cosa dire della chiesa - Centro di Apostolato e di Spiritualità

COME? QUANDO? DOVE? PERCHE'?
RISPOSTE PER L’UOMO MODERNO ALLE DOMANDE FONDAMENTALI DELLA VITA
COSA DIRE DELLA CHIESA?
Abramo Lincoln disse: “Se tutti coloro che si addormentano
in chiesa la domenica mattina fossero coricati e ben
allineati... sarebbero di gran lunga più comodi.”
Sedili troppo duri, melodie stonate, silenzio forzato e
straziante noia, sono solamente alcune delle comuni
immagini che si hanno della chiesa la domenica. Il tutto è
visto come un’esperienza che si deve sopportare
stoicamente e a denti stretti fino a che l’aroma del pranzo
non illumina di nuovo la giornata. Un ministro di culto stava
facendo visitare la chiesa ad un ragazzino, giunti ad una
targa commemorativa gli disse: “Questi sono i nomi di coloro
morti nel servizio” al che il ragazzino chiese a sua volta
“Sono morti nel servizio del mattino o in quello della sera?”.
Alcune persone associano la parola “chiesa” con il clero. Ci si
riferisce sovente a qualcuno che è entrato nel ministero
ecclesiastico dicendo “è entrato nella chiesa”.
Coloro che scelgono di lavorare nel ministero cristiano sono
spesso visti (in modo equivoco) con sospetto e con la
supposizione che siano incapaci di fare altro. Non stupisce
perciò l’inserzione trovata scritta in un recente bollettino di
chiesa che diceva “Hai 45 anni e non sei arrivato da nessuna
parte? Perché non considerare il ministero cristiano?”
L’opera del ministero cristiano è spesso percepita come per
sei giorni invisibile e per un giorno incomprensibile!!
Altri associano la parola chiesa con particolari
denominazioni, per esempio la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa
Cattolica Romana, i Battisti, i Metodisti.
Altri ancora associano la parola chiesa con l’edificio e
presumono che chi lavora nel clero (ministero della chiesa)
sia interessato alle chiese per la loro architettura, perciò
quando vanno in vacanza spediscono al loro ministro di
culto cartoline con la fotografia della chiesa del luogo.
Ho sentito di un ministro di culto che ha implorato la sua
congregazione di non spedirgli più cartoline postali di
chiese, dicendo che lui non aveva il minimo interesse
nell’architettura eclesiastica.
Alcuni invece segnano “chiesa” nella loro lista dei doveri
annuali, un impegno che si trova tra il visitare la zia Edna e il
preparare la torta per la festa del paese.
L’atteggiamento di altri ancora è riassunto bene nella
canzonetta che dice: “Così quando non ho niente altro da
fare. Penso che in chiesa dovrò andare. Perché alla fine
quando sarò portato dentro. Il Signore non dica: chi è questo
elemento?”
Ci possono essere elementi di verità in alcune di queste
vedute della chiesa, tuttavia molti cristiani stanno cercando
di seppellire questa immagine della chiesa che è totalmente
inadeguata a confronto dell’immagine della chiesa del Nuovo
Testamento.
In molte chiese si vengono a formare delle “famiglie
cristiane” meravigliosamente calde ed aperte, molto più
simili all’immagine biblica. Nel Nuovo Testamento ci sono
oltre 100 immagini o analogie della chiesa e in questo
capitolo voglio guardare a cinque che sono centrali per una
buona comprensione di cos’è la chiesa.
Il popolo di Dio.
La chiesa è fatta di persone. Il termine greco per
chiesa, ekklesia, ha il significato di “assemblea” o
“incontro di persone”. A volte il Nuovo Testamento
si riferisce anche alla chiesa universale (es. Efesini
3:10-21; 5:23-25, 27, 29, 32). La chiesa universale è
formata da tutti coloro che nel mondo professano il
nome di Cristo.
Il battesimo è il segno visibile di essere parte della
chiesa; è anche un segno visibile di cosa significhi
essere un cristiano; significa essere lavati dal
peccato (1 Corinzi 12:13), morire e risorgere con
Cristo ad una nuova vita ( Romani 6:3-5; Colossesi
2:12) e ricevere l’acqua viva che lo Spirito Santo
porta nella nostra vita ( 1 Corinzi 12:13).
Gesù stesso comandò ai suoi seguaci di andare, fare
discepoli e battezzarli (Matteo 28:19).
La Chiesa Cristiana Universale è vasta. Secondo
l’enciclopedia Britannica essa ha 1.700.000.000
aderenti da 254 paesi, questo significa il 32,9%
della popolazione mondiale. In molte parti del
mondo, dove esistono regimi estremi ed oppressivi,
la chiesa è perseguitata.
In queste parti la chiesa è maggiormente nascosta
ma molto forte. Nel terzo mondo sta crescendo
rapidamente. In alcuni paesi come il Kenia si stima
che l’80% della popolazione si professi cristiana.
Dall’altro lato, nel mondo libero, la chiesa è in
declino. Secondo il manuale cristiano inglese, la
chiesa cristiana nella Gran Bretagna ha perso mezzo
milione di membri nei primi cinque anni del 1980.
C’era un tempo in cui l’occidente mandava
missionari nel terzo mondo. Comunque mi ricordo
che quando ero all’università di Cambridge, tre
missionari erano venuti dall’Uganda per predicare lì
il vangelo. Sono rimasto colpito da quanto era
cambiato il mondo negli ultimi 150 anni e che
l’Inghilterra avesse bisogno di missionari tanto
quanto gli altri paesi.
Nel Nuovo Testamento Paolo parla di chiese locali,
per esempio la chiesa dei Galati (1 Corinzi 16:1), le
chiese della provincia dell’Asia ( 1 Corinzi 16:19) e
tutte le chiese di Cristo ( Romani 16:16). Sembra
persino che queste chiese locali in alcune occasioni
avessero formato dei gruppi più piccoli che si
incontravano nelle case ( Romani 16:5; 1 Corinzi
16:19). In effetti sembra ci fossero tre tipi di
incontri nel Nuovo Testamento: quelli larghi e
grandi, quelli medi e quelli piccoli.
Coloro che scrivono riguardo alla crescita della
chiesa parlano spesso di una triplice e congiunta
struttura, celebrazione, congregazione e cellula.
Tutte tre sono importanti e complementari.
La celebrazione è l’incontro più grande dei credenti
cristiani, questo avviene ogni domenica in chiesa
oppure quando in alcune piccole chiese ci si trova
insieme per adorare. Nel Vecchio Testamento il
popolo di Dio si riuniva in atmosfere festose per
speciali celebrazioni nei giorni della Pasqua ebraica,
della Pentecoste e del Nuovo Anno.
Ai nostri giorni i grandi incontri cristiani forniscono
momenti d’ispirazione. Attraverso questi incontri
molti riacquistano la visione della grandezza di Dio
ed un profondo senso di adorazione. Questi incontri
di centinaia di cristiani che si ritrovano insieme,
possono ripristinare fiducia ed incoraggiamento a
coloro che si sono sentiti isolati e provvedere una
visibile presenza della chiesa nell’ambiente o
società in cui vivono.
Tuttavia, da soli questi incontri non sono sufficienti.
Non sono l’ambiente in cui profonda amicizia
cristiana può facilmente svilupparsi. La
congregazione, invece, è un incontro di dimensione
media. Questa dimensione rende possibile
conoscere ed essere conosciuti dalla maggior parte
delle persone. È un luogo dove durature amicizie
cristiane possono formarsi. È anche un luogo dove i
doni ed i ministeri dello Spirito possono essere
esercitati in un’atmosfera d’amore ed accettazione,
dove la gente è libera di rischiare e anche di
sbagliare. Nella nostra chiesa, noi abbiamo incontri
di metà settimana con gruppi che si estendono dalle
12 alle 80 persone dove si può imparare, ad
esempio, la comunicazione verbale, guidare
l’adorazione, pregare per i malati, sviluppare il
dono di profezia ed imparare a pregare ad alta voce.
Il terzo livello di incontri è la cellula che poi noi
chiamiamo i “piccoli gruppi”. Questi gruppi
consistono in un gruppo dalle 2 alle 12 persone che
si trovano assieme per pregare e studiare la Bibbia.
È in questi gruppi che si formano le più intime
amicizie nella chiesa. Esse sono caratterizzate da
confidenza (possiamo parlare apertamente senza
paura di pettegolezzi); intimità (è un gruppo dove
possiamo parlare delle cose che sono più
importanti nella nostra vita) e responsabilizzazione,
rendere conto gli uni agli altri (vogliamo ascoltare
ed imparare gli uni dagli altri).
La famiglia di Dio
Quando riceviamo Gesù Cristo nelle
nostre vite, noi diventiamo Figli di Dio
(Giovanni 1:12). Questo è ciò che dà
unità alla chiesa. Noi abbiamo Dio come
nostro Padre, Gesù Cristo come nostro
Salvatore e lo Spirito Santo che dimora
in ognuno di noi.
Noi tutti apparteniamo alla stessa
famiglia. Anche se fratelli e sorelle
possono bisticciare e avere dissensi o
anche se si allontanano l’uno dall’altro
e non si vedono per lunghi periodi di
tempo, rimangono comunque fratelli e
sorelle. Niente può porre termine a
questa relazione. Allo stesso modo la
chiesa è una anche se spesso appare
divisa.
Questo non vuol dire che ci dobbiamo
accontentare di essere divisi. Gesù
pregò per i suoi discepoli “che essi siano
uno”. Paolo dice “preoccupatevi si
conservare l’unità dello Spirito” (Efesini
4:3). Come una famiglia divisa, noi
dovremmo sempre impegnarci,
sforzarci di riconcigliarci.
L’incarnazione richiede una visibile
espressione di quella che è la nostra
invisibile unità.
Naturalmente questa unità non deve
ottenersi a spese della verità, ma come
scrisse lo scrittore medievale Rupertus
Meldenius: “ Sui punti essenziali, unità;
su quelli trascurabili, libertà; e in ogni
cosa amore”.
A tutti i livelli noi dobbiamo cercare
unità- nei piccoli gruppi, nella
congregazione e nella celebrazione,
nella nostra denominazione e tra
denominazioni.
Questa unità si viene a formare mentre
teologi e guide della chiesa si trovano
insieme a discutere e lavorare
attraverso le differenze teologiche. Ma è
anche ottenuta, spesso in modo più
efficace, dai credenti ordinare che si
trovano per lavorare e adorare insieme.
Più ci avviciniamo a Cristo, più ci
avviciniamo gli uni agli altri. David
Watson usò una singolare illustrazione.
Egli disse: “ Quando voli e l’aereo si alza
da terra, le pareti ed i contorni che
possono sembrare grandi ed
impressionanti da terra, tutto ad un
tratto perdono i rilievi. Allo stesso
modo, quando la potenza dello Spirito
Santo ci solleva assieme in una
cosciente realizzazione della presenza
di Gesù, le barriere tra di noi diventano
insignificanti. Seduti con Cristo nei
luoghi celesti, le differenze tra cristiani
possono spesso sembrare marginali e
meschine.”
Visto che abbiamo lo stesso Padre,
siamo fratelli e sorelle e siamo chiamati
ad amarci l’un l’altro. Giovanni lo dice
molto chiaramente: ‘Se uno dice: io amo
Dio, ma odia il suo fratello, è bugiardo;
perché chi non ama suo fratello che ha
visto, non può amare Dio che non ha
visto? Questo è il comandamento che
abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio
ami anche suo fratello. Chiunque crede
che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e
chiunque ama colui che ha generato,
ama anche chi è stato da lui generato.’ (1
Giov.4:20-5:1).
Il confessore del Papa, Padre Raniero
Cantalamessa, parlando ad un migliaio
di persone da molte diverse
denominazioni, disse: ‘Quando i
cristiani discutono, noi diciamo a Dio: scegli tra noi e loro- Ma il Padre ama
tutti i suoi figli. Dovremmo dire: -noi
accettiamo come fratelli tutti coloro che
tu ricevi come figli-‘. Siamo chiamati ad
avere comunione gli uni con gli altri. La
parola greca Koinonia significa ‘avere in
comunione’ o ‘dividere’. È la parola
usata per la relazione di matrimonio, la
più intima tra esseri umani. La nostra
comunione è con Dio (Padre, Figlio e
Spirito Santo - 1 Giovanni 1:3; 2 Corinzi
13:14) e gli uni con gli altri (1 Giovanni
1:7). La comunione cristiana va oltre la
razza, il colore, l’educazione, le origini e
ogni altra barriera culturale. C’è un
livello di amicizia nella chiesa che io
non ho mai sperimentato fuori da
questa. John Wesley disse: ‘Il Nuovo
Testamento non parla mai di religione
solitaria’. Siamo chiamati alla
comunione gli uni con gli altri. Non è
un’opzione extra; ci sono due cose che
semplicemente non possiamo fare da
soli e non possiamo essere cristiani da
soli. Il professor C.E.B.Cranfield lo disse
così: ‘Il cristiano indipendente, che
vorrebbe essere un cristiano ma è
troppo superiore per appartenere alla
chiesa visibile su questa terra in una
delle sue forme, è semplicemente una
contraddizione in termini.’
Lo scrittore agli ebrei dice ai suoi
lettori: ‘Facciamo attenzione gli uni agli
altri per stimolarci all’amore e alle
buone opere, non abbandonando la
nostra comune adunanza come alcuni
sono soliti fare, ma esortandoci a
vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi
il giorno.’ (Ebrei 10:24-25). Spesso i
cristiani perdono il loro amore per il
Signore ed il loro entusiasmo per la fede
perché trascurano la comunione. Un
uomo che si trovò in questa posizione
ricevette la visita di un saggio anziano;
si sedettero di fronte al camino nel
salotto. L’uomo anziano non parlò mai,
ma andò vicino al camino, prese un
pezzo di brace rossa e lo mise in terra.
Continuò a non dir nulla; in pochi
minuti la brace perse il suo calore,
allora la prese e la rimise nel fuoco e in
poco tempo tornò incandescente.
L’anziano non disse ancora niente, ma
mentre si alzava per andarsene l’altro
uomo seppe esattamente perché aveva
perso il suo fervore: un cristiano
lontano dalla comunione è come una
brace fuori dal fuoco. Martin Lutero
scrisse in un diario: ‘A casa, nella mia
casa non c’è calore o vigore in me solo,
ma nella chiesa, quando la moltitudine è
riunita, un fuoco si accende nel mio
cuore e si fa strada verso l’esterno’.
Il corpo di Cristo
Paolo perseguitava la chiesa cristiana
quando incontrò Gesù Cristo sulla via di
Damasco. Gesù gli disse: ‘Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?’ (Atti 9:4). Paolo
non aveva mai incontrato Gesù prima, e
deve aver realizzato che Egli stava
dicendo che, nel perseguitare i cristiani,
stava perseguitando anche lui. Può
benissimo essere stato da quell’incontro
che Paolo realizzò che la chiesa era, in
effetti, il corpo di Cristo. ‘Lui chiama la
chiesa Cristo’ scrisse il riformatore del
16° secolo, Calvino. Noi cristiani siamo
Cristo per il mondo. Come dice un
vecchio inno:
‘Lui non ha mani se non le nostre mani
per fare il Suo lavoro oggi;
a che fare con due atteggiamenti
sbagliati.
Lui non ha piedi se non i nostri piedi
per condurre gli uomini sulla Sua via;
Primo, parla a coloro che si sentono
inferiori e pensano di non avere nulla
da offrire. Per esempio, Paolo dice che il
piede può sentirsi inferiore all’orecchio
(vv.14-19). Crisostomo, predicando nel
quarto secolo, fece un buon commento
quando disse: ‘Siamo propensi
all’invidia’. È facile guardarsi intorno
nella chiesa e sentirsi inferiori, quindi
non necessari; come risultato non
facciamo niente. In realtà siamo tutti
necessari; Dio ha dato doni ‘ad ognuno’
(v.7). Il termine ‘ad ognuno’ è un filo
comune in tutta 1 Corinzi 12. Ogni
persona ha almeno un dono ed è
assolutamente necessario per il
funzionamento del corpo; la chiesa non
potrà funzionare come dovrebbe, a
meno che ognuno faccia la parte che Dio
ha studiato per noi. Nei versetti
seguenti, Paolo si rivolge a quelli che si
sentono superiori (vv.21-25) e dicono
agli altri ‘non ho bisogno di te’. Anche
questa volta Paolo mette in rilievo la
follia di questa posizione; un corpo
senza piede non è come dovrebbe
Lui non ha voce se non le nostre voci
per dire agli uomini come morì;
Lui non ha aiuto se non il nostro aiuto
per condurli al Suo fianco.’
Paolo sviluppa questa analogia in 1
Corinzi 12. Il corpo è un’unità (v.12), ma
questa unità non significa uniformità.
‘Coloro che sono membri gli uni degli
altri sono diversi quanto una mano ed
un orecchio. Ecco perché i materialisti
sono così monotonamente simili se
paragonati alla fantastica varietà dei
santi. L’obbedienza è la strada della
libertà, l’umiltà è la strada per il piacere,
l’unità è la strada per la personalità. Ci
sono molte parti e sono diverse con
diversi tipi di dono e differenti tipi di
lavoro’ (vv.4-6). Quale dovrebbe essere
allora il nostro atteggiamento verso le
altre parti del corpo di Cristo? Paolo ha
essere (v.21). Spesso le parti che non si
vedono sono persino più importanti di
quelle bene in vista. Il giusto
atteggiamento è quello che riconosce
che siamo dentro la cosa tutti insieme.
Siamo tutti parte di una squadra, ogni
parte ha un effetto sul tutto. Da Platone
in poi, l’Io è stata la personalità che dà
unità al corpo. Noi non diciamo ‘La mia
testa ha male’. Diciamo: ‘ho il mal di
testa’; lo stesso è col corpo di Cristo. ‘Se
un membro soffre, tutte le membra
soffrono con lui; se un membro è onorato,
tutte le membra gioiscono con lui’ (v.26).
Ogni cristiano è parte della chiesa; John
Wimber venne una volta avvicinato da
un membro della sua congregazione che
aveva incontrato qualcuno in grave
bisogno. Dopo la riunione della
domenica, quest'uomo disse a John
Wimber della sua frustrazione nel
cercare un aiuto per quella persona.
‘Quest’uomo ha bisogno di un posto
dove stare, di cibo e di sostegno mentre
si rimette in piedi e trova un lavoro disse - io sono davvero frustrato. Ho
provato a telefonare all’ufficio della
chiesa, ma nessuno poteva ricevermi e
non potevano aiutarmi. Alla fine ho
dovuto lasciare che stesse con me per la
settimana! Non pensi che la chiesa si
dovrebbe occupare di persone così?’
John Wimber disse di aver pensato per
un momento e di aver detto: ‘Sembra
che la chiesa lo abbia fatto’.
Come abbiamo visto nel capitolo 8, il
problema con la chiesa è che per anni il
centro è stato il pulpito o l’altare, a
seconda delle nostre diverse tradizioni.
In entrambe le situazioni il ruolo
dominante era giocato dal pastore o dal
prete. Come disse Michael Green,
commentando la crescita spettacolare
delle chiese Pentecostali in Sud
America: ‘ È dovuto a molte cause, e non
ultimo è il fatto che sia prevalentemente
di laici’
Un tempio santo
L’unico edificio di cui si parla come
chiesa nel Nuovo Testamento è un
edificio fatto da uomini. Paolo dice ‘In
lui voi pure entrate a far parte
dell’edificio che ha da servire come
dimora a Dio per mezzo dello Spirito.’
(Efesini 2:22). Gesù è la pietra angolare;
lui è quello che ha fondato la chiesa ed
attorno al quale la chiesa è costruita. I
fondamenti sono ‘gli apostoli ed i
profeti’ ed il risultato è un tempio santo
fatto di ‘pietre viventi’. Nel Vecchio
Testamento il tabernacolo (e più tardi il
tempio) era centrale nella lode di
Israele. Questo era il posto in cui le
persone andavano per incontrare Dio. A
volte la Sua presenza riempiva il tempio
(1 Re 8:11) e specialmente il luogo
santissimo; l’accesso alla Sua presenza
era severamente limitato (vedi Ebrei 9).
Attraverso la Sua morte sulla croce per
noi, Gesù aprì l’accesso al Padre a tutti i
credenti di tutti i tempi; la sua presenza
non è più confinata ad un tempio fisico,
ora è presente col Suo Spirito in tutti i
credenti. La sua presenza è sentita
soprattutto quando i credenti si
riuniscono (Matteo 18:20). Il suo nuovo
tempio è la chiesa che è ‘una dimora in
cui Dio vive col suo Spirito’.
Sotto il Vecchio Patto (prima di Gesù),
l’accesso al Padre avveniva tramite un
sacerdote (parola greca hiereus - Ebrei
4:14), che faceva sacrifici a beneficio dei
credenti. Ora Gesù, il nostro grande
Sommo Sacerdote (hiereus) ha fatto il
supremo sacrificio della sua stessa vita
a nostro beneficio. Non sono necessari
altri sacrifici, né altri sacerdoti. L’unica
altra volta in cui la parola hiereus
apparve nel Nuovo Testamento è
quando viene usata in riferimento a
tutti i cristiani come ‘un reale
sacerdozio’ (1 Pietro 2:9). Questo è
quello che i Riformatori chiamano ‘il
sacerdozio di tutti i credenti’. Tutti i
credenti sono sacerdoti nel senso che
tutti hanno accesso a Dio, possiamo
tutti rappresentare gli uomini davanti a
Dio quando preghiamo per gli altri e
tutti possiamo rappresentare Dio
davanti agli uomini quando andiamo
fuori nel mondo.
La parola ‘sacerdote’ ha un altro
significato. La parola ‘presbitero’ (greco
presbiteros), che significa ‘anziano’,
diventa ‘prevosto’ in italiano arcaico e
da questo ‘sacerdote’. Sacerdote, in
questo senso, non è un sacerdote che fa
sacrifici come uno del Vecchio
Testamento, ma è una guida nella
chiesa. Ci sono ancora sacerdoti
(presbiteroi) oggi. Ogni cristiano è un
sacerdote (nel senso di hiereus) ed ogni
sacerdote (presbiteros) è un laico nel
senso che lui e tutti noi siamo parte del
popolo di Dio. Oggi non c’è bisogno di
sacerdoti che facciano dei sacrifici
perché non c’è bisogno di ulteriori
sacrifici. Gesù ‘In questo caso, egli
avrebbe dovuto soffrire più volte dalla
creazione del mondo; ma ora, una volta
sola, alla fine dei secoli, è stato
manifestato per annullare il peccato col
suo sacrificio’ (Ebrei 9:26). Non
dobbiamo fare altri sacrifici per i nostri
peccati; veramente non possiamo.
Invece, ci deve essere costantemente
ricordato il suo sacrificio per noi. Alla
Santa Cena, o Cena del Signore, o
Eucarestia, ricordiamo il suo sacrificio
con ringraziamento e prendendo parte
ai suoi benefici. Quando prendiamo il
pane ed il vino guardiamo in quattro
direzioni:
Guardiamo indietro con
gratitudine. Il pane e il vino ci ricordano
il corpo spezzato, ed il sangue di Gesù
sparso sulla croce. Quando riceviamo la
Cena guardiamo indietro alla croce con
riconoscenza perché è morto per noi
cosicché i nostri peccati potessero
essere perdonati e la nostra colpa
rimossa (Matteo 26:26-28).
Guardiamo avanti con aspettativa.
Gesù avrebbe potuto lasciarci altri modi
per ricordarci la sua morte, ma scelse di
lasciarci un pasto. Un pasto è un modo
con cui spesso celebriamo grandi
occasioni. Un giorno, in cielo,
parteciperemo per l’eternità alla
celebrazione del ‘pranzo nuziale’ di
Gesù Cristo (Apocalisse 19:9). Il pane ed
il vino sono un assaggio di questo (Luca
22:16; 1 Corinzi 11:26).
Guardiamo intorno, alla famiglia
cristiana. Bere lo stesso vino e mangiare
lo stesso pane simbolizza la nostra unità
in Cristo. ‘Siccome vi è un unico pane,
noi, che siamo molti, siamo un corpo
unico, perché partecipiamo tutti a
quell’unico pane’ (1 Corinzi 10:17). Ecco
perché non prendiamo il pane e il vino
da soli. Mangiare e bere insieme in
questo modo non dovrebbe ricordarci
solo la nostra unità, dovrebbe
rafforzare questa unità, mentre
guardiamo attorno a noi i nostri fratelli
e le nostre sorelle, per ognuno dei quali
Gesù morì.
Guardiamo in alto con aspettativa.
Il pane e il vino rappresentano il corpo
e il sangue di Gesù. Gesù ci promise di
essere con noi tramite il suo Spirito
dopo la sua morte, specialmente dove i
cristiani si incontrano insieme: ‘Poiché
dovunque due o tre sono riuniti nel mio
nome, qui sono io in mezzo a loro’
(Matteo 18:20). Così, quando riceviamo
la Cena guardiamo a Gesù con
aspettativa. Nella nostra esperienza,
abbiamo visto che in queste occasioni ci
sono a volte conversioni, guarigioni o
potenti incontri con la presenza di
Cristo.
La sposa di Cristo.
Questa è una delle più belle analogie
della chiesa nel Nuovo Testamento. Nel
suo discorso sulla relazione tra marito e
moglie, Paolo dice: ‘Questo mistero è
grande; dico questo riguardo a Cristo e
alla chiesa’ (Efesini 5:32). Come il
Vecchio Testamento parla di Dio come
sposo di Israele (Isaia 54:1-8), così nel
Nuovo Testamento Paolo parla di Cristo
come sposo della chiesa e modello per
ogni matrimonio umano. Così egli dice
ai mariti di amare le loro mogli come
anche Cristo ha amato la chiesa e ha
dato sé stesso per lei, per santificarla
dopo averla purificata lavandola con
l’acqua della parola’ (Efesini 5:25-27).
Questa immagine della chiesa santa e
radiosa può non accordarsi interamente
con la presente condizione della chiesa,
ma qui abbiamo un’idea di ciò che Gesù
intende per la sua chiesa. Un giorno
Gesù ritornerà in gloria; nel libro
dell’Apocalisse, Giovanni ha una visione
della chiesa, ‘E vidi la santa città, la
nuova Gerusalemme, scender giù dal
cielo da presso a Dio, pronta come una
sposa adorna per il suo sposo
(Apocalisse 21:2). Oggi la chiesa è
piccola e debole; un giorno vedremo la
chiesa come Gesù intende che sia, nel
frattempo dobbiamo provare e portare
la nostra esperienza più vicino possibile
alla visione del Nuovo Testamento.
La nostra risposta all’amore di Cristo
per noi dovrebbe essere di amore per
Lui.; il modo in cui mostriamo il nostro
amore per Lui è vivendo in santità e
purezza - essere una sposa adatta a Lui
e compiere il suo proposito per noi.
Questa è la sua intenzione per noi.
Questo è come il suo proposito per noi
sarà adempiuto; dobbiamo essere
cambiati e resi bellissimi fino a che non
saremo adatti ad essere sua sposa.
Ancora di più, il suo proposito per la
chiesa è: ‘Ma voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, una gente santa,
un popolo che Dio si è acquistato, perché
proclamiate la potenza di colui che vi ha
chiamati dalle tenebre alla sua luce
meravigliosa’ (1 Pietro 2:9). Proclamare
le sue lodi significa sia adorazione che
testimonianza. La nostra lode è
l’espressione del nostro amore e della
nostra reverenza per Dio con tutto il
nostro essere - cuore, mente e corpo.
Questo è lo scopo per cui siamo stati
creati. Come dice il catechismo di
Westminster: ‘Lo scopo principale
dell’uomo è di glorificare Dio e godere
di Dio per sempre’. La testimonianza è
la nostra risposta d’amore verso gli
altri; lui ci ha chiamati a dire agli altri le
buone notizie e portarli nella sua chiesa
- dichiarare le sue meravigliose azioni
alle persone intorno a noi. Sia nella
nostra lode che nella nostra
testimonianza dobbiamo trovare
un’espressione attuale per le verità
eterne. Dio non cambia, e nemmeno il
vangelo; non possiamo cambiare la
nostra dottrina o il nostro messaggio
solo per adeguarci a mode passeggere,
ma il modo in cui lodiamo e il modo in
cui comunichiamo il vangelo deve
essere comprensibile agli uomini e le
donne moderni. Per molti questo vorrà
dire musica contemporanea e
linguaggio contemporaneo; se la chiesa
fosse più vicina all’immagine del Nuovo
Testamento, le riunioni sarebbero
tutt’altro che piatte e noiose,
dovrebbero essere molto eccitanti ed a
volte lo sono. La chiesa è fatta da
persone che appartengono a Dio, che
sono unite insieme con amore come una
famiglia, rappresentando Cristo al
mondo con la sua presenza nella loro
nebbia ed amando il loro Signore come
una sposa ama lo sposo, ed essendo
amati da Lui come una sposa è amata
dallo sposo. Un posto in cui essere -
dovrebbe essere - vicino al paradiso
sulla terra.
1. Che definizione daresti alla parola
Chiesa?
Una giovane coppia che recentemente
ha messo la sua fede in Cristo scrive: “È
un anno che veniamo in chiesa ormai e
ci sentiamo già a casa. L’atmosfera di
amore, amicizia ed eccitazione è
impossibile da trovare altrove. La gioia
di questo supera di gran lunga qualsiasi
serata in un bar, ad una festa o al
ristorante... mi sorprende dirlo (anche
se continuano a piacermi tutti e tre).
Entrambi pensiamo che le riunioni della
domenica e gli incontri del mercoledì
siano i momenti migliori della
settimana. A volte è come prendere una
boccata d’aria, specialmente il
mercoledì quando è facile sentirsi
annegare nelle acque profonde della
vita lavorativa! Se ne manchiamo una ci
sentiamo in qualche modo “indeboliti”.
Certo, possiamo parlare a Dio insieme o
da soli, ma sento che l’atto di
incontrarci insieme è il mantice che
tiene vive le fiamme della nostra fede.”
2. In che modo la parola greca ecclesia ci
aiuta a spiegare che cos'è la Chiesa?
3. Quali sono i tre tipi di aggregazione
cristiana di cui si parla nel NT? Quali
sono i ruoli particolari di ciascuna di
esse?
4. La Chiesa è una, anche se spesso
sembra divisa. Che cosa si può fare
riguardo alle cose che ci dividono?
5. «(. .. ) non possiamo essere dei
cristiani soli». Sei d'accordo? Perché?
6. Per che cosa hai bisogno dei tuoi
fratelli cristiani? Sotto quali precisi
aspetti
ne avverti la necessità?
7. Che cosa significa, effettivamente, «il
sacerdozio di tutti i credenti»?
8. In che modo si deve partecipare più
consapevolmente alla Cena del Signore?
9. Sotto quali aspetti pensi che la Chiesa
non sia all'altezza del modello descritto
nel NT? Che cosa potresti fare per
migliorare le cose?