Scheda spettacolo - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia

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IL BARBIERE DI SIVIGLIA
n .7
ovvero LA PRECAUZIONE INUTILE
dramma giocoso in due atti di Giuseppe Petrosellini
musica di Giovanni Paisiello
con Manuela Bisceglie, Vito Martino, Domenico Colaianni, Costantino
Finucci, Piero Lisi
Orchestra regionale “L’opera dei giovani” diretta da Gregorio Goffredo
Scene e costumi di Tommaso Lagattolla
Regìa di Francesco Esposito
Teatro di Corfù
-----------------------------------------------La trama dell’opera:
Il conte di Almaviva alias Lindoro, è innamorato di Rosina, una fanciulla
di Siviglia pupilla di don Bartolo. Il barbiere Figaro si presenta e promette
al conte di aiutarlo nell’impresa di penetrare nella casa in cui vive Rosina,
dapprima facendolo travestire da ufficiale ubriaco, poi da don Alonso
maestro di musica e sostituto di don Basilio ammalato. Ma questi arriva
inatteso nella casa e avvisa don Bartolo che Almaviva, suo rivale in amore,
è giunto in incognito in città. Bisogna quindi calunniarlo. Bartolo fa sapere
a Rosina di aver scoperto la tresca e la convince che il conte di Almaviva
ha spedito da lei il sedicente Lindoro solo per irretirla. L’ingenua ragazza,
credendosi tradita dall’innamorato, accetta di sposare il suo tutore. Ma
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subito dopo, Almaviva finalmente si palesa per quello che è: un nobile di
Spagna. I tempi del matrimonio con Rosina vengono anticipati e un notaio
attesta l’atto di nozze appena prima che arrivi il promesso sposo, don
Bartolo, il quale alla fine rassegnato, benedice i due innamorati.
La biografia di Paisiello:
Nasce a Taranto il 1740 e diventa allievo di Durante, a Napoli. Inizia la
sua carriera di compositore dapprima di opere serie, ma poi con il Socrate
immaginario (1775) si impone sulla scena musicale europea come il
principe dell’opera comica napoletana. Viene perciò chiamato come
maestro di cappella a San Pietroburgo, alla corte della zarina Caterina II, e
qui nel 1782 compone Il Barbiere di Siviglia tratto dalla commedia di
Beaumarchais. Nel 1784 si avvia al viaggio di ritorno verso Napoli e
passando per Vienna incontra Mozart; su invito dell’imperatore Giuseppe
II compone Re Teodoro in Venezia che probabilmente, vista la sincera
stima professionale tra i due musicisti, funzionò da raccordo ai capolavori
mozartiani della trilogia dapontiana. Tornato a Napoli, Paisiello diventa in
breve il più acclamato e ricercato operista della sua età, meritando la
considerazione dei Borbone che gli affidano importanti incarichi di
direzione della vita musicale del regno. Nel 1789, nel teatro di corte alla
reggia di Caserta, presenta Nina pazza per amore una delle sue opere più
riuscite, cui seguono La molinara, Elfrida su testo di Calzabili e I
Pittagorici su libretto di Vincenzo Monti. Nel 1802 viene chiamato da
Napoleone Bonaparte alla corte parigina e lì compone la tragédie lyrique
Proserpine e quasi tutta la Musique du Sacre (la musica per la cerimonia
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in Notre-Dame della incoronazione di Bonaparte a imperatore dei
Francesi). Rientrato infine a Napoli dopo la caduta e il ritorno dei sovrani,
qui muore nel 1816.
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Nell’opera, non certo a caso, Paisiello regala a Figaro, il personaggiochiave della vicenda, una delle più belle arie, un’aria “da catalogo”, Scorsi
già molti paesi, che persino nella struttura (Andantino-Allegro) ricorda da
vicino quella, famosissima, del catalogo di Leporello nel Don Giovanni
mozartiano. E’ stato detto che in questo Barbiere settecentesco si realizza
una sorta di comicità a freddo che non suggerisce il riso immediato,
spontaneo, ma che ha bisogno invece di una mediazione della ragione. Per
esempio, nel duetto don Bartolo-don Alonso (il secondo travestimento di
Almaviva) bisogna capire la trovata della iterazione querula e petulante di
Gioia e pace sia con noi che nasconde un cordiale, ma sempre ironico
disprezzo per l’ambiguità untuosa dei preti. Ma è soprattutto nei finali
d’atto che Paisiello mostra una padronanza dei concertati, delle voci e
degli strumenti che sicuramente Mozart studiò da vicino e che questa
piccola ma preziosa partitura presenta con semplicità, lirismo delicato e
intenso che sono le cifre riconoscibili dello stile del musicista tarantino.
Come appunto avviene all’inizio dell’opera con l’aria di Rosina
accompagnata da un ‘solo’ di flauto che sembra far muovere appena le
tende mediterranee della sua casa spagnola, al riparo dagli ‘insulti’ esterni
eppure custode della tenera sincerità della fanciulla di Siviglia.
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