Commons/Comune: geografie, luoghi, spazi, città è un volume delle Memorie Geografiche della Società di Studi Geografici http://www.societastudigeografici.it ISBN 978-88-908926-2-2 Numero monografico delle Memorie Geografiche della Società di Studi Geografici (http://www.societastudigeografici.it) Certificazione scientifica delle Opere I contributi pubblicati in questo volume sono stati oggetto di un processo di referaggio a cura del Comitato scientifico e degli organizzatori delle sessioni della Giornata di studio della Società di Studi Geografici Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume: Maura Benegiamo, Luisa Carbone, Cristina Capineri, Donata Castagnoli, Filippo Celata, Antonio Ciaschi, Margherita Ciervo, Davide Cirillo, Raffaella Coletti, Adriana Conti Puorger, Egidio Dansero, Domenico De Vincenzo, Cesare Di Feliciantonio, Francesco Dini, Daniela Festa, Roberta Gemmiti, Cary Yungmee Hendrickson, Michela Lazzeroni, Valeria Leoni, Mirella Loda, Alessandra Marin, Alessia Mariotti, Federico Martellozzo, Andrea Pase, Alessandra Pini, Giacomo Pettenati, Filippo Randelli, Luca Simone Rizzo, Patrizia Romei, Venere Stefania Sanna, Lidia Scarpelli, Massimiliano Tabusi, Alessia Toldo, Paola Ulivi Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale L’immagine di copertina è tratta dal volume di Emma Davidson Omnia sunt communia, 2015, p. 9 (shopgirlphilosophy.com) © 2016 Società di Studi Geografici Via San Gallo, 10 50129 - Firenze Aa.Vv. (2016), Commons/Comune, Società di studi geografici. Memorie geografiche NS 14, pp. 133-138 NICO BAZZOLI LA COSTRUZIONE DEL COMUNE NELLA CITTÀ NEOLIBERISTA: LA DIMENSIONE COSTITUENTE DELLA LOTTA PER LA CASA NELLA GENTRIFICAZIONE DELLA BOLOGNINA 1. COMMONS, URBAN COMMONS E COMMONING: UN FRAMEWORK TEORICO. — Nel corso degli ultimi anni il tema dei commons ha conosciuto un fiorente dibattito e numerose declinazioni. Una parte significativa di questa produzione scientifica ruota attorno all’accesso ai beni comuni “tradizionali”, al loro regime di proprietà e alle forme di organizzazione interna (Ostrom, 1990; Dietz et al., 2003). Differentemente, un secondo filone di letteratura enfatizza l’importanza dei commons in relazione all’organizzazione sociale postfordista (Hardt, Negri, 2009), considerando il loro potenziale politico all’interno della crisi del capitalismo e delle sue forme organizzative. Una crisi che oggi sembra essere arrivata a coinvolgere sia il sistema di accumulazione che le forme di riproduzione sociale. Ponendo al centro la crisi della riproduzione sociale nell’attuale fase di sviluppo capitalistico (Federici, 2010), intendo coniugare l’approccio di Negri e Hardt con una terza prospettiva delineata da Bresnihan e Byrne (2015), che concepisce i commons in antitesi agli attuali processi di enclosure (De Angelis, 2007; Holloway, 2010; Hodkinson, 2012). In questo lavoro i commons vengono interpretati come una costruzione sociale (Linebaugh, 2008; Federici, 2010) che, pur essendo riscontrabile in diversi contesti e a differenti scale, trova nella spazialità e nell’entità socialmente costruita della città un fertile terreno di proliferazione (si vedano Armiero, 2011; Foster, 2011; Gidwani, Baviskar, 2011; Gioielli, 2011). Nella città, la produzione di commons si basa su pratiche di commoning (Linebaugh, 2008) tra estranei che si uniscono sulla base di uno scopo comune (Huron, 2015). I commons, infatti, acquisiscono materialità tramite forme di lavoro collettivo che permettono la formazione di comunità caratterizzate da specifiche modalità di agire sociale. Nello spazio urbano contemporaneo, in cui le relazioni strumentali di mercato appaiono come la modalità principale per assolvere alle necessità di sostentamento degli individui, il commoning fornisce altre basi per l’organizzazione della vita economica e sociale (De Angelis, 2007). 2. LA NUOVA QUESTIONE ABITATIVA NELL’ENCLOSURE DELLO SPAZIO URBANO. — Nel corso degli ultimi decenni la ristrutturazione delle relazioni politiche, sociali ed economiche a scala globale ha comportato una significativa riorganizzazione delle città per mezzo di politiche di stampo neoliberista (Harvey, 1989; Leitner et al., 2007). Sebbene questi processi siano stati criticamente interpretati secondo la lente concettuale del neoliberal urbanism (Peck et al., 2009), analizzare questi cambiamenti attraverso il concetto di enclosure può costituire una chiave interpretativa delle politiche urbane contemporanee (Hodkinson, 2012). Le enclosures odierne inglobano una serie di processi più ampi rispetto alle forme di accumulazione originaria teorizzate da Marx (1990 [1864]) e si qualificano come barriere che compromettono l’accesso ad ogni spazio o legame sociale in grado di minacciare la dipendenza degli individui dalle relazioni sociali capitalistiche (De Angelis, 2007; Hodkinson, 2012). La loro azione mira quindi ad aprire nuovi terreni all’accumulazione, inglobando quelle entità spaziali e sociali – i commons – che forniscono strumenti di riproduzione sociale non assoggettati all’utopia neoliberista dello sfruttamento illimitato (Bourdieu, 1998). Nonostante questi concetti siano stati oggetto di un crescente interesse nel corso degli ultimi anni (si vedano De Angelis, 2007; Hodkinson, 2012; Sevilla-Buitrago, 2015), si è in Quest’opera è soggetta alla licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale presenza di una lacuna empirica e teorica rispetto alla loro contestualizzazione all’interno della recente crisi socio-economica (Tsavdaroglou, Makrygianni, 2013). Nel contesto italiano, l’introduzione di politiche urbane neoliberiste e la crisi socio-economica che si è avviata nel 2008 hanno scatenato importanti ripercussioni in campo abitativo. La casa, infatti, si colloca al centro di una serie di problematiche che accomunano il quadro nazionale. Da una parte, nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una particolare perdita di affordability delle abitazioni e a crescenti difficoltà legate al mondo del lavoro (Pittini et al., 2015). Dall’altra parte, mentre si trasformavano le forme di intervento pubblico in campo abitativo aumentavano le esigenze sociali e veniva a manifestarsi un disallineamento crescente tra la domanda e l’offerta di abitazioni sociali (Tosi, 2014). Questi fattori hanno segnato l’aumento di un disagio e di un’emergenza abitativa (Pittini, Laino, 2011) a cui le trasformazioni che hanno interessato il welfare italiano dagli anni Novanta non hanno saputo fornire risposte adeguate (Hong, 2014). La spazialità di queste problematiche appare piuttosto differenziata, ma sembra manifestarsi con particolare enfasi all’interno delle maggiori città italiane. In questi luoghi, l’adozione di strategie di rigenerazione e promozione urbana è divenuta uno strumento di policy per avviare nuovi percorsi di sviluppo economico (Annunziata, 2014; Semi, 2015) e ha favorito l’innescarsi di processi di gentrificazione che hanno riconfigurato il volto di interi quartieri. Tuttavia, i costi sociali associati a questi cambiamenti non sono stati bilanciati da misure in grado di scongiurare il displacement (Marcuse, 1985) e hanno contribuito ad innestare dinamiche di graduale uscita e/o marginalizzazione delle classi sociali meno abbienti dal centro dello spazio urbano (Garcia, Haddock, 2015). La combinazione tra enclosure dei commons sociali (1) tramite lo smantellamento del welfare ed enclosure dello spazio urbano per mezzo di strategie di valorizzazione ha quindi generato delle considerevoli problematiche abitative, in un contesto caratterizzato dal perdurare della crisi. Conseguentemente, il numero degli sfratti ha subito un sostanziale incremento (Fig. 1), producendo forme di deprivazione materiale che incidono sul livello di esclusione e marginalità sociale degli strati più deboli della popolazione. Richieste di esecuzione esecuzone Richieste di Provvedimenti emessi Provvedimenti emessi Sfratti Sfrattieseguiti eseguiti 2006 2009 2012 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 2005 2007 2008 2010 2011 2013 2014 Fig. 1 – Andamento delle procedure di rilascio degli immobili in Italia, 2005-2014. Fonte: nostra elaborazione su dati Ministero dell’interno italiano (2015). (1) Con questo termine De Angelis (2007, p. 148) si riferisce a tutti quei commons che rientrano nella sfera dei diritti e delle forme di assistenza garantite dal welfare State, che permettono in una certa misura l’accesso al benessere sociale al di fuori delle relazioni sociali di mercato. – 134 – All’interno di quella che si sta delineando come una nuova questione abitativa, si assiste alla contestuale affermazione di movimenti sociali che tentano di rispondere alle esigenze abitative con azioni che si situano a cavallo tra l’intervento sociale e la prassi politica (Bosi, Zamponi, 2015). La loro lotta riguarda la produzione e la conservazione di quei commons che, in una certa misura, permettono di attingere al bene casa al di fuori delle relazioni sociali di mercato. Le pratiche messe in campo variano a seconda del contesto e possono travalicare i confini della legalità, ponendo in discussione l’ordine legale creato dal capitalismo per garantire il suo funzionamento. 3. LA LOTTA PER LA CASA NELLA GENTRIFICAZIONE DELLA BOLOGNINA. 3.1 Una contestualizzazione. — Questo lavoro è il risultato di uno studio qualitativo sulle pratiche di commoning condotto nel quartiere Bolognina; una zona di Bologna sottoposta a considerevoli trasformazioni urbanistiche e sociali. Sebbene negli ultimi anni si sia assistito ad un miglioramento delle componenti fisiche del luogo e ad un rinnovato fermento economico e culturale, il mutamento del quartiere è stato accompagnato da una serie di problematiche sociali. Mentre nuovi abitanti si insediavano nelle aree più attrattive della Bolognina, le fasce sociali più deboli che vivevano in affitto all’interno del mercato privato sono andate incontro a crescenti difficoltà abitative. La ridefinizione del welfare non ha permesso di controbilanciare l’aumentare delle fragilità sociali indotte dalla crisi economica e dal displacement (Marcuse, 1985; Slater, 2009) che hanno colpito una parte dei residenti. Il processo di gentrificazione viene quindi ad inserirsi in una realtà sociale che presenta delle considerevoli fragilità ed è interessata da un ricambio della popolazione strettamente legato alla disponibilità di capitale culturale ed economico. Questa situazione ha generato il progressivo manifestarsi di un’accesa disputa attorno al tema della casa, che coinvolge l’intera città di Bologna e trova nella Bolognina il luogo in cui si concentrano le maggiori ripercussioni sociali indotte dal congiunto operare delle enclosures e della crisi economica. Gli impatti sociali generati in campo abitativo da questi processi sono divenuti il tema centrale delle lotte portate avanti da Social Log (2), un movimento per il diritto all’abitare sul quale si concentra questo lavoro. 3.2 Comunità, solidarietà e resistenza nelle pratiche di commoning – Social Log struttura il proprio intervento attraverso tre modalità: l’assistenza, la negoziazione e la riappropriazione. L’organizzazione intercetta i bisogni abitativi della popolazione tramite uno sportello in cui vengono forniti servizi di assistenza legale e di ascolto gratuiti a soggetti che versano in stato di insicurezza abitativa. Le persone vengono successivamente supportate nella contrattazione privata con il proprietario dell’immobile per il mantenimento della propria dimora. Qualora non si riesca a raggiungere un accordo si ricorre ai cosiddetti “picchetti anti-sfratto”: nel giorno in cui è previsto l’arrivo dell’ufficiale giudiziario per l’esecuzione dell’allontanamento dall’abitazione viene organizzato un presidio presso l’immobile dell’interessato, al fine di impedire l’attuazione del procedimento. Tuttavia, in alcuni casi gli sfratti vengono eseguiti senza che vi sia un intervento istituzionale in grado di fornire soluzioni abitative adeguate. Social Log tenta di rispondere a questi casi che non trovano soluzioni concrete nel sistema di welfare occupando immobili inutilizzati per adibirli ad uso abitativo. Si tratta di una pratica radicale che durante il corso del 2014 ha conosciuto una certo diffusione in Bolognina, dove Social Log si è resa protagonista di due occupazioni dalle considerevoli dimensioni (Fig. 2). All’interno di questi stabili hanno trovato alloggio circa 350 persone di origine prevalentemente straniera, ma residenti a Bologna da diversi anni. Per queste persone occupare diviene una soluzione ad uno stato di necessità e, al tempo stesso, un meccanismo attraverso il quale mantenere la rete di legami sociali costruita durante gli anni di permanenza nel quartiere. Il nucleo di militanti che ha inizialmente formato il collettivo si è progressivamente arricchito delle persone che si sono rivolte allo sportello, arrivando a contare circa 500 attivisti impegnati in vario (2) Social Log è un movimento sociale che nasce nel 2013 grazie ad alcuni attivisti politici impegnati nel contesto bolognese. Il suo obiettivo è quello di contrastare la situazione di emergenza abitativa in cui versano alcune zone della città e, in particolare, il quartiere Bolognina. – 135 – Fig. 2 – Cortile interno dell’ex Telecom, una delle due occupazioni abitative effettuate da Social Log nel 2014. Fonte: foto dell’autore, 10 dicembre 2014. modo nell’organizzazione. Pur occupandosi di una vasta serie di attività, nessun membro di Social Log viene retribuito. Gli introiti ricavati dalle iniziative di finanziamento sono principalmente utilizzati per la ristrutturazione degli immobili occupati e per altre voci di spesa imputabili al sostentamento dell’organizzazione (3). Il lavoro in comune tra persone che fanno esperienza di simili condizioni materiali di vita aiuta a costruire legami sociali all’interno del gruppo, facendo divenire la crisi abitativa un contesto in cui si aprono nuove forme relazionali e persone fino a quel momento estranee cominciano a cooperare per il miglioramento della propria condizione esistenziale (Huron, 2015). In questo modo prende forma una comunità in cui si definiscono norme che regolano l’agire sociale del gruppo sulla base di uno specifico sistema di valori, a sua volta incentrato sul mutualismo, l’aiuto reciproco e la solidarietà. Le scelte della comunità si articolano all’interno di un sistema che struttura l’intero corpo sociale, lo distingue rispetto alle forme sociali presenti al suo esterno e ne decreta gli obiettivi e le pratiche sociali. Si vengono quindi a creare delle relazioni sociali dinamiche e malleabili tra un gruppo autodefinito e quegli aspetti dell’ambiente fisico e sociale ritenuti centrali per la sua esistenza e il suo sostentamento (Harvey, 2012). Social Log, infatti, riconosce nella casa un importante mezzo di riproduzione sociale, reclamando un diritto ad una vita degna universalmente riconosciuto. L’abitazione viene interpretata come una fonte di sostentamento centrale per l’esistenza umana; un diritto che deve essere garantito e invece sembra sempre più spesso negato. Le case occupate forniscono dei mezzi di sussistenza ad un segmento di popolazione che rifiuta la condizione di indegnità (Holloway, 2002) in cui è stata rilegata. Questi soggetti stabiliscono, ricercano, rappresentano e comunicano un nuovo ambito di produzione di valori che si qualifica come una distruzione creativa delle relazioni sociali capitaliste (De Angelis, 2010). Tramite la quotidiana esperienza del commoning Social Log produce, mantiene e reclama commons urbani, tentando di costringere le istituzioni a fornire sempre più forme di welfare abitativo, mentre si (ri)appropria del bene casa. Le occupazioni abitative ed i picchetti anti-sfratto, dunque, non costituiscono semplicemente degli strumenti per rispondere ai bisogni sociali, ma si qualificano come dei mezzi per costruire nuove forme di riproduzione sociale di fronte all’avanzare delle enclosures. 3.3 Il potenziale politico dei commons nella città neoliberista. — I percorsi di lotta abitativa che hanno luogo in Bolognina pongono una serie di questioni rispetto alle potenzialità politiche dei commons nella produzione di realtà sociali che contestano la configurazione urbana neoliberista. Differenti studiosi, infatti, hanno sottolineato l’importanza dei commons da un punto di vista politico (si vedano Har- (3) Tra di esse, le spese legali associate ai procedimenti giudiziari a carico degli attivisti e delle attiviste che occupano immobili in disuso costituiscono uno dei principali costi da sostenere. – 136 – vey, 2003; Hardt, Negri, 2004; De Angelis, 2007), evidenziando come il loro linguaggio permetta di connettere diverse lotte ad una scala globale (Klein, 2001). L’esperienza di Social Log pone in questione un diritto all’abitare che non riguarda esclusivamente la disponibilità di una casa in cui vivere, ma soprattutto i legami sociali ed affettivi, i ritmi di vita e quella dimensione collettiva dell’abitare che trova nella vita di quartiere una delle sue espressioni principali (Marella, 2015). La rivendicazione di questa dimensione comune dell’abitare trova nella formazione di comunità una tipologia di organizzazione collettiva in grado di dare voce alle masse spossessate dai processi di accumulazione contemporanei (si vedano Blomley, 2008; Harvey, 2012). Ciò che appare interessante evidenziare nella ricerca condotta in Bolognina è come le pratiche di commoning possano contribuire a soggettivare persone che condividono simili condizioni di vita. Le pratiche collettive che vengono messe in campo rimandano ad una dimensione del diritto alla città (Lefebvre, 1968) in cui la riappropriazione diviene un mezzo di negoziazione per la partecipazione politica e sociale alla vita urbana. In questo modo, quei settori della società che vengono indirizzati sul sentiero dell’esclusione sociale dalla governamentalità neoliberista (Wacquant, 2009) acquisiscono una rilevanza politica nel dibattito pubblico. Il commoning diviene quindi un mezzo per aprire nuovi vocabolari politici (Chatterton, 2010). La continuità e la violenza con cui le enclosures si stanno appropriando dello spazio e della vita sociale nelle città non può che farci riflettere su come il vero potenziale dei commons si situi nella creazione di forme di agire sociale alternative. È attraverso i commons urbani che la città può ridiventare il luogo della politica, intendendo in questo senso un processo attraverso il quale le forme dominanti di organizzazione sociale vengono messe in discussione e potenzialmente sovvertite (Stavrides, 2015). Se l’esistenza di queste alterità è costantemente minacciata dalle dinamiche del capitale, è altrettanto vero che il pensiero e le pratiche radicali possono contribuire alla scrittura di un nuovo “inizio della storia” (De Angelis, 2007). BIBLIOGRAFIA ANNUNZIATA S., “Gentrification and public policies in Italy”, in CALAFATI A. (a cura di), The Changing Italian Cities: Emerging Imbalances and Conflicts, L’Aquila, Gran Sasso Science Institute Working Papers, 2014, pp. 23-44. ARMIERO M., “Enclosing the sea: Remaking work and leisure spaces on the Naples waterfront, 1870-1900”, Radical History Review, 109, 2011, pp. 13-35. BLOMLEY N., “Enclosure, common right and the property of the poor”, Social & Legal Studies, 17, 2008, n. 3, pp. 311-331. BOSI L., ZAMPONI L., “Direct social actions and economic crises: The relationship between forms of action and socio-economic context in Italy”, Partecipazione e conflitto, 8, 2015, n. 2, 367-391. BOURDIEU P., Acts of Resistance: Against the Tyranny of the Market, New York, New Press, 1998. BRENNER N., THEODORE N., “Cities and the geographies of actually existing neoliberalism”, Antipode, 34, 2002, n. 3, pp. 349-379. BRESNIHAN P., BYRNE M., “Escape into the city: Everyday practices of commoning and the production of urban space in Dublin”, Antipode, 47, 2015, n. 1, pp. 36-54. CHATTERTON P., “Seeking the urban common: Furthering the debate on spatial justice”, City, 14, 2010, n. 6, pp. 625-628. DE ANGELIS M., The Beginning of History: Value Struggles and Global Capital, London, Pluto, 2007. ID., “The production of commons and the ‘explosion’ of the middle class”, Antipode, 42, 2010, n. 4, pp. 954-977. DIETZ T., OSTROM E., STERN C.P., “The struggle to govern the commons”, Science, 302, 2003, n. 12, pp. 1907-1912. FEDERICI S., “Feminism and the politics of the commons”, in, HUGHES C., PEACE S., VAN METER K. (a cura di), Uses of a Whirlwind: Movement, Movements, and Contemporary Radical Currents in the United States, Oakland: AK Press, 2010, pp. 283-294. FOSTER S., “Collective action and the urban commons”, Notre Dame Law Review, 87, 2011, pp. 1-63. GARCIA M., VICARI HADDOCK S., “Special issue: Housing and community needs and social innovation responses in times of crisis”, Journal of Housing and the Built Environment, 9, 2015, pp. 1-15. GIDWANI V., BAVISKAR A., “Urban commons”, Economic and Political Weekly, 46, 2011, n. 50, pp. 42-44. GIOIELLI R., “We must destroy you to save you: Highway construction and the city as a modern commons”, Radical History Review, 109, 2011, pp. 62-82. HARDT M., NEGRI A., Commonwealth, Cambridge, Harvard University Press, 2009. IDD., Multitude, New York, Penguin, 2004. HARVEY D., “From managerialism to entrepreneurialism: The transformation in urban governance in late capitalism”, Geografiska Annaler, 71, 1989, pp. 3-17. ID., Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution, New York, Verso, 2012. ID., The New Imperialism, Oxford, Oxford University Press, 2003. – 137 – HODKINSON S., “The new urban enclosures”, City, 16, 2012, n. 5, pp. 500-518. ID., Change the World Without Taking Power. The Meaning of Revolution Today, London, Pluto, 2002. ID., Crack Capitalism, London, Pluto, 2010. HONG I., “Italian welfare in the aftermath of the economic crisis: Neoliberal reforms and limits to the path dependency approach”, Journal of Sociology & Social Welfare, 41, 2014, 73-82. HURON A., “Working with strangers in saturated space: Reclaiming and maintaining the urban commons”, Antipode, 47, 2015, n. 4, pp. 963-979. KLEIN N., “Reclaiming the commons”, New Left Review, 9, 2001, pp. 81-9. LEFEBVRE H., Le droit à la ville, Paris, Anthropos, 1968. LEITNER H., PECK J., SHEPPARD E.S., Contesting Neoliberalism Urban Frontiers, New York, Guilford Press, 2007. LINEBAUGH P., REDIKER M., The Many-headed Hydra: Sailors, Slaves, Commoners, and the Hidden History of the Revolutionary Atlantic, Boston, Beacon Press, 2000. LINEBAUGH P., The Magna Carta Manifesto, Berkeley, University of California Press, 2008. MARCUSE P., “Gentrification, abandonment, and displacement: Connections, causes, and policy responses in New York City”, Urban Law Annual, Journal of Urban and Contemporary Law, 28, 1985, pp. 195. MARELLA M., “Lo spazio urbano come bene comune”, Scienze del territorio, 3, 2015, pp. 78-87. MARTINEZ M., “The squatters’ movement in Europe: A durable struggle for social autonomy in urban politics”, Antipode, 45, 2013, n. 4, pp. 866-887. MARX K., Capital: A Critique of Political Economy, vol. 1, London, Penguin Books, 1990 (ed. orig. 1864). MCCARTHY J., “Commons as counterhegemonic projects”, Capitalism Nature Socialism, 16, 2005, n. 1, pp. 9-24. OSTROM E., Governing the Commons: The Evolution of Institutions for Collective Action, Cambridge, Cambridge University Press, 1990. PECK J., THEODORE N., BRENNER N., “Neoliberal urbanism: Models, moments, mutations”, SAIS Review of International Affairs, 29, n. 1, 2009, pp. 49-66. PECK J., TICKELL A,. “Neoliberalizing space”, Antipode, 34, 2002, n. 3, pp. 380-404. PITTINI A., GHEKIERE L., DIJOL J., KISS I., “The state of housing in the EU 2015”, CECODHAS Housing Europe’s Observatory, 2015. PITTINI A., LAINO E., “Housing Europe review 2012: The nuts and bolts of European social housing systems”, CECODHAS Housing EUROPE’S Observatory, 2011. SEMI G., Gentrification: Tutte le città come Disneyland?, Bologna, Il Mulino, 2015. SEVILLA-BUITARGO A., “Capitalist formations of enclosure: Space and the extinction of the commons”, Antipode, 47, 2015, n. 4, pp. 999-1020. SLATER T., “Missing Marcuse: On gentrification and displacement”, City, 13, 2009, n. 2-3, pp. 292-311. STAVRIDES S., “Common space as threshold space: Urban commoning in struggles to re-appropriate public space”, Footprint, 16, 2015, pp. 9-20. TOSI A., “Quale sociale per le politiche abitative sociali”, in FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI, Case e non-case: Povertà abitative in Toscana, Firenze, Seid Editori, 2015, pp. 23-36. TSAVDAROGLOU C., MAKRYGIANNI V., “Occupy urban space: Dialectic of formality and informality in Greece in the era of crisis” in CATAK N., DUYAN E., SECER S. (a cura di), Rethinking the urban DAKAM’s CUI ‘13 Contemporary Urban Issues Conference, vol. I, 2013, pp. 87-98. WACQUANT L., Punishing the Poor: The Neoliberal Government of Social Insecurity, Wacquant. Durham (NC), Duke University Press, 2009. Università di Urbino; [email protected] RIASSUNTO: La ricerca indaga qualitativamente i processi di produzione, mantenimento e rivendicazione dei commons urbani all’interno di un quartiere di Bologna in corso di gentrificazione. Assumendo l’abitazione e l’abitare come questioni centrali nei cambiamenti a cui sono sottoposte le città contemporanee, intendo sostenere, in primo luogo, che il congiunto operare delle enclosures urbane e della crisi socio-economica abbia avuto un impatto significativo sull’emergere di una nuova questione abitativa e di nuovi movimenti di lotta per la casa nel contesto italiano. Secondariamente, questo contributo si propone di esplorare le pratiche quotidiane di commoning con cui questi movimenti danno vita a comunità e modalità collettive di agire sociale che risultano incentrate su specifici sistemi di valori. SUMMARY: Through qualitative research, this paper investigates processes such as the production, maintenance and reclaiming of urban commons in a neighbourhood of Bologna which is undergoing gentrification. Assuming that housing and urban living are central issues in the changes experienced by contemporary cities, I claim that the joint action of urban enclosures and socio-economic crisis has fostered the emergence of a new housing question and new housing movements within the Italian national context. Moreover, this paper aims to explore the commoning practices through which these movements create communities and collective modes of social action based on specific value systems. Parole chiave: commoning, movimenti sociali, gentrification Keywords: commoning, social movements, gentrification – 138 –