“IMMAGINAZIONE MUSICALE (PARTE SECONDA PROF

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“IMMAGINAZIONE MUSICALE (PARTE SECONDA)”
PROF. MAURIZIO PISCITELLI
Università Telematica Pegaso
Immaginazione Musicale (parte seconda)
Indice
1
AMUSIA E DISARMONIA -------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
SINESTESIA E MUSICA ---------------------------------------------------------------------------------------------------- 6
NOTE ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 9
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Immaginazione Musicale (parte seconda)
1 Amusia e disarmonia
Il termine amusia, dal greco μουσία mancanza di armonia, è un tipo di agnosia uditiva
caratterizzata dalla perdita delle capacità di afferrare, comprendere, esprimere e riprodurre la
musica1 . Le persone con questa patologia non sanno riconoscere gli elementi coinvolti nella
percezione musicale e nella decodificazione della sintesi del suono e del tempo. Le forme di sordità
al ritmo possono essere: leggere, profonde, congenite o acquisiste. Una patologia di amusia
acquisita è quella riscontrata da Sacks su se stesso. Un giorno, mentre suonava il pianoforte
cominciò a sentire dei rumori di tipo metallico, contemporaneamente percepiva una forma a zigzag
luminosa che si espandeva nel suo campo visivo. Successivamente si accertò che era stata la musica
a creare quegli effetti metallici alle sue orecchie. Un esempio di una persona con amusia congenita 2
è quella riscontrata in una donna presentata dalla Dottoressa Peretz al Dottor Sacks. L’autore ci
racconta che la donna non era mai riuscita a sentire la musica, nonostante non avesse a livello
generale difficoltà nell’udito; riusciva a riconoscere e a ricordare gli altri suoni (per esempio i
rumori ambientali) e il linguaggio verbale.
Secondo Sacks, il fatto che la maggior parte delle persone con amusia congenita abbia una
percezione normale del linguaggio verbale, pur essendo profondamente incapacitate a quella
musicale, è sorprendente. Una spiegazione di tale fenomeno può risiedere nell’altezza dei toni del
linguaggio che è meno precisa di quella richiesta dalla musica. Tuttavia alcuni ricercatori hanno
dimostrato che togliendo i contorni dell’intonazione al linguaggio, gli individui con amusia hanno
difficoltà a riconoscerli.
Generalmente, i casi di sordità totale al ritmo sono rari, perché il ritmo è oggetto di una
rappresentazione cerebrale più distribuita rispetto agli altri stati percettivi. Sacks, musicalmente
acculturato di musica classica, si confonde nella percezione dei ritmi più complessi, come quello del
tango o del mambo. La percezione del ritmo è un fatto culturale: «la cultura e l’esposizione
determinano anche alcuni aspetti della nostra sensibilità tonale […]. Tuttavia, non sembra esserci
alcuna preferenza neurologica innata per particolari tipi di musica, non più di quanto vi sia una tale
preferenza per una lingua o per un’altra. Gli unici elementi indispensabili della musica sono altezze
distinte e un’organizzazione ritmica»3 . Non essere in grado di cantare o fischiare in modo intonato
non vuol dire essere affetti da amusia. Con una grave sordità tonale è possibile apprezzare la musica
e il piacere del canto, mentre per chi è affetto da un’amusia profonda totale è diverso. In questo caso
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l’individuo non riesce a riconoscere le note come note e di conseguenza la musica non è percepita
come musica ma spesso come una fonte rumorosa.
L’incapacità di sentire è la conseguenza di una scarsa capacità di distinguere le altezze e di una
percezione distorta delle note musicali. Alcune persone, tuttavia, possono perdere la capacità di
riconoscere le melodie pur riuscendo a sentire e a distinguere perfettamente le note che le
compongono. In questo caso si parla di una sordità melodica o amelodìa, simile alla perdita della
struttura o del significato delle frasi nonostante la percezione intatta delle singole parole. Una
persona con questo problema sente una sequenza di note, che le appare arbitraria, senza una logica o
un fine, priva di senso musicale4 .
La studiosa Isabelle Peretz, con alcuni suoi collaboratori, ideò una serie di test per valutare l’amusia
e spesso sono riusciti a identificare i correlati neurali generali di certi tipi di amusia. Secondo la
Peretz, esistono due categorie di percezione musicale che implicano il riconoscimento delle melodie
e la percezione del ritmo o degli intervalli di tempo. La compromissione della melodia è solitamente
associata a lesioni dell’emisfero destro. La rappresentazione del ritmo, invece, è molto più
distribuita, in quanto non è compresa soltanto dall’emisfero sinistro ma anche nei gangli basali, nel
cervelletto e in altre aree. Difatti, esistono individui che riescono ad ascoltare il ritmo ma non il
metro, altri invece hanno il problema opposto.
Si registrano altri tipi di amusìa che hanno una loro base neurale specifica, infatti può verificarsi
una compromissione della capacità di percepire una ‘seconda maggiore’, la quale è generalmente
riconosciuta dai bambini nei primi mesi di vita. La dottoressa Peretz, insieme ai suoi collaboratori,
ha notato che la perdita di questa specifica attività può presentarsi associata a particolari tipi di
lesione neurologica5 .
Un’altra forma di agnosia uditiva è la disarmonia, discordanza di suoni, ossia una sordità relativa
all’armonia. In altre parole, corrisponde alla perdita della capacità di saper riconoscere una melodia
pur avendo una buona percezione del ritmo e delle altezze.
Riferisce Sacks che un professore di musica dopo aver avuto un ictus, non era più in grado di
riconoscere neanche una melodia semplice, eppure era in grado di cogliere una melodia all’istante
leggendo lo spartito: la sua immaginazione mentale era rimasta intatta tanto da riuscire a cantare a
bocca chiusa un motivo musicale con molta precisione. Aveva un problema di elaborazione uditiva,
ossia era incapace di memorizzare una sequenza uditiva di note6 .
Un altro caso descritto di una persona con disarmonia (incapacità di integrare voci e strumenti
diversi) è quello di Rachael, una paziente di Sacks. Egli ci racconta che la sua paziente, una
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compositrice e concertista (dotata di orecchio assoluto) dopo un incidente stradale che le provocò
gravi lesioni craniche e vertebrali, non fu più in grado di sentire e distinguere l’altezza delle note e
neppure riconoscerle con il loro nome e di collocarle nello spazio musicale. Sacks spiegò che «nel
cervello le percezioni della musica vengono integrate a molti livelli; ed è pertanto a molti livelli che
quell’integrazione può venir meno o essere compromessa. Oltre alle sue difficoltà di integrazione
musicale, Rachael aveva in una certa misura un problema simile anche con altri suoni»7 . Le
capitava infatti di ascoltare alcuni rumori ambientali, come suoni domestici, versi di animali o il
rumore di una moto, separati dal paesaggio uditivo, non integrati; questi potevano con molta
frequenza dar risalto e sequestrare la sua attenzione, perché erano rumori isolati dal resto. Questo
tipo di condizione, spesso più visiva che uditiva, viene chiamata dai neurologi con il termine
simultagnosia8.
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Sinestesia e musica
La sinestesia è un «fenomeno per cui una sensazione corrispondente a un dato senso viene
associata a quella di un senso diverso. Per esempio, un certo suono induce la sensazione di un certo
colore»9 . Per un sinesteta non c’è nessun: “come se”, ma solo un’istantanea congiunzione di
sensazioni. Questo fenomeno interessa tutti i sensi: per esempio un individuo può percepire le
lettere dell’alfabeto o i giorni della settimana associandoli ciascuno al suo particolare colore10 .
Letteralmente, il termine ‘sinestesia’ significa una fusione dei sensi classificato come un puro
fenomeno sensoriale11 . Esistono anche altre forme di sinestesia: per esempio alcune persone
possono vedere certi giorni della settimana come maschili o femminili, oppure alcuni numeri come
buoni o cattivi. Tale forma di sinestesia costituisce una sorta di unione di idee piuttosto che di
sensazioni. Queste associazioni restano stabili per tutta la vita del sinesteta.
Una prima descrizione della sinestesia è quella mostrata da Francis Galton nel 1883. Inizialmente
Galton pensava che le persone sinestete facessero semplicemente delle associazioni.
Successivamente, si è accorto che si trattava, invece, di un fenomeno fisiologico. Essi hanno una
facoltà innata della mente affine alla formazione di immagini mentali, ma molto più rigida e
automatica rispetto alle altre forme di immaginazione.
Secondo Sacks, la sinestesia è un fenomeno fisiologico, che dipende dall’integrità delle aree
cerebrali e delle loro interconnessioni, ossia la capacità delle connessioni fra aree specifiche della
corteccia visiva, per costruire la percezione o l’immaginazione del colore12 . Un paziente del Dottor
Sacks, pittore divenuto all’improvviso cieco in seguito a un trauma cranico, aveva perso la capacità
di percepire e immaginare il colore e la facoltà di vedere automaticamente il colore insieme alla
musica. Un’anomalia di alcune aree cerebrali rende l’individuo incapace di sperimentare qualsiasi
colore, compreso quello che colorava la percezione della musica del paziente.
Ci sono casi in cui, invece, tale sinestesia è congenita. È il caso del musicista Micheal Torke. Egli
aveva avuto sempre, fin da bambino, un tipo di sinestesia con le tonalità musicali: vedeva colori
precisi associati al suono della musica. I colori che Torke vedeva in relazione alle tonalità musicali
sono rimasti sempre gli stessi in tutta la sua vita. Il sol minore per esempio era giallo ocra spento,
mentre il sol maggiore era di un giallo brillante.
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Sacks dice che, Torke non vedeva colori associati ai motivi, al ritmo, agli strumenti, ai compositori
o alle emozioni, ma con le tonalità. Egli aveva anche altri tipi di sinestesia, come per le lettere
dell’alfabeto, per i numeri e i giorni della settimana l’associava ad ognuno un colore particolare13 .
Un altro compositore con sinestesia musicale, ricordato da Sacks, è David Caldwell, il quale
nell’associare i colori alle tonalità era influenzato dalla sua emotività. Al contrario di Torke, infatti,
per lui non erano solo le tonalità ad avere un colore distintivo, ma anche temi, idee e atmosfere
musicali associati ai colori; lo stesso valeva per i singoli strumenti e le loro parti.
Patrick Ehlen, psicologo e autore di canzoni presenta una sinestesia molto estesa. La sua sinestesia
riguarda non solo la musica ma anche i suoni di ogni genere: da quelli prodotti da strumenti
musicali a clacson, voci, versi di animali, tuoni. Sacks spiega che a differenza di Torke, per Patrick
non esiste una relazione fissa fra colore e tonalità musicale. per lui, infatti, l’ascolto della musica
risulta enormemente esaltato dal ricco flusso di sensazioni visive che l’accompagnano: il ritmo e il
tempo, la forma delle melodie, la loro modulazione in tonalità diverse, la ricchezza dell’armonie, il
timbro di diversi strumenti e, soprattutto, il carattere e l’atmosfera generale che sta ascoltando14 .
In questi casi la sinestesia è ritenuta un fenomeno patologico, ma può essere considerata anche un
dono naturale. I casi sopra descritti sono soprattutto di musicisti e compositori che nell’attività di
creare musica assumono uno stato sinestesia che diventa per loro parte del processo creativo.
C’è una particolare forma di sinestesia che ha il suo fondamento nell’associazione della musica con
la luce, la forma e la posizione. Quando Sue B., un’altra sinesteta citata da Sacks, ascolta la musica
ella vede delle immagini, come ad esempio una scala ascendente che le produce una successione di
punti sempre più luminosi, mentre invece un trillo corrisponde a un tremolio15 .
Prima di essere riconosciuta a tutti gli effetti come patologia, la sinestesia ha avuto differenti
interpretazioni nel corso degli anni. L’interesse scientifico per la sinestesia ha il suo principio
nell’Ottocento, quando alcuni poeti utilizzavano metafore e immagini intersensoriali e quindi
sembrava che fosse esclusivamente un’invenzione della fantasia. Successivamente in un’opera di
Galton appare per la prima volta la parola ‘sinestesia’. I primi studi neurofisiologici furono
effettuati da Richard Cytowic, attraverso i quali venne mostrata
l’attivazione simultanea nel
cervello di aree sensoriali diverse, come quelle uditive e visive, in contemporaneità con l’esperienza
sinestetica16 . A tal proposito Sacks ribadisce che «le moderne tecniche di neuro immagine
funzionale offrono la dimostrazione della simultanea attivazione o co-attivazione nei sinesteti di due
o più aree sensoriali della corteccia cerebrale, proprio come a suo tempo previsto da Cytowic»17 .
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In questi ultimi anni, si è cercato di elaborare metodi per accertare i casi di autentica sinestesia
distinguendoli da quelli di pseudosinestesia. Alcuni neurologi hanno ideato alcuni test che potessero
essere superati solo dai veri sinesteti. Le ricerche di neuro immagine funzionale hanno confermato
che i sinesteti vedono dei colori in risposta al linguaggio verbale e alla musica: si attivano, infatti,
delle aree visive e soprattutto quelle coinvolte nell’elaborazione del colore. Sembra che la sinestesia
sia legata al grado di attivazione crociata fra aree della corteccia sensoriale che invece nella
maggior parte delle persone sono indipendenti; inoltre vi sono evidenze che avvalorano che essa sia
basata su un eccesso di connessioni neurali anatomiche fra aree diverse18 .
Baron-Cohen e Harrison ipotizzano che tutti gli uomini siano inizialmente sinesteti (con l’udito a
colori), ma intorno ai tre mesi di età vengano generalmente perse le connessioni fra queste due aree.
Secondo tale teoria, nello sviluppo normale la confusione sinestetica termina nel giro di qualche
mese e segue una più netta distinzione dei sensi, il che rende possibile l’associazione delle diverse
percezioni per il riconoscimento del mondo esterno e dei suoi contenuti.
La sinestesia compare molto presto, a parte in quelle rare situazioni in cui può emergere
tardivamente. Può comparire, infatti, durante le crisi epilettiche del lobo temporale o sotto
l’influenza di allucinogeni. Tuttavia, l’unico motivo significativo di una sinestesia acquisita in
modo permanente è la perdita della vista. La cecità, soprattutto quando avviene da piccoli, può
portare, paradossalmente, a un potenziamento dell’immagine visiva, a connessioni intersensoriali e
a diversi tipi di sinestesia. La sinestesia che segue la cecità è simile alle allucinazioni visive,
«spesso associate alla progressiva compromissione visiva, o alle allucinazioni musicali a volte
associate al progredire della sordità»19 .
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Note
1
Fonte: www.sapere.it
2
In particolare, «recentemente è stato dimostrato che pazienti con amusia congenita presentano un ridotto sviluppo di
un’area di sostanza bianca nel giro frontale inferiore destro, un’area che sappiamo essere coinvolta nella codificazione
delle altezze musicali e nella memoria melodica» (Sacks, 2012. Musicofilia, op. cit.).
3
O. Sacks, 2012. Musicofilia, op. cit. p. 136.
4
Ivi, p. 150.
5
Ivi, pp. 148, 149.
6
Ivi, p. 150.
7
Ivi, p. 155.
8
Una simultagnosia transitoria «può verificarsi con l’intossicazione da cannabis o da allucinogeni. In tali condizioni ci
si può ritrovare in un caleidoscopio di sensazioni intense, in cui colori, forme, odori, suoni, percezioni tattili e gustative
sono tutti isolati e risaltano sorprendentemente separati, giacché le reciproche connessioni sono smorzate o perdute»
(Sacks, 2012. Musicofilia, op. cit.).
9
Dizionario Garzanti.
10
O. Sacks, 2012. Musicofilia, op. cit. p. 215.0
11
Ivi, p. 232.
12
Ibidem.
13
Ivi, p. 230.
14
Ivi, p. 229.
15
Ivi, p. 230.
16
Ivi, p. 231.
17
Ibidem.
18
Ivi, p. 232.
19
Ivi, p. 235.
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