siamo tutti nipotini dell`uomo di ghiaccio

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Il “parente” di Aarau
IL CAFFÈ 27 ottobre 2013
Il 56enne Simon Gerber, di Aarau, è l’unico svizzero
finora ad aver fatto “coming out” ammettendo di essere
“parente” di Ötzi. Il test genetico della iGenea di Zugo,
infatti ha accertato lo stesso gruppo sanguigno, la
stessa rara presenza dell’aplogruppo G e ha pure la
stessa allergia al lattosio. Il manager argoviese, scovato
da 20Minuten, ha riunito la famiglia per una visita al bisbisnonno al Museo archelelogico di Bolzano.
La scienza
Genetica e antropologia
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VIRGOLETTE
Innsbruk
AUSTRIA
Ötzi
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Bressanone
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Bolzano
SIAMO TUTTI IPOTINI
DELL’UOMO DI GHIACCIO
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© Museo Archeologico dell’Alto Adige
LE ORIGINI
“È solo il passato a dirci
cosa siamo diventati oggi”
entre tutti rimangono affascinati e stupiti
dalle informazioni che Ötzi, a 5000 anni di
distanza, è capace di offrire, per il mondo
scientifico rappresenta solo un tassello della
conoscenza dell’evoluzione umana. “Intendiamoci,
una ‘mummia umida’ come quella dell’uomo di
Similaun offre possibilità d’analisi eccezionali dice Filippo Rampazzi direttore del Museo
cantonale di storia naturale di Lugano -. Verrà
studiato ancora per anni, da un punto di vista
scientifico è un’autentica miniera”. Una fonte
inesauribile di dati, anche grazie al continuo
aggiornamento delle tecnologie che permettono
ormai delle datazioni fino a ieri impensabili. “Col
carbonio 14 effettivamente si possono ottenere
della datazioni assolute su reperti degli anni più
vicini - spiega Rampazzi -. E quando parlo di anni
‘recenti’ parlo degli ultimi 5mila anni, che si
possono accertare per mese, anno. Ma su certi
M
chiè
uando il faraone egiziano Cheope fa costruire l’omonima grande Piramide,
Ötzi riposava già da 600 anni sotto un
manto di neve e ghiaccio. Eppure dopo
5mila anni la “mummia umida” più famosa al mondo scopre di avere dei bis-bis-bis nipoti
e almeno una ventina di questi sono svizzeri. Tutto
grazie ad una piccola ferita rilevata sulla mano della
salma preistorica ritrovata nel 1991 sulle Alpi Venoste, al confine tra Italia e Austria.
Da un reperto antropologico dell’uomo del Similaun
- questo il nome scientifico, anche se per tutti è stato
ribattezzato Ötzi - sono stati raccolti altri elementi,
campioni di tessuto cicatrizzato intorno a quella piccola ferita. Analizzati dall’Istituto di medicina legale
dell’università di Innsbruck con tecnologie fantascientifiche, in grado di rilevare sostanze dello spessore di pochi atomi, sono stati individuati dei globuli
rossi. Dal più antico sangue umano mai osservato
alla ricostruzione della sequenza del genoma e del
suo Dna mitocondriale, quello che Ötzi aveva ereditato dalla madre, il passo è stato breve. “Breve fino
ad un certo punto, ma la fortuna è stata riscontrare la
presenza dell’aplogruppo G nel cromosoma Y - spiega al Caffè Joëlle Apter, biologa genetista ed antropologa della iGenea, il laboratorio di Zugo in grado di
effettuare il test del patrimonio ereditario -. Un gruppo piuttosto raro, che rende quindi più ‘facile’ individuare gli eventuali discendenti dell’Uomo di ghiaccio. Infatti abbiamo scoperto, finora, l’esistenza di 22
cittadini svizzeri ‘parenti’ di Ötzi”. Una ricerca parallela a quella dell’Istituto di medicina legale dell’università di Innsbruck, realizzata dal professor Walther
Parson che ha analizzato 3.700 donatori di sangue di
sesso maschile. Stabilito il luogo di nascita e la storia
della propria famiglia, scartato chi era proveniente
da Paesi troppi lontani o erede di famiglie con incroci genetici complessi, solo19 sono risultati portatori
della stessa mutazione genetica di Ötzi. Tutti quelli
potenzialmente suoi parenti sono risultati abitanti
tra Tirolo, Alto Adige e Svizzera.
Attualmente conservato al Museo archeologico
dell’Alto Adige di Bolzano, l’uomo venuto dal ghiaccio continua, dunque, a fornire un quadro mai tracciato prima d’ora della vita quotidiana e dell’aspetto
di un abitante delle Alpi vissuto oltre 5000 anni fa.
Come in un profilo tracciato nella fiction C.S.I. di
Ötzi si sa tutto: era un cacciatore sui 46 anni alto
meno di 160 centimetri, con gli occhi marroni, che
aveva mangiato carne di stambecco prima di essere
ucciso, era intollerante al lattosio, aveva contratto la
malattia di Lyme o borellosi (comune nelle foreste e
nei cervi), soffriva di artrite e il suo gruppo sanguigno era di tipo “0”. Assodato, ora, che i suoi nipotini
sono svizzeri, resta da scoprire se tra i “parenti” figu-
© Museo Archeologico dell’Alto Adige
rano dei ticinesi. “Non li abbiamo ancora contattati
tutti, e naturalmente per la privacy solo gli interessati
possono dichiarare la loro ‘parentela’ - dice Joëlle
Apter -. Tra loro, comunque, ci sono grigionesi e anche degli italofoni. Ma la cosa curiosa è che ora, grazie alla mappatura genetica che abbiamo, basta un
test del patrimonio ereditario da 239 franchi per scoprire se si è discendenti di Ötzi”.
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Q@EzioRocchiBalbi
EZIO ROCCHI BALBI
oggetti, manufatti in legno, ad esempio, già li si
poteva datare con la dendrocronologia, un po’ come
con le tracce lasciate dagli anelli nei tronchi”. Il
millenario Ötzi si ritrova così ad essere un “teen
ager” rispetto ad altri reperti decisamente più
anziani. “I fossili sono certamente più datati aggiunge divertito Rampazzi -. Basta pensare che
quelli ritrovati nei nostri campi di scavo sul Monte
San Giorgio, che non a caso è considerato
patrimonio dell’umanità dall’Unesco, risalgono a
240 milioni di anni fa”. Per quel tipo di organismi la
precisione “anagrafica” diventa meno certa. “In
questi casi, che possono essere osservati al nostro
Museo dei fossili di Meride le sequenze si misurano
in milioni di anni - conclude il direttore -. Ma anche
così abbiamo modo di studiare l’evoluzione degli
organismi, perchè siamo sì sempre più proiettati
nel futuro, ma è il passato che ci dice cosa siamo
oggi. Il passato almeno è certezza”.
l’età
il profilo
i tatuaggi
Secondo la datazione al
radiocarbonio l’Uomo del
Similaun, una delle
mummie “umide”più
famose del mondo, è
risalente ad un’epoca
compresa tra il 3300 e il
3100 a.C. (Età del Rame).
Alto 1,59 metri, aveva 46
anni e occhi marroni. Aveva
mangiato carne di
stambecco prima di essere
ucciso, era intollerante al
lattosio, soffriva di artrite, e
il suo gruppo sanguigno era
di tipo “0”.
Ötzi aveva il corpo pieno di
tatuaggi; ben 36 segni fatti
di punti e linee, incisi nella
pelle e marcati con la
cenere. Secondo alcuni
studiosi sono molto vicini
ai punti di pressione della
medicina orientale.
Una ricostruzione
Ecco come doveva apparire Ötzi
a 46 anni, età della sua morte
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