Protocolli di soenibilità ambientale.

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CERTIFICARE LA SOSTENIBILITÀ
Protocolli
di sostenibilità ambientale.
Pronti al decollo?
48
n.53
Quali sono i limiti e le potenzialità dell’applicazione
dei protocolli di sostenibilità ambientale in maniera
diffusa e capillare? I risultati del progetto CABEE
X ROBERTA PERNETTI, GIULIA BARBANO, ANDREA MORO E ROBERTO LOLLINI*
C
ABEE (Capitalizing Alpine Building
Evaluation Experiences) è un
progetto di ricerca nell’ambito
del Programma Alpine Space
2007-2013 a cui partecipano Austria, Italia,
Germania, Svizzera, Francia e Slovenia e che
ha come obiettivo la diffusione dei principi
di sostenibilità degli edifici nell’arco alpino,
al fine di migliorare l’efficienza globale
dell’ambiente costruito. Le azioni del progetto
sono finalizzate a fornire un supporto allo
sviluppo delle politiche esistenti, a livello sia
locale che transnazionale, per promuovere la
sostenibilità energetico-ambientale degli edifici.
Uno degli aspetti trattati nell’ambito del
progetto è l’analisi dei sistemi di valutazione
della sostenibilità degli edifici nell’arco alpino e
le potenzialità di applicazione sul territorio. In
particolare, questa azione nasce dall’idea che
applicare questi protocolli al progetto di un
edificio possa favorire la diffusione di soluzioni
tecniche e strategie di pianificazione efficienti.
Infatti, rispetto alla certificazione energetica
degli edifici — che riguarda soltanto gli aspetti
connessi ai fabbisogni del sistema edificioimpianto e le relative emissioni di CO2, limitandosi
a verificare un progetto già concluso e definito
— i protocolli di sostenibilità forniscono
indicazioni di tipo prestazionale e coprono
diversi aspetti della progettazione, della
realizzazione e della gestione dell’edificio.
Di conseguenza, le indicazioni contenute in
questi protocolli possono incidere in maniera
significativa sulle caratteristiche dell’edificio
e costituiscono un supporto efficace sia per i
tecnici coinvolti nel processo costruttivo sia per
gli utenti finali. Tuttavia, l’elevato numero dei
sistemi di certificazione diffusi a livello nazionale
e comunitario, la complessità di valutazione di alcuni parametri e la difficoltà
di reperire tutti i dati necessari all’applicazione completa di alcuni protocolli
di sostenibilità, possono limitarne l’adozione soltanto a casi pilota. Da questa
esigenza è nata l’iniziativa CESBA (si veda il Box) finalizzata a definire principi
e strategie per favorire l’armonizzazione dei protocolli di certificazione.
Nell’ambito di questo lavoro, a partire dall’analisi dei sistemi di
valutazione adottati a livello locale mediante il framework fornito da
CESBA, sono stati selezionati due gruppi di edifici certificati e sono
stati individuati da una parte i limiti di applicazione, dall’altra gli aspetti
positivi introdotti nel progetto dovuti all’applicazione di tali protocolli.
I PROTOCOLLI DI SOSTENIBILITÀ ANALIZZATI
ITACA
Il Protocollo ITACA è un sistema di analisi multicriteria per la valutazione
della sostenibilità ambientale degli edifici basato sul framework
internazionale SBTool di iiSBE (International initiative for a Sustainable
Built Environment), sviluppato attraverso il processo di ricerca Green
Building Challenge, al quale dal 1996 hanno partecipato più di 20
nazioni. L’idea alla base dell’SBTool è consentire la condivisione di
criteri, indicatori, metriche e metodi di verifica a livello transnazionale,
prevedendo contemporaneamente la possibilità di rapportare lo
strumento di valutazione al contesto geografico di applicazione. Lo scopo
è coniugare l’esigenza di armonizzare a livello internazionale strumenti
di valutazione con la necessità di considerare compiutamente le priorità
ambientali, sociali ed economiche a livello locale. La contestualizzazione
dell’SBTool avviene attraverso l’attribuzione di un peso a ogni criterio,
in modo da stabilirne l’importanza relativa, e di una prestazione
minima di riferimento. Grazie a questo approccio, l’applicazione del
Protocollo ITACA, versione contestualizzata dell’SBTool per l’Italia,
consente di calcolare un punteggio di prestazione indicativo del livello
di sostenibilità dell’edificio rispetto alla prassi costruttiva nazionale.
Il sistema garantisce l’oggettività della valutazione, impiegando indicatori
e metodi di verifica validati e allineati con le norme tecniche italiane UNI e
con i regolamenti di legge nazionali. Non vengono prescritte strategie e
soluzioni progettuali specifiche: la qualità della costruzione viene analizzata
in termini prestazionali, valorizzando così le capacità progettuali e di
realizzazione dell’edificio. Il Protocollo ITACA 2011 nazionale consente di
valutare edifici di diversa destinazione d’uso: residenziali, uffici, commerciali,
n.53
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CESBA: INIZIATIVA PER LA SOSTENIBILITÀ DELL’AMBIENTE COSTRUITO IN EUROPA
Nel 2011, durante un incontro tra partner di diversi progetti europei, è stato
riscontrato il problema dell’elevato numero di protocolli di sostenibilità
energetico-ambientale in Europa come limite alla diffusione capillare di
questi sistemi. A partire da queste considerazioni, nel 2012 è nata l’iniziativa
CESBA (Common European Sustainable Building Assessment) che ha come
obiettivo principale l‘armonizzazione dei sistemi di valutazione a livello
europeo per facilitare la diffusione e l’adozione dei principi di sostenibilità
ambientale da parte degli attori coinvolti nel processo edilizio. Nel 2012
si è svolta a Bruxelles la prima conferenza di CESBA, dove si sono riuniti i
partecipanti ai progetti europei IRH-Med, CONSTRUCTION21, ENERBUILD,
OPEN HOUSE e SuPerBuildings, per uno scambio di idee che ha permesso
di definire una serie di Key Performance Indicators che dovrebbero essere
condivisi da tutti i protocolli di certificazione. A ottobre 2013 più di 100
partecipanti provenienti da 11 paesi si sono incontrati in Vorarlberg
(Austria) per il primo CESBA Sprint Workshop, organizzato nell’ambito del
progetto CABEE. Durante questo incontro è stato elaborato il documento
programmatico di CESBA, che riassume i contenuti, gli obiettivi e i principi di
questa iniziativa. L’idea di base è che l’applicazione sistematica dei protocolli
di sostenibilità garantisca una maggiore qualità dell’ambiente costruito,
per cui partendo da questo principio si è cercato di elaborare strategie
per facilitarne la diffusione sul territorio. Uno degli aspetti principali è la
definizione di una serie di Key Performance Indicators (KPI) che dovrebbero
essere adottati da tutti i sistemi di valutazione (CESBA Guide 2014):
• Uso di energia primaria da fonti non rinnovabili
• Uso di energia primaria da fonti rinnovabili
• Emissioni di CO2
• Qualità dell’aria interna
• Comfort termico
• Costo del ciclo di vita dell’edificio
• Uso di materiali recuperati/riciclati
• Consumo di acqua
• Gestione dei rifiuti solidi
• Coinvolgimento degli utenti
• Monitoraggio e ottimizzazione del funzionamento dell’edificio
FIGURA 1. Il ciclo CESBA: al centro gli indicatori armonizzati,
espressi tramite azioni di supporto, formazione e certificazione
nel corso di tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio
Per quanto riguarda gli indicatori quantitativi, i punteggi vengono assegnati
sulla base di benchmark definiti coerentemente con i limiti di riferimento
validi a livello nazionale. Ad esempio, per l’indicatore legato alle emissioni
di CO2 il punteggio viene assegnato considerando la percentuale di riduzione
rispetto ai requisiti di legge: un edificio ottiene il massimo punteggio se
emette meno del 25% del valore consentito, zero punti se rispetta il limite
e un punteggio intermedio negli altri casi. In questo modo i punteggi
attribuiti per i KPI sono comparabili anche a livello transnazionale. In
Figura 1 è illustrata la struttura dell’approccio promosso da CESBA, che
pone al centro gli indicatori chiave prestazionali, applicandoli tramite
le azioni di supporto alla progettazione, formazione e certificazione nel
corso di tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio su cui intervenire.
L’altra strategia per favorire la diffusione dei protocolli proposta nell’ambito
di CESBA è la definizione di nove principi condivisi su cui basare i sistemi
di certificazione. Questi principi rappresentano un approccio utile per
valutare tool già esistenti, per adottarne di nuovi, o come supporto nel
processo di armonizzazione: 1. L‘utente prima di tutto; 2. Sostenibilità;
3. Contestualizzazione regionale; 4. Comparabilità; 5. Approccio di massa;
6. Semplicità d’uso; 7. Open source; 8. Collaborazione; 9. Trasparenza.
Uno strumento che segue i nove principi è potenzialmente
applicabile in maniera diffusa sul territorio.
industriali, scolastici e il sistema di valutazione si applica sia alle nuove
costruzioni, che alle ristrutturazioni. Il Protocollo ITACA Nazionale 2011 è
composto da 34 criteri di valutazione, attraverso i quali è possibile analizzare
in maniera oggettiva e compiuta il livello di sostenibilità di un edificio.
I criteri sono organizzati in cinque aree tematiche:
• Qualità del sito
• Consumo di risorse
• Carichi ambientali
• Qualità dell’ambiente interno
• Qualità del servizio
Ogni criterio analizza un particolare aspetto ambientale o sociale ed è
50
n.53
caratterizzato da una scala di prestazione che
esprime specifici obiettivi di qualità. Il livello
di soddisfacimento di questi ultimi viene
verificato attraverso indicatori di prestazione
oggettivi. Per ogni criterio, a seconda del livello
di prestazione raggiunto, la costruzione riceve
un punteggio variabile da -1 a +5, dove lo zero
rappresenta la prassi costruttiva standard, 3
la migliore pratica corrente e 5 l’eccellenza.
Ogni criterio è dotato di un peso, in base
alla metodologia SBTool, che ne determina
l’importanza rispetto agli altri. La somma
pesata dei punteggi ottenuti per ognuno dei
34 criteri permette di determinare il punteggio
di sostenibilità complessivo dell’edificio, oltre a
quelli relativi alla qualità energetico-ambientale
della costruzione e della localizzazione.
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CasaClima Nature
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La procedura di certificazione CasaClima Nature
(CasaClima, Gennaio 2013) ricalca lo schema
adottato per le certificazioni energetiche in
Provincia di Bolzano. L’Agenzia Casaclima
stabilisce una serie di requisiti per gli edifici
e ne verifica il rispetto mediante l’ausilio di
tecnici specializzati (Auditori) scelti e inviati
direttamente dall’Agenzia per monitorare le fasi
di cantiere e le prestazioni dell’edificio realizzato.
Per questo motivo, il protocollo CasaClima
Nature si differenzia dagli altri strumenti in
quanto non prevede l’assegnazione di punteggi
specifici per ogni indicatore, ma target minimi
che gli edifici devono raggiungere per ottenere
la certificazione. In Tabella I sono riportati i criteri
che vengono verificati e i relativi benchmark.
Il rispetto di questi requisiti costituisce un prerequisito che devono rispettare tutti gli edifici
di nuova costruzione. Inoltre, lo standard
CasaClima stabilisce che i progetti devono
prevedere soluzioni per la riduzione dei ponti
termici, sistemi di ombreggiamento e verifica
delle prestazioni estive degli elementi di
involucro opachi. Per gli edifici non residenziali
sono previsti anche livelli minimi di efficienza
dei dispositivi luminosi, l’installazione di
sensori di rilevamento della presenza nelle
zone di passaggio e soluzioni per la riduzione
del flusso luminoso disperso verso l’alto.
Per quanto riguarda i materiali da costruzione,
il parametro di riferimento è l’indice di qualità
ecologica dell’edificio che viene valutato
mediante il foglio di calcolo ProCasaClima 2013.
Per questo indicatore sono previsti bonus
di punteggio se vengono utilizzati:
• materiali certificati secondo lo
standard UNI EN ISO 14024:2001
• prodotti in legno con certificazione
di rispetto delle foreste FSC/PEFC
(distanza dal cantiere entro i 500 km)
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TABELLA I. Criteri di valutazione
della Certificazione CasaClima Nature
• materiali locali (pietra entro 200 km dal cantiere,
laterizio entro 500 km dal cantiere)
Inoltre, il protocollo CasaClima Nature valuta gli aspetti progettuali
legati al consumo di acqua mediante l’impatto idrico; il benchmark
che deve essere raggiunto è un miglioramento del 35% rispetto
al valore che si ottiene per un edificio standard che non prevede
nessun dispositivo di ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche.
Gli aspetti legati al comfort luminoso vengono invece verificati mediante il
fattore medio di luce diurna, calcolato sia in fase progettuale che in fase di
realizzazione mediante misure in situ da parte di un Auditore CasaClima. L’iter
di verifica è simile anche per il comfort acustico, che prevede la valutazione
dei requisiti acustici passivi e della rumorosità degli impianti in fase di progetto
mediante analisi numerica e, dopo la realizzazione, mediante misura in situ.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, il protocollo prevede la misura
all’interno degli ambienti della concentrazione dei composti organici volatili
(VOC) e di formaldeide. Questa verifica può essere derogata nel caso in cui
all’interno dell’edificio sia installato un sistema di ventilazione meccanica
controllata oppure siano messi in opera materiali a basse emissioni di
VOC e di formaldeide per gli elementi di finitura interni. La ventilazione
meccanica controllata è indicata come requisito necessario ad ottenere
la certificazione CasaClima Nature nel caso di destinazione d’uso uffici.
L’ultima parte del protocollo, “Trasparenza”, riguarda gli aspetti di
contenimento dei costi delle soluzioni progettuali, di gestione dell’edificio
e della divulgazione delle strategie efficienti adottate. I criteri che
caratterizzano quest’ultima parte sono di tipo qualitativo e prevedono
la presenza di una relazione che evidenzi il rapporto costi/benefici del
progetto, l’installazione di un sistema di monitoraggio e l’adozione di
opportune strategie di comunicazione per la valorizzazione del progetto.
Infine, per alcune destinazioni d’uso sono previsti requisiti particolari
n.53
51
che riguardano aspetti specifici della gestione degli edifici; ad esempio
per gli alberghi il protocollo prevede che almeno una parte dei prodotti
provenga da aziende comprese nel raggio di 100 km, mentre per gli
edifici adibiti a uffici che siano presenti spazi riservati alle biciclette.
COERENZA DEI PROTOCOLLI CON I 9 PRINCIPI DI CESBA
Uno degli obiettivi del progetto CABEE è di valutare l’applicabilità
degli strumenti adottati nelle regioni di provenienza dei
partecipanti. Questa analisi viene effettuata attraverso la verifica
di coerenza con i nove principi identificati da CESBA.
1. L’utente prima di tutto. Entrambi i protocolli sono coerenti con
questo principio. ITACA, infatti, nasce originariamente per supportare le
politiche delle regioni italiane volte a incentivare l’edilizia sostenibile per
migliorare la qualità della vita. Anche CasaClima Nature è stato introdotto
per favorire la diffusione dei principi di sostenibilità; inoltre le verifiche
da parte degli auditori sull’edificio costruito evidenziano l’interesse di
valutare l’effettiva qualità degli edifici dal punto di vista dell’utente finale.
2. Sostenibilità. I 34 criteri di valutazione di ITACA dimostrano un approccio
olistico al tema della qualità ambientale, sociale ed economica delle
costruzioni. Il protocollo CasaClima Nature è di tipo semplificato e non
prevede la verifica di un elevato numero di criteri; tuttavia sono presenti
anche aspetti di tipo economico (analisi costi/benefici delle soluzioni
adottate) e gestionale (monitoraggio dei consumi, formazione degli utenti).
3. Contestualizzazione regionale. Il protocollo ITACA è basato sull’SBTool
e ne condivide il principio della necessità di contestualizzare gli strumenti
di valutazione all’ambito geografico di applicazione. Per tutti i criteri sono
stati definiti sia dei benchmark di riferimento, rappresentativi della prassi
italiana in base ai regolamenti di legge, norme tecniche e consuetudini
costruttive, sia dei pesi che ne rappresentano la rilevanza rispetto alle
problematiche nazionali in riferimento ai temi della sostenibilità. CasaClima
Nature è un protocollo elaborato sulla base del contesto della provincia
di Bolzano, quindi ne ricalca le specificità. Tuttavia, sono stati certificati
con questo sistema anche edifici collocati in altre realtà climatiche, per
cui è stata verificata l’applicabilità anche in contesti climatici diversi.
4. Comparabilità. Il protocollo ITACA implementa la metodologia SBTool
e prevede la possibilità di comparare le prestazioni di edifici valutati con gli
strumenti che adottano dei KPI (Key Performance Indicators) espressi con valori
assoluti rispetto ai benchmark di riferimento locale. Invece, da questo punto
di vista, CasaClima Nature non permette un confronto globale né tra edifici
certificati con lo stesso sistema, in quanto non viene attribuito un punteggio
finale, né con altri sistemi di certificazione in quanto non adotta dei KPI condivisi.
5. Approccio di massa. Per la sua natura “pubblica”, il protocollo ITACA
nasce per essere strumento di certificazione diffusa. Prevede, infatti, un
processo di certificazione a costo contenuto e un sistema di metriche
facilmente accessibile ai professionisti del mondo delle costruzioni. Anche
CasaClima Nature, in quanto protocollo semplificato, si presta alla diffusione
capillare; tuttavia il processo di certificazione prevede verifiche da parte di
52
n.53
auditori, sia in fase di cantiere che post-operam,
e quindi per un’applicazione di massa sarebbe
necessario prevedere un iter semplificato.
6. Semplicità d’uso. Il protocollo ITACA è
allineato alla certificazione energetica prevista
per legge, alle norme tecniche UNI e richiede
informazioni abitualmente già prodotte nel corso
della fase progettuale. Inoltre, la verifica di molti
criteri avviene mediante procedure semplificate
in modo da garantire processi di valutazione in
tempi ridotti. Anche CasaClima Nature è allineato
con le direttive tecniche adottate a livello
locale e l’Agenzia CasaClima fornisce dei tool di
supporto per il calcolo di alcuni parametri (come
l’impronta energetica dei materiali), rendendo
più accessibile il processo di certificazione.
7. Open source. Per la sua natura pubblica,
il protocollo ITACA è “open source” ed è a
disposizione, gratuitamente, per tutti coloro che
sono interessati alla sua applicazione. Anche
la direttiva tecnica e i fogli di calcolo per il
CasaClima Nature sono disponibili e scaricabili
dal sito web e possono fornire un supporto
alla progettazione. Tuttavia, per ottenere la
certificazione è necessario contattare gli enti di
riferimento che richiedono il pagamento di una
quota per la verifica e il rilascio del certificato.
8. Collaborazione. Il Protocollo ITACA viene
sviluppato da un gruppo di lavoro interregionale,
con il supporto di iiSBE Italia, aperto alla
collaborazione di associazioni, professionisti
e aziende interessate al tema. Il protocollo
CasaClima, adottato a livello locale, è stato
elaborato dai tecnici dell’Agenzia CasaClima,
sulla base delle esperienze condivise con
altre strutture operanti nel contesto alpino.
9. Trasparenza. Per caratterizzare il processo
di certificazione ITACA come trasparente, è
stato siglato un accordo con Accredia che
ha prodotto il Regolamento Tecnico 33 per
l’accreditamento di organismi di ispezione.
Le verifiche non vengono effettuate dal
solo detentore del sistema ma da organismi
di parte terza. CasaClima è un protocollo
elaborato da un ente pubblico le cui specificità
sono riportate in delibere provinciali,
quindi è per sua natura trasparente.
ANALISI DELLE CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI CERTIFICATI
Nell’ambito del Progetto CABEE è stata condotta un’analisi su edifici
certificati mediante protocolli di valutazione della sostenibilità energeticoambientale in vigore nelle regioni partecipanti, per valutare quanto
l’applicazione di questi strumenti sia in grado di incidere sulle scelte
progettuali, sulle pratiche costruttive e di gestione degli edifici. Lo
scopo di quest’analisi, svolta in parallelo alla verifica sui nove principi
di applicabilità proposti da CESBA, è quella di valutare se i protocolli
di certificazione possano influire sulle caratteristiche dell’ambiente
costruito e in quale misura una loro potenziale applicazione di
massa potrebbe migliorare la qualità generale degli edifici.
In particolare l’analisi è stata effettuata su due gruppi:
• Gruppo 1: 73 edifici residenziali valutati con il Protocollo ITACA 2009
• Gruppo 2: 8 edifici a destinazione d’uso terziaria certificati CasaClima Nature
Vista la natura differente dei due protocolli (ITACA assegna un punteggio
per ogni indicatore mentre CasaClima fornisce una serie di requisiti che
le costruzioni devono avere per ottenere la certificazione) e considerato
il numero di edifici certificati a disposizione, i risultati delle analisi
sono piuttosto eterogenei; tuttavia, costituiscono una base di partenza
per comprendere il potenziale di miglioramento delle costruzioni che
potrebbe essere indotto dall’applicazione di massa di questi certificati.
Applicazione del Protocollo ITACA
Il Gruppo 1 è costituito da una serie di edifici realizzati nel periodo
2010-2012 nell’ambito del Programma Casa promosso dalla Regione
Piemonte. Questa iniziativa, aperta all’edilizia pubblica, sovvenzionata
e convenzionata, prevedeva un finanziamento per ogni alloggio in base
FIGURA 2. Tipologia di interventi analizzati
al superamento di un punteggio-soglia calcolato secondo il Protocollo
ITACA (2,5 per le nuove costruzioni e 1,5 per le ristrutturazioni).
In Figura 2 sono riportate le tipologie di interventi analizzati
e la loro collocazione rispetto al centro storico: il 72% del
campione comprende edifici di nuova costruzione, di cui il 67%
al di fuori del centro storico, mentre gli interventi di recupero si
concentrano soprattutto all’interno dei centri città (21%).
In Figura 3 sono indicati i punteggi medi ottenuti dagli edifici
campione per le diverse aree tematiche previste da ITACA. Si nota
come gli edifici studiati hanno ottenuto punteggi più alti per i criteri
energetici e di qualità del servizio (1 e 2), mentre per le emissioni di
CO2 e l’indice IEQ (Indoor Environmental Quality) (3 e 4) i punteggi
sono generalmente bassi, anche se le prestazioni verificate sono
mediamente superiori alla prassi e agli obblighi di legge.
Questa distribuzione è dovuta ai pesi attribuiti dal protocollo alle diverse
aree tematiche: in Figura 4 si può osservare come i criteri energetici e
di qualità del servizio incidano maggiormente sul punteggio finale; di
conseguenza è stata posta più attenzione agli aspetti che contribuiscono
maggiormente al raggiungimento della prestazione obiettivo. In Figura
5, Figura 6 e Figura 7 sono riportati i punteggi ottenuti dagli edifici per
ogni criterio (la linea di colore rosso rappresenta il punteggio medio).
In particolare in Figura 5 sono evidenziati i risultati relativi agli aspetti
energetici: si notano punteggi mediamente molto alti e generalmente
superiori a 2,5, in particolare per il fabbisogno di energia primaria per
il riscaldamento e per le prestazioni dell’involucro. Analizzando i valori
FIGURA 4. Pesi delle aree tematiche
per l’attribuzione del punteggio finale
FIGURA 5. Punteggi per l’area tematica Energia
FIGURA 3. Punteggi medi per aree tematiche
n.53
53
riportati nella Tabella II, relativi agli indicatori dell’area tematica energetica,
si nota come vi sia una significativa riduzione della trasmittanza media, dei
fabbisogni energetici e delle emissioni di CO2 rispetto al ai valori previsti
per legge, evidenziando l’effetto positivo dell’applicazione del protocollo.
L’altra area tematica che presenta risultati omogenei è quella relativa
ai materiali da costruzione (Figura 6). In questo caso, contrariamente a
quanto evidenziato per i criteri energetici, si riscontrano punteggi medi
molto bassi. Questa tendenza è legata all’impostazione della versione
del protocollo ITACA utilizzata per queste valutazioni: l’incidenza
in termini di punteggio era determinata dal peso dei materiali,
approccio sfavorevole ai materiali riciclati e da fonti rinnovabili (aventi
mediamente una densità inferiore rispetto ai materiali classici).
Per questo motivo, a livello progettuale, la scelta delle caratteristiche dei
materiali da costruzione è stata poco orientata verso gli aspetti di sostenibilità.
Infine, in Figura 7 sono riportati i punteggi relativi all’area tematica
del comfort e la qualità del servizio: si evidenzia una correlazione
tra i punteggi e le difficoltà tecniche legate al raggiungimento
del benchmark. In particolare i criteri legati alla disponibilità di
documentazione hanno una valutazione mediamente alta, grazie
alla semplicità delle azioni da svolgere per superare i valori base.
FIGURA 6. Punteggi per l’area tematica Materiali
TABELLA II. Indicatori medi: confronto
con i requisiti minimi di legge**
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54
n.53
In sintesi, da questa analisi è stato possibile rilevare tre tendenze
importanti nella valutazione: una grande attenzione verso gli
aspetti energetici, un ridotto interesse per i materiali utilizzati, la
facilità di ottenere punteggi elevati nei criteri documentali.
Le versioni successive del Protocollo ITACA sono state adattate sulla base
di queste considerazioni. In particolare, per quanto riguarda gli aspetti
energetici, sono stati resi più stringenti i benchmark di riferimento per
la valutazione, in modo da favorire ulteriormente la riduzione media del
fabbisogno. Per incentivare invece l’uso di materiali sostenibili, gli indicatori
sono stati convertiti in percentuali volumetriche (favorendo così i materiali
più leggeri) ed è stato aumentato il peso dell’area di valutazione. Infine è
stata ridotta l’incidenza dei criteri documentali più facili da soddisfare, di
modo che non incidano in maniera determinante sul punteggio finale.
Applicazione del Protocollo CasaClima Nature
Come descritto, il protocollo CasaClima Nature non assegna un punteggio finale
a un edificio per quantificarne il livello di sostenibilità energetico-ambientale,
ma consiste nella verifica di una serie di requisiti stabiliti dalla Direttiva
Tecnica che devono essere rispettati per ottenere il marchio CasaClima.
Per questo motivo, l’analisi condotta è di tipo qualitativo e orientata
sull’identificazione di quali tecnologie e scelte progettuali comuni sono
state adottate nei casi studiati, sulla base delle indicazioni contenute nella
Direttiva Tecnica. Il protocollo CasaClima è operativo da poco più di un anno su
un territorio di dimensioni limitate, per questi motivi il numero di casi studio
a disposizione è molto più ridotto rispetto al Protocollo ITACA. In Tabella
III sono riportati gli aspetti progettuali ricorrenti negli edifici analizzati.
In particolare, considerando che uno dei vincoli per ottenere la certificazione
è il rispetto del limite di emissioni di CO2, fissato pari a 20 kgCO2/anno,
tutti gli edifici analizzati presentano l’integrazione dell’impianto con fonti
rinnovabili (solare termico o fotovoltaico) e l’utilizzo di combustibili a basse
emissioni (biomassa). Anche la scelta dei materiali da costruzione è stata
influenzata dalla Direttiva: infatti, l’assegnazione di bonus ha favorito
l’impiego di fornitori locali, di prodotti certificati e a ridotto impatto
ambientale e scoraggiato l’uso di PVC per serramenti, porte e pavimenti.
Un’altra soluzione comune è la presenza di ventilazione meccanica controllata
con recupero di calore: oltre alle elevate prestazioni dal punto di vista
energetico, l’installazione di questi sistemi permette anche un adeguato numero
FIGURA 7. Punteggi per l’area tematica Comfort
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TABELLA III. Analisi dei casi studio
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di ricambi d’aria, garantendo elevati standard di qualità dell’aria degli ambienti
interni. Per questo motivo, la certificazione CasaClima Nature prevede che, in
presenza di VMC, non sia necessaria la misura post-operam della concentrazione
Bilancio positivo
I protocolli di sostenibilità energetico-ambientale
degli edifici costituiscono uno strumento
potenzialmente molto efficace in grado di
orientare le nuove costruzioni e le riqualificazioni
verso soluzioni efficienti che riguardano
vari aspetti del ciclo di vita degli edifici.
In particolare, dalle analisi effettuate con il
Protocollo ITACA, è emerso come i pesi attribuiti
ai criteri hanno determinato alcune scelte in fase
di progettazione e gestione dell’edificio che
hanno portato a un diverso livello di prestazione
finale. In generale, è stata prestata più
attenzione ai criteri che incidono maggiormente
sul punteggio finale. Anche nel caso degli
edifici certificati con CasaClima, nonostante
il campione ridotto di casi studio, è stato
possibile identificare alcune scelte progettuali
e l’impiego di tecnologie comuni favorite dalle
indicazioni contenute nella direttiva tecnica.
I risultati evidenziano l’importanza strategica
della diffusione capillare sul territorio di
questi sistemi di certificazione, in quanto
permettono effettivamente di aumentare la
qualità generale dell’ambiente costruito.
Tuttavia la mancanza di un quadro normativo
unitario e di scelte politiche univoche hanno
portato, da un lato, alla definizione di un elevato
di sostanze organiche volatili all’interno degli ambienti. Un’ulteriore scelta
progettuale che permette di non effettuare questa verifica è l’adozione di
materiali e prodotti caratterizzati da basse emissioni di sostanze nocive e
formaldeide per le finiture interne. Anche questa opzione è stata adottata in
alcuni progetti come soluzione alternativa alla valutazione post-operam.
Gli ultimi aspetti comuni ai casi studio riguardano la fase di gestione:
sono stati monitorati i costi relativi ai consumi termici, elettrici e idrici,
con cadenza mensile o annuale e, in alcuni casi, ci sono stati momenti di
formazione degli utenti. Monitorare le prestazioni reali costituisce una
scelta strategica in quanto permette di adattare la gestione dell’edificio
in modo per soddisfare le esigenze dell’utenza e, al tempo stesso,
mantenere elevate prestazioni. Inoltre, in questo modo è possibile
verificare l’effettivo funzionamento delle soluzioni progettuali adottate
e identificarne limiti e potenzialità da applicare in nuovi progetti. Infine,
in molti edifici sono previste azioni di informazione degli utenti sulle
caratteristiche dell’edificio e sulle buone pratiche di gestione: questo aspetto
costituisce un punto importante per garantirne il funzionamento corretto
e diffondere la conoscenza della sostenibilità ambientale degli edifici.
numero di sistemi di certificazione difficilmente comparabili tra loro e,
dall’altro, a una loro limitata applicazione. L’importanza dell’armonizzazione
è stata recepita anche a livello europeo, infatti è stata recentemente
emanata la Comunicazione n. 445 (1.07.2014) che evidenzia la necessità
di creare strumenti di valutazione condivisi e comparabili per favorire un
migliore utilizzo delle risorse nel settore edilizio. Anche l’idea promossa
dall’iniziativa CESBA di fornire un framework comune, costituito dai nove
principi e dai Key Performance Indicators, per armonizzare i sistemi di
certificazione è coerente con le indicazioni contenute nella Comunicazione
della Comunità Europea. In futuro, se i protocolli condivideranno i nove
principi e i KPI, sarà garantita una più facile applicazione sul territorio. W
* Roberta Pernetti e Roberto Lollini, Eurac Research – Istituto
per le Energie Rinnovabili – Bolzano-Bozen, IT
Giulia Barbano e Andrea Moro, iiSBE Italia – International
Initiative for a Sustainable Built Environment – Torino, IT
BIBLIOGRAFIA
• Agenzia Casaclima. 2014. Sostenibilità CasaClima. Torino: UTET Scienze Tecniche Editore
• CESBA (Common European Sustainable Building Assessment) 2014. CESBA Guide 2014. Sito web di riferimento: http://wiki.cesba.eu/wiki/Main_Page
• ISO 2001. Etichette e dichiarazioni ambientali – Etichettatura ambientale di Tipo I – Principi e procedure.
UNI EN ISO 14024:2001. Geneva: International Organization for Standardization
• ITACA 2009-2011. Protocollo ITACA Nazionale. Roma, Istituto per la Trasparenza, l’Aggiornamento e la Certificazione degli Appalti
• Progetto ASP CABEE – Capitalizing Alpine Building Evaluation Experiences, 2012-2015. http://cabee.regio-v.at/
• Progetto ASP ENERBUILD – ENERgy Efficiency and Renewable Energies in the BUILDing Sector in the Alpine Space, 2009-2012 http://www.enerbuild.eu/
• Provincia Autonoma di Bolzano. 2013. Direttiva Tecnica CasaClima Nature (Versione 1.4/01.2013)
• COM(2014) 445: Opportunità per migliorare l’efficienza delle risorse nell’edilizia. http://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2014/IT/1-2014-445-IT-F1-1.Pdf
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