kashmir, sessanta anni di rivendicazioni

annuncio pubblicitario
KASHMIR, SESSANTA ANNI DI RIVENDICAZIONI
Giovedì 18 Maggio 2006 01:02
di Agnese Licata
Una contesa che continua dal 1947, al prezzo di sessantamila morti (solo dal 1989), mille e
settecento dei quali nel 2005. In una sola giornata, lo scorso 30 aprile, sono stati uccisi altri
trentacinque civili.
In ballo c'è un territorio poco più piccolo della Romania, stretto tra due giganti come Cina e
India da un lato, e dalla polveriera del Medio Oriente dall'altro. Il Kashmir però, a differenza
della Romania, non è un vero e proprio stato. Anzi, non è neanche possibile parlare di un
unico Kashmir. Esiste infatti una parte a nord - detta Azad Kashmir - sotto il controllo
pakistano; e una parte a sud - il Jammu e Kashmir - amministrato dall'India. Le due zone
sono divise dalla Linea di controllo (Loc), un confine nato come linea provvisoria di cessate il
fuoco dopo le due guerre indo-pakistane (1947-48 e 1965), ma che ormai è diventato sempre
più difficile modificare o anche trasformare in un confine nazionale. Né India né Pakistan
hanno infatti mai riconosciuto ufficialmente questa divisione. Ognuno dei due paesi rivendica
il controllo su entrambe le zone, rifiutando la possibilità di un Kashmir riunificato e
indipendente. Le cause di questa disputa sono principalmente religiose. Nel Jammu e Kashmir
a prevalere è la fede islamica (la professa il 57% della sua popolazione), rispetto a
induismo e buddismo. Nella Valle del Kashmir, in particolare, ad essere musulmano è il 95%
degli abitanti. È questa la base delle rivendicazioni del Pakistan e dei vari gruppi kashmiri di
militanti islamici che continuano a colpire la zona amministrata dall'India.
L'ultimo episodio di guerriglia, il più grave degli ultimi quattro anni, risale al 30 aprile. Dai
media inglesi si apprende che in due province montuose a sud-ovest della Loc, sono stati
ritrovati i cadaveri di trentacinque civili indù. Secondo i racconti dei sopravvissuti, si è trattato
di due esecuzioni pianificate e identiche nella loro esecuzione. Gruppi di militanti con
indosso uniformi dell'esercito hanno condotto le loro vittime (molti dei quali semplici pastori)
fuori dai villaggi, con l'inganno. Poi, "quando ci chiesero per quale motivo ci stavano
facendo aspettare, hanno iniziato a scaricarci addosso una raffica di pallottole", ha
dichiarato alla Bbc uno dei sopravvissuti.
Nonostante la decisione del primo ministro indiano Manmohan Singh di riprendere il dialogo
con il Pakistan, la situazione sembra di nuovo tornata a peggiorare, anche perché le due parti
continuano a non fare nessun passo concreto verso la pace. L'India accusa il Pakistan di non
aver dismesso i suoi campi militari nella Valle del Kashmir, destinati ad addestrare i militanti.
A sua volta Islamabad accusa le autorità indiane di non aver messo in atto le concessioni
promesse negli incontri. Tra queste, in particolare, il ritiro di una parte delle truppe indiane. Di
recente New Delhi ha rifiutato la proposta pakistana di rimuovere gli armamenti pesanti dalla
1/3
KASHMIR, SESSANTA ANNI DI RIVENDICAZIONI
Giovedì 18 Maggio 2006 01:02
regione.
Un segno incoraggiante era invece arrivato un anno fa, con la costituzione di un'autolinea
che, attraversando la Loc, unisce i due Kashmir e permette alle famiglie rimaste separate
d'incontrarsi. Purtroppo però, le complicanze burocratiche hanno fatto sì che spesso gli
autobus viaggiassero quasi vuoti. In più, il terremoto dello scorso ottobre ha messo fuori uso
un'ampia parte della strada.
Per trovare l'atto di nascita di questa situazione senza prospettive bisogna risalire al periodo
della decolonizzazione. Il modo con cui allora vennero tracciati i confini dei nuovi stati
indipendenti ha causato effetti visibili ancora oggi. In Africa, ad esempio, squilibrio di risorse
tra vari nazioni e grande eterogeneità etnica interna hanno portato allo scoppio di conflitti
endemici, quali quelli in Somalia, Zaire, Nigeria. La contesa del Kashmir ha le stesse radici.
Nel 1947 il governo coloniale inglese emana l'Independence Act, decidendo di
abbandonare l'area conflittuale del sub-continente indiano per dedicare risorse alla
ricostruzione post-bellica. Vennero così decisi sia i confini della nuova Unione indiana sia la
cosiddetta partition, ossia la nascita di uno Stato islamico - il Pakistan - costituito da una
Provincia occidentale e da una orientale (quest'ultima nel 1971 diventerà indipendente e
assumerà il nome di Bangladesh). Il progetto inglese era quello di costituire uno stato abitato
esclusivamente da musulmani, per cercare di sedare gli animi di questa etnia. Tuttavia,
nonostante i milioni di persone che, in entrambe le direzioni, attraversarono la frontiera in
quei giorni, sia in Pakistan sia in India rimasero delle minoranze abbastanza numerose che
furono sistematicamente discriminate.
In più, i confini previsti tagliavano in due alcuni territori. Tra questi il Kashmir, che venne
così chiamato a decidere se annettersi al Pakistan o all'India. Una rivolta appoggiata dai
pashtun afghani e dalle truppe pakistane convinse il Kashmir ad abbandonare l'idea
dell'indipendenza, per cercare la protezione dell'India. L'immediata reazione del Pakistan fu
l'invasione della regione. Da allora, lo scontro tra i due paesi non si è mai fermato.
L'interesse dei paesi occidentali per i problemi di quest'area è sempre oscillata tra
l'indifferenza e la strumentalizzazione. L'unica risoluzione delle Nazioni unite risale al 1949 e
ha portato alla costituzione di un gruppo militare di osservatori che controlla la Loc.
Attualmente nella zona si trovano 43 osservatori Onu.
Tuttavia lo squilibrio di quest'area ha importanti risvolti sul Medio Oriente. Nel 1999, ad
esempio, fu proprio la sconfitta subita dal Pakistan nella contesa del Kargil (un'area del
Jammu e Kashmir a maggioranza musulmana) e la conseguente debolezza del governo, a
far sì che il colpo di stato del capo dell'esercito Pervez Musharraf andasse a buon fine.
Il regime instaurato allora è tuttora in vigore anche grazie all'atteggiamento degli Usa che,
in cambio della sua collaborazione contro i Talebani, hanno premuto affinché Islamabad
diventasse, nel 2003, membro non permanente dell'Onu. Gli americani dimostrano così di
non aver compreso che i mujaheddin, adesso terroristi di al Qaeda, si muovono da anni
sull'asse Afghanistan-Pakistan-Kashmir. Appoggiare il Pakistan e il suo regime, invece di
assumere una posizione super partes che spinga alle trattative con l'India, rischia di far
2/3
KASHMIR, SESSANTA ANNI DI RIVENDICAZIONI
Giovedì 18 Maggio 2006 01:02
aumentare ulteriormente
l'instabilità in Medio Oriente.
3/3
Scarica