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L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea
e da alterazioni qualitative (macro e microarchitettura, proprietà materiali dell’osso) che si
accompagnano ad aumento del rischio di frattura. L’osteoporosi rappresenta una malattia di
rilevanza sociale. La sua incidenza aumenta con l'età sino ad interessare la maggior parte della
popolazione oltre l'ottava decade di vita. Si stima che in Italia ci siano oggi circa 3,5 milioni di
donne ed 1 milione di uomini affetti da osteoporosi. Poiché nei prossimi 20 anni la percentuale
della popolazione italiana al di sopra dei 65 anni d’età aumenterà del 25%, ci dovremo attendere
un proporzionale incremento dell’incidenza dell’osteoporosi. Vengono definite primitive le forme di
osteoporosi che compaiono dopo la menopausa (postmenopausale) o comunque con l’avanzare
dell’età (senile) e secondarie quelle determinate da un ampio numero di patologie e farmaci.
La prevenzione in questo ambito può e deve essere orientata su due obiettivi diversi:
-
prevenzione dell’osteoporosi
prevenzione delle fratture in pazienti con osteoporosi.
Prevenzione dell’osteoporosi Grazie alla migliore comprensione delle cause, alla facilità di
accesso alla diagnosi ed alla possibilità di trattamento prima che si manifestino le fratture, oggi è
possibile una reale prevenzione dell'osteoporosi e delle complicanze ad essa associate. E’ oggi
ampiamente accettato che l’osteoporosi non è solo conseguente alla perdita ossea che accade
con l’avanzare dell’età. Un individuo che non raggiunge un picco ottimale di massa ossea durante
l’infanzia e l’adolescenza, può infatti sviluppare osteoporosi senza che vi sia una accelerata perdita
ossea in età adulta. Costruire un osso forte e sano durante l'infanzia e l'adolescenza attraverso un
corretto stile di vita (alimentazione, attività fisica ecc) può costituire la migliore difesa allo sviluppo
di osteoporosi. La prevenzione dell’osteoporosi in età adulta si attua mediante interventi non
farmacologici: attività fisica, adeguato apporto di calcio con la dieta, adeguato livello di vitamina D
mantenuto spesso con una supplementazione. Occorre inoltre eliminare i fattori di rischio
modificabili, come il fumo e l’abuso di alcool, e prevedere misure atte a prevenire le cadute, sia
mettendo in atto accorgimenti ambientali sia evitando farmaci che aumentano tale rischio.
La prevenzione delle fratture da osteoporosi è un obiettivo che permette non solo di migliorare la
qualità della vita delle singole persone, ma anche di ridurre i costi sociali.
Si è osservato che esiste un livello di densità ossea sopra il quale non si verificano fratture e sotto
il quale invece l'incidenza di eventi fratturativi aumenta progressivamente.
L’indagine densitometrica consente oggi di misurare in modo abbastanza accurato e preciso la
massa ossea ed in particolare la sua densità minerale (Bone Mineral Density o BMD) in g/cm2 di
superficie ossea proiettata. La BMD, misurata con il T-score, è responsabile della resistenza
meccanica dell’osso per il 60-80%. L’osteoporosi è definita da un T-score inferiore a -2,5 DS. La
soglia diagnostica in T-score, comunque, non coincide con la soglia terapeutica, poiché altri fattori,
scheletrici ed extra-scheletrici, condizionano sia il rischio di frattura del singolo soggetto sia la
decisione di intraprendere o meno un trattamento farmacologico. E’ necessario valutare il rischio
globale di frattura inserendo in questionari specifici (FRAX e DeFRA) T-score e fattori di rischio
riconosciuti (età, sesso, fratture da fragilità dopo 40 anni, familiarità per fratture, terapia cronica
steroidea, menopausa precoce < 45 anni, peso, fumo, alcool, artrite reumatoide e altre patologie
osteopenizzanti).
L’utilizzo di farmaci specifici appare giustificato quando il rischio di frattura a 10 anni è
particolarmente elevato. Tali terapie riducono il riassorbimento di calcio dalle ossa o stimolano la
neoformazione ossea, prevenendo le fratture nel 45-50% dei casi.
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