264 - E allora diciamo qualche cosa di destra

ISTITUTO STATALE D’ISTRUZIONE SUPERIORE
“Vincenzo Manzini”
Corsi di studio:
Amministrazione, Finanza e Marketing/IGEA – Costruzioni, Ambiente e Territorio/Geometra – Liceo Linguistico/Linguistico
Moderno – Liceo Scientifico
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Telefono n. 0432 955214 – Fax n. 0432 957261 – e-mail: [email protected] – sito: www.isismanzini.it – C.F. 94008390307
Circ. n. 264
San Daniele del Friuli, 15 maggio 2013
A tutti i docenti
I.S.I.S. “Manzini” S E D E
OGGETTO: E allora diciamo qualcosa di destra
A margine delle ns. discussioni interne, legate in parte alla sperimentazione VaLES,
ma che investono lo stesso progetto di rilancio dell’istituto, mi permetto di segnalare alla
Vs. attenzione un recente articolo, a firma di Stefano Stefanel e Aluisi Tosolini, i cui
contenuti non solo condivido ma mi sento pienamente di sottoscrivere. Il livello della ns.
discussione interna dovrebbe essere all’altezza di queste sfide. Lo auspico e per questo
mi spendo.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Giuseppe SANTORO
Documento sottoscritto con firma digitale e successivamente sottoposto ad archiviazione e conservazione legale, secondo la normativa vigente. La
firma digitale è stata apposta da: Nome: Giuseppe - Cognome: Santoro - Titolo: DIRIGENTE SCOLASTICO - Ragione sociale: ISIS
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E allora diciamo qualcosa di destra
E allora diciamo qualcosa di destra
di Stefano Stefanel e Aluisi Tosolini*
Dirigenti scolastici
Visto che c’è qualche difficoltà a dire qualcosa di nuovo di sinistra cerchiamo di arrivare
da qualche parte dicendo qualcosa di destra:
abolizione del valore legale del titolo studio;
abolizione degli esami di stato;
abolizione delle bocciature.
In teoria queste tre abolizioni dovrebbero essere “di sinistra”, ma così non pare. Il valore
legale del titolo di studio viene difeso a spada tratta dai sindacati e dalle forze di sinistra,
come argine contro il neo-liberismo. Mentre per la sinistra l’eliminazione delle bocciature
farebbe perdere ulteriori posti di lavoro e l’abolizione degli esami di stato farebbe perdere
ancora più unitarietà al sistema scolastico nazionale.
Tutto questo poi farebbe affiorare immediatamente la meritocrazia, vista dalla sinistra
come il drago che sputa fuoco sull’uguaglianza. E la meritocrazia, che dovrebbe essere il
cavallo di battaglia di un’equità cara alla sinistra, è diventato in Italia un tema “di destra”.
La sinistra non vuol selezionare ma vuol continuare a bocciare (perché così si è rigorosi).
La destra vuole bocciare perché così i migliori hanno dei vantaggi e anche su questo la
sinistra non medita: perché il vantaggio dei migliori deve aumentare a spese dei così detti
peggiori (stranieri, disagiati, deprivati, fannulloni, ecc.)? Così la destra che vuole bocciare
poi alla fine lo fa solo in teoria. Insomma ci pare che tutta la questione abbia ribaltato i
valori e che la destra difenda posizioni che dovrebbero essere di sinistra e viceversa.
L’abolizione del valore legale del titolo di studio toglierebbe illusioni, eliminerebbe le
università telematiche e i diplomifici in quanto nessuno se ne farebbe più niente di un
titolo di studio che viene considerato acquisibile solo con i soldi, mentre comincerebbero
a prevalere certificazioni e percorsi. A questo punto non servirebbe a nulla bocciare e far
ripetere tutte le materie dell’anno a chi non ce l’ha fatta. Si eviterebbero le disparità tra
sezioni e docenti per cui ci sono classi in cui con una prestazione si prende cinque e classi
in cui con la stessa prestazione si prende sette: chi ha dei debiti dovrebbe seguire percorsi
diversi da chi non li ha. E così alla fine ci sarebbe chi esce con 100 e chi con 21. E chi
esce con 21 potrà solo esibire la testimonianza che è stato lì fino alla fine. Tutto questo
richiede di personalizzare e questo la sinistra non lo vuol fare, perché personalizzando i
percorsi li si differenzia in modo irreversibile e si ritiene che questo determini un sistema
scolastico non unitario.
Il nostri sistema scolastico però non è già unitario e i risultati Ocse-Pisa e Invalsi sono lì a
testimoniarlo. Solo che la sinistra italiana ha regalato alla destra anche le valutazioni di
sistema, che servono proprio ad intervenire sulle ingiustizie. E lo ha fatto accusando ogni
sistema di valutazione di essere il cavallo di Troia del neo-liberismo. Così per opporsi alle
valutazioni e al loro uso ci si richiama alla Costituzione e all’uguaglianza, quasi che nella
nostra Costituzione ci sia il socialismo e non anche la spinta verso l’equità, ma soprattutto
facendo finta che la società italiana attenda uguaglianza, mentre invece al massimo cerca
un po’ equità (il più bravo ottiene il posto per il solo fatto di essere il più bravo).
Stabilito, dunque, che certi temi sono ascritti alla destra credo sia necessario nominarli e
confrontarsi con loro, anche se ci si richiama alla sinistra. L’Ocse ci dice che ogni
studente bocciato ci costa 28.000 euro, l’esperienza ci dice che difficilmente riusciamo a
recuperarlo. Quindi buttiamo dei soldi e facciamo perdere tempo alla gente. Cosa c’è da
difendere in tutto questo? In base a quale logica i più bravi sono penalizzati dal fatto che
quelli meno bravi non vengano bocciati? Si scambia merito con selezione, ma poi si
seleziona ritenendosi democratici e costituzionali.
Tutto questo appare ingigantito in quella enorme farsa di stato che sono gli esami finali,
alibi per le didattiche più retrive e conservatrici. Se si elimina il valore legale del titolo di
studio le scuole possono strutturare prove d’uscita che completino i percorsi, definiscano
la valutazione finale e siano coerenti con i percorsi didattici, soprattutto con quelli
personalizzati. E’ di destra tutto questo? E allora cominciamo a dire cose di destra.
—————————————————————————————————*) questo intervento – volutamente provocatorio sin dal titolo – necessita di una
contestualizzazione “genealogica”. Sabato 11 maggio Aluisi Tosolini ha moderato – a
Udine ed entro la manifestazione chiamata vicino-lontano – un dibattito in cui è stato
presentato l’ultimo numero della rivista di filosofia aut aut dedicato proprio alla scuola. Il
dibattito – cui hanno partecipato Pier Aldo Rovatti, Beatrice Bornato e Raoul Kirchmayr
– è stato molto interessante ed in altro momento verrà presentata una approfondita
recensione del numero della rivista.
Poco prima del dibattito Stefano Stefanel si è avvicinato al palco per salutare Aluisi
Tosolini: i due (noi due) pur essendo entrambi friulani e scrivendo spesso sugli stessi
argomenti ed anche sugli stessi siti non ci eravamo infatti mai incontrati.
A dibattito concluso ci siano incontrati per salutarci e, quasi scherzando, ci siamo detti
che forse è giunta l’ora di dire qualcosa di destra, citando proprio le tre abolizioni che
aprono questo nostro intervento comune.
Ovviamente questa posizione (per non dire della “destra”) non ha nulla a che vedere con il
dibattito sulla scuola impossibile di aut aut. Anche se certo l’incontro ed il dibattito di aut
aut ha costituito l’occasione per riassumere in tre frasi pensieri che ci accomunano.
E che noi non crediamo essere di destra (sempre che destra/sinistra voglia ancora dire
qualcosa…).