Il segreto del pendolo di Bentov

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Saggistica Aracne
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Giancarlo Flati
Il segreto del pendolo di Bentov
Co-scienza, estetica dell’invisibile
e ordini nascosti
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
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via Raffaele Garofalo, 133/A-B
00173 Roma
(06) 93781065
isbn 978-88-548-5850-3
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: marzo 2013
Non muore l’impressione antica
nei ghiacci eterni di armonia.
Vladimir Nabokov
A mia moglie Barbara
con amore e gratitudine.
A Elena, Roberto e Meilin,
a Maria e Massimo
dal più profondo del mio mare.
Prima parte
Mare. Mare sempre presente.
Dura gemma
del mare
nel castone della mente.
Ne è lungi
in quell’ultimo
avamposto
della sua terrestrità
lui disperatamente
– lo è o così pensa –
ed ecco in quell’azzurro
sfisarsi appena un vivido
luminoso oscillamento
e crescere
e esondare
e lui esservi dentro
e lui esserne parte
a fondo
sempre più a fondo
dove scendono gli squali
per dominio e preda,
sì,
e dove, morta
l’agonia, muoiono
e si depongono i naufraghi
e subito salire
ancora
al celestiale incontro,
all’etere,
al fuoco,
a un invisibile
ricongiungimento…
Mare, mare eterno.
(Mario Luzi, da Tutte le Poesie, Garzanti, 2001)
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Introduzione
Questo libro è indirizzato ai giovani creativi di ogni
età (da 14 a 114 anni) a partire dagli studenti universitari
di ogni grado e disciplina e a chi ama l’avventura mentale
nei domini estremi della scienza e dell’arte. Può trovare
posto nell’angolo della vostra libreria riservato ai viaggi insoliti. Viaggeremo con la mente e con la coscienza dove la materia diventa così sottile da far diventare
macrocosmo anche l’interno di un granello di sabbia. I
venti che regnano a quelle latitudini sferzano le pigrizie
dell’ordinario buon senso, le agiatezze dell’estetica tradizionale, i dogmi e lo scientismo. Se avete certezze o se
siete convinti che è sufficiente ciò che sapete non avete
bisogno di leggerlo.
Se siete pieni di dubbi e aperti a mettervi in discussione non perderete il vostro tempo e se avrete la pazienza di resistere sino in fondo non vi pentirete anche se è
probabile che potreste correre qualche rischio. Quello,
per esempio, di venir contagiati, come chi scrive, dalla
paradossale sensazione di diventare tanto più ignoranti
quanto più ci si immerge nelle ondate di informazione
primaria proveniente dalle frontiere impervie della conoscenza scientifica e della coscienza creativa. C’è solo
da auspicare che queste conoscenze aiutino a liberare la
nostra mente dalle false verità preparandola a saper affrontare i dubbi veri.
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Quando si scrivono testi di questo genere, si hanno
debiti di gratitudine nei confronti di molte persone che
in vari modi hanno contribuito al buon esito di un lavoro
comunque lungo, laborioso e complesso. Un particolare ringraziamento va a mia moglie Barbara e i miei figli
Elena e Massimo per aver sostenuto le mie “assenze creative”.
Mi sento in dovere di esprimere la mia sincera gratitudine a tutti i membri del Cantiere Aquilano di Cultura
Creativa ai Margini della Coscienza, associazione che,
grazie a loro e al prezioso contributo del cofondatore,
Roberto Sforza (dottore in Economia, maestro di Kung
Fu e del gruppo di ricerca Ziran), ho avuto l’onore di fondare subito dopo il sisma che ha sconvolto l’Aquila, mia
amata città. Tra le sue macerie abbiamo voluto seminare un piccolo granello di pensiero creativo che del tutto
inaspettatamente, sta diventando non solo un’occasione
di incontro ma anche una bella palestra (“Think tank”)
dove allenare e stimolare menti e coscienze sensibili al
fascino dei misteri della vita e ai suoi abissi di buio e di
splendore.
All’amico fisico Luca Spogli và la mia più profonda
gratitudine per avermi dedicato il suo tempo nelle lunghe e appassionate discussioni sugli aspetti più “mindblogging” della meccanica quantistica e per la sua paziente e attenta revisione delle parti del libro a essa
dedicate. Le sue osservazioni acute e puntuali sono state
di grande aiuto per limitare le imprecisioni e le distorsioni sempre possibili quando si tenta di capire e divulgare temi così complessi, controversi e poco conosciuti
ai non addetti ai lavori.
Desidero ringraziare mia figlia Elena, nutrizionista,
chimico e tecnologo farmaceutico, per aver pazientemente rivisto l'intero manoscritto aiutandomi a migliorarlo con i suoi suggerimenti preziosi e sapienti.
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Chi scrive ha alle spalle quasi 50 anni di attività creativa come pittore vissuta in coabitazione (sino a 3 anni fa)
con la mia attività di docente, ricercatore e chirurgo/microchirurgo con un’esperienza clinica e di ricerca maturata, presso prestigiosi Dipartimenti Chirurgici Europei.
La mia propensione verso la cultura Nordeuropea nel
campo dell’estetica e delle scienze biomediche è stata motivata sia dall’ansia di sviluppare una coscienza capace di
far convivere creativamente arte e scienza, che dal desiderio di fuga dalle orge di potere e di sapere autoreferenziale
imperante nei meandri di un’italianeide (mi si perdoni il
neologismo!) immeritocratica e dissipativa.
Una decina di anni fa, durante un periodo di lavoro e
di ricerca chirurgica svolta presso il Dipartimento Chirurgico dell’Haukeland Sykehus dell’Università di Bergen-Norvegia, ebbi modo di leggere per la prima volta il
libro «Stalking the wild pendulum» scritto da Itzak Bentov, (ingegnere biomedico Israeliano nato in Cechia nel
1923) e pubblicato un pò prima della sua scomparsa nel
più drammatico incidente aereo della storia dell’aviazione civile americana (American Airlines Flight 191 O’Hare International Airport – Chicago 25 Maggio 1979).
Fu un periodo di intensa attività. Circondato dall’affascinante cornice della superba natura Norvegese rimasi
colpito profondamente dalle idee dell’autore sulla natura
olografica della realtà e sulla materia fatta di coscienza
evolventesi verso livelli sempre più alti. Ci sono informazioni scientifiche e teorie, discusse da Bentov, che lasciano il segno e rivoluzionano i contenuti, le prospettive e i
percorsi della nostra coscienza.
Immaginate un pendolo e la sua ripetitiva oscillazione
dal punto A al punto B e viceversa. Se qualcuno vi chie-
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desse qual’è la velocità del pendolo nei punti A e B non
avreste alcuna esitazione nel trovare la risposta “giusta”.
Immagino che rispondereste istintivamente che si muove tra di essi a una certa velocità ma che questa diventa
sempre più bassa sino a essere zero quando raggiunge
alternativamente A e B.
Questa risposta basata sulle apparenze e sul buon senso non è detto che sia corretta. O più precisamente può
essere corretta in una cornice classica della percezione
ma può essere non vera se cambia cornice di riferimento. Come vedremo può essere messa in discussione dalla meccanica quantistica, poco nota al grande pubblico,
pressochè sconosciuta al mondo dell’arte e della medicina. Non c’è da stupirsi perché solo poche persone (i
fisici quantistici) possono capirla e maneggiarla. Ciò
che stupisce è la disattenzione verso le implicazioni per
così dire “mentali”, estetiche e filosofiche delle scoperte
quantistiche. Nei vari capitoli del libro, tratteremo alcuni
aspetti estetici (relativi a una sorta di distillazione percettiva mentale) di questa rivoluzione silenziosa che ha
già “contaminato” irreversibilmente, sia pur nella indifferenza inconsapevole, la vita, i costumi e la coscienza
dell’uomo alle soglie del XXI secolo. Non a caso il fisico australiano Paul Davies l’ha definita una “rivoluzione
passata inosservata”.
Secondo il neurofisiologo Satinover (135) “la moderna biologia è penetrata nella materia vivente a livello
subcellulare, e in particolare in quella che costituisce il
cervello… trovandosi… di fronte a quegli stessi effetti
quantici che per un secolo avevano tenuto in scacco il
mondo della fisica…”. A livello subcellulare la materia
stessa assume un comportamento e connotati paragonabili a quelli del pensiero.
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In questo libro, la metafora del pendolo di Bentov, diventa l’incipit e il motivo di fondo di un viaggio che è
come un tuffo nelle acque profonde di un nuovo paradigma cognitivo.
Inizieremo a pensare a una nuova estetica riconsiderando il significato di parole come realtà, materia, tempo
spazio, vita, coscienza, anima.
Solitamente non si svela un segreto all’inizio di un libro. Ma questo libro non è nè un thriller nè un tentativo
di stupire.
È un invito e forse un aiuto a espandere la nostra coscienza verso orizzonti cognitivi nuovi che sollecitano
una ristrutturazione dei nostri credo e dei nostri archetipi stregati dal fascino dell’effimero, dall’egoismo disgregante e dalle paludi dei dogmi.
Il destino del pendolo è analogo al nostro oscillare tra
sistole e diastole, inspirazione ed espirazione, giorno e
notte, azione e riposo, nascita e morte. Perchè dunque
la metafora cambia in una prospettiva quantistica? Che
succede nei punti A e B?
Itzak Bentov vi risponderebbe che non ci si può fidare
delle apparenze. La risposta giusta potrebbe essere sorprendente e sconcertante: “nei punti A e B il pendolo
deve scomparire in tutte le direzioni a velocità infinita.
Deve espandersi assai rapidamente nello spazio, come
un pallone, per poi ricollassare altrettanto velocemente…”. Agli estremi del suo oscillare il pendolo può essere
in qualsiasi posto, persino alla fine dell’universo. Se volete sapere perché leggete il libro.
Quando ho letto questo provocante ragionamento,
ho immaginato l’orlo di un abisso a forma di tunnel con
in fondo un varco luminoso forse fatto della stessa luce
che anima le esperienze OBE o NDE (Out of Body Experiences/Esperienze fuori dal corpo o Near Death Expe-
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riences/esperienze premorte) così ben studiate dallo psichiatra Kenneth Ring. Ho lavorato con la mia coscienza
intorno a questa scintilla di conoscenza e sono stato costretto a riconsiderare e a rimettere in discussione molte
“pseudocertezze” che brillavano variamente nel firmamento della mia coscienza.
Gli esseri umani secondo l’idea di Bentov si comportano come il pendolo, vivono la vita sulla base di un meccanismo “on-off ”. Durante la fase “off ” la coscienza può
espandersi in una “regione” senza limiti spazio-temporali, mentre nelle fasi “on”collassa di nuovo nella normalità e nei limiti della vita “ordinaria”. Questo meccanismo
può avvicinare l’uomo a dimensioni extrasensoriali. Il
nostro corpo, secondo la teoria di Bentov ulteriormente
sviluppata e approfondita da Bohm e Pribram (paradigma olografico), sarebbe il prodotto finale di sottili campi
di informazione sotto forma di onde. Questi campi sono
ologrammi che cambiano nel tempo e non sono a portata dei cinque sensi.
Non so se la sfida che il pittore ha di fronte, oggi, sia
più o meno difficile rispetto alle sfide fronteggiate dagli
artisti del passato. A ogni tempo la sua arte! Le conoscenze e i ritmi odierni, hanno assunto velocità e proporzioni esponenzialmente più grandi rispetto a qualsiasi altro
tempo.
Vasilij Kandinsky diceva “L’opera d’arte si rispecchia
sulla superficie della coscienza” (43).
Sulla membrana di quella superficie si proiettano ondate di memorie fragili, di vertiginosa conoscenza e di
inafferrabili misteri.
Questo libro trova le sue motivazioni nella tensione
profonda derivante dalla ignoranza consapevole e dal de-
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siderio insopprimibile di viaggiare tra le suggestioni evocate dalla conoscenza scientifica e le misteriose dinamiche
dell’ordine invisibile della vita. Le segrete geometrie di
questo profondo invisibile sono molto più simili alla evanescente concretezza del pensiero e dei sentimenti mistici,
che alle distanze misurabili della geometria Euclidea.
Immagino che oggi Kandinskij, sarebbe tentato dal
sostituire “linea, punto, superficie” con “geodetiche,
stringhe e spazi topologici” e forse scriverebbe “Lo spirituale nella scienza”.
Una riflessione particolare sarà rivolta in un capitolo di questo volume al significato profondo della forma,
nell’arte e nella vita.
Ci sono dimensioni esistenziali nascoste per le quali
essa è il valore creativo essenziale, che infrange le barriere disciplinari e ritorna sempre, come protagonista assoluto, come “involucro” necessario e trasparentissimo.
Saremo sconvolti da quella Forma-Informazione,
emergente tra le nebbie dell’invisibile, dal plasma della possibilità assoluta, dalle ondate di informazione per
energia e materia, dalle simmetrie delle formule ardite,
dalle note di un immenso e inafferrabile Concerto.
Senza il fascino di queste note, dove potremmo trovare la forza per accogliere l’eterno paradosso, legato al
progresso delle conoscenze, che ci aiuta a liberarci dalle
false verità inondando la nostra mente di incertezze vere?
Nei vari capitoli che seguono, cercheremo di capire
alcuni aspetti della rivoluzione quantistica e in particolare del paradigma olografico, nelle sue implicazioni più
profonde, che potrebbero avere l’effetto di orientare il
nostro “vedere” verso nuovi orizzonti estetici, esistenziali e spirituali.
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Benvenuti a bordo! Come incipit faremo alcune riflessioni sull’ estetica e sulla percezione creativa.
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