Innesto di membrana amniotica per la ricostruzione della superficie

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Innesto di membrana amniotica per la
ricostruzione della superficie oculare in 9 cavalli
(marzo 2009 - maggio 2010)
Laura Barachetti1, Riccardo Stoppini2, Chiara Giudice3, Carlo Maria Mortellaro1
1
Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Sezione di Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina Veterinaria,
Università degli Studi di Milano
2
Libero professionista, Brescia
3
Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria, Università degli Studi di Milano
RIASSUNTO
Gli innesti di membrana amniotica sono ampiamente utilizzati in oculistica, sia in medicina
umana che veterinaria. L’amnios è un tessuto
avascolare, sottile ma resistente, dotato di numerose caratteristiche che lo rendono efficace
per la ricostruzione della superficie oculare: ha
proprietà antiangiogeniche, antiinfiammatorie,
antimicrobiche, antiproteasiche, antifibrotiche
e contiene fattori di crescita. Per tali caratteristiche è indicato per sostituire tessuto corneale patologico escisso o per favorire il processo
di guarigione in caso di soluzioni di continuo.
Rispetto ad altri tessuti biologici utilizzabili,
l’amnios ha il vantaggio di ottimizzare la trasparenza corneale e minimizzare la fibrosi cicatriziale. Questo lavoro retrospettivo ha lo scopo
di illustrare l’utilizzo di innesti di membrana
amniotica in 9 cavalli affetti da diverse patologie corneali.
INTRODUZIONE
L’utilizzo della membrana amniotica (AM) o amnios è ampiamente descritto in medicina umana per la ricostruzione della superficie corneale e/o congiuntivale in differenti patologie, quali: neoplasie della superficie oculare (Sangwan et al., 2007), pterigio (Sangwan et al., 2007; Shimazaki et al., 1998; Kim e Tseng, 1995; Ma et al., 2000), ustioni chimiche o termiche (Sangwan et al., 2007; Meller et al., 2000; Shimazaki et
al., 1997), congiuntivite cicatrizzante (Sangwan et al., 2007), simblefaro
(Sangwan et al., 2007; Shimazaki et al., 1998), difetti epiteliali persistenti (Sangwan et al., 2007; Lee e Tseng, 1997), ulcere stromali refrattarie
(Sangwan et al., 2007), ulcere stromali profonde e descemetoceli (Kruse et al., 1999), cheratopatia neurotrofica (Chen et al., 2000), deficit
delle cellule staminali limbari (Tseng et al., 1998), cheratopatia bollosa
(Sangwan et al., 2007; Pires et al., 1999), cheratiti infettive (Heiligenhaus
et al., 2004), sindrome di Stevens Johnson (Honavar et al., 2000; Tsubota et al., 1996), ulcere corneali collagenasiche (Sangwan et al., 2007) e
collagenolisi sclerale (Sangwan et al., 2007). In oftalmologia veterinaria
AMT (“Amniotic Membrane Transplantation”) è stato descritto per il
trattamento di neoplasie della superficie oculare (Barros et al., 2005;
Plummer, 2009; Ollivier et al., 2006), cheratopatia bollosa (Plummer,
2009), ulcere corneali collagenasiche (Barros et al., 2005; Plummer,
2009; Lassaline et al., 2005), simblefaro (Barros et al., 2005), cheratiti
immunomediate (Plummer, 2009) ed in associazione a cheratoplastica
penetrante (Barros et al., 1998).
La membrana amniotica è lo strato più interno della placenta. Essa è
costituita da un monostrato di cellule epiteliali, da una spessa membrana basale e da una matrice stromale avascolare. La membrana basale e lo stroma contengono citochine, proteoglicani, collagene di tipo I, III, IV, V e VII, laminina e fibronectina (Barros et al., 2005; Plummer, 2009; Tsuzuki et al., 2008; Fernandes et al., 2005; Sangwan et al.,
2007; Niknejad et al., 2008). La funzione principale dell’amnios è quella di proteggere il feto. A tal fine esso possiede numerose proprietà
fisiologiche, tra le quali: inibizione della fibrosi cicatriziale (Plummer,
2009; Fernandes et al., 2005; Niknejad et al., 2008; Tseng et al., 1999),
dell’infiammazione (Plummer, 2009; Fernandes et al., 2005; Niknejad
et al., 2008; Kim e Tseng, 1995; Azuara-Blanco et al., 1999) e dell’an-
“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 04/10/2010 ed accettato per la pubblicazione dopo revisione il 02/02/2011”.
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giogenesi (Plummer, 2009; Fernandes et al., 2005;
2008; Kim e Tseng, 1995).
L’amnios fornisce inoltre, sia in vivo che in vitro,
un substrato per la moltiplicazione e la proliferazione delle cellule epiteliali (Plummer, 2009; Fernandes et al., 2005).
La membrana amniotica riduce l’infiammazione
tissutale mediante il sequestro di cellule infiammatorie che possono infiltrare la superficie oculare, la modulazione della produzione di activina
e la presenza di molecole ad effetto antiinfiammatorio, quali la lattoferrina, il transforming
growth factor-beta (TGF-β) ed antagonisti dei
recettori dell’interleuchina-1 (IL-1) (Plummer,
2009; Fernandes et al., 2005; Niknejad et al.,
2008; Sangwang et al., 2007; Kim e Tseng, 1995;
Azuara-Blanco et al., 1999). L’amnios svolge inoltre un effetto di soppressione di alcune citochine infiammatorie, tra cui IL-1α, IL-2, IL-8, interferone λ, tumor necrosis factor-β (TNF-β), TNF-α,
fattore di crescita dei fibroblasti e fattore di crescita derivato dalle piastrine (Plummer, 2009;
Fernandes et al., 2005; Niknejad et al., 2008; Sangwang et al., 2007; Kim e Tseng, 1995; AzuaraBlanco et al., 1999).
Gli effetti antiangiogenici dell’amnios possono essere spiegati sia grazie all’azione antiinfiammatoria della membrana stessa sia tramite il rilascio di
fattori antiangiogenici solubili da parte delle cellule epiteliali e mesenchimali amniotiche, quali:
inibitori tissutali delle metalloproteinasi (TIMP),
collagene 18, IL-10, trombospondina-1 e fattore
di derivazione dell’epitelio pigmentato (PEDF)
(Plummer, 2009; Fernandes et al., 2005; Kim e
Tseng, 1995).
La matrice stromale della membrana amniotica
sopprime il TGF-β, la proliferazione e la differenziazione miofibroblastica dei fibroblasti corneali,
limbari e congiuntivali (Plummer, 2009; Niknejad et
al., 2008; Tseng et al., 1999). È grazie a tale azione
che l’amnios riduce la formazione di cicatrici dopo ricostruzione congiuntivale e corneale (Azuara-Blanco et al., 1999).
La membrana amniotica inoltre ha attività antibatteriche ed antivirali: ciò è dovuto alla presenza di
varie sostanze che promuovono un’immunità antimicrobica, quali interleuchine, interferone, TNF-α,
activina A ed inibina A (Plummer, 2009; Fernandes
et al., 2005; Azuara-Blanco et al., 1999).
Anche la scarsa immunogenicità dell’amnios rappresenta una funzione importante. Inizialmente,
data la mancanza di rigetto dopo innesto, si credeva che la membrana amniotica non esprimesse
HLA-A, -B, o l’antigene –DR. Tuttavia, studi successivi hanno evidenziato la presenza nell’epitelio
e nello stroma amniotici di antigeni di classe 1, 1a
(HLA-A, -B, -C, -DR) e 1b (HLA-G and HLA-E).
Sembra invece che siano le tecniche di processazione e conservazione della AM a rendere tutte
le cellule amniotiche non vitali e, di conseguenza,
4
dotate di scarsa immunogenicità (Fernandes et
al., 2005; Kubo et al., 2001).
Lo scopo del presente lavoro retrospettivo è
quello di illustrare l’utilizzo di innesti di membrana amniotica in 9 cavalli affetti da diverse patologie corneali.
MATERIALI E METODI
Questo lavoro retrospettivo include 9 cavalli affetti da gravi cheratopatie trattate con innesto di
membrana amniotica equina associata a terapie
mediche. In particolare, le patologie per le quali è
stato selezionato l’utilizzo dell’amnios sono state:
ulcere corneali collagenasiche (melting ulcer), cheratomicosi, carcinomi squamocellulari corneocongiuntivali, cheratiti immunomediate ed edema
corneale da degenerazione endoteliale.
Per ogni paziente sono stati raccolti i dati relativi
al segnalamento, all’anamnesi, ai segni clinici; è stata eseguita una visita oculistica strumentale completa ed esami emocromocitometrico e biochimico pre-operatori.
L’amnios utilizzato è stato raccolto sterilmente
dalla placenta di una cavalla durante parto cesareo, separato dal corion e sottoposto a diversi lavaggi con soluzione salina sterile, alternata a soluzione di iodopovidone 0,1% e a soluzione di gentamicina 0,2%.
La membrana è stata poi posta su un foglio di nitrocellulosa sterile, con l’epitelio rivolto verso l’alto,
tagliata in pezzi di 5x5 cm di lato e conservata in glicerolo al 98% a temperatura ambiente. Un campione di membrana amniotica è stato infine sottoposto ad esami istopatologico e colturale per verificarne, rispettivamente, l’integrità e l’asepsi.
L’intervento chirurgico è stato eseguito in tutti i
pazienti in anestesia generale, con l’ausilio di microscopio operatorio. Il tessuto corneale patologico è stato escisso mediante cheratectomia
lamellare (Figg. 6-7).
Un’incisione curvilinea è stata eseguita con lama
Beaver 64 lungo i margini della lesione e le lamelle corneali sono state scollate mediante una
spatola corneale di Martinez (Storz, St Louis,
MO, USA) in modo da creare un flap corneale
contenente l’intera lesione. Il flap corneale è stato poi escisso con l’ausilio di una forbice di Westcott. Il difetto corneale creato è stato coperto
tramite un innesto di membrana amniotica.
L’amnios è stato tagliato e modellato sull’intera
sede di cheratectomia (Fig. 8) con il lato epiteliale verso l’alto e suturato ai margini con Poliglactina 910 8-0 con punti nodosi staccati e sutura continua (Fig. 9).
Nelle ulcere corneali micotiche la membrana
amniotica è stata apposta con l’epitelio verso il
basso. Il tessuto patologico escisso ed una por-
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zione dell’amnios di volta in volta utilizzato per
ciascun occhio sono stati sempre sottoposti ad
esame istopatologico.
La terapia medica postoperatoria ha previsto in
tutti i pazienti la somministrazione di antinfiammatori non steroidei per via sistemica (flunixin
meglumine 1mg/kg ogni 24 ore per 3 giorni, poi
0,5 mg/kg ogni 24 ore per 5-7 giorni) e colliri a
base di tobramicina ogni 8 ore ed atropina 1%
ogni 12 ore fino a completa cicatrizzazione. In
caso di infezione micotica è stata somministrata
per via topica anche una sospensione di itraco-
nazolo all’1% e dimetilsuffosido al 30% fino a cicatrizzazione.
Il risultato estetico è stato valutato in funzione
della densità delle opacità corneali cicatriziali. Il
grado è stato valutato in maniera semiquantitativa
come densità delle opacità corneali e sono state
definite 3 categorie ingravescenti, rispettivamente:
lieve, media e intensa. Il risultato funzionale ha
previsto la classificazione della visione in: buona,
discreta, sufficiente e assente.
I follow-up sono stati variabili dai 3 ai 12 mesi
(media 6,7 mesi).
FIGURA 1 - CASO 4 Ulcera corneale collagenasica centrale con cratere periferico ed edema secondario. Neovascolarizzazione perilimbare iniziale. Le ulcere collagenasiche sono generalmente conseguenza
di contaminazioni batteriche (Pseudomonas sp, Staphylococcus sp…).
Sono caratterizzate da un’alta concentrazione di enzimi proteolitici
che inducono cheratomalacia e melting stromale di vario grado, che
può indurre una rapida perforazione della cornea.
FIGURA 3 - CASO 1 Carcinoma squamocellulare perilimbare laterale
infiltrante lo stroma corneale contiguo. Il carcinoma squamocellulare
può originare da diversi tessuti quali limbo, congiuntiva, terza palpebra
ed orbita. I cavalli di razza Belga, Shire, Clydesdale, Appaloosa, Pinto e
Paint sono considerati ad alto rischio. L’esposizione ai raggi ultravioletti è considerata una delle cause scatenanti la formazione della neoplasia, specialmente in aree di cute ipopigmentate. Circa il 30% dei carcinomi squamocellulari oculari sono corneolimbari. Benché l’invasione intraoculare sia rara, il tumore è localmente invasivo e recidivante.
FIGURA 2 - CASO 3 Ulcera corneale micotica centrale, con presenza di tessuto stromale necrotico. Profondità dell’ulcera: circa 70% dello spessore corneale nella porzione dorsale. Neovascolarizzazione in
avanzamento. Le cheratomicosi sono cheratiti ulcerative caratterizzate da contaminazione fungina. La presentazione clinica può variare da
erosioni corneali epiteliali fino ad ulcere stromali profonde o formazione di ascessi stromali. Spesso le cheratomicosi sono caratterizzate
dalla formazione di placche necrotiche di colore variabile dal bianco,
grigio, giallo al marrone.Tali placche possono estendersi fino a vari gradi di profondità dello stroma corneale.
FIGURA 4 - CASO 9 Cheratite immunomediata (IMMK): ampia area
centrale di cheratite medio stromale di aspetto infiltrante. Presenza di
neovascolarizzazione perilimbare. Il termine cheratite immunomediata (IMMK) è utilizzato per identificare un gruppo eterogeneo di cheratiti primarie non ulcerative e non infettive di presunta origine immunomediata. Sono caratterizzate dalla progressiva e cronica persistenza di un’opacità corneale non ulcerativa, con moderata infiltrazione
cellulare, neovascolarizzazione ed edema.
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FIGURA 5 - CASO 2 Ampia area di edema corneale centro-ventrale associato alla presenza di depositi cheratici endoteliali sparsi nell’area corrispondente all’edema e nella porzione periferica ad esso. L’edema corneale è caratterizzato da un’opacità corneale bluastra centrale. In seguito ad uveite, l’alterazione dei meccanismi di pompa presenti tra le cellule endoteliali corneali e la perdita della capacità delle stesse ad agire
da barriera fisica alla diffusione di elettroliti possono indurre il progressivo passaggio di liquidi nello stroma corneale (Andrew e Willis, 2005).
FIGURA 8 - CASO 4 Immagine intraoperatoria durante l’esecuzione
di cheratectomia profonda ed apposizione di membrana amniotica
con posizionamento stroma-stroma (inlay).
FIGURA 6 - CASO 7 Immagine intraoperatoria durante l’esecuzione di un’ampia cheratectomia mediostromale in cornea affetta da
cheratomicosi.
FIGURA 9 - CASO 7 Immagine intraoperatoria dopo ampia cheratectomia mediostromale ed apposizione di una membrana amniotica a
doppio strato, in cornea affetta da cheratomicosi.
FIGURA 7 - CASO 1 Immagine intraoperatoria dopo cheratectomia
mediostromale ed exeresi della neoplasia a livello congiuntivale e
perilimbare.
FIGURA 10 - CASO 1 Follow-up a 1 mese: ottimo aspetto della porzione corneale con amnios in sede, completo riassorbimento dei punti di sutura. Buona rigenerazione della congiuntiva bulbare del canto
laterale con lieve simblefaro.
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RISULTATI
Dei 9 cavalli inclusi nel lavoro, 5 erano maschi castroni e 4 femmine; per quanto concerne la razza erano presenti 1 paint, 1 appaloosa, 1 irlandese, 1 olandese, 1 sella francese, 2 tedeschi e 2 sella italiani. L’età era variabile da un minimo di 8 ad
un massimo di 19 anni (media di 9,8 anni). Un
soggetto è stato trattato per ulcera corneale collagenasica (Fig. 1), 4 per cheratomicosi (Fig. 2), 2
per carcinoma squamocellulare corneo-congiuntivale (Fig. 3), uno per cheratite immunomediata
(Fig. 4) ed uno per edema corneale cronico (Fig.
5). Tutte le diagnosi sono state confermate dall’esame istopatologico dei campioni prelevati in
corso d’intervento chirurgico, ad eccezione dell’edema corneale per il quale l’esame istologico
non è stato eseguito.
Nei soggetti con cheratomicosi la membrana amniotica è stata espulsa in un periodo variabile dai
7 ai 15 giorni (9 giorni di media), lasciando un di-
fetto corneale mediostromale, non collagenasico
ed in via di epitelizzazione. Negli altri soggetti,
l’amnios è stato epitelizzato nella prima settimana
postoperatoria e successivamente è stato invaso
in modo progressivo da neovascolarizzazione ed
integrato nella cornea (Fig. 10).
La cicatrice corneale è risultata essere di lieve intensità in 6 soggetti (Figg. 11-12-13), media in 1
(Fig. 14) ed intensa in 2. In questi ultimi 2 si sono
infatti verificate delle complicanze, in particolare
un soggetto ha sviluppato un’endotelite ed una
grave uveite associata con conseguente tisi bulbare; nel secondo si è verificata una perforazione
corneale che ha richiesto ulteriori interventi chirurgici con apposizione di lembo congiuntivale peduncolato (Fig. 15).
L’occhio in cui si è verificata la tisi era quello più
gravemente affetto da una cheratomicosi ulcerativa
profonda (Fig. 2). La funzione visiva è risultata essere buona in 5 soggetti, discreta in 2, sufficiente nell’occhio con pregresso edema corneale per parzia-
FIGURA 11 - CASO 1 Follow-up a 10 mesi: buona trasparenza corneale nell’area sottoposta ad impianto di membrana amniotica. Lieve
simblefaro congiuntivale ventrale. Nessun segno di recidiva in atto.
FIGURA 13 - CASO 4 Follow-up a 12 mesi: leucoma cicatriziale lieve, con assenza di neovascolarizzazione e buon grado di trasparenza
corneale.
FIGURA 12 - CASO 7 Follow-up a 10 mesi: buon grado di trasparenza corneale, leucoma cicatriziale minimo, con lieve pigmentazione superficiale centrale ed alone periferico.
FIGURA 14 - CASO 8 Follow-up a 8 mesi dall’exeresi di carcinoma
squamocellulare corneo congiuntivale ed apposizione di membrana
amniotica: leucoma cicatriziale di media intensità, nessun segno di recidiva locale.
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FIGURA 15 - CASO 6 Occhio in cui si è verificata una perforazione corneale dopo cheratectomia mediostromale ed apposizione di membrana amniotica a doppio strato in corso di cheratomicosi. Tale complicanza ha richiesto ulteriori interventi chirurgici con apposizione di lembo congiuntivale peduncolato. In questa immagine si mostra il follow-up a 4 mesi dalla seconda chirurgia.
le persistenza dell’edema. La visione è risulta invece assente nell’occhio con atrofia del globo (Tab. 1).
DISCUSSIONE
L’utilità degli innesti di membrana amniotica in
corso di patologie corneale è ampiamente descritto sia in medicina umana che in veterinaria.
(Plummer, 2009; Fernandes et al., 2005; Niknejad et
al., 2008; Sangwang et al., 2007; Kim e Tseng, 1995;
Azuara-Blanco et al., 1999).
Benché la nostra casistica sia limitata, i risultati ottenuti ricalcano quelli descritti nella letteratura internazionale veterinaria (Plummer, 2009) con esiti
favorevoli nel 77,8% dei casi.
La membrane amniotica può essere utilizzata con
la tecnica inlay, overlay, od a strati multipli (o fillingin). Nella tecnica inlay l’amnios è modellato secondo le dimensioni del difetto e funge così da substrato per la proliferazione delle cellule epiteliali.
La AM viene posizionata con la superficie epiteliale o la membrana basale verso l’alto per permettere la migrazione delle cellule epiteliali circostanti al di sopra della membrana stessa (Fernandes et
al., 2005; Sangwan et al., 2007). Nella tecnica overlay l’amnios è utilizzato come una lente a contatto biologica, al fine di proteggere un difetto superficiale in guarigione ed agire da barriera contro
cellule infiammatorie e proteine presenti nel film
lacrimale precorneale. La membrana amniotica è
posizionata con la superficie epiteliale verso il basso e viene espulsa o rimossa in un secondo tempo (Fernandes et al., 2005; Sangwan et al., 2007).
Nella tecnica filling-in l’intera profondità di un’ulcera è riempita con piccoli “patches” di AM modellati secondo le dimensioni del difetto. L’orientamento di tali lembi non ha importanza, tuttavia
il “patch” più superficiale va posizionato con la
membrana basale verso l’alto e suturato come
nella tecnica inlay, per permettere all’epitelio corneale di proliferare al di sopra della membrana
(Fernandes et al., 2005; Sangwan et al., 2007).
Nei nostri casi abbiamo applicato la tecnica inlay,
posizionando l’amnios con la membrana basale rivolta verso l’alto nelle lesioni in cui l’integrazione
della membrana era auspicabile (ulcere collagenasiche, siti di cheratectomia per carcinoma squamocellulare od edema corneale) e con la membrana
basale verso il basso in caso di cheratomicosi. In
queste ultime lesioni l’obiettivo è stato non solo
quello di sfruttare le proprietà sopradescritte dell’amnios, ma anche di favorire la migrazione nella
AM di eventuali miceti residui dopo la cheratecto-
TABELLA 1
#
caso
Razza
Età
(aa)
Sesso
Cicatrice
occhio
Diagnosi
Corneale
1
paint
8
mc
os
SCC
+
+++
2
irlandese
9
mc
od
edema
+
+
3
sella italiano
13
mc
os
cheratomicosi
+++
4
sella italiano
3
f
os
collagenasi
+
+++
5
sella francese
10
f
od
cheratomicosi
+
+++
6
tedesco
10
mc
os
cheratomicosi
+++
7
tedesco
8
f
os
cheratomicosi
+
+++
8
appaloosa
19
f
os
SCC
++
+++
9
olandese
9
mc
os
IMMK
+
++
Complicanze
endotelite - tisi bulbare
SCC: Carcinoma Squamocellulare.
IMMK: cheratite immunomediata.
Cicatrice corneale: +: lieve, ++: media, +++: intensa.
Visione: +++: buona, ++: discreta, +: sufficiente, no: assente.
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perforazione
Visione
no
++
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mia del tessuto patologico. Benché non ancora
pubblicata, tale tecnica è attualmente utilizzata da
diversi colleghi (Gilger BC, 2009; Brooks DE, 2009).
I funghi sarebbero infatti attratti all’interno della
membrana amniotica dalle glicoproteine presenti
nella membrana basale dell’amnios stesso (Tronchin et al., 2008; Tronchin et al., 1993). La successiva
espulsione dell’amnios permetterebbe in questi casi l’allontanamento dalla cornea dei miceti.
In 2 casi si sono verificate delle complicanze. Un
soggetto, gravemente affetto da una cheratomicosi
ulcerativa profonda, ha sviluppato un’endotelite ad
un mese dalla chirurgia, con conseguente grave
uveite associata e tisi bulbare. Ciò potrebbe essersi verificato a causa della grave infiltrazione micotica e dell’impossibilità di rimuovere una sufficiente
quantità di funghi, con conseguente progressione
dell’infezione, o potrebbe essere stato un processo infiammatorio endoteliale primario non correlato all’infezione micotica. In un secondo soggetto,
anch’esso affetto da cheratomicosi, si è verificata
una perforazione corneale. Di tale complicanza
possiamo solo ipotizzare le cause sulla scorta della bibliografia umana esistente: Kaup et al. nel 2008
hanno riportato, in una casistica di 28 pazienti in
cui era stato eseguito un innesto di membrana amniotica in gravi lesioni corneali, un descemetocele
nell’11% degli occhi ed una perforazione corneale
spontanea nel 14%. Le ipotesi formulate dai suddetti autori attribuiscono tali complicanze ad una
diminuzione dello spessore corneale dovuto all’effetto antifibroblastico dell’amnios o ad un aumento di espressione delle metalloproteinasi con conseguente collagenolisi corneale (Kaup et al., 2008).
Nel nostro caso la grave infiltrazione micotica perilesionale, associata ad una discreta profondità
dell’ulcera, potrebbero aver contribuito al verificarsi di un processo collagenolitico.
In tutti gli altri soggetti, le innumerevoli funzioni
dell’amnios sopra descritte hanno permesso di ottenere una buona trasparenza corneale e quindi
risultati estetici ottimali. Ciò rende l’AMT un’ottima alternativa all’uso di altre tecniche chirurgiche,
quali i flap congiuntivali, che normalmente determinano la formazione di cicatrici corneali con un
maggior impatto sulla funzionalità visiva.
Parole chiave
Membrana amniotica, cornea, congiuntiva, cavallo.
❚ Amniotic membrane
transplantation for ocular surface
reconstruction in 9 horses
(march 2009-may 2010)
Summary
Amniotic membrane transplantation is widely
used in human and veterinary ophthalmology.
Amnion is an avascular, thin but strong tissue, with
more properties useful for the ocular surface reconstruction: it has antiangiogenic, anti-inflammatory, antimicrobial, antiprotease and antifibrotic
properties and it contains growth factors. For
these reasons amniotic membrane is used to replace diseased or excised corneal tissue or to
promote corneal wound healing. Amniotic membrane can optimize corneal transparency and minimize cicatricial fibrosis. The objective of this retrospective study is to describe the use of amniotic membrane transplantation in 9 horses with different corneal diseases.
Key words
Amniotic membrane, cornea, conjunctiva, horse.
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CORSO DI CARDIOLOGIA CLINICA NEL CAVALLO
14-15 ottobre 2011
Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia
Coordinatore scientifico del corso: Prof. FRANCESCO PORCIELLO
Relatori: Prof. FRANCESCO PORCIELLO, Dott. FRANCESCO BIRETTONI, Dott. CAIVANO DOMENICO
Istruttori: FRANCESCO PORCIELLO, FRANCESCO BIRETTONI, DOMENICO CAIVANO, MARIA ELENA GIORGI
Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di Patologia Diagnostica e Clinica Veterinaria
PROGRAMMA
VENERDÌ 14 OTTOBRE 2011
08.30 Registrazione partecipanti
08.45 Saluto di benvenuto ai partecipanti
Prof. Franco Morioni - Preside della
Facoltà di Medicina Veterinaria
Prof. Maurizio Silvestrelli - Direttore del
Centro di Studio del Cavallo Sportivo
09.00 Anatomia e fisiologia cardiaca
Dott. D. Caivano
09.30 Visita cardiologica
Dott. Prof. F. Porciello
11.00 PAUSA CAFFÈ
11.15 Principi di elettrocardiografia: esecuzione
dell’elettrocardiogramma
Dott. F. Birettoni
11.45 Aritmie cardiache: diagnosi e terapia
Prof. F. Porciello
12.45 Presentazione casi clinici
Prof. F. Porciello/Dott. F. Birettoni
13.00 PAUSA PRANZO
14.00 Divisione dei partecipanti in 4 gruppi
(A, B, C, D) ed inizio esercitazioni pratiche:
visita clinica ed esame ecocardiografico
14.00 Porciello - Caivano Birettoni - Giorgi
14.45 Gruppi A e B
Gruppi C e D
14.45 Gruppi C e D
Gruppi A e B
15.30
15.30 PAUSA CAFFÈ
16.00 Porciello - Caivano Birettoni - Giorgi
16.45 Gruppi A e B
Gruppi C e D
16.45 Gruppi C e D
Gruppi A e B
17.30
10
SABATO 15 OTTOBRE 2011
09.00 Fondamenti di ecocardigrafia ed
ecodoppler
Dott. F. Birettoni
10.15 Soffi cardiaci e modificazioni
dell’emodinamica
Prof. F. Porciello
11.30 PAUSA CAFFÈ
11.45 Miocardiopatie
Dott. D. Caivano
12.15 Approfondimenti sui casi clinici
Prof. F. Porciello/Dott. F. Birettoni
13.00 PAUSA PRANZO
14.00 Divisione dei partecipanti in 4 gruppi
(A, B, C, D) ed inizio esercitazioni pratiche:
visita clinica ed esame elettrocardiografico
14.00 Porciello - Caivano Birettoni - Giorgi
15.00 Gruppi A e B
Gruppi C e D
15.00 Gruppi C e D
Gruppi A e B
16.00
16.00 PAUSA CAFFÈ
16.30 Discussione sulla diagnosi dei casi clinici
osservati durante il corso
17.30 Compilazione dei questionari di valutazione
e distribuzione degli attestati di
partecipazione
Il corso è riservato a 20 laureati in Medicina
Veterinaria. Saranno ammessi a partecipare
i primi 20 richiedenti che faranno domanda
di iscrizione telefonando al n. 0755857606.
La quota di partecipazione è di
€ 400,00 (quattrocento) ed è comprensiva di:
• partecipazione alle sessioni teoriche e pratiche;
• materiale didattico;
• 2 pranzi di lavoro;
• 4 coffee break;
• cena del venerdì sera.
Gli strumenti per l’attività pratico-applicativa sono
messi a disposizione dalla ditta ESAOTE S.p.a.
SEDE DEL CORSO
Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia
Dipartimento di Patologia, Diagnostica
e Clinica Veterinaria
Via S. Costanzo, 4 - 06126 PERUGIA
Le sessioni teoriche avranno luogo presso
l’Aula Magna della Facoltà; le sessioni pratiche
presso le strutture dell’Ospedale Veterinario
Didattico Universitario.
Innesto di membrana amniotica per la ricostruzione della superficie oculare in 9 cavalli (marzo 2009 - maggio 2010)
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