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Ultime opere di Raffaello :
RIASSUNTO TWEET DELLA LEZIONE
Raffaello nell’ultimo periodo fece tre opere:la Trasfigurazione(la prima sviluppata in
verticale),l’Estasi di Santa Cecilia e il Trionfo di Galatea.
Nel suo ultimo periodo di vita Raffaello compose tre opere quali la
Trasfigurazione (la prima ad essere sviluppata in verticale), l’Estasi di
Santa Cecilia e il Trionfo di Galatea commissionata da Agostino Chigi,
amico di Papa Leone X.
Sottotitolo
(o DUBBI)
DUBBI)
+ GLOSSARIO
IMMAGINE + riferimento
iconografico
Trasfigurazione,
1518-1520. Olio
su tavola ,
405x278 cm.
Città del
Vaticano,
Pinacoteca
Vaticana
Trasfigurazione::
Gesù dopo essersi
appartato con i discepoli
Pietro, Giacomo e
Giovanni, cambiò
aspetto mostrandosi ai
tre discepoli con uno
straordinario splendore
della persona e una
stupefacente
bianchezza delle vesti.
In questo contesto si
verifica l'apparizione di
Mosè ed Elia che
conversano con Gesù e
si ode una voce,
proveniente da una
nube, che dichiara la
figliolanza divina di
Gesù.
Catafalco : Il
catafalco è
un'impalcatura in legno
o altri materiali,
ricoperta di parati
(generalmente drappi
neri), sulla quale si pone
la bara o un suo
Schizzo per una composizione
Spiegazione del prof.
scritta in nero,
suddivisa in paragrafi
individuati dalle immagini
trattate,
da integrarsi con le
informazioni tratte dal libro
scritte in blu.
La Trasfigurazione viene considerata
l’ultima opera di Raffaello, poiché morì
giovane a 37 anni, nel 1520.
Quest’opera alla fine fu messa sul suo
catafalco della sua tomba. È un’opera
iniziata da lui ma terminata da Giulio
Romano. Quest’opera è una delle poche
nonché la prima a svilupparsi in
verticale. Sono rappresentati due
episodi evangelici: la trasfigurazione di
cristo tra Elia e Mosè alla presenza
degli apostoli Pietro Giacomo e Giovanni
e sotto la guarigione di un fanciullo
indemoniato. Vi sono due situazioni
diverse: anche se nel rinascimento
scienza e razionalità sono messe in
primo piano, la figura di Cristo è
circondata da una luce sovrannaturale ;
perciò questa immagine racchiude e
unisce idealmente due scene diverse
però nello stile:
•
La parte superiore ha
un’atmosfera calma,quasi
ovattata ed è una scena
astratta che è caratterizzata
da colori molto chiari,
irrazionale.
•
Nella fascia mediana c’è il
turbamento degli apostoli e i
colori delle loro vesti
introducono alla concitazione,
al movimento. È un momento di
passaggio.
•
Nella parte inferiore vi è un
gran movimento, dove si
fronteggiano gli Apostoli (a
sinistra) e la famiglia
dell’indemoniato (a destra). Da
questo intreccio di gesti e corpi
che portano in una realtà più
razionale e terrena, tutta la
chiarezza espositiva la si nota
attraverso gli sguardi e i gesti,
quando l’osservatore fissa
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simulacro durante le
cerimonie funebri e le
funzioni religiose.
l’attenzione nella parte inferiore
l’occhio si posa
sull’indemoniato.
Movimenti e gesti indicano
l’indemoniato. Il fatto che Cristo venga
ovattato da questa luce propria è per
mettere in risalto l’avvenimento divino,
un aspetto del tutto irrazionale, nel
momento in cui scende nella realtà
terrena vi è il linguaggio rinascimentale.
Ed è all’insegnamento di Leonardo- e
all’Adorazione dei Magi in particolareche Raffaello continua a riferirsi con lo
studio fisionomico, il linguaggio dei
gesti, il colloquio degli sguardi e lo
trasparire dei sentimenti, mentre
sviluppa il tema della figura in moto
torsionale, di origine michelangiolesca,
che già lo aveva tanto interessato al
tempo dell’esecuzione della Pala
Baglioni.
Quest’opera venne commissionata a
Raffaello da una nobile Elena Duglioli
Dell’Oglio per la cappella di famiglia
nella chiesa di San Giovanni in monte a
Bologna ma venne eseguita a Roma.
Santa cecilia è patrona della musica e
protettrice dei musicisti, infatti ha in
mano un organetto e ai suoi piedi degli
strumenti. Essa è rappresentata in
rapimento estatico e si trova fra due
santi, a sinistra San Paolo e San
Giovanni evangelista, a destra
Sant’Agostino e Maria Maddalena. Gli
strumenti abbandonati a terra
simboleggiano l’inutilità della musica
terrena (simbolo delle passioni umane a
confronto della melodia divina. Questa
pala d’altare ebbe grande influenza per
la sua impostazione innovativa e per il
suo modo di coinvolgere l’osservatore
sull’arte sacra emiliana successiva.
Estasi di santa
cecilia,1514
circa. Olio su
tavola
trasportata su
tela, 236x149
cm. Pinacoteca
Nazionale,
Bologna
Santa cecilia:
Cecilia, nata da una
nobile famiglia a Roma,
sposò il nobile
Valeriano. Si narra che
il giorno delle nozze
nella casa di Cecilia
risuonassero organi e
lieti canti ai quali la
vergine,
accompagnandosi,
cantava nel suo cuore:
“conserva o Signore
immacolati il mio cuore
e il mio corpo, affinché
non resti confusa”. Da
questo particolare è
stato tratto il vanto di
protettrice dei
musicanti.
Guercino, Santa Cecilia. Olio su tela, 89x67,5
cm, 1658
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Trionfo di
galatea,1511
circa. Affresco,
295x225 cm.
Villa Farnesina,
Roma
Polifemo:
Polifemo,
nella letteratura
classica, (in greco antico
Polúphemos,
letteralmente « che parla
molto, chiacchierone »
oppure « molto
conosciuto ») è il nome di
un ciclope citato da vari
autori antichi: Omero,
Teocrito, Euripide,
Ovidio, Virgilio.
Nereide: Le Nereidi
erano delle figure della
mitologia greca, ninfe
marine, figlie di Nereo e
della Oceanina Doride.
Erano considerate
creature immortali e di
natura benevola.
Facevano parte del
corteo del dio del mare
Poseidone insieme ai
Tritoni e venivano
rappresentate come
fanciulle con i capelli
ornati di perle, a cavallo
di delfini o cavalli
marini.
Il ciclope Polifemo
Tritone:
Tritone è, nella mitologia
greca, il figlio di
Poseidone il dio del
mare e della nereide
Anfitrite. Tritone è il dio
fiume. Nell'iconografia
con il nome di Tritone si
designa un ampio
numero di divinità
marine minori che
accompagnano
Poseidone.
Palemone
Amorini
Villa Farnesina era la villa di un potente
banchiere senese Agostino Chigi, amico
di papa Leone X . Questa villa è detta
Farnesina, perché in seguito venne
acquistata da Alessandro Farnese . La
villa è stata realizzata attraverso una
pianta d’ispirazione romana. Gli
ambienti interni sono stati affrescati da
vari artisti come Veneziano, Sebastiano
e Piombo ,lo stesso Peruzzi e Raffaello.
Raffaello fece il Trionfo di Galatea, la
ninfa amata da Polifemo, figura
mitologica greca accecato da Ulisse che
amò invano la ninfa e uccise per gelosia
il pastore Aci. La scena s’ ispira nel
momento in cui vi è il trionfo di Galatea
e quindi si fa riferimento al libro
tradotto dall’umanista Poliziano.
L'affresco mostra l'apoteosi della ninfa
che cavalca un cocchio a forma di
capasanta trainato da due delfini e
guidato dal fanciullo Palemone,
circondata da un festoso corteo di
divinità marine (tritoni e nereidi) e
vigilata, in cielo, da tre amorini che
stanno per scagliare dardi amorosi
contro di lei. Un quarto putto, a cui è
rivolto il casto sguardo di Galatea, tiene
un fascio di frecce nascosto dietro una
nuvola, a simboleggiare la castità
dell'amore platonico. La composizione è
perfettamente misurata, con un ritmo
danzante e vorticoso, dominato da
Galatea avvitata su sé stessa. Raffello
ricreò una mitica classicità, utilizzando
toni cristallini e preziosi, quasi irreali,
che tradiscono una conoscenza già
approfondita della pittura romana
antica. Sul verde marmoreo della
superficie del mare spicca il rosso
"pompeiano" della veste di Galatea. Il
movimento del manto gonfiato dal
vento, accompagnato da quello dei
capelli, è ripreso dal gesto della vicina
nereide, che solleva un braccio mentre è
rapita da un tritone. I corpi possenti
delle figure dimostrano influssi di
Michelangelo, addolciti però dal senso
della misura di Raffaello e dalla dolce
naturalezza dei suoi personaggi, tra cui
spiccano soprattutto gli amorini, ma
anche la stessa Galatea, serena e
aggraziata.