Protocollo di Kyoto

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IL PROTOCOLLO DI KYOTO
A cura di Adelaide MONTONE
A.A.2014-2015
Il protocollo di Kyoto è un accordo internazionale in materia ambientale,
allegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change da cui
l'acronimo UNFCCC o FCCC), tramite il quale i Paesi aderenti si sono
impegnati a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra. Il trattato è stato
sottoscritto a Kyoto, in Giappone, l’11 dicembre 1997 ed è entrato in vigore il
16 febbraio 2005 in più di 180 paesi industrializzati, dopo anche la ratifica da
parte della Russia. Infatti, perché il trattato
potesse entrare in vigore era necessario
che venisse ratificato da non meno di 55
Nazioni, e che queste stesse Nazioni
firmatarie rappresentassero complessivamente non meno del 55% delle emissioni
serra globali di origine antropica, un
obiettivo raggiunto proprio grazie alla
sottoscrizione Russa.
Nel 1992, durante la conferenza dell'ONU
sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi a Rio
de Janeiro, viene stilata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici, che punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra
(Greenhouse Gas Emissions)(GHG), sulla base del rischio di riscaldamento
globale, con lo scopo di "prevenire interferenze antropogeniche pericolose
con il sistema climatico terrestre" . Mentre questo non poneva limiti
obbligatori per le emissioni di gas serra alle nazioni, erano previsti
aggiornamenti ("protocolli") che avrebbero posto i limiti obbligatori di
emissioni. Il trattato entrò in vigore il 21 marzo 1994 e da quel momento, le
Parti si sono incontrate annualmente nella Conferenza delle Parti (COP) per
analizzare i progressi nell'affrontare il cambiamento climatico.
Logo del protocollo di Kyoto
Le regole di attuazione del protocollo di Kyoto sono state adottate durante
l’incontro del COP 7 di Marrakesh, in Marocco, nel 2001 (note come gli
“accordi di Marrakesh”).
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Il primo periodo d’impegno, per i Paesi partecipanti, inizia nel 2008 e
termina nel 2012, ma l’8 dicembre dello stesso anno, a Doha è stato adottato
”l’emendamento di Doha al protocollo di Kyoto” che prevede: ulteriori
impegni per i nuovi partecipanti al protocollo di Kyoto che hanno aderito ad
un secondo periodo impegno (che va dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre
2020), un elenco aggiornato di gas serra oggetto di relazione da parte degli
Stati aderenti nel secondo periodo d’impegno e emendamenti a diversi articoli
del protocollo di Kyoto che necessitavano di essere aggiornati per questo
secondo periodo d’impegno.
Durante il primo periodo d’impegno, 37 paesi industrializzati e la
Comunità Europea si impegnarono a ridurre le emissioni di GHG ad una
media del 5% rispetto ai livelli del 1990. Durante il secondo periodo
d’impegno, le Parti si impegnano a ridurre le emissioni di GHG almeno per il
18% al di sotto dei livelli del 1990 nel periodo di 8 anni, dal 2013 al 2020.
Alcuni Paesi come gli Stati Uniti (responsabili del 36,2% del totale
delle emissioni di biossido di carbonio), pur avendo sottoscritto il trattato
hanno deciso di non aderire al Protocollo, inizialmente mettendo in dubbio la
responsabilità dell’uomo, poi, nel 2005, sostenendo che l'economia americana
non sarebbe pronta ad effettuare il passaggio verso un minore impatto
ambientale.
C’è inoltre da considerare il fatto che Cina e India, essendo ancora
classificati come Paesi in via di sviluppo, non sono sottoposti a nessun
vincolo pur essendo oggi i primi produttori di gas serra a fianco della potenza
americana. Infatti in una prima fase ai paesi in via di sviluppo non veniva
chiesto nulla per non ostacolarne la crescita economica.
Inoltre dopo il 2013 anche il Canada ha deciso di abbandonare il
trattato sull’esempio di Russia e Giappone.
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Che cos’è il riscaldamento globale?
Per riscaldamento globale si intende l’aumento della temperatura media
dell’atmosfera terrestre e degli oceani dovuto a cause naturali o determinate
dall’uomo.
Anomalia media della temperatura atmosferica a terra e della superficie dei mari,
così come ricostruita dall'IPCC (Commissione Intergovernativa sul Cambiamento
Climatico) negli ultimi 150 anni.
La maggior parte degli incrementi di temperatura sono stati osservati a
partire dalla metà del XX secolo e sono stati attribuiti all’incremento di
concentrazione di gas serra (il vapore acqueo, responsabile dell'effetto serra in
una percentuale variabile tra il 36–70%; l'anidride carbonica (CO2), che incide
per il 9-26%; il metano (CH4), che incide per il 4-9%; l'ozono (O3), che incide
tra il 3-7%[). Questi sono il risultato dell'attività umana, tramite la continua e
crescente combustione di fonti fossili a scopo energetico, alla deforestazione
tropicale, all'agricoltura industrializzata e all'estensione della zootecnia, che
potrebbero generare un incremento dell'effetto serra.
Oggi è infatti cambiata la capacità dell’atmosfera di trattenere il calore
e l’effetto serra del pianeta ha subito una continua evoluzione.
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Lo scioglimento dei ghiacciai è una delle conseguenze del surriscaldamento
globale.
Il tentativo del protocollo di Kyoto di limitare l’alterazione climatica
indotta dall’uomo, riguarda in particolare le emissioni di sei gas ad effetto
serra:
 biossido di carbonio (CO2), prodotto dall’impiego dei combustibili
fossili in tutte le attività energetiche e industriali oltre che nei trasporti;
 metano (CH4), prodotto dalle discariche dei rifiuti, dagli allevamenti
zootecnici e dalle coltivazioni di riso;
 protossido di azoto (N2O), prodotto nel settore agricolo e nelle industrie
chimiche;
 idrofluorocarburi (HFC), impiegati nelle industrie chimiche e
manifatturiere;
 perfluorocarburi (PFC), come gli HFC impiegati nelle industrie
chimiche e manifatturiere;
 esafluoro di zolfo (SF6), usati anch’essi nelle industrie chimiche e
manifatturiere.
Ciascuno di questi gas ha un proprio e specifico potenziale di riscaldamento
globale o GWP (Global Warming Potential), che sostanzialmente corrisponde
alla “capacità serra” di quel composto in relazione a quella della CO 2,
convenzionalmente posta =1, lungo un intervallo temporale che normalmente
è di 100 anni.
I meccanismi del protocollo di Kyoto
Il protocollo di Kyoto offre strumenti addizionali per raggiungere gli
obiettivi attraverso meccanismi basati sul mercato, meccanismi che aiutano le
Parti a raggiungere gli obiettivi in maniera efficiente dal punto di vista dei
costi. Essi sono:
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 Internetional Emissions Trading (ET): secondo il quale un paese che
abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra
superiore al proprio obiettivo può, tramite il “mercato internazionale
delle emissioni”, cedere tali "crediti" a un paese che, al contrario, non
sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle
emissioni di gas-serra.

Development Mechanism (CDM): letteralmente “meccanismo di
sviluppo pulito”, consente ai Paesi industrializzati di realizzare progetti
nei Paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in
termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo
economico e sociale dei Paesi ospiti.
 Joint Implementation (JI): consente ai Paesi industrializzati e di
realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un
altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti,
congiuntamente con il paese ospite.
Monitoraggio
In base al Protocollo, le attuali emissioni dei Paesi devono essere
monitorate e devono essere fornite prove dettagliate degli affari commerciali
portati a termine, vengono quindi realizzati sistemi di registro tramite i quali
vengono registrate le transazioni tra le Parti in base ai meccanismi. Infatti
presso il Segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, situato a
Bonn, in Germania, vi è un registro delle transazioni internazionali finalizzato
alla verifica della regolarità delle transazioni in base alle regole del
Protocollo.
È inoltre disponibile un Rapporto, fatto dalle Parti attraverso la
trasmissione di inventari annuari sulle emissioni e report nazionali riguardanti
il Protocollo.
Il Protocollo di Kyoto, come la Convenzione, è anche finalizzato ad
assistere i Paesi ad adattarsi agli effetti sfavorevoli del cambiamento
climatico. Esso promuove lo sviluppo e la formazione di tecnologie che
possono aumentare la capacità di adattamento agli impatti del cambiamento
climatico.
Il Fondo di Adattamento (Adaptation fund) fu creato per finanziare i
progetti di adattamento e i programmi nei Paesi sviluppati che sono Parti del
Protocollo di Kyoto.
Protocollo di Kyoto in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, che ha ratificato il Protocollo di Kyoto
attraverso la legge di ratifica del 1 giugno 2002, le emissioni nazionali di
CO2eq (CO2 equivalente, un’unità di misura che considera la somma
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ponderata della capacità serra di tutti i sei diversi gas oggetto del Protocollo di
Kyoto), considerando il secondo periodo d’impegno (2008-2012) rispetto
all’anno di riferimento (1990), è diminuito del -4,6% a fronte dell’impegno
nazionale di riduzione del -6,5%.
La maggior parte degli studi indicano che i costi di riduzione nazionale delle
emissioni di gas serra sono molto elevati per l'Italia. Questo è principalmente
dovuto alle peculiarità dell'economia italiana, caratterizzata da una bassa
intensità energetica e da una grande dispersione delle attività produttive. Una
riduzione solo in ambito nazionale delle emissioni comporterebbe costi molto
alti per il nostro paese. Pertanto, un ampio uso dei meccanismi flessibili,
consente di ridurre, al di fuori del territorio nazionale e a costi ragionevoli, le
emissioni di gas serra, limitando la necessità di adottare misure nazionali
caratterizzate da livelli di costo maggiori.
Obiettivi
A Durban, in Sudafrica nel 2011 è stata prevista la sottoscrizione di un
nuovo accordo globale applicabile a tutte le Parti entro il 2015, con lo scopo
di farlo diventare efficace a partire dal 2020.
Il protocollo di Kyoto rappresenta quindi un passo importante verso la
riduzione delle emissioni di GHG e pone
le basi per un accordo futuro sui
cambiamenti climatici, ma non è
comunque sufficiente l’impegno preso
dagli Stati Nazionali, il rispetto
dell’ambiente è infatti un’idea che
dovrebbe essere radicata nella mente di
tutti. Anche i singoli cittadini dovrebbero
impegnarsi in questo senso, limitando i
consumi e evitando gli sprechi,
prendendo quindi in considerazione solo
ciò che è realmente necessario.
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L’importanza di questo argomento è espressa a pieno dalle parole del pittore,
grafico e regista statunitense Andy Warhol (Pittsburgh 1928 - New York
1987):
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si
possa desiderare.”
Sitografia
-Kyoto
protocol
in
http://unfccc.int/kyoto_protocol/items/2830.php
(consultato il 10 maggio 2015).
-Protocollo di Kyoto in http://www.reteclima.it/protocollo-di-kyoto/
(consultato il 10 maggio 2015).
-Protocollo di Kyoto in http://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Kyoto
(consultato il 10 maggio 2015).
-L’Italia
ed
il
protocollo
di
Kyoto
in
http://www.minambiente.it/pagina/litalia-ed-il-protocollo-di-kyoto
(ultima
modifica: 26 settembre 2013).
- Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in
http://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_quadro_delle_Nazioni_Unite_sui_c
ambiamenti_climatici (consultato il 10 maggio 2015).
-Riscaldamento globale in http://it.wikipedia.org/wiki/Riscaldamento_globale
(consultato il 10 maggio 2015).
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