Adolf Hitler Adolf Hitler nacque a Braunaun am Inn il 20 aprile 1889

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Adolf Hitler
Adolf Hitler nacque a Braunaun am Inn il 20 aprile 1889.
In gioventù manifestò aspirazioni artistiche, cercando senza riuscirvi di entrare
nell'Accademia di arti grafiche di Vienna.
Emarginato e amareggiato, nel 1913 il giovane emigrò a Monaco, capitale della
Baviera.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914, Hitler si arruolò nell'esercito
bavarese. Decorato due volte e promosso caporalmaggiore nel 1917, poté constatare
il senso del cameratismo che univa tutti i tedeschi contro un unico nemico, unità che
per lui era tragicamente assente nelle politiche della Germania.
Rientrato a Monaco, Hitler si impegnò nei movimenti politici di estrema destra,
lavorando nel contempo come informatore per l'esercito. Si costruì rapidamente la
reputazione di grande oratore all'interno di uno dei tanti gruppi razzisti della città, il
Deutsche Arbeiterpartei (DAP).
Il 24 febbraio 1920 il gruppetto cambiò nome ribatezzandosi Nationalsozialistiche
Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP) e adottò un programma che chiedeva la revisione
del trattato di Versailles e la restituzione dei territori perduti dalla Germania in
Francia e Polonia, l'unificazione di tutti i tedeschi etnici in un unico Reich e
l'esclusione della cittadinanza di tutti gli ebrei.
Il programma associava anche alcuni obiettivi sociali come l'espropriazione degli
speculatori di guerra, la nazionalizzazione dei gruppi industriali, la socializzazione
dei grandi magazzini e l'abolizione dei redditi non derivanti dal lavoro.
Insieme al generale Erich Ludendorff, l'8 novembre 1923 il partito nazista tentò di
prendere il potere con il cosiddetto Putsch della Birreria. Dopo il fallimento del colpo
di stato il partito nazista venne dichiarato illegale e Hitler finì in carcere nella
cittadina di Landsberg am Lech, dove avrebbe scritto Mein Kampf.
Alla fine del 1924 egli venne rilasciato dal carcere e tornò a occuparsi di politica:
per molti il processo aveva fatto di lui un eroe. Hitler si sbarazzò dei suoi avversari
politici e da quel momento rimase sempre il capo indiscusso del movimento nazista;
alcuni ex avversari passarono dalla sua parte. Nei due anni successivi il partito subì
una riorganizzazione radicale, che lo mise in grado di cogliere le successive vittorie
elettorali e di assorbire tutti gli altri gruppi razzisti di estrema destra.
L'ascesa del Partito nazista e del suo leader Adolf Hitler verso il controllo della
politica nazionale dopo il 1928 fu tanto spettacolare quanto rapida. Hitler era ormai a
capo di quello che era di gran lunga il primo partito della Germania di Weimar,
sebbene fosse ancora escluso dal governo del paese. La sua efficacia come oratore
pubblico venne riconosciuta da molti contemporanei, che assistettero alle adunate del
partito. Il messaggio elettorale fece più presa su alcuni gruppi di popolazione tedesca
rispetto ad altri; anche una percentuale significativa delle classi più elevate e dei
lavoratori tedeschi votò per Hitler.
Le politiche seguite da Hitler una volta giunto al potere prevedevano l'eliminazione
di qualsiasi opposizione, la creazione di un partito-stato, il controllo di tutti i settori
della vita pubblica e privata da parte dello NSDAP e delle sue emanazioni, la
rivitalizzazione dell'economia tedesca, il riarmo e la preparazione della guerra. Hitler
convinse i suoi alleati a indire nuove elezioni, con la motivazione che sarebbero state
le ultime per un po' di tempo. Anche questa volta, però, i nazisti non ottennero la
maggioranza assoluta dei voti.
Alleandosi con i nazionalisti, Hitler riuscì comunque a ottenere una maggioranza in
grado di approvare una legge che gli conferiva pieni poteri, autorizzandolo a
governare la Germania senza il controllo del parlamento né l'approvazione del
presidente.
Il potere nazista fu accompagnato a livello locale da innumerevoli violenze, dato
che i nazisti si vendicarono dei loro avversari politici uccidendone alcuni e
gettandone altri nei cosiddetti campi di concentramento. Il controllo del Partito
nazista sullo stato e sulla società fu rafforzato attraverso "purghe", che eliminarono
dalla pubblica amministrazione tutti gli ebrei e i potenziali oppositori politici: i
gruppi si sciolsero spontaneamente o furono messi fuorilegge.
Entro la metà del 1933 la Germania era già diventata un partito-stato. L'unica
istituzione non di partito che rimase relativamente immune dal controllo nazista fu
l'esercito. Hitler aveva capito che interferire in questo ambito poteva risultare un
errore fatale. Quando l'eccessiva invadenza delle SA (Squadre d'Assalto) infastidì le
alte gerarchie militari, i dirigenti vennero massacrati nella cosiddetta Notte dei
Lunghi Coltelli, il 30 Giugno 1934.
E' vero che nessuno promosse mai politiche in contraddizione con il volere del
Führer; ed è altrettanto certo che qualsiasi iniziativa di politica estera venne
intrapresa direttamente da Hitler.
La disoccupazione venne ufficialmente eliminata nel 1936 e nei due anni
successivi uno dei maggiori problemi che afflissero il regime fu la carenza di
manodopera qualificata e di materie prime. Il calo della disoccupazione si spiega con
l'espulsione delle donne dal mercato del lavoro e l'arruolamento degli uomini nelle
forze armate e nel Servizio del lavoro, nonché con la manipolazione delle statistiche
da parte dello Stato. La creazione di nuovi posti di lavoro fu dovuta in parte alla
proliferazione dell'occupazione nell'amministrazione dello Stato e del partito, in parte
ai grandiosi investimenti in opere pubbliche, come la famosa Autobahn (Autostrada).
Tra gli obiettivi di Hitler vi erano sempre la revoca del Trattato di Versailles e
l'espansione del Reich. Sicuramente altri uomini politici contribuirono a far esplodere
la crisi dei Sudeti del 1938 o a innescare gli eventi che portarono all'invasione della
Polonia nel 1939, ma fu Hitler a prendere le decisioni che portarono alla guerra e a
decidere nel 1941 di compiere quell'errore per lui fatale che fu l'invasione della
Russia. L'impero delle SS di Heinrich Himmler, insieme agli altri feudi nazisti,
procedette sistematicamente al saccheggio dei territori occupati, mentre i rispettivi
signori della guerra litigavano tra loro.
La difesa della purezza della razza ariana e il perseguimento di un immaginario
modello ideale di tipo eugenetico culminarono in quello che fu il risultato più noto, le
leggi antiebraiche del 1935 e, in seguito, il tentativo di sterminio di tutti gli ebrei
d'Europa. Per Adolf Hitler la guerra, specialmente quella sul fronte orientale, era una
guerra contro il marxismo, gli ebrei e gli slavi.
Verso la fine della guerra, per quanto tentasse di scaricare la colpa su altri, Hitler
non poteva più sfuggire all'accusa della propria responsabilità del disastro. Divenne
sempre più ansioso e depresso, passando maggior tempo da solo e perdendo
progressivamente il contatto con la realtà. Il tentativo di assassinarlo con un attentato
dinamitardo nel luglio 1944 ne esasperò i disturbi fisici e mentali.
Sono stati scritti molti libri nel tentativo di dimostrare che Adolf era pazzo. È
documentato che avesse un carattere di tipo ossessivo: era ipocondriaco ed
estremamente schizzinoso riguardo al cibo. Si preoccupava esageratamente della
propria pulizia personale, possedeva una fede incredibile nel proprio destino, trovava
difficile accettare di essere contraddetto e di tanto in tanto assumeva pubblicamente
comportamenti che sembravano maniacali, come gli eccessi di collera di fronte a
diplomatici stranieri o l'isteria che sembra emergere dai filmati dei suoi discorsi
pubblici. I suoi discorsi erano preceduti da attente prove e perfino i gesti venivano
mimati davanti allo specchio.
Coloro che ebbero occasione di incontrarlo negli ultimi giorni notarono un
deterioramento fisico impressionante e i segni di un invecchiamento accelerato.
Circondato dalla distruzione dei suoi sogni e di fronte alla sconfitta militare, il 30
Aprile 1945 Hitler si suicidò nel bunker della cancelleria del Reich.
adattato dall'Enciclopedia dell'Olocausto da Carlotta Bossi e Hajar El Baddadi
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