La Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita è un affresco di Masolino
facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria
del Carmine a Firenze. L'opera, databile al 1424-1425 circa (260x599 cm), ritrae due
miracoli di san Pietro avvenuti in tempi e luoghi diversi (Atti degli Apostoli III, 1-10
e IX, 36-41) e si trova nel registro mediano della parete destra.
La precisione prospettica e il realismo convincente della piazza dello sfondo aveva
spinto Roberto Longhi ad attribuire questa zona a Masaccio, un'ipotesi oggi per lo più
esclusa: tipica dello stile di Masolino è infatti l'attenzione al dettaglio minuto che
divaga in più scenette aneddotiche (le gabbie appese alle pertiche, le scimmiette sui
davanzali), del tutto assente nella lucida essenzialità di Masaccio. Più che interessarsi
alla fedele riproduzione della realtà, Masolino sembra interessato a una curiosità
minuta tipica del gusto gotico cortese "internazionale".
Luciano Berti, per primo, mise in luce come in una medesima "giornata" vennero
dipinte la loggia (attribuita con sicurezza a Masolino, per l'eccessivo slancio
goticheggiante) e una parte della strada (fino ad allora attribuita a Masaccio). Anche
la parte dell'edificio rosa tra la testa di san Pietro e la casa di Tabita fa parte di
un'unica giornata con parti di Masolino. Ornella Casazza inoltre studiò la maniera
particolare di Masaccio nel disporre i coppi dei tetti in prospettiva, presente nelle
scene della Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra, del Tributo e
della Distribuzione dei beni e assente invece in questa scena. Ciò assegnerebbe a
Masolino un importante posto nel quadro dello sviluppo della prospettiva in pittura,
riconoscendogli il merito "del più convincente spazio urbano mai realizzato fino ad
allora in pittura" (J.T. Spike), soprattutto riguardo al fronte case ed alla stradina
perfettamente scorciata sulla sinistra, presto eguagliato da Masaccio nel San Pietro
risana gli infermi con la sua ombra. Resta il fatto che in nessuno dei successivi
tentativi di prospettiva spaziale Masolino raggiunse mai un risultato lontanamente
comparabile a questo, né nella Basilica di San Clemente a Roma, né nel Battistero di
Castiglione Olona. La soluzione è forse da ricercare nella via di mezzo: Masaccio
fornì lo schema e Masolino dipinse tutto il resto.