Piero Coda, Sul luogo della Trinità. Rileggendo il De Trinitate di

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PIERO CODA, Sul luogo della Trinità.
Rileggendo il De Trinitate di Agostino
1. Ontologia trinitaria e cristologia (le due nature)
2. Ontologia relazionale e molteplicità del creato (differenza ontologica)
3. Essere come dono/darsi/agape: il conoscere l’essere corrisponde al’essere-cheè-così.
4. Il punto di partenza della conversione di Agostino è il deus-veritas (via
interiore dello spirito): successivamente anche l’amore (via esteriore
dell’amicizia/amore.
4.1. Libro IV Il mediatore Gesù Cristo pone l’unione tra noi e il Cristo
attraverso la carità
4.2. Libro V L’essere divino è uno secundum relativum
4.2. Libro VIII L’amore come luogo della trinità.
4.2.1. L’uomo (singolo) è immagine della Trinità (analogia psicologica):
l’interiorità
4.2.2. L’uomo-con-l’altro/a è immagine della Trinità: la prossimità. Via
non intrapresa perché i tempi non erano maturi.
4.2.3. «Pensiero e discorso dunque sono la stessa cosa (OÙkoàn
di£noia mšn kaˆ lÒgoj taÙtÒn): solo che l'uno è il dialogo che
avviene
all'interno dell'anima con se stessa senza parole, ed è proprio
questo che viene chiamato pensiero» [Platone, Sofista, Sofista (263e)].
5. La metodologia de De Trinitate
6.1. Regula fidei (ascolto della tradizione)
6.2. Intelligentia fidei (dar ragione al dogma)
6.3. Contemplazione/esperienza di ciò che si pensa
6.4. Deus semper maior (id quo maius cogitari nequit): cf p. 41
6. Nel Sofista (263e) Platone afferma che il pensiero è il discorso che l’anima fa con se
stessa. Questa dimensione di solitudine esprime il pensiero nella sua interiorità. «Tu eri dentro
di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue
creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le creature che, se
non esistessero in te, non esisterebbero per niente. Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la
mia sordità; hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io
l’ho respirato, ed ora anelo a te: ti ho gustato, ed ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, e ora
ardo dal desiderio della tua pace» (Agostino). Oltre alla solitudine c’è un secondo modo con
cui il pensiero ricerca, approfondisce ed esprime la verità. Al n. 33 della Fides et Ratio
Giovanni Paolo II dice che la verità viene raggiunta non solo per via razionale, ma anche
mediante l’abbandono fiducioso ad altre persone, che possono garantire la certezza e
l’autenticità della verità stessa. «La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a
un’altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi
ed espressivi. Non si dimentichi che anche la ragione ha bisogno di essere sostenuta nella sua
ricerca da un dialogo fiducioso e da un’amicizia sincera. Il clima di sospetto e di diffidenza,
che a volte circonda la ricerca speculativa, dimentica l’insegnamento dei filosofi antichi, i
quali ponevano l’amicizia come uno dei contesti più adeguati per il retto filosofare». Se la
solitudine contraddistingue il criterio della verità, l’amicizia e l’incontro caratterizzano la
condizione della verità. Interiorità ed esteriorità si intrecciano nella ricerca della verità dei due
discepoli di Emmaus (Lc 24). Ciascuno era imprigionato nei propri discorsi e ragionamenti,
cosicché l’uno non capiva l’altro. Gesù si accostò e iniziò a camminare con loro, ma essi non
se ne accorsero. «I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo». La verità li accompagna in
silenzio e li ascolta. E pone una domanda: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino?». La verità li invita a riconoscere e a far spazio alla differenza, dentro
quella storia che hanno ben raccontato per filo e per segno. Riappare la gioia e il loro
comprendere si apre all’accoglienza. A questo punto si scopre un senso più profondo della
verità. «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?».
Dal solitario ragionamento al dialogo che riscalda il cuore e fa aprire gli occhi tanto da
riconoscere la verità. Criterio e condizione di verità, la mia esperienza di verità e l’incontro
con l’altro, definiscono l’evento della verità.
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