco
Anauran®
Otalgan®
Cerulisina®
Quando rivolgersi al medico: Ricorrere immediatamente ad un medico se il mal
d’orecchio diventa persistente, in presenza di fuoriuscita di materiale sieroso mucoso o
purulento o di sangue dal condotto uditivo esterno, calo di udito, rumori auricolari,
vertigini, prurito intenso, arrossamenti, tumefazioni.
- 107 -
STRESS ED ANSIA
SINTOMI: Battito del cuore accelerato, senso di soffocamento, senso di oppressione,
tristezza, angoscia incontrollabile e persistente, irritabilità, disturbi del sonno, tensione
nervosa, perdita di memoria, stato confusionale.
RIMEDI CON LE ERBE: Tisane a base di Camomilla, Valeriana, Melissa, Biancospino, Tiglio,
Passiflora.
COSA FARE
COSA NON FARE
Cercare di trovarsi i propri spazi coltivando
hobbies e passioni in modo da poter ritrovare
se stessi e scaricare la propria tensione e ansia.
Essere positivi e fiduciosi
Bere tisane calmanti
Sfogare sugli altri il proprio stress o le proprie
irritazioni
Sfogare sul cibo le proprie preoccupazioni e
tensioni
Mangiare velocemente senza masticare.
Eccedere nell’uso di tranquillanti.
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Calmanti
Principio Attivo
Valeriana
Valeriana/passiflora/menta
Biancospino/Melissa/Magnesio
Nome di qualche farmaco
Ticalma®
Biocalm®
Vagostabil®
Quando rivolgersi al medico: Quando ci si rende conto che l’ansia determina un forte
cambiamento delle proprie abitudini quotidiane.
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VERRUCHE – CALLI – DURONI
SINTOMI: Verruche: Piccole escrescenze di forma arrotondata con superficie ruvida,
fastidiose – Calli: ispessimento della pelle, assenza di dolore o dolorabilità, sensazione di
bruciore o dolore pulsante, possibile formazione di fessurazioni – Duroni: Possono essere
duri o morbidi, bordi definiti.
RIMEDI CON LE ERBE: Tea tree oil nel trattamento delle verruche e micosi.
COSA FARE
COSA NON FARE
Asciugarsi nella sede di verruche e funghi con
salviette di carta.
Levigare duroni e calli con pietra pomice dopo
aver ammorbidito il piede in acqua calda.
Asciugarsi accuratamente dopo docce o bagni.
Frequentare docce pubbliche e piscine a piedi
scalzi.
Asciugarsi con asciugamani comuni.
Consumare cibi zuccherini, alimentano la
formazione di funghi e verruche.
FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE
Tipologia Farmaci
Trattamento di calli o
verruche
Trattamento specifico delle
micosi
Principio Attivo
Acido tricloroacetico
Acido salicilico
Bifonazolo
Clotrimazolo
Nome di qualche farmaco
Cl tre®
Transversal®
Bifazol®
Canesten®
Quando rivolgersi al medico: Chi soffre di diabete, in caso di patologie della circolazione,
perdita di sensibilità, o di variazioni del colore o della temperatura della pelle.
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