Dott.ssa Premoli - 14.06.15 - Terapia Familiare e Anoressia

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Anoressia e Terapia
Familiare
Monica Premoli
Polo Clinico Idipsi Piacenza
Il contributo di
Mara Selvini Palazzoli
• "Paradosso e Controparadosso"
(Selvini Palazzoli e al., 1975)
• "I giochi psicotici nella famiglia"
(Selvini Palazzoli e al., 1988).
• "Ragazze anoressiche e bulimiche"
(Selvini Palazzoli e al., 1998)
Tre Varianti del Modello
Sistemico
• Modello della variante paradossale – Selvini con
Boscolo, Cecchin e Prata (negli anni 1971-1978);
• Modello della prescrizione invariabile - trattato da due
diverse équipe della Selvini: quella con Prata e quella
con Cirillo, Matteo Selvini e Sorrentino (dal 1979);
• Modello dello svelamento del gioco - Cirillo, Matteo
Selvini e Sorrentino (dal 1982 fino al 1987).
Protocollo di Trattamento
• Il sintomo del paziente è collegato a processi disfunzionali
nella famiglia ed in particolare ad un invischiamento del
paziente nei problemi irrisolti dei suoi genitori. Il sintomo è
così posto in collegamento diretto con le relazioni nella
famiglia. E' l'espressione di un problema familiare.
• Attraverso un processo di riflessione ed ipotizzazione viene
messo a fuoco il "gioco" delle relazioni nella famiglia (presa di
coscienza e svelamento) ed il loro impatto sul sintomo del
paziente.
• Il cambiamento può essere indotto e facilitato attraverso
prescrizioni o rituali che consentono nuove esperienze
relazionali correttive.
Protocollo di Trattamento
• Fin dalla prima seduta è coinvolta tutta la famiglia nucleare (i
conviventi). Possono essere più avanti convocati i soli genitori.
Non sono previste altre convocazioni differenziate e parallele
(ad esempio genitori da una parte e figli dall'altra).
• La terapia è breve ed in linea di principio non deve superare le
dieci sedute.
• Le sedute sono tenute con l'intervallo di almeno un mese l'una
dall'altra.
• La relazione terapeutica è basata sulla direttività e su
interventi provocatori (paradossali).
• Si lavora in équipe con la supervisione diretta grazie all'uso
dello specchio unidirezionale. Non è prevista la collaborazione
con precedenti curanti del paziente e della famiglia, né con
uno psichiatra che somministri dei farmaci.
Il Metodo Paradossale
• Nella variante paradossale è centrale
un'alleanza di tipo implicito e
provocatorio con il paziente che viene
sfidato a continuare nel suo
comportamento
problematico
e
sintomatico in quanto utile sacrificio a
favore di altri membri della famiglia.
• La tecnica della connotazione positiva
diventa indispensabile per non
perdere l’ingaggio della famiglia.
Il Metodo della Prescrizione
Invariabile
• Nella variante della prescrizione invariabile il paziente (con gli
eventuali fratelli) è invitato solo alle prime due sedute, nella
quale il rapporto con lui è analogo a quello della variante
paradossale. Successivamente la terapia prosegue con i soli
genitori, che ricevono una serie invariabile di prescrizioni, nella
direzione di creare o rafforzare una forte alleanza tra loro e con
i terapeuti, alleanza finalizzata a spingerli nella direzione di una
maggiore autonomia e disinvischiamento sia dai figli che dalle
rispettive famiglie estese.
Il Metodo dello Svelamento
del Gioco
• Nella variante dello svelamento del
gioco (utilizzata anche nei casi in cui
la prescrizione invariabile era
impossibile, in quanto c'era un unico
genitore o la paziente era sposata) si
torna a privilegiare la ricostruzione
interpretativa delle relazioni familiari
(ipotizzazione), per discuterla però in
modo diretto e non attraverso
interventi provocatori, come nella
variante paradossale.
Il contributo di Minuchin
• Il Modello Psicosomatico.
secondo
questo
autore
esistono
quattro
modelli
differenti di funzionamento
familiare che possono essere
così disfunzionali da generare
psicopatologia:
•
•
•
•
Invischiamento
Iperprotezione
Evitamento del conflitto
Rigidità
L’invischiamento
• Alto grado di coinvolgimento ed attaccamento reciproco tra i
membri della famiglia, in una percezione scarsamente
differenziata di sé e degli altri e con confini deboli tra i
sottosistemi familiari che fanno si che le gerarchie vengano
confuse.
L’iperprotettività
• Famiglie con importanti livelli di
coinvolgimento emozionale, dove
ogni segnale di malessere, di uno o
più membri, muove tutto il nucleo
ad
assumere
atteggiamenti
eccessivamente protettivi, che
limitano l’autonomia e lo sviluppo
degli interessi esterni al gruppo.
L’evitamento del conflitto
• Famiglie
con
una
tolleranza
alle
frustrazioni molto bassa
e che, non sopportando
il disaccordo, soffocano i
problemi al loro nascere
o li negano. Queste sono
famiglie che imparano a
convivere con grandi
conflitti irrisolti e che
trovano
modalità
comportamentali
funzionali
alla
loro
disfunzione.
La rigidità
• Il nucleo familiare pone resistenza a
ogni forma di cambiamento. Quando
un membro cerca di cambiare la
propria posizione rispetto al gruppo gli
altri agiscono rendendo inutile le forze.
Un esempio tipico è il caso
dell’adolescente, che pur cercano
maggiore autonomia, viene stremato
dal gruppo che si compatta e non gli
permette di apportare alcuna modifica
al loro sistema familiare.
Obiettivi del precorso di
Terapia Familiare
• Individuazione e rafforzamento dell’autonomia dei singoli
membri della famiglia;
• Riconoscimento, espressione e risoluzione dei conflitti
latenti;
• Stimolazione e valorizzazione di ogni potenzialità,
produrre cambiamento;
• Evoluzione e crescita della famiglia.
Il contributo di Ugazio
• “Ogni individuo ‘con-ponendosi’ entro le polarità salienti nei
gruppi sociali a cui appartiene, assume una specifica posizione
nella trama narrativa condivisa: potrà posizionarsi come
giusto, leale, riservato, ma per occupare queste posizioni altri
dovranno posizionarsi come ingiusti, infidi, teatrali. L’identità
di ciascun partner dipende quindi in modo cruciale da quanti,
occupando altre posizioni, consentono l’esistenza e la
continuità delle pratiche discorsive che generano i significati su
cui la sua identità è costruita. Per questo quando qualcuno in
terapia mi dice: ‘io sono una persona buona’ gli chiedo subito:
‘chi nella sua famiglia è cattivo’?”
(Ugazio, 2012)
La semantica del potere
• La conversazione nelle famiglie in cui si sviluppano i disturbi
alimentari psicogeni è dominata, secondo Valeria Ugazio, dalla
semantica del potere. Di conseguenza in questi nuclei c’è chi
vince e chi perde, chi ha successo e chi sa imporsi all’interno
della famiglia e nella comunità e chi invece si arrende, non sa
farsi valere, ed è per questo perdente.
• Accanto a “vincente-perdente” caratterizza la conversazione la
polarità “volontà-arrendevolezza”. Si è vincenti perché si è
volitivi, determinati e efficienti, mentre si è perdenti perché si
è passivi, arrendevoli, in balìa delle sopraffazioni degli altri.
• La polarità “vincente-perdente” ha una peculiarità che la
distingue dalle altre polarità: il suo contenuto è puramente
relazionale, esiste come esito di un confronto. È possibile
considerarsi vincenti e perdenti soltanto rispetto ad altri.
La terapia familiare oggi
Una nuova prospettiva: le disfunzioni nella famiglia non sono
più viste come causa ma come prodotto della presenza in
famiglia di un soggetto affetto da Disturbi del comportamento
Alimentare; mutano di conseguenza anche gli obiettivi e le
tecniche terapeutiche.
“La comprensione delle modalità
con cui le famiglie riorganizzano la
loro vita intorno ad un disturbo
alimentare
è
molto
più
importante, dal punto di vista del
trattamento, che la cognizione di
come il DCA si è sviluppato.”
(J. Whitney & I. Eisler. J. of Mental
Health 2005, 14: 575-585)
La terapia familiare oggi
La famiglia abbandona lo status di paziente ed è attivamente
coinvolta nel progetto terapeutico, assumendo il ruolo di
supporto alla terapia.
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