“Dalla strada”: una nuova avventura dal Nord al Sud del Brasile

“Dalla strada”:
una nuova avventura
dal Nord al Sud del Brasile
È stata inaugurata l'8 aprile al Polo Spartaco (San Paolo,
Brasile) una nuova sede dell'azienda “Dalla Strada”, nata
da un progetto in collaborazione con l'AMU.
Alcune voci dei giovani protagonisti.
«La nostra è più che una impresa.
tra noi ci aiutiamo. Il nostro è un lavoro di gruppo. C’è un clima di famiglia. Iniziamo ogni settimana
con la lettura di un brano tratto dal
Vangelo. Ci aiuta a superare le difficoltà. Ogni giovedì ci raccontiamo
come l’abbiamo vissuto durante la
settimana, che cosa è cambiato in
noi».
È Divani a parlare, 18 anni, una
delle protagoniste di questa nuova
avventura del progetto “Dalla Strada”. Lei e le altre ragazze coinvolte
vivono lì a pochi km dalla periferia
della “grande San Paolo”, dal sogno
di lavoro e di futuro di molti brasiliani. Alcune hanno vissuto situazioni difficili fin da piccole, ma oggi
nel progetto “Dalla Strada” affrontano con serenità questo passato
perché «questa è la famiglia che
non ho mai avuto», come ci confida
una di loro. e c'è da crederci ad
ascoltare le loro esperienze.
Qui hanno iniziato una nuova linea di produzione di borse e accessori di abbigliamento, utilizzando
come materia prima ritagli di jeans
scartati da altre imprese. Per ottenerne pezzi di stoffa di dimensioni
adeguate alla lavorazione, i ritagli
vengono prima cuciti da un gruppo
di donne del Barrio do Carmo, una
comunità “quilombola”, costituita
cioè da famiglie discendenti dagli
ex-schiavi africani, a pochi km dall'azienda.
oggi il Brasile è un Paese fondato
sulla multiculturalità, sulla convivenza e sulla reciproca contaminazione fra le diverse culture dei suoi
abitanti. Nonostante questo, anche
qui avere la pelle scura non è proprio indifferente, soprattutto perché
spesso si associa a situazioni di disagio, miseria, disoccupazione, discri-
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Amu notizie 2 / aprile-giugno 2011
minazione.
“Dalla Strada” ha creato opportunità di crescita e di lavoro proprio
lì vicino alla loro comunità, unendo
in un'unica avventura l'inclusione
sociale delle donne afro-discendenti e nuove opportunità di lavoro
e di vita per i giovani.
Dopo i primi anni di avvio e consolidamento del progetto nel Nordest del Brasile a Recife, di cui vi
abbiamo raccontato negli scorsi
numeri, ora “Dalla Strada” è arrivato anche al Sud del Paese. Grazie
alla collaborazione fra Bosco, l'iniziatore, e due nuovi soci di San Paolo, e con la cooperazione dell'AMU,
è partito un secondo nucleo produttivo proprio qui, a 2.600 km dalla base.
e sono stati ancora loro, i giovani, i protagonisti di questa nuova
tappa: due di loro, di quel primo
gruppo di ragazzi venuti dalla vita
di strada che avevano dato vita al
nucleo produttivo di Recife, si sono
spostati nella nuova sede per trasmettere ad altri giovani quello che
avevano imparato nella produzione di borse e accessori di abbigliamento da materiale di riciclo:
design e tecniche di produzione,
ma non solo, anche esperienze di
dono reciproco, di comunione.
Uno di loro, dei primi, è Miguel,
20 anni: «La nostra era una vita normale, persino agiata. Mio padre era
proprietario di un ristorante. Poi la
separazione. Lui si è portato via tutto. Abbiamo provato i morsi della
fame. L’unico posto per noi era nella
favela. Avevo 11 anni. Come aiutare
la mamma e i miei due fratelli? Lo
spaccio di droga mi sembrava la soluzione». entra in una spirale che in
6 anni lo porta a diventare il principale distributore della favela. Ma
Le borse “Dalla Strada” in vendita
presso una Bottega del Commercio
Equo e Solidale in italia
non tossicodipendente. Poi le fughe, l’arresto, la prigione. «Ma ho
avuto la vita salva, grazie a Dio. Solo io, dei 26 miei amici, sono sopravvissuto. Gli altri tutti distrutti dalla
droga. Dovevo uscirne». Chiede
aiuto e lo trova in P. Renato Chiera,
nella sua casa famiglia per ragazzi
di strada, a Recife. Poi, sempre a Recife, l’incontro con Bosco e l'inserimento nel progetto “Dalla Strada”.
«Pur non conoscendo nessuno mi sono sentito subito bene. Con una forza nuova. Mi sono sentito felice, a
casa». ed ora qui, nel Polo Spartaco,
è responsabile del laboratorio.
«Adesso mi pento di tutto. Ma l’ho
fatto per sopravvivere. tra noi ci
proteggevamo, ci aiutavamo, ma
eravamo costretti… È una cosa molto brutta. Ora ho molto da dare.
Sento la responsabilità di aiutare
chi ha passato le stesse cose che ho
vissuto io. Voglio dare tutto di me
per far andare avanti questo progetto. A nome dei miei amici che non ce
l’hanno fatta, voglio farcela».
ora Miguel è pronto a tutto, anche a partire per l’Africa. Si profila
infatti un nuovo orizzonte: accogliere una coppia di giovani ivoriani per un periodo di formazione e
poi impiantare con loro, in Costa
d'Avorio, un nuovo nucleo produttivo di “Dalla Strada”.
A CURA DI fRANCeSCo toRtoReLLA
CoN LA CoLLABoRAzIoNe DI CARLA CotIGNoLI