Circolare UTOV applicazione D.P.R. 462/01

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GENIODIFE – U.G.C.T.
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
OGGETTO: Disposizioni applicative del D.P.R. 22.10.2001 n. 462 recante “Regolamento di
semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro
le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra e di impianti elettrici in luoghi con pericolo
di esplosione”.
A) PREMESSA
Preliminarmente si ribadisce che, non essendo stato modificato il disposto di cui all’art.18 del
Decreto del Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale in data 12.09.1959, nulla è mutato in
merito alle competenze in materia attribuite all’Ufficio Tecnico Omologazioni e Verifiche
(U.T.O.V) con il D.M. Difesa in data 26.01.1998.
La nuova procedura stabilita dal legislatore con il provvedimento in oggetto ha introdotto una
significativa semplificazione sia nella fase di omologazione, stabilendo l’equipollenza della
dichiarazione di conformità resa dalla ditta installatrice con il certificato di omologazione
rilasciato dall’organo tecnico competente, sia nella fase di gestione, ampliando notevolmente per
la grande maggioranza degli impianti la durata di validità della verifica periodica che è ora
stabilita in cinque anni.
Tale “allargamento” delle maglie dei controlli deve però comportare una corrispondente maggiore
attenzione e rigorosità di comportamento al fine di non far decadere il livello di sicurezza degli
impianti che costituisce non solo legittima aspettativa dei lavoratori dipendenti ma anche preciso
obbligo giuridico dei datori di lavoro.
Sono pertanto necessarie alcune precisazioni in merito alle leggi ed ai regolamenti che
costituiscono il quadro normativo generale in cui il provvedimento in discorso è inserito nonché
alcuni chiarimenti su talune particolari tipologie di impianto.
B) CHIARIMENTI PRELIMINARI E QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
1. Impianto di messa a terra
E’ quella parte di un impianto elettrico deputata alla protezione delle persone contro i pericoli
derivanti dai contatti indiretti ossia dai contatti con parti conduttrici che in condizioni di
funzionamento normale non sono in tensione ma che sono suscettibili di essere messe in
tensione per effetto di un guasto o per cedimento dell’isolamento.
Tale protezione viene conseguita in modi e con dispositivi diversi a seconda del tipo di sistema
elettrico utilizzato, individuato in base allo stato del neutro (impianti di tipo IT, TT, TN e
relative sottoclassifiche TN-C e TN-S).
Poiché nella quasi totalità delle infrastrutture del Dicastero l’energia elettrica è fornita in
media tensione (8 – 20 kV), di fatto gli impianti comprendono almeno una cabina di
trasformazione media/bassa tensione di proprietà dell’A.D.; ciò comporta la necessità della
protezione anche dai guasti in media tensione provenienti dalla rete ENEL, i quali possono
comportare serie conseguenze anche sulla parte dell’impianto in bassa tensione.
Risulta quindi ben comprensibile come la verifica dell’impianto di terra non possa prescindere
dalla perfetta conoscenza del relativo impianto elettrico sia nella parte in BT che in MT. La
norma fondamentale di riferimento è costituita dal Capo IX del Titolo VII del D.P.R. 547/55
(artt. da 324 a 328). Le principali norme tecniche nazionali applicabili sono le CEI 11-1 ediz.
1999, 11-37 e CEI 64-8/4 .
2. Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche
E’ un impianto destinato a limitare entro limiti prefissati i danni conseguenti alla fulminazione
diretta o indiretta di una struttura.
Di regola è del tipo a gabbia ed è costituito da:
- LPS (Lightening Protection System) esterno, comprendente organi di intercettazione del
fulmine (captatori), organi di discesa (calate) e organi di dispersione delle cariche elettriche
nel terreno (dispersori);
- LPS interno, avente la funzione di proteggere le persone e le cose contenute nella struttura
dagli effetti secondari associati al passaggio della corrente di fulminazione nell’impianto
esterno (sovratensioni, scariche laterali, ecc.) e comprendente collegamenti equipotenziali e
dispositivi di protezione (scaricatori) delle linee elettriche, telefoniche e di trasmissione dati
entranti nella struttura protetta.
L’installazione dell’impianto è obbligatoria nei seguenti casi:
- luoghi con pericolo di esplosione o di incendio [artt. 38 comma a) e 36 comma a) del
D.P.R. 547/55];
- luoghi a maggior rischio in caso di incendio [artt. 38 comma a) e 36 comma b) del D.P.R.
547/55];
- camini industriali che, in relazione all’ubicazione ed all’altezza, possano costituire pericolo
[art. 38 comma b) del D.P.R. 547/55];
- strutture metalliche di grandi dimensioni installate all’aperto (art. 39 del D.P.R. 547/55), a
meno che siano di per se stesse collegate elettricamente al terreno;
‾
edifici scolastici (DM 18 dicembre 1975 del Ministero dei Lavori pubblici);
‾
edifici storici ed artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre (DM 26 agosto
1992 del Ministero dell’Interno).
- laddove previsto da altre leggi speciali.
Oltre ai predetti casi, espressamente previsti dalle norme, l’installazione di tale impianto è
necessaria ogni qual volta la probabilità di fulminazione risulti particolarmente elevata (ad
esempio: strutture isolate, costruzioni in montagna, antenne di grande altezza) o quando, pur
essendo bassa detta probabilità, i possibili danni diretti o indiretti siano giudicati inaccettabili
(ad esempio: avaria di centri elaborazione dati o di centri nevralgici di smistamento di
comunicazioni). Ne segue che in caso di incertezza sull’opportunità di realizzare un impianto di
protezione contro le scariche atmosferiche è indispensabile far eseguire da tecnico abilitato
iscritto all’Ordine/Collegio professionale uno studio specifico dal quale risulterà chiara la
necessità o meno di tale protezione.
Utili indicazioni tecniche per la realizzazione sono fornite dalle norme CEI 64-8, Sezione 443
e CEI 81-1, Appendice F
3. Impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione
I luoghi con pericolo di esplosione sono quelli in cui si producono, si impiegano, si
sviluppano o si detengono sostanze esplosive o sostanze che possono formare con l’atmosfera
miscele esplosive.
Gli impianti elettrici, per loro stessa natura, sono abitualmente sede di archi voltaici e di
sovrariscaldamenti i quali possono fungere da innesco per l’esplosione di miscele di gas o
polveri combustibili eventualmente presenti nell’ambiente.
Ne consegue che in tali casi gli impianti devono essere realizzati con particolari attenzioni ed
accorgimenti in modo da impedire che gli inevitabili fenomeni elettrici sopradescritti possano
causare pericoli. E’ da tenere presente che alcuni ambienti all’apparenza insospettabili devono
essere classificati come luoghi con pericolo di esplosione (ad esempio: le falegnamerie e i
locali medici in cui si fa uso di gas anestetici infiammabili).
Gli impianti debbono essere realizzati utilizzando particolari dispositivi e seguendo rigide e
complesse regole tecniche, ciò che impone la loro progettazione da parte di un tecnico abilitato
iscritto all’Ordine/Collegio professionale.
I luoghi con pericolo di esplosione sono individuati dalla Tabella A allegata al D.P.R.
26/5/1959 n. 689 (G.U. n. 212 del 4.9.1959) e per essi si applicano, tra l’altro, le prescrizioni di
cui:
- al Titolo VII del D.P.R. 547/55, che, in pratica, impone l’obbligo della realizzazione
dell’impianto di terra per la salvaguardia contro i rischi dei contatti indiretti;
- all’art. 36 – lettera a) – del D.P.R. 547/55, che impone l’obbligo della protezione contro le
scariche atmosferiche e del Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I.);
- al D.M. (Min. Interni) 16.2.1982 (G.U. n. 98 del 9.4.1982), che stabilisce, in funzione
della specifica tipologia dell’attività soggetta al controllo, la validità temporale del C.P.I.;
- all’art. 4 – comma 1 – lettera c) del D.P.R. 6.12.1991 n. 447 (G.U. n. 38 in data
15.2.1992), che impone l’obbligo della progettazione degli impianti elettrici;
- all’art. 4 – comma 1 – del D.P.R. 462/01, che impone l’obbligo della verifica biennale
degli impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche;
- agli artt. 5 e 6 del D.P.R. 462/01, che impongono rispettivamente l’omologazione e la
verifica biennale degli impianti;
- al Testo Unico delle Leggi di P.S. – R.D. 18.6.1931 n. 773 e successive integrazioni e
modificazioni;
- al R.D. 6.5.1940 n.635 e successivi aggiornamenti.
Le principali norme tecniche nazionali di riferimento sono:
- la norma CEI 64-2, sostituita nel 1996 dalla CEI 31-30 per quanto attiene alla
classificazione dei luoghi con presenza di sostanze infiammabili (esclusi gli esplosivi e le
polveri); l’appendice 64-2A è stata sostituita nel settembre 2001 dalla norma CEI 31-35/A
per quanto attiene agli impianti termici alimentati a gas di rete e gli impianti di
distribuzione carburanti;
- la norma CEI 31-33, in vigore dal 1 dicembre 1999, sostituisce i corrispondenti capitoli
della CEI 64-2 relativamente agli impianti elettrici nei luoghi pericolosi per presenza di gas.
Per quanto attiene ai componenti degli impianti, dal 1° luglio 2003 essi dovranno rispondere
integralmente alla direttiva 94/9/CE (recepita in Italia con D.P.R. 126/98) e pertanto dovranno
essere muniti di marcatura CE ed accompagnati dalla dichiarazione di conformità CE.
4. Ambienti soggetti a particolari rischi in tema di sicurezza elettrica
La tendenza attuale del legislatore, sulla scorta delle direttive europee del tipo “nuovo
approccio”, è quella di abbandonare la consueta prassi di indicare in modo prescrittivo gli
ambienti soggetti a rischi specifici, e, come tali, soggetti a maggior esigenza di tutela, e di
responsabilizzare sempre più il “datore di lavoro” al quale, nella sua qualità di conoscitore dei
rischi propri dell’attività esercita, affida la completa valutazione dei relativi rischi e
l’adozione delle conseguenti misure necessarie per garantire la sicurezza.
Ne consegue che, al di là delle specifiche previsioni normative, possono individuarsi altri casi
che, in dipendenza di oggettive e peculiari situazioni di natura organizzativa, impiantistica o
produttiva, impongono una classificazione degli ambienti diversa da quella normale e, quindi,
una attenta analisi dei fattori di rischio.
5. Luoghi a maggior rischio in caso di incendio
Con tale terminologia vengono classificati quei luoghi che, pur non ospitando attività di per sé
stesse pericolose (ad esempio: uffici), possono essere sede, in caso di incendio, di gravi danni
alle persone in dipendenza di una molteplicità di parametri ambientali quali: densità di
affollamento, ridotta capacità di deflusso delle vie d’esodo, presenza di strutture facilmente
combustibili.
Tali luoghi sono individuati dalla Tabella B allegata al D.P.R. 26/5/1959 n. 689 (G.U. n. 212
del 4.9.1959) e per essi si applicano, tra l’altro, le prescrizioni di cui:
-
al Titolo VII del D.P.R. 547/55, che, in pratica, impone l’obbligo della realizzazione
dell’impianto di terra per la salvaguardia contro i rischi dei contatti indiretti;
- all’art. 36 – lettera b) – del D.P.R. 547/55, che impone l’obbligo della protezione contro le
scariche atmosferiche e del Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I.);
- al D.M. (Min. Interni) 16.2.1982 (G.U. n. 98 del 9.4.1982), che stabilisce, in funzione
della specifica tipologia dell’attività soggetta al controllo, la validità temporale del C.P.I.
- all’art. 4 – comma 1 – del D.P.R. 462/01, che impone l’obbligo della verifica biennale
degli impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche;
- all’art. 4 – comma 1 – lettera c) del D.P.R. 6.12.1991 n. 447 (G.U. n. 38 in data
15.2.1992), che impone l’obbligo della progettazione degli impianti elettrici negli edifici
che sono, anche parzialmente, a maggior rischio di incendio.
- alle norme tecniche applicabili (ad es.: CEI 64-8, 81-1, ecc.);
E’ da rimarcare come norme speciali possano imporre ulteriori obblighi in casi specifici,
come avviene, ad esempio, per gli alberghi, le scuole, gli edifici di interesse storico-artistico.
6. Ambienti adibiti ad uso medico
Con tale terminologia si individuano i luoghi destinati a scopi diagnostici, terapeutici,
chirurgici, di sorveglianza o di riabilitazione dei pazienti ossia ospedali, cliniche, studi medici
e dentistici, infermerie, locali per trattamenti estetici, ecc.
Per definizione, i soggetti che li frequentano sono particolarmente sensibili agli effetti della
corrente sia per il ridotto stato di benessere psicofisico sia per il fatto di essere collegati ad
apparecchiature elettromedicali e/o diagnostiche alimentate da energia elettrica.
Da qui discende l’esigenza di maggiore tutela imposta dalla norma che prevede la verifica
biennale degli impianti di terra e degli (eventuali) impianti di protezione contro le scariche
atmosferiche.
Questi ambienti sono soggetti, tra l’altro, alle disposizioni di cui:
- alla norma CEI 64-4, limitatamente a quelli esistenti alla data 31.8.2001;
- alla sezione 710 della norma CEI 64-8 a partire dalla data del 1.9.2001;
- all’art. 4 – comma 1 – lettera c) del D.P.R. 6.12.1991 n. 447 (G.U. n. 38 in data
15.2.1992), che impone l’obbligo della progettazione degli impianti elettrici negli edifici
che sono, anche parzialmente, adibiti ad uso medico;
- all’art. 4 – comma 1 – del D.P.R. 462/01, che impone l’obbligo della verifica biennale
degli impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche;
E’ da rimarcare come norme speciali possano imporre ulteriori obblighi in casi specifici,
come avviene, ad esempio, per gli ospedali.
7. Dichiarazione di conformità resa ai sensi della L. 46/90
Come visto, la dichiarazione di conformità assume particolare rilevanza essendo stata
equiparata al certificato di omologazione per quanto attiene agli impianti di terra e di
protezione contro le scariche atmosferiche e costituendo condizione imprescindibile per la
successiva omologazione degli impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione.
Occorre pertanto prestare la massima attenzione circa la sua completezza ed esattezza prima
dell’accettazione dell’impianto cui essa é riferita.
Innanzitutto la dichiarazione di conformità deve essere redatta secondo il modello predisposto
dal Ministero dell’industria (D.M. 11.6.1992), il cui fac-simile è riportato in Allegato “D”
(Legenda in Allegato “D” – Annesso 1).
Si è inoltre notata più volte, in sede di omologazione secondo la previgente procedura, la
carenza degli elaborati di progetto degli impianti, nuovi o oggetto di manutenzione
straordinaria (ammodernati), ciò che ha provocato notevole dispendio di risorse ed un
conseguente allungamento anomalo della procedura allo scopo di sopperire a detta mancanza.
L’inconveniente è evitabile ponendo la dovuta attenzione al disposto dell’art. 4 – comma 1 –
lettera b) del citato D.P.R. 447/91, laddove impone la progettazione degli impianti elettrici,
anche per la parte in bassa tensione, quando l’utenza è alimentata a tensione superiore a 1000
V (ossia in media tensione), ciò che avviene, come detto, nella quasi totalità degli Enti
dell’A.D.
Ne consegue necessariamente che ogni qualvolta si eseguano lavori che rientrano nell’ambito
di applicazione della L. 46/90 (installazione, trasformazione, ampliamento, manutenzione
straordinaria di impianti elettrici) la redazione del progetto è obbligatoria ed esso deve
pertanto risultare allegato alla dichiarazione di conformità.
Non è superfluo precisare che detto progetto deve essere a firma di tecnico abilitato iscritto
all’Ordine/Collegio professionale in base alle rispettive competenze ed essere redatto in
conformità delle vigenti norme tecniche utilizzando la simbologia grafica unificata.
Allo stesso modo deve pretendersi che siano allegate alla dichiarazione di conformità anche la
relazione sulla tipologia dei materiali utilizzati, la dimostrazione che i materiali utilizzati sono
conformi alle norme ad essi applicabili (marcatura di conformità, certificati di omologazione)
nonché la copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali della ditta
esecutrice dei lavori, rilasciata dalla competente Camera di Commercio o dalla Commissione
provinciale per l’artigianato.
E’ infine importante che vengano indicate nell’apposito spazio del modello della
dichiarazione in parola le norme tecniche utilizzate per la progettazione e per le verifiche di
competenza della ditta installatrice (normalmente le norme CEI o CEI EN applicabili).
8. Uffici Tecnici interni
In Enti complessi dell’A.D. la gestione degli impianti è affidata ad apposite unità
organizzative che provvedono, con proprio personale tecnico specializzato, alla manutenzione
ordinaria e straordinaria nonché a modesti ampliamenti e modifiche degli impianti stessi
secondo la procedura in economia con il sistema in amministrazione diretta.
Tra i lavori in economia rientrano quelli di:
a) minuto mantenimento;
b) di ordinaria manutenzione laddove per la poca entità degli stessi non sia conveniente
provvedere ad impresa;
c) di miglioramento o di nuove costruzioni quando ragioni di urgenza o di riservatezza non
consentano gli indugi o la pubblicità delle contrattazioni.
La L. 46/90 (art. 12) stabilisce che “sono esclusi dagli obblighi della redazione del progetto,
del rilascio della dichiarazione di conformità e della oculata scelta della ditta esecutrice i
lavori concernenti l’ordinaria manutenzione degli impianti”.
La distinzione indiretta fatta dal legislatore tra manutenzione ordinaria e ciò che ordinario non
è va ovviamente ricercata nel contenuto tecnico delle prestazioni richieste piuttosto che nel
profilo meramente economico.
Quanto esposto solleva il problema della individuazione di quali lavori appartenenti alle
tipologie a) e b) di cui sopra siano da considerarsi “ordinari” e quali, invece, “straordinari” al
fine di stabilirne la non assoggettabilità o viceversa la soggiacenza all’obbligo della
progettazione, non essendo sufficiente la valutazione del solo aspetto economico.
Soccorre in modo decisivo il comma 2 dell’art. 8 del regolamento di attuazione della L. 46/90
(D.P.R. 447/91) laddove afferma che “per interventi di ordinaria manutenzione degli impianti
si intendono tutti quelli finalizzati a contenere il normale degrado d’uso, nonché a far fronte
ad eventi accidentali o che comportino la necessità di primi interventi, che comunque non
modifichino le strutture essenziali degli impianti o la loro destinazione d’uso”.
Tale definizione ricomprende anche la fattispecie sub c), almeno per quanto attiene alla
motivazione dell’urgenza di provvedere, ad esempio, ad assicurare la continuità dei servizi in
occasione di eventi non prevedibili.
Per quanto esposto:
a) i lavori di minuto mantenimento (ad es.: serraggio di morsetti, sostituzione o applicazione
di coperchi o schermi di protezione, sostituzione di lampade, ecc.) sono esclusi da
qualsiasi obbligo derivante dalla L. 46/90; ovviamente le corrispondenti attività debbono
essere eseguite da persone tecnicamente qualificate ed eseguite seguendo criteri di
normale diligenza, perizia e prudenza;
b) i lavori di ordinaria manutenzione (ad es.: sostituzione di un cavo, di una presa, di un
interruttore o di altri apparecchi utilizzatori con altri componenti aventi le medesime
caratteristiche elettriche e meccaniche; pulizia e rabbocco dell’olio dei trasformatori;
sostituzione di elementi danneggiati dell’impianto di protezione contro le scariche
atmosferiche; ecc.) sono esclusi dagli obblighi della progettazione e del collaudo, ma non
dall’obbligo del rilascio della dichiarazione di conformità;
c) i lavori di straordinaria manutenzione, in considerazione di quanto evidenziato nel
paragrafo precedente, sono, in pratica, soggetti sia alla redazione del progetto, sia al
collaudo, sia al rilascio della dichiarazione di conformità.
Per tutti gli altri aspetti connessi si rimanda alla circolare U.C.T n. 1/058706 del 21/07/1995.
In allegato “E” è riportato un fac-simile di dichiarazione di conformità utilizzabile dagli Uffici
Tecnici interni.
9. La regola dell’arte
Il legislatore ha più volte affermato che gli impianti elettrici debbono essere costruiti “a regola
d’arte” (L. 1.3.1968 n. 186 e L. 5.3.1990 n. 46) e che gli impianti costruiti secondo le norme
CEI sono considerati a regola d’arte.
Secondo costante giurisprudenza, la regola dell’arte corrisponde allo standard medio alto
comunemente accettato e applicato dagli operatori del settore in un determinato periodo
temporale. Un nuovo ritrovato utilizzato a livello sperimentale non rappresenta perciò la
regola dell’arte, bensì configura soltanto i presupposti di una sua possibile introduzione in un
successivo e più raffinato e progredito “stato dell’arte”.
Le norme CEI configurano il livello minimo di sicurezza da conseguire in un dato momento
storico, al di sotto del quale non è lecito andare. I modi e i mezzi con cui conseguire questo
livello possono anche essere diversi da quelli indicati dalle norme CEI, fermo restando l’onere
della dimostrazione di garantire un livello di sicurezza almeno equivalente.
10. Vecchi impianti
Per vecchio impianto si vuole qui intendere un impianto conforme alla regola d’arte vigente
all’atto della sua costruzione, ma in generale non più rispondente ai criteri di sicurezza attuali
in quanto:
‾
il sistema di protezione adottato si è rilevato inefficace o pericoloso (ad es. parafulmine
radioattivo);
‾
moderne tecnologie hanno introdotto nuovi e più frequenti pericoli (ad es. nelle sale
operatorie e simili);
‾
sono cambiate le premesse che rendevano affidabile il sistema di protezione ( ad es. messa
al neutro nelle reti pubbliche);
‾
la manutenzione è stata carente e pertanto i vari dispositivi di protezione installati non
forniscono più un livello di sicurezza accettabile (ad es.: eccessivo deterioramento dei
contatti di interruttori, contattori, relais);
‾
malgrado una corretta manutenzione, il tempo e l’uso hanno reso inaffidabili gli impianti
o ne hanno deteriorato le prestazioni (ad es.: invecchiamento dell’isolante dei cavi di
potenza).
Occorre pertanto valutare, caso per caso, la necessità di por mano agli impianti preesistenti
per conseguire un livello di sicurezza che, anche se inferiore a quello di un nuovo impianto,
dovrà pur sempre essere accettabile.
Per quanto concerne i soli impianti elettrici , l’art.5 del D.P.R. 447/91, Regolamento di
attuazione della legge 46/90, specifica che si ritengono adeguati gli impianti che presentano i
seguenti requisiti:
‾
sezionamento e protezione contro le sovracorrenti ed i cortocircuiti (ad es.: interrutori
magnetotermici posti all’origine dell’impianto);
‾
protezione contro i contatti diretti (ad es.: barriere o distanziamenti);
‾
protezione contro i contatti indiretti con un impianto di terra opportunamente
dimensionato e coordinato o con interruttori differenziali aventi corrente di intervento non
superiore a 30mA nei circuiti terminali,
e purché sia disponibile una adeguata documentazione attestante la loro realizzazione secondo
la regola dell’arte vigente al momento della installazione (aggiornata a seguito di eventuali
modifiche intervenute) e purché siano stati sottoposti a regolare manutenzione, ossia agli
interventi finalizzati a contenere il normale degrado d’uso oppure a far fronte ad eventi
accidentali che abbiano comportato la necessità di primi interventi, che comunque non
abbiano modificato la struttura essenziale degli impianti e la loro destinazione d’uso.
11. Documentazione di progetto
In base ai disposti della L. 5.3.1990 n°. 46 e del relativo regolamento di attuazione D.P.R.
6.12.1991 n. 447, i progetti devono contenere gli schemi dell’impianto e i disegni planimetrici
nonché una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’installazione; le varianti
successive devono essere puntualmente trascritte e ad esse l’installatore deve fare riferimento
nella propria dichiarazione di conformità.
La norma CEI 0-2 (Guida per la definizione della documentazione di progetto degli impianti
elettrici) definisce la composizione della documentazione di progetto, che deve comprendere
almeno i seguenti elaborati obbligatori:
relazione tecnica sulla consistenza e tipologia dell’impianto;
schemi elettrici generali e planimetrie d’installazione;
tabelle e diagrammi di coordinamento delle protezioni sia in tempo che in corrente;
elenco dei componenti elettrici;
elenco delle condutture elettriche;
specifiche tecniche dei componenti elettrici;
documenti di disposizione funzionale;
schemi dei quadri di manovra.
C) APPLICAZIONE IN AMBITO DIFESA
C.1. IMPIANTI DI PROTEZIONE CONTRO LE SCARICHE ATMOSFERICHE (LPS)
1. Impianti nuovi
I nuovi impianti realizzati, nonché i successivi eventuali ampliamenti o trasformazioni,
devono essere denunciati all’U.T.O.V. dall’Organo esecutivo del Servizio lavori che ha
provveduto all’installazione/ampliamento/trasformazione, utilizzando il mod. A/DIFESA
(allegato “A” ) da inviarsi in duplice originale entro 30 giorni dalla data di ultimazione dei
lavori.
Alla denuncia devono essere allegati i seguenti documenti:
a) il progetto dell’impianto, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto
all’Ordine/Collegio professionale, costituito da:
-
relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente la norma di buona tecnica
adottata nella progettazione (ad esempio: norma CEI 81-1) ed illustri esaurientemente
i criteri seguiti nell’operare le varie scelte impiantistiche;
- disegno quotato in scala opportuna che illustri in pianta e secondo idonee sezioni la
posizione e la distanza del fabbricato o dell’elemento protetto rispetto agli edifici
circostanti o agli altri elementi significativi vicini (piante d’alto fusto, tralicci, torri
piezometriche, camini, ecc.);
- disegni quotati in scala opportuna che illustrino in pianta:
 la natura delle pavimentazioni a livello del terreno entro 20 metri dal perimetro del
fabbricato o dell’elemento protetto;
 il percorso esterno, il punto di ingresso ed il percorso interno delle linee di
alimentazione elettrica, telefonica, idrica, del gas e di trasmissione dati afferenti al
fabbricato o all’elemento protetto;
 l’ubicazione di locali interni a rischio specifico di incendio o esplosione (centrali
termiche, depositi di sostanze infiammabili, ecc.);
 l’ubicazione di locali interni sede di attrezzature particolarmente sensibili (centri di
elaborazione dati, centrali telefoniche, cabine elettriche, ecc.) o di attività la cui
interruzione a causa della fulminazione può produrre danni indiretti ritenuti non
accettabili ai fini della continuità dell’esercizio delle funzioni istituzionali (ponti
radio, centri decisionali, ecc.);
 i materiali e dimensioni dei componenti naturali e non utilizzati come captatori e/o
dispersori;
 i dispositivi di sostegno e di ancoraggio dei captatori e delle calate;
 l’ubicazione dei punti di misura;
 la composizione ed il posizionamento del sistema disperdente ed i punti di
interconnessione con preesistenti impianti di terra;
 il valore della resistenza di terra del dispersore e condizioni in cui è stata effettuata
la misura;
‾
l’eventuale disegno dell’LPS interno realizzato (collegamenti equipotenziali diretti o
tramite limitatori di sovratensione per la protezione contro le sovratensioni sulle linee
entranti nella struttura);
b) copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
c) copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
d) copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice
rilasciato dalla competente Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per
l’artigianato.
L’U.T.O.V. immatricola l’impianto, restituisce un esemplare del mod A/DIFESA vistato
all’Organo esecutivo del Servizio lavori, istruisce il relativo fascicolo tecnico e può disporre,
in relazione all’importanza o alla complessità dell’installazione, una prima verifica sulla
conformità dell’impianto alla normativa adottata ed al progetto presentato, nominando un
tecnico per la sua effettuazione.
All’atto della verifica debbono essere messi a disposizione del tecnico incaricato tutti i
documenti di alle precedenti lettere a), b), c) e d), il cui accertamento di idoneità è
propedeutico all’esame dell’impianto.
Alle operazioni di prima verifica devono presenziare:
- il Direttore dei lavori di installazione;
- il Direttore tecnico della ditta installatrice;
- personale tecnico specializzato della ditta, munito della strumentazione e degli attrezzi
necessari per l’esecuzione delle prove.
Il tecnico incaricato accerta la conformità dell’impianto realizzato alla regola tecnica scelta
come riferimento ed al progetto, controlla la completezza della documentazione tecnica e la
sua corrispondenza alle attrezzature ed ai dispositivi installati, esegue le prove necessarie.
Al termine della verifica redige il mod. A1/DIFESA (Allegato “A1”) in duplice originale, nel
quale annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente rispondente
l’impianto alle norme tecniche di riferimento.
Un esemplare del verbale mod. A1/DIFESA è trasmesso all’U.T.O.V. per la conservazione
agli atti; l’altro viene consegnato all’Organo esecutivo del Servizio lavori per la successiva
trasmissione all’Ente utente in sede di consegna dell’impianto o dell’intero manufatto
protetto.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente denunciante (o dell’Ente
utente, se così concordato), eccetto quelle effettuate direttamente da tecnici dell’U.T.O.V.,
che sono a carico di GENIODIFE.
Gli impianti devono essere costantemente mantenuti in efficienza a cura dell’Ente utente che
esegue anche, in base alle proprie esigenze, prove di continuità elettrica e misure di resistenza
del dispersore, conservando agli atti le risultanze dei propri controlli.
Successivamente gli impianti devono essere sottoposti alle verifiche di cui al punto 4.
2. Impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V. e già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL o dell’U.T.O.V., sono soggetti alle verifiche periodiche di cui al
punto 4. seguente.
Gli impianti debbono essere costantemente manutenuti e conservati in efficienza, anche
mediante l’esecuzione, a scadenze programmate, di controlli visivi e strumentali da parte
dell’Ente utente.
3. Impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V. ma già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL devono essere denunciati all’U.T.O.V. entro 90 giorni dalla data
della presente circolare, inviando copia dei modelli A a suo tempo compilati unitamente ai
verbali di verifica ( su modelli A1); detti impianti sono soggetti alle verifiche periodiche di
cui al punto 4. seguente.
Gli impianti esistenti non denunciati e non sottoposti ad alcuna verifica debbono essere trattati
come se fossero nuovi e pertanto, qualora risulti impossibile reperire i progetti originali
tramite il competente Organo del Servizio lavori, l’Ente utente deve provvedere:
- all’allestimento della documentazione di cui al precedente punto 1. da parte di
professionista abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio professionale, secondo la
regolamentazione tecnica oggi vigente;
- alla verifica di rispondenza degli impianti al progetto ed agli eventuali adeguamenti
necessari;
- alla denuncia all’U.T.O.V.
La procedura si sviluppa come indicato nel punto 1.
4. Verifiche periodiche
Tutti gli impianti sono soggetti a verifica periodica da richiedersi all’U.T.O.V. a cura
dell’Ente utente, con un anticipo di almeno tre mesi rispetto alla data naturale di scadenza
della verifica precedente:
- ogni due anni, per impianti installati a protezione di ambienti adibiti ad uso medico, di
locali a maggior rischio di incendio, di ambienti con pericolo di esplosione o di luoghi per
i quali la valutazione del rischio effettuata dall’Ente utente suggerisca od imponga tale
frequenza;
- ogni cinque anni negli altri casi.
Nella lettera di richiesta l’Ente utente deve dichiarare di essere in possesso della
documentazione tecnica aggiornata degli impianti, descritta nel precedente punto 1.
L’U.T.O.V. provvede alla nomina di un tecnico verificatore a disposizione del quale debbono
essere messi tutti i documenti di cui al precedente punto 1., nonché la documentazione
relativa ad eventuali riparazioni, modifiche ed interventi manutentivi, nonché i verbali delle
precedenti verifiche.
Il tecnico incaricato, previo accertamento dell’idoneità della documentazione, verifica la
corrispondenza delle attrezzature e dei dispositivi installati ed esegue le prove necessarie.
Alle operazioni di verifica devono presenziare:
- il responsabile tecnico dell’Ente utente;
- personale tecnico specializzato, munito della strumentazione e degli attrezzi necessari per
l’esecuzione delle prove.
Al termine della verifica il tecnico incaricato redige il mod. A1/DIFESA in duplice originale,
nel quale annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente rispondente
l’impianto alle norme tecniche di riferimento.
Un esemplare del verbale mod. A1/DIFESA è trasmesso all’U.T.O.V. per la conservazione
agli atti; l’altro viene consegnato all’Ente utente.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente utente, eccetto quelle effettuate
direttamente da tecnici dell’U.T.O.V., che sono a carico di GENIODIFE.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
5. Verifiche straordinarie
Gli impianti sono soggetti a verifica straordinaria da richiedersi all’U.T.O.V. a cura dell’Ente
utente nei casi di:
- esito negativo della prima verifica o della verifica periodica;
- modifica sostanziale degli impianti, nel qual caso deve essere approntata tutta la
documentazione richiesta per gli impianti nuovi;
- su richiesta del datore di lavoro, qualora siano sorti dubbi sull’efficienza o sulla sicurezza
degli impianti.
La procedura si sviluppa come descritto al precedente punto 4.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
6. Dismissione
Nella eventualità della dismissione dell’impianto, l’Ente utente deve darne comunicazione
all’U.T.O.V. per la cancellazione dai propri archivi.
C.2. IMPIANTI DI MESSA A TERRA
C.2.1. AMBIENTI ORDINARI
1. Impianti nuovi
I nuovi impianti, nonché i loro successivi ampliamenti e trasformazioni, devono essere
denunciati all’U.T.O.V. dall’Organo esecutivo del Servizio lavori che ha provveduto
all’installazione/ampliamento/trasformazione, utilizzando il mod. B/DIFESA (allegato “B” )
da inviarsi in duplice originale entro 30 giorni dalla data di ultimazione dei lavori.
Alla denuncia devono essere allegati i seguenti documenti:
a) il progetto dell’impianto elettrico, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto
all’Ordine/Collegio professionale, costituito da:
-
relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente le norme di buona tecnica
adottate nella progettazione ed illustri esaurientemente i criteri seguiti nell’operare le
varie scelte impiantistiche;
- descrizione delle misure di protezione contro i contatti diretti, i contatti indiretti, contro
i sovraccarichi, contro i corto circuiti e modalità di esecuzione dei collegamenti a terra
del sistema, conduttori di protezione, messa a terra delle masse e delle masse estranee,
uso dei ferri del calcestruzzo o di altre strutture metalliche come dispersori,
collegamenti equipotenziali, ecc.;
- tabelle e/o diagrammi per il coordinamento delle protezioni;
- planimetrie in scala 1/100  1/500 (in relazione all’estensione delle infrastrutture
servite) con indicazioni relative a:
 destinazione d’uso dei vari locali, con particolare riferimento ai locali a rischio
specifico di incendio o esplosione (centrali termiche, depositi di sostanze
infiammabili, ecc.) e a quelli sede di attrezzature particolarmente sensibili (centri di
elaborazione dati, centrali telefoniche, cabine elettriche, ecc.);
 posizionamento delle cabine di trasformazione, dei quadri generali, dei quadri di
zona e di reparto;
 percorsi delle linee elettriche principali;
 posizione degli elementi del dispersore di terra, dei conduttori di terra, dei conduttori
equipotenziali e di protezione, dei nodi equipotenziali e dei collettori principali di
terra e dei punti di interconnessione con preesistenti impianti di terra e/o di protezione
contro le scariche atmosferiche;
- schemi elettrici unifilari dei quadri generali e dei quadri di zona e di reparto, redatti
utilizzando simbologia grafica unificata;
- lettera dell’ENEL di notifica della corrente convenzionale di guasto a terra e tempo di
intervento delle protezioni (solo per impianti alimentati da cabina di trasformazione di
proprietà dell’A.D.);
- valore della resistenza di terra del dispersore e condizioni in cui è stata effettuata la
misura;
b) copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
c) copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
d) copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice
rilasciato dalla competente Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per
l’artigianato.
N.B. Nel caso di impianti di terra di nuovi fabbricati inseriti in un sistema elettrico complesso
costituito da più cabine di trasformazione MT/BT (con distribuzione radiale o ad anello), la
documentazione di cui sopra dovrà essere integrata almeno dallo schema aggiornato dei
collegamenti elettrici e di terra tra le cabine stesse.
L’U.T.O.V. immatricola l’impianto, restituisce un esemplare del mod B/DIFESA vistato
all’Organo esecutivo del Servizio lavori, istruisce il relativo fascicolo tecnico e può disporre,
in relazione all’importanza o alla complessità dell’installazione, una prima verifica sulla
conformità dell’impianto alla normativa adottata ed al progetto presentato, nominando un
tecnico per la sua effettuazione.
All’atto della prima verifica debbono essere messi a disposizione del tecnico incaricato tutti i
documenti di alle precedenti lettere a), b), c) e d), il cui accertamento di idoneità è
propedeutico all’esame dell’impianto.
Alle operazioni di prima verifica devono presenziare:
- il Direttore dei lavori di installazione;
- il Direttore tecnico della ditta installatrice;
- personale tecnico specializzato della ditta, munito della strumentazione e degli attrezzi
necessari per l’esecuzione delle prove.
Il tecnico incaricato accerta la conformità dell’impianto realizzato alla regola tecnica scelta
come riferimento ed al progetto, controlla la completezza della documentazione tecnica e la
sua corrispondenza alle attrezzature ed ai dispositivi installati, esegue le prove necessarie.
Al termine della verifica redige il mod. B1/DIFESA (Allegato “B1”) in duplice originale, nel
quale annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente rispondente
l’impianto alle norme tecniche di riferimento.
Un esemplare del verbale mod. B1/DIFESA è trasmesso all’U.T.O.V. per la conservazione
agli atti; l’altro viene consegnato all’Organo esecutivo del Servizio lavori per la successiva
trasmissione all’Ente utente in sede di consegna dell’impianto.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente denunciante (o dell’Ente
utente, se così concordato), eccetto quelle effettuate direttamente da tecnici dell’U.T.O.V.,
che sono a carico di GENIODIFE.
Gli impianti devono essere costantemente mantenuti in efficienza a cura dell’Ente utente che
esegue anche, in base alle proprie esigenze, prove di continuità elettrica e misure di resistenza
del dispersore, conservando agli atti le risultanze dei propri controlli.
Successivamente gli impianti sono soggetti alle verifiche di cui al punto 4 seguente.
2. Impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V. e già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL o dell’U.T.O.V., sono soggetti alle verifiche periodiche di cui al
punto 4. seguente.
Gli impianti debbono essere costantemente manutenuti e conservati in efficienza, anche
mediante l’esecuzione, a scadenze programmate, di controlli visivi e strumentali da parte
dell’Ente utente.
3. Impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V. ma già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL devono essere denunciati all’U.T.O.V. entro 90 giorni dalla data
delle presente circolare, inviando copia dei modelli B a suo tempo compilati unitamente ai
verbali di verifica ( su modelli B1); detti impianti sono soggetti alle verifiche periodiche di
cui al punto 4. seguente.
Gli impianti esistenti non denunciati e non sottoposti ad alcuna verifica debbono essere trattati
come se fossero nuovi e pertanto, qualora risulti impossibile reperire i progetti originali
tramite il competente Organo del Servizio lavori, l’Ente utente deve provvedere:
- all’allestimento della documentazione di cui al precedente punto 1. da parte di
professionista abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio professionale, secondo la
regolamentazione tecnica oggi vigente;
- alla verifica di rispondenza degli impianti al progetto ed agli eventuali adeguamenti
necessari;
- alla denuncia all’U.T.O.V.
La procedura si sviluppa come indicato nel punto 1.
4. Verifiche periodiche
Tutti gli impianti sono soggetti a verifica periodica da richiedersi all’U.T.O.V. a cura
dell’Ente utente, con un anticipo di almeno tre mesi rispetto alla data naturale di scadenza
della verifica precedente:
- ogni due anni, per impianti installati a protezione di ambienti adibiti ad uso medico, di
locali a maggior rischio di incendio, di ambienti con pericolo di esplosione o di luoghi per
i quali la valutazione del rischio effettuata dall’Ente utente suggerisca od imponga tale
frequenza;
- ogni cinque anni negli altri casi.
Nella lettera di richiesta l’Ente utente deve dichiarare di essere in possesso della
documentazione tecnica aggiornata degli impianti, descritta nel precedente punto 1., ed in
particolare dei dati aggiornati della corrente convenzionale di guasto a terra e del tempo di
intervento delle protezioni dell’ENEL (solo per impianti alimentati da cabina di trasformazione
di proprietà dell’A.D.).
L’U.T.O.V. provvede alla nomina di un tecnico verificatore a disposizione del quale debbono
essere messi tutti i documenti di cui al precedente punto 1., nonché la documentazione
relativa ad eventuali riparazioni, modifiche ed interventi manutentivi, nonché i verbali delle
precedenti verifiche.
Il tecnico incaricato, previo accertamento dell’idoneità della documentazione, verifica la
corrispondenza delle attrezzature e dei dispositivi installati ed esegue le prove necessarie.
Alle operazioni di verifica devono presenziare:
- il responsabile tecnico dell’Ente utente;
- personale tecnico specializzato, munito della strumentazione e degli attrezzi necessari per
l’esecuzione delle prove.
Al termine della verifica il tecnico incaricato redige il mod. B1/DIFESA in duplice originale,
nel quale annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente rispondente
l’impianto alle norme tecniche di riferimento.
Un esemplare del verbale mod. B1/DIFESA è trasmesso all’U.T.O.V. per la conservazione
agli atti; l’altro viene consegnato all’Ente utente.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente utente, eccetto quelle effettuate
direttamente da tecnici dell’U.T.O.V., che sono a carico di GENIODIFE.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
5. Verifiche straordinarie
Gli impianti sono soggetti a verifica straordinaria da richiedersi all’U.T.O.V. a cura dell’Ente
utente nei casi di:
- esito negativo della prima verifica o della verifica periodica;
- modifica sostanziale degli impianti, nel qual caso deve essere approntata tutta la
documentazione richiesta per gli impianti nuovi;
- su richiesta del datore di lavoro, qualora siano sorti dubbi sull’efficienza o sulla sicurezza
degli impianti.
La procedura si sviluppa come descritto al precedente punto 4.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
C.2.2. AMBIENTI ADIBITI AD USO MEDICO
Un apparecchio elettrico destinato alla diagnosi, terapia o riabilitazione di un paziente sotto la
supervisione di un medico è denominato apparecchio elettromedicale. La parte dell’apparecchio
elettromedicale che nel funzionamento ordinario è destinata ad entrare in contatto fisico con il
paziente per ragioni funzionali è denominata parte applicata.
La norma CEI 64-8/7 classifica i locali adibiti ad uso medico in tre gruppi, in base ai tipi di
apparecchiature elettromedicali impiegate e all’attività medica svolta:
- gruppo 0: locali nei quali non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate.
- gruppo 1: locali nei quali si fa uso di apparecchi elettromedicali con parti applicate
esternamente al paziente oppure invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione
della zona cardiaca.
-
gruppo 2: locali nei quali si fa uso di apparecchi elettromedicali con parti applicate destinate
ad essere utilizzate in interventi intracardiaci o in operazioni chirurgiche.
Un intervento è intracardiaco quando un conduttore elettrico è posto dentro la zona cardiaca del
paziente, oppure è probabile che entri in contatto con il cuore mentre tale conduttore è accessibile
all’esterno del corpo, come ad esempio avviene nell’applicazione di pace-maker e negli esami
angiografici ed emodinamici. Sotto questo aspetto si considerano conduttori non solo gli elettrodi
di un pace-maker o di un elettrocardiografo, ma anche i cateteri contenenti liquidi conduttori,
come sangue, liquido fisiologico, ecc..
Sono locali medici di gruppo 2 anche i locali dove si svolgono trattamenti vitali, cioè dove la
mancanza di alimentazione elettrica può comportare pericolo per la vita del paziente (ad esempio:
locali di terapia intensiva).
Stante la diversa pericolosità verso il paziente, crescente dal gruppo 0 al gruppo 2, gli impianti
elettrici debbono soddisfare a corrispondenti requisiti tecnici sempre più stringenti per cui la
corretta classificazione dei locali medici costituisce un dato di ingresso fondamentale del progetto
dell’impianto elettrico. Il committente dei lavori di realizzazione dell’impianto elettrico in detti
locali deve pertanto acquisire preventivamente una apposita dichiarazione, a firma del competente
responsabile del servizio sanitario, attestante la specifica destinazione d’uso dei vari locali,
sollevando così il progettista e l’installatore dalla responsabilità della relativa classificazione.
Per quanto detto, la documentazione progettuale deve essere integrata dai i seguenti documenti
rispetto a quelli previsti al punto C.2.1. precedente:
‾
planimetria, vidimata dal Responsabile Sanitario, indicante la destinazione d’uso degli
ambienti e gli apparecchi elettromedicali usati;
‾
dichiarazione, a firma del Responsabile Sanitario, sul tipo, quantità e qualità di sostanze
infiammabili utilizzate e di anestetici atti a formare miscele esplosive o, in alternativa,
dichiarazione di non utilizzo di tali sostanze;
‾
dichiarazioni o certificazioni di conformità di eventuali trasformatori di isolamento per uso
medicale con descrizione dei dati tecnici e delle norme di riferimento adottate, da cui risulti la
rispondenza ai requisiti di sicurezza;
‾
documentazione sulle caratteristiche delle sorgenti e dei circuiti di alimentazione di sicurezza.
D) IMPIANTI ELETTRICI IN LUOGO CON PERICOLO DI ESPLOSIONE
1. Impianti nuovi
I nuovi impianti, nonché i loro successivi ampliamenti e trasformazioni, devono essere
denunciati all’U.T.O.V. dall’Organo esecutivo del Servizio lavori che ha provveduto
all’installazione/ampliamento/trasformazione, utilizzando il mod. C/DIFESA (allegato “C”)
da inviarsi in duplice originale entro 30 giorni dalla data di ultimazione dei lavori.
Alla denuncia devono essere allegati i seguenti documenti:
a) il progetto dell’impianto elettrico, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto
all’Ordine/Collegio professionale, costituito da:
- relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente le norme di buona tecnica
adottate nella progettazione ed illustri esaurientemente i criteri seguiti nell’operare le
varie scelte impiantistiche;
- descrizione delle misure di protezione contro i contatti diretti, i contatti indiretti, contro
i sovraccarichi, contro i corto circuiti;
- descrizione delle misure di sicurezza adottate contro l’accumulo delle cariche
elettrostatiche;
- planimetrie in scala 1/100  1/500 (in relazione all’estensione delle infrastrutture
servite) con indicazioni relative a:
 destinazione d’uso dei vari locali, la classificazione delle zone e dei centri di
pericolo;
 la qualifica e l’estensione di ciascuna zona AD, integrate, quando necessario, da
sezioni verticali particolareggiate;
 percorsi delle linee elettriche;
- schemi elettrici unifilari del quadro generale e dei quadri di zona e di reparto, redatti
utilizzando simbologia grafica unificata;
- certificati rilasciati da laboratori di prova e/o dichiarazioni di conformità dei
componenti;
- schede tecniche informative dei materiali pericolosi presenti, ai sensi dell’art. 25 del D.
Lgs. 3.2.1997 n. 52 e del D.M. (Sanità) 4.4.1997 e successive integrazioni e
modificazioni;
b) copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
c) copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
d) copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice
rilasciato dalla competente Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per
l’artigianato.
L’U.T.O.V. immatricola l’impianto, restituisce un esemplare del mod C/DIFESA vistato
all’Organo esecutivo del Servizio lavori, istruisce il relativo fascicolo tecnico e dispone la
prima verifica per l’omologazione dell’impianto, nominando un tecnico per la sua
effettuazione.
All’atto della prima verifica debbono essere messi a disposizione del tecnico incaricato tutti i
documenti di cui alle precedenti lettere a), b), c) e d), il cui accertamento di idoneità è
propedeutico all’esame dell’impianto.
Alle operazioni di prima verifica devono presenziare:
- il Direttore dei lavori di installazione;
- il Direttore tecnico della ditta installatrice;
- personale tecnico specializzato della ditta, munito della strumentazione e degli attrezzi
necessari per l’esecuzione delle prove.
Il tecnico incaricato accerta la conformità dell’impianto realizzato alla regola tecnica scelta
come riferimento ed al progetto, controlla la completezza della documentazione tecnica e la
sua corrispondenza alle attrezzature ed ai dispositivi installati, esegue le prove necessarie.
Al termine della verifica il tecnico incaricato redige il mod. C1/DIFESA (Allegato “C1”) in
duplice originale, nei quali annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente
rispondente l’impianto alle norme tecniche di riferimento, e li trasmette all’U.T.O.V. affinché
venga sancita l’omologazione.
Un esemplare originale di detto modello viene trattenuto per la conservazione agli atti; l’altro,
debitamente vistato, viene inviato all’Organo esecutivo del Servizio lavori per la successiva
trasmissione all’Ente utente in sede di consegna dell’impianto.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente denunciante (o dell’Ente
utente, se così concordato), eccetto quelle effettuate direttamente da tecnici dell’U.T.O.V.,
che sono a carico di GENIODIFE.
Gli impianti devono essere costantemente mantenuti in efficienza a cura dell’Ente utente.
Successivamente gli impianti sono soggetti alle verifiche di cui al punto 4 seguente.
N.B. Nella progettazione di un impianto di terra per zone con pericolo di esplosione, è
necessario adottare idonee misure di sicurezza per prevenire:
innesco di esplosione per guasti elettrici verso terra;
accumulo di cariche elettrostatiche (art. 335 del D.P.R n°. 547 del 27/4/1955 );
scariche atmosferiche (art. 38 del D.P.R n°. 547 del 27/4/1955 ).
Ciò comporta la necessità da parte del verificatore di dover coordinare le verifiche degli
impianti di protezione contro i fulmini, degli impianti di protezione contro i contatti indiretti e
degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione così da poter esprimere un parere
completo sullo stato degli impianti.
Per quanto sopra, le denunce relative ai tre impianti debbono essere inviate all’U.T.O.V.
contemporaneamente.
2. Impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti già denunciati all’U.T.O.V. e già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL o dell’U.T.O.V., sono soggetti alle verifiche periodiche di cui al
punto 4. seguente.
Gli impianti debbono essere costantemente manutenuti e conservati in efficienza a cura
dell’Ente utente.
3. Impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V.
Gli impianti esistenti non denunciati all’U.T.O.V. ma già sottoposti a prima verifica da parte
dell’ENPI o dell’ISPESL devono essere denunciati all’U.T.O.V. entro 90 giorni dalla data
della presente circolare, inviando copia dei modelli C a suo tempo compilati unitamente ai
verbali di verifica (su modelli C1); detti impianti sono soggetti alle verifiche periodiche di cui
al punto 4. seguente.
Gli impianti esistenti non denunciati e non sottoposti ad alcuna verifica debbono essere trattati
come se fossero nuovi e pertanto, qualora risulti impossibile reperire i progetti originali
tramite il competente Organo del Servizio lavori, l’Ente utente deve provvedere:
- all’allestimento della documentazione di cui al precedente punto 1. da parte di
professionista abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio professionale, secondo la
regolamentazione tecnica oggi vigente;
- alla verifica di rispondenza degli impianti al progetto ed agli eventuali adeguamenti
necessari;
- alla denuncia all’U.T.O.V. ed alla successiva omologazione.
La procedura si sviluppa secondo quanto descritto nel punto 1.
4. Verifiche periodiche
Ogni due anni gli impianti sono soggetti a verifica periodica da richiedersi all’U.T.O.V. a cura
dell’Ente utente con un anticipo di almeno tre mesi rispetto alla data naturale di scadenza
della verifica precedente.
Nella lettera di richiesta l’Ente utente deve dichiarare di essere in possesso della
documentazione tecnica aggiornata degli impianti, descritta nel precedente punto 1.
L’U.T.O.V. provvede alla nomina di un tecnico verificatore a disposizione del quale debbono
essere messi tutti i documenti di cui al precedente punto 1., nonché la documentazione
relativa ad eventuali riparazioni, modifiche ed interventi manutentivi, nonché i verbali delle
precedenti verifiche.
Il tecnico incaricato, previo accertamento dell’idoneità della documentazione, verifica la
corrispondenza delle attrezzature e dei dispositivi installati ed esegue le prove necessarie.
Alle operazioni di verifica devono presenziare:
- il responsabile tecnico dell’Ente utente;
- personale tecnico specializzato, munito della strumentazione e degli attrezzi necessari per
l’esecuzione delle prove.
Al termine della verifica il tecnico incaricato redige il mod. C1/DIFESA in duplice originale,
nel quale annota le eventuali prescrizioni necessarie per rendere pienamente rispondente
l’impianto alle norme tecniche di riferimento.
Un esemplare del verbale mod. C1/DIFESA è trasmesso all’U.T.O.V. per la conservazione
agli atti; l’altro viene consegnato all’Ente utente.
Le eventuali spese di missione sono sempre a carico dell’Ente utente, eccetto quelle effettuate
direttamente da tecnici dell’U.T.O.V., che sono a carico di GENIODIFE.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
5. Verifiche straordinarie
Gli impianti sono soggetti a verifica straordinaria da richiedersi all’U.T.O.V. a cura dell’Ente
utente nei casi di:
- esito negativo della prima verifica o della verifica periodica;
- modifica sostanziale degli impianti, nel qual caso deve essere approntata tutta la
documentazione richiesta per gli impianti nuovi;
- su richiesta del datore di lavoro, qualora siano sorti dubbi sull’efficienza o sulla sicurezza
degli impianti.
La procedura si sviluppa come descritto al precedente punto 4.
Il ricorso ad organismi esterni all’uopo abilitati con Decreto del Ministero delle attività
produttive può essere autorizzato da SEGREDIFESA, su conforme nulla osta da parte di
GENIODIFE.
6. Dismissione
Nella eventualità della dismissione dell’impianto, l’Ente utente deve darne comunicazione
all’U.T.O.V. per la cancellazione dai propri archivi.
Allegato “A”
Mod. A/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro
CONTROLLO INSTALLAZIONI E DISPOSITIVI CONTRO LE SCARICHE
ATMOSFERICHE
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
N. …………………………………………… (1)
COMANDO/ENTE……………………………………………………………………………………………………………..
VIA/P.ZA……………………………………………………COMUNE……………….....................………………………..
PROVINCIA……………………………………..C.A.P. ………………………… TEL………………….………………….
DENUNCIA DELLE INSTALLAZIONI E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE CONTRO LE SCARICHE
ATMOSFERICHE: (2)
 Prima installazione
 Sostitutiva o aggiuntiva per modifiche
Attuati a norma: (2)
 Dell'art. 38 lett. a) DPR 547/55 (v. DPR 689 del 26/5/59)

Azienda o lavorazione prevista dall'art. 36 a) DPR 547/55

Azienda o lavorazione prevista dall'art. 36 b)
 Dell'art. 38 lett. b) DPR 547/55
 Dell'art. 39 DPR 547
ELEMENTI DESCRITTIVI DEGLI IMPIANTI PROTETTI (3) ………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………fabbricato n………di P.G.
………………….., li ………….. (4)
IL COMANDANTE/DIRETTORE
…………………………………………………
(1) Numero di matricola riservato all’Ufficio Tecnico Omologazioni e Verifiche.
(2) Barrare con crocetta il quadratino indicante la corrispondenza.
(3) Dimensioni, destinazione d’uso, numero di addetti.
(4) Luogo e data.
CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO DI PROTEZIONE (2)

AD ASTA VERTICALE

A FUNE

A MAGLIA
CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO DI BASE
CONDUTTORI DI CAPTAZIONE
MATERIALI/SEZIONE ……………………………………………………………..…………………………
CONDUTTORI DI CALATA
MATERIALI/SEZIONE ……………………………………………………………..…………………………
DISPERSORI
MATERIALI/TIPO
……………………………………………………….………………………………
CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO INTEGRATIVO
CONDUTTORI EQUIPOTENZIALI
MATERIALI/SEZIONE ……………………………………………………….………………………………
LIMITATORI DI TENSIONE
………………………………………………………….……………………………
CARATTERISTICHE
DOCUMENTAZIONE TECNICA ALLEGATA
a. Progetto dell’impianto, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio professionale,
costituito da:
- relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente la norma di buona tecnica adottata nella
progettazione ed illustri esaurientemente i criteri seguiti nell’operare le varie scelte impiantistiche;
- disegno quotato in scala opportuna che illustri in pianta e secondo idonee sezioni la posizione e la distanza
del fabbricato o dell’elemento protetto rispetto agli edifici circostanti o agli altri elementi significativi vicini
(piante d’alto fusto, tralicci, torri piezometriche, camini, ecc.);
- disegni quotati in scala opportuna che illustrino in pianta:
 la natura delle pavimentazioni a livello del terreno entro 20 metri dal perimetro del fabbricato o
dell’elemento protetto;
 il percorso esterno, il punto di ingresso ed il percorso interno delle linee di alimentazione elettrica,
telefonica, idrica, del gas e di trasmissione dati afferenti al fabbricato o all’elemento protetto;
 l’ubicazione di locali interni a rischio specifico di incendio o esplosione (centrali termiche, depositi di
sostanze infiammabili, ecc.);
 l’ubicazione di locali interni sede di attrezzature particolarmente sensibili (centri di elaborazione dati,
centrali telefoniche, cabine elettriche, ecc.) o di attività la cui interruzione a causa della fulminazione
può produrre danni indiretti ritenuti non accettabili ai fini della continuità dell’esercizio delle funzioni
istituzionali (ponti radio, centri decisionali, ecc.);
- i materiali e dimensioni dei componenti naturali e non utilizzati come captatori e/o dispersori;
- i dispositivi di sostegno e di ancoraggio dei captatori e delle calate;
- l’ubicazione dei punti di misura;
- la composizione ed il posizionamento del sistema disperdente ed i punti di interconnessione con preesistenti
impianti di terra;
b. il valore della resistenza di terra del dispersore e condizioni in cui è stata effettuata la misura;
c. l’eventuale disegno dell’LPS interno realizzato (collegamenti equipotenziali diretti o tramite limitatori di
tensione per la protezione contro le sovratensioni sulle linee entranti nella struttura);
d. copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
e. copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
f. copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice rilasciato dalla
competente Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per l’artigianato.
……………..……, li …………….
IL COMANDANTE/DIRETTORE
….………………………………………………
Allegato “B”
Mod. B/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli Infortuni sul lavoro
CONTROLLO IMPIANTI ELETTRICI DI MESSA A TERRA
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
N. …………………………………………… (1)
COMANDO/ENTE……………………………………………………………………………………………………………..
VIA/P.ZA……………………………………………………COMUNE……………….....................………………………..
PROVINCIA……………………………………..C.A.P. ………………………… TEL………………….………………….
DENUNCIA DI IMPIANTI DI TERRA: (2) .
 Prima installazione
 Sostitutiva o aggiuntiva per modifiche
Potenza totale installata:………………………….kW
Impianto elettrico funzionante a ...................V e alimentato: (2)
 dalla rete di B.T.
 da propria cabina alimentata a .................... kV
 da impianto autonomo di produzione
ELEMENTI DESCRITTIVI DEGLI IMPIANTI PROTETTI (3)………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………………..…………fabbricato n…………di P.G.
……………………….., li ………………(4)
IL COMANDANTE/DIRETTORE
….……………………………………………
(1) Numero di matricola la cui assegnazione è riservata all’Ufficio Tecnico Omologazioni e Verifiche.
(2) Barrare con crocetta il quadratino indicante la corrispondenza.
(3) Dimensioni, destinazione d’uso, numero di addetti.
(4) Luogo e data.
Allegato “C”
CARATTERISTICHE DEL SISTEMA ELETTRICO DISPERDENTE
DISPERSORI:
materiale/tipo
……………………………………………………………………………..…………..
CONDUTTORI DI TERRA:
materiale/sezione
…………………………………………………………………………………………
CONDUTTORI DI PROTEZIONE:
materiale/sezione
………………………………………………………………………………………....
CONDUTTORI EQUIPOTENZIALI:
materiale/sezione
………………………………………………………………………..………………..
………………………………………………………………………………………....
………………………………………………………………………………………....
……………………………………………………………………………………..…..
…………………………………………………………………………..……………..
SISTEMA DI COORDINAMENTO (2)
 Utilizzo di dispositivi di protezione
di tipo differenziale Idn
………………………………………………………………………………..….…….
 Utilizzo di dispositivi di protezione di tipo a
massima corrente a tempo inverso
………………………………………………………………………….……..
……………………………………………………………….…………..…………….
……………………………………………………………….………………..
IMPIANTI ALIMENTATI DA PROPRIA CABINA DI TRASFORMAZIONE
( Dati da richiedere ogni due anni all’azienda erogatrice )
VALORE DELLA CORRENTE
MASSIMA DI GUASTO
VERSO TERRA (A)
………………………………………
TEMPO DI INTERVENTO ………………………………………
DEI
DISPOSITIVI
DI
PROTEZIONE (sec.)
Il valore della resistenza di terra misurato con il metodo …………………………………………………………………...
è risultato di ………….. 
DOCUMENTAZIONE TECNICA ALLEGATA (2):
a. Progetto dell’impianto elettrico, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio
professionale, costituito da:
 relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente le norme di buona tecnica adottate nella progettazione
ed illustri esaurientemente i criteri seguiti nell’operare le varie scelte impiantistiche;
 descrizione delle misure di protezione contro i contatti diretti, i contatti indiretti, contro i sovraccarichi, contro i
corto circuiti e modalità di esecuzione dei collegamenti a terra del sistema, conduttori di protezione, messa a
terra delle masse e delle masse estranee, uso dei ferri del calcestruzzo o di altre strutture metalliche come
dispersori, collegamenti equipotenziali, ecc.;
 tabelle e/o diagrammi per il coordinamento delle protezioni;
 planimetrie in scala 1/100  1/500 (in relazione all’estensione delle infrastrutture) con indicazioni relative a:
- destinazione d’uso dei vari locali, con particolare riferimento ai locali a rischio specifico di incendio o
esplosione e a quelli sede di attrezzature particolarmente sensibili;
- posizionamento delle cabine di trasformazione, dei quadri generali, dei quadri di zona e di reparto;
- percorsi delle linee elettriche principali;
- posizione degli elementi del dispersore di terra, dei conduttori di terra, dei conduttori equipotenziali e di
protezione, dei nodi equipotenziali, dei collettori principali di terra e dei punti di interconnessione con
preesistenti impianti di terra e/o di protezione contro le scariche atmosferiche;
 schemi elettrici unifilari dei quadri generali, dei quadri di zona e di reparto, in simbologia grafica unificata;
b. lettera dell’ENEL di notifica della corrente convenzionale di guasto a terra e del tempo di intervento delle
protezioni;
c. copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
d. copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
e. copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice rilasciato dalla competente
Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per l’artigianato.
…………………., li ……………… (4)
IL COMANDANTE/DIRETTORE
……………………………………………..
Allegato “C”
Mod. C/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli Infortuni sul lavoro
CONTROLLO INSTALLAZIONI ELETTRICHE NEI LUOGHI CON PERICOLO DI ESPLOSIONE
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
Matr. N. …………………………………..… (1)
COMANDO/ENTE……………………………………………………………………………………………………………..
VIA/P.ZA……………………………………………………COMUNE……………….....................………………………..
PROVINCIA……………………………………..C.A.P. ………………………… TEL………………….………………….
DENUNCIA DELLE INSTALLAZIONI ELETTRICHE IN LUOGHI CON PERICOLO DI ESPLOSIONE
O DI INCENDIO (articoli 330, 331,e 332 del D.P.R. 27/4/1955 N. 547 e D.M. M.L.P.S. 22/12/1958): (2) .
 Prima installazione
 Sostitutiva o aggiuntiva per modifiche
SOSTANZA PERICOLOSA
(Gas, vapori infiammabili, materie esplosive, polveri,
prodotti, trattati, utilizzati o immagazzinati) (3)
………………………………………………….…………
………………………………………………….…………
…………………………………………………….………
…………………………………………………….………
…………………………………………………….………
…………………………………………………….………
…………………………………………………….………
…………………………………………………….………
………………………………………………….…………
………………………………………………………….…
……………………………………………….……………
…………………………………………………………….
…………………………………………………………….
…………………………………………………………….
ELEMENTI DESCRITTIVI DEI LUOGHI DI LAVORO
(Luoghi di lavoro e lavorazioni eseguite) (3)
…………….……………………………………………………
…………….……………………………………………………
…………….……………………………………………………
…………….……………………………………………………
………….………………………………………………………
………….………………………………………………………
………….………………………………………………………
………….………………………………………………………
………….………………………………………………………
……….…………………………………………………………
…….……………………………………………………………
………………………………………………………………….
………………………………………………………………….
………………………………………………………………….
………………………., li ……………….. (4)
IL COMANDANTE/DIRETTORE
….……………………………………………
(1) Numero di matricola riservato all’Ufficio Tecnico Omologazioni e Verifiche.
(2) Barrare con crocetta il quadratino indicante la corrispondenza.
(3) Per ogni luogo di lavoro indicare la sostanza che costituisce il pericolo, l’operazione che interessa la sostanza medesima (v.
D.M. 22/12/1958) nonché il numero di P.G. del fabbricato interessato.
(4) Luogo e data.
INSTALLAZIONI ELETTRICHE ESISTENTI NEI LUOGHI DI LAVORO :
Antideflagranti
Reparti o luoghi di lavoro
……………… …. (5) Motori
n°
………………………. Motori
n°
………………………. Motori
n°
………………………. Motori
n°
PE
TF
SI
………..
Stagni
Chiusi
Apparecchiature elettriche
(in complesso)
Interruttori……………………...n°
Scatole di derivazione………..n°
Valvole………………………….n°
Derivazioni a spina……………n°
Altre…………………………….n°
Tubi o guaine dei conduttori di alimentazione ( caratteristiche costruttive):
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
Lampade in nicchia a chiusura ermetica
N. ………………………………………………….
Lampade con involucro di vetro a chiusura ermetica
N. ………………………………………………….
Misure di sicurezza adottate contro le scariche elettrostatiche (art.335 del D.P.R. 27/4/1955, n. 547)………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
DOCUMENTAZIONE TECNICA ALLEGATA
a. Progetto dell’impianto elettrico, in originale e a firma di tecnico abilitato ed iscritto all’Ordine/Collegio
professionale, costituito da:
- relazione tecnica dettagliata che indichi esplicitamente le norme di buona tecnica adottate nella
progettazione ed illustri esaurientemente i criteri seguiti nell’operare le varie scelte impiantistiche;
- descrizione delle misure di protezione contro i contatti diretti, i contatti indiretti, i sovraccarichi, i corto circuiti;
- descrizione delle misure di sicurezza adottate contro l’accumulo delle cariche elettrostatiche;
- planimetrie in scala 1/100  1/500 (in relazione all’estensione delle infrastrutture) con indicazioni relative a:
 destinazione d’uso dei vari locali, la classificazione delle zone e dei centri di pericolo;
 la qualifica e l’estensione di ciascuna zona AD, integrate, quando necessario, da sezioni verticali
particolareggiate;
 percorsi delle linee elettriche;
- schemi elettrici unifilari del quadro generale e dei quadri di zona e di reparto, in simbologia grafica unificata;
- certificati rilasciati da laboratori di prova e/o dichiarazioni di conformità dei componenti;
- schede tecniche informative dei materiali pericolosi presenti, ai sensi dell’art. 25 del D. Lgs. 3.2.1997 n. 52 e
del D.M. (Sanità) 4.4.1997 e successive integrazioni e modificazioni;
b. copia della dichiarazione di conformità resa a mente della L. 46/90;
c. copia degli allegati alla dichiarazione di conformità riferiti ai materiali impiegati;
d. copia del certificato di riconoscimento dei requisiti professionali della ditta installatrice rilasciato dalla
competente Camera di Commercio o dalla Commissione provinciale per l’artigianato.
…………………, li ……………….
IL COMANDANTE/DIRETTORE
………………………………………
Allegato “A1”
Mod. A1/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro
CONTROLLO INSTALLAZIONI E DISPOSITIVI CONTRO LE SCARICHE
ATMOSFERICHE
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
VERBALE DI VERIFICA INIZIALE/PERIODICA/STRAORDINARIA (1)
Matr. N. ………………………
Il sottoscritto ……………………………… ha provveduto in data ….……….alla verifica delle
installazioni e dei dispositivi di protezione contro le scariche ..atmosferiche presso il
fabbricato n. …..….. di P.G. adibito a………………………………………..……………..….. del
COMANDO/ENTE…………………………………………………………………................………
INDIRIZZO…………………………………………………………………………………………..…
e, in seguito agli accertamenti effettuati, ha rilevato quanto segue:
1. Rispondenza dell’impianto ai dati di progetto: ………………………………….……………..
.……………………………………………………………………..………...………...………….
…………………………………………………………………………...…………………………
……………….……………………………………………………….…………………………….
2. Stato di conservazione dei captatori, delle calate, dei conduttori di collegamento e loro
continuità elettrica: …………………………………………………….. …………………………
……………………………………………………………………………..………………………..
…………………………………………………………………………………………………..…..
………………………………………………………………………………………………………
3. Stato dei giunti, degli ancoraggi, e dei sostegni:………………………………………………..
...………………………………………………………………………………………………………
.……………………………………………………………………………………………………….
.…………………………………………………………………………………………………….….
4. Stato di conservazione dei limitatori di tensione: …………...………………………………….
…………………………………………...……………………………………………………………
.……………………………….…………………………………………………………..…………..
....……………………………………………………………………………………………………..
(1) Cancellare le voci non pertinenti.
5. I valori delle resistenze di terra dei dispersori, misurati con il metodo …………....…….
....….………………………………….……………………………………………., risultano:
R( Ω )
In riferimento al verbale di collaudo rilasciato in data ………………………dal Comando dei Vigili
del Fuoco di ………………………………………….. …………….. ha inoltre osservato:
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………..
In relazione a quanto accertato si sono riscontrate le seguenti deficienze che debbono essere
eliminate:
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………..
Eventuali osservazioni: …. ……………………………………………………………………..………...
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………
per ricevuta
Il RAPPRESENTANTE DEL COMANDO/ENTE
Il FUNZIONARIO TECNICO DEL M.D.
……….………………………………………….
…..………………………………
Allegato “B1”
Mod. B1/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro
VERIFICHE IMPIANTI ELETTRICI DI MESSA A TERRA
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
VERBALE DI VERIFICA INIZIALE/PERIODICA/STRAORDINARIA (1)
Matr. N. ………………………
Il sottoscritto verificatore ha proceduto in data ………………. alla verifica …………..………………
dell’impianto elettrico di messa a terra presso il fabbricato n. …..….. di P.G. adibito a…….………
…………………………..……………….. ………………………………………………………………del:
COMANDO/ENTE………………………………………………………..………………….....................…
INDIRIZZO……………………………………………………………...……………………………..…
……
e, in seguito ai controlli effettuati, ha rilevato quanto segue:
1. Rispondenza dell’impianto alla documentazione di progetto: …………….....……………………
.……………………………………………………………………...…….……………………..………
…………………………………………………………………………....………………………………
……………………………………………………………………………………………………………
2. Stato e continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali e
supplementari:…………………….. ……………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………….……...………
…………………...….……………………………………………………………………………………
…………………………....………………………………………………………………………………
3. Stato e continuità del conduttore di terra, delle connessioni e dei nodi: ………..………………..
…………………………….………...…………………………………………………....……………….
.…………………………………………………………………………………………………..……….
…….…………………………….………………...………………………………………………………
……….……….………………………………………………...…………………………………………
4. Stato e efficacia delle misure di protezione contro i contatti indiretti mediante interruzione
automatica dell’alimentazione: …………………………………………….………………….………
………….…………………………………………………………………..…………………………….
……………………...………….…………………………………………………………………………
.……………………………………………………………………………………………………………
(1) Cancellare le voci non pertinenti.
5. I valori delle resistenze di terra dei dispersori , misurati con il metodo ……………………..………….
....….……………………………………………………………………………., risultano:
R( Ω )
In relazione a quanto accertato si sono riscontrate le seguenti deficienze che debbono essere eliminate:
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………..………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………………….
………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………………………………………….
Eventuali osservazioni: …. ………………………………………………….…………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
per ricevuta
Il RAPPRESENTANTE DEL COMANDO/ENTE
……….………………………………………….
Il FUNZIONARIO TECNICO DEL M.D.
…..…………………………………….
Mod. C1/DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
DIREZIONE GENERALE DEI LAVORI E DEL DEMANIO
UFFICIO TECNICO OMOLOGAZIONI E VERIFICHE
PIAZZA DELLA MARINA, 4 – 00196 ROMA
Norme di prevenzione degli Infortuni sul lavoro
CONTROLLO INSTALLAZIONI ELETTRICHE NEI LUOGHI CON PERICOLO DI
ESPLOSIONE
( Art. 18 D.M. M.L.P.S. 12/9/59 – D.M. DIFESA 26/01/98 )
VERBALE DI VERIFICA INIZIALE/PERIODICA/STRAORDINARIA (1)
Matr. N. …………………………………………
Il sottoscritto ………………………………………………………ha provveduto in data ……………. alla
verifica delle installazioni elettriche nei luoghi dove esistono pericoli di esplosione o di incendio presso il
fabbricato n. .. ...di P.G. adibito a …….………………………………….…….. del:
COMANDO/ENTE…………………………………….……………………………………….....................…
INDIRIZZO………………………………..………………………………………………........………..……
e, in seguito ai controlli effettuati, ha rilevato quanto segue:
1. Sostanza
da
cui
dipende
il
pericolo
(2):
...…………………………………………………………………….
……………………………………………...…………………………………………………………….…….…
…………………………….…………..…………………………...…………………………………………...…
2. Rispondenza dell’impianto alla documentazione di progetto: …………....……………………………..…
...…………………………………………..……………………...………..….…...…….....……………………
…………………………………………..……………………………………….………………..………………
……………………………………..………..………………..………………...…………………………………
…………………………………...………………………………………………...…………………………...…
3. Provenienza del pericolo(centri del pericolo, sorgenti di emissione, gradi di emissione): ….….
……….……………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………….………………………
……………………………………………......……………………………………….…………………………
……
4. Condizioni ambientali (ventilazione/ambiente): ………………….…….……………………….……………
………...……………………………...……………………………………………….……………………..……
……………………………………………………………………...……………………………………………….…
5. Classificazione del luogo (zona) pericoloso: …..………………………………………….…………
…………………………………………………………………………..…………………………..…………….
….……………………………………………………………………………..…..………………………………
6. Modo di protezione dell’impianto elettrico:……………………………………………………………………
……………….…………………………….….……………………..……………………………………………
……………………………………………………………………….……………...…………………………………
(1) Cancellare le voci non pertinenti.
(2) Per gas, liquidi, polveri infiammabili precisare i limiti di esplodibilità o infiam. (caratteristiche chimico fisiche e relativa classe).
7. Motori elettrici (3): ………………………………………………….……………………………………………
……………………………….……………….……………………………………………………………………
……………………………………………….…………………….………………………………………………
……………………………………………………………………….………………………………………….…
8. Apparecchiature elettriche (3):……………..………………………………………………………………….
………………………………………….….………………………………………………………………………
…..………………….……………..………………………………………………………………………………
………………….……………………………………….…………………………………………………………
……………….……………………………………………………….……………………………………………
……….……………………………………………………………………………………………….……………
9. Conduttori di alimentazione (3)(4): ……….………………………….……………………………….
…...…………………………………………...………………….………..………………………………………
……………………………………….………………………….…………………………………………………
………………………………………………………………………………….…….……………………………
10. Apparecchi di illuminazione elettrica (3):………………………………………..……………………
………………………………………………………………………………..…………………………..………
……………………………………………………………….……….……………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………….
11. Impianto di terra e di protezione contro le scariche elettrostatiche (5):……………………………………
……..………………………………………………………………………………..…….………………………
……………..…………..……………………………………………………….…………………………………
……………………………………………………………………………………………………..……………...
In relazione a quanto accertato si sono riscontrate le seguenti deficienze che debbono essere eliminate:
………………...………………………………………………………………………………………………………
…………………………...……………………………………………………………………………………………
…………………………………………...……………………………………………………………………………
………………………………………………………...………………………………………………………………
……………………………………………………………………..…………………………………………………
……………………………………………………………………………..…………………………………………
…………………………………………………………………………………..……………………………………
……………………………………………………………………………………..…………………………………
…………………………………………………………………………………………..……………………………
………………………………………………………………………………………………..………………………
……………………………………………………………………………………………………..…………………
………………………………………………………………………………………………………..………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
………………………..……………………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………...……………………………………
…………………………………………………………………………………...……………………………………
Eventuali osservazioni:
………..……………………………………………………………….………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………………
per ricevuta
Il RAPPRESENTANTE DEL COMANDO/ENTE
……….………………………………………….
Il FUNZIONARIO TECNICO DEL M.D.
…..…………………………………….
(3) Targhetta di contrassegno, idoneità della costruzione elettrica alla qualifica(classe) della zona pericolosa,
identificazione del circuito al quale appartiene, condizioni di integrità del modo di protezione.
(4) Per condutture in tubo protettivo controllare, inoltre, raccordi di bloccaggio, presenza di corrosione, eventuali
drenaggi.
(5) Stato di conservazione e continuità di tutti gli elementi (conduttori, connessioni, morsetti, masse, masse
estranee…) tracce di corrosione, danneggiamenti meccanici, connessioni allentate, equipotenzialità.
Allegato “D”
DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ DELL’IMPIANTO ALLA REGOLA D’ARTE
Art. 9 della legge n. 46 del 5 marzo 1990
Il sottoscritto ………………………………………. titolare o legale rappresentante dell’impresa ………………………
……………. operante nel settore ……………………………….. con sede in via …………………………….. n ………
comune ………………………… prov. ………. tel. ……………………….. part. IVA ………………………………….
 iscritta nel registro delle ditte (R.D. 20.9.1934 n. 2011) della C.C.I.A.A. di ………………………………... n ……….
iscritta all’albo provinciale delle imprese artigiane (L. 8.8.1985 n. 443) di ………………………..………... n ………
esecutrice dell’impianto ……………………………………………………………………………………... inteso come:
 nuovo impianto  trasformazione  ampliamento  manutenzione straordinaria  altro (1) …………………
commissionato da ………………………………….. installato nei locali siti nel comune di ……………………………..
prov. ………. via ……………………………...……. n ……. scala ………… piano ……… interno ……… di proprietà
di ……………………………………………… via ………………………………………... n ……... comune ………….
…………………… prov. ……….. in edificio adibito ad uso:
 industriale  civile (2)  commercio  altri usi
DICHIARA
sotto la propria personale responsabilità che l’impianto è stato realizzato in modo conforme alla regola dell’art. 7 della
legge n. 46/1990, tenuto conto delle condizioni di esercizio e degli usi a cui è destinato l’edificio, avendo in particolare:
 rispettato il progetto (per impianti con obbligo di progetto ai sensi dell’art. 6 della legge 46/90;
 seguito la normativa tecnica applicabile all’impiego (3) ………………………………………………………………...
 installato componenti e materiali costruiti a regola d’arte e adatti al luogo di installazione (art. 7 della legge 46/90);
 controllato l’impianto ai fini della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verifiche
richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge.
Allegati obbligatori:
 progetto (solo per impianti con obbligo di progetto) (4);
 relazione con tipologie dei materiali impiegati (5);
 schema di impianto realizzato (6);
 riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già esistenti (7);
 copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali.
Allegati facoltativi (8):
………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………
DECLINA
Ogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da manomissione dell’impianto da parte di terzi ovvero da
carenze di manutenzione o riparazione.
Il dichiarante
Data …………………….
………………………….
timbro e firma
Avvertenze per il committente: responsabilità del committente o del proprietario (legge 46/90 art. 10) (9).
LEGENDA: v. pagina seguente.
Allegato “D” - Recto
LEGENDA
(1) Come esempio, nel caso di impianti a gas con “altro” si può intendere la sostituzione di un apparecchio installato in
modo fisso.
(2) Per la definizione di “uso civile” vedere D.P.R. 6 dicembre 1991 n. 447, art. 1 comma 1.
(3) Citare la o le norme tecniche e di legge, distinguendo tra quelle riferite alla progettazione, alla esecuzione e alle
verifiche.
(4) Qualora l’impianto eseguito su progetto sia variato in opera, il progetto presentato alla fine dei lavori deve
comprendere le varianti realizzate in corso d’opera. Fa parte del progetto la citazione della pratica di prevenzione
incendi (ove richiesta).
(5) La relazione deve contenere, per i prodotti soggetti a norme: la dichiarazione di rispondenza alle stesse, completata,
ove esistente, con riferimenti a marchi, certificati di prova, ecc. rilasciati da istituti autorizzati.
Per gli altri prodotti (da elencare) il firmatario deve dichiarare che trattasi di materiali, prodotti o componenti
conformi a quanto previsto dall’art. 7 della legge n. 46/90. La relazione deve dichiarare l’doneità rispetto
all’ambiente di installazione.
Quando rilevante ai fini del buon funzionamento dell’impianto, si devono fornire indicazioni sul numero o
caratteristiche degli apparecchi installati e installabili (ad esempioper il gas: 1) numero, tipo e potenza degli
apparecchi; 2) caratteristiche dei componenti il sistema di ventilazione dei locali; 3) caratteristiche del sistema di
scarico dei prodotti della combustione; 4) indicazioni sul collegamento elettrico degli apparecchi, ove previsto.
(6) Per schema dell’impianto realizzato si intende la descrizione dell’opera come eseguita (si fa semplice rinvio al
progetto quando questi esiste).
Nel caso di trasformazione, ampliamento e manutenzione straordinaria, l’intervento deve essere inquadrato, se
possibile, nello schema dell’impianto preesistente.
Lo schema citerà la pratica di prevenzione incendi (ove richiesto).
(7) I riferimenti sono costituiti dal nome dell’impresa esecutrice e dalla data della dichiarazione. Non sono richiesti
nel caso si tratti di nuovo impianto o di impianto costruito prima dell’entrata in vigore della legge.
Nel caso che parte dell’impianto sia predisposto da altra impresa, la dichiarazione deve riportare analoghi
riferimenti per dette parti.
(8) Esempio: eventuali certificati dei risultati delle verifiche eseguite sull’impianto prima della messa in esercizio o
trattamenti di pulizia, disinfezione, ecc.
(9) Al termine dei lavori l’impresa è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformità degli impianti nel
rispetto delle norme di cui all’art., 7 della legge 46/90.
Il committente o il proprietario è tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di
manutenzione degli impianti di cui all’art. 1 ad imprese abilitate ai sensi dell’art. 2 della legge 46/90.
Il sindaco rilascia il certificato di abitabilità dopo aver acquisito anche la dichiarazione di conformità (legge 46/90
art. 11)
Copia della dichiarazione di conformità è inviata dal committente alla commissione provinciale per l’artigianato o
a quella insediata presso la camera di commercio.
Allegato E
DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’ DELL’IMPIANTO ALLA REGOLA D’ARTE
Art. 9 della legge n. 46 del 5 marzo 1990
Il sottoscritto ………………………………………., responsabile degli impianti elettrici realizzati dall’Ufficio Tecnico
interno (1)……………………………………….. ……………………… del (2) …………………………………………
del Ministero della Difesa , con sede in via ………………………………………………………………….….. n ………
comune ………………………… prov. ………. tel. ……………………….., con riferimento all’impianto
(3)……………………………………………………………………………………... inteso come:
 nuovo impianto  trasformazione  ampliamento  manutenzione straordinaria  altro ………………
installato nei locali (4) …………………………………………………..…………………………………………………
in uso a (5) …….………………………………………….………...via ………………………….………...……. n …….
comune …………………………….…………..…….prov. ………. scala ………… piano ……… n. di P.G. ……… in
edificio adibito ad uso:
 industriale  civile  altri usi
DICHIARA
sotto la propria personale responsabilità che l’impianto è stato realizzato in modo conforme alla regola dell’art. 7 della
legge n. 46/1990, tenuto conto delle condizioni di esercizio e degli usi a cui è destinato l’edificio, avendo in particolare:
 rispettato il progetto (per impianti con obbligo di progetto ai sensi dell’art. 6 della legge 46/90);
 seguito la normativa tecnica applicabile all’impiego ………………………………………………………………...
 installato componenti e materiali costruiti a regola d’arte e adatti al luogo di installazione (art. 7 della legge 46/90);
 controllato l’impianto ai fini della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verifiche
richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge.
Allegati obbligatori:
 progetto (solo per impianti con obbligo di progetto);
 relazione con tipologie dei materiali impiegati;
 schema di impianto realizzato;
 riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già esistenti;
Allegati facoltativi:
………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………
DECLINA
Ogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da manomissione dell’impianto da parte di terzi ovvero da
carenze di manutenzione o riparazione.
Il dichiarante
Data …………………….
………………………….
timbro
e
firma
LEGENDA
(1) Denominazione dell’Ufficio Tecnico interno (ad esempio: Servizio Impianti).
(2) Organo dell’A.D. di cui l’ufficio Tecnico interno è parte funzionale (ad esempio: Gruppo S.L.O. – Aeroporto
Pratica di Mare).
(3) Descrizione sommaria.
(4) Immobile di installazione dell’impianto oggetto della dichiarazione (ad esempio: mensa aeroportuale).
(5) Denominazione dell’Ente gestore dell’immobile (ad esempio: C.do Aeroporto Pratica di Mare).
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