la preistoria - Gruppo Archeologico Tectiana

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LA PREISTORIA
Lungo la strada per Collemontanino sono stati effettuati ritrovamenti sporadici di strumenti risalenti a vari
momenti del paleolitico, in particolare il bifacciale denominato “delle Casacce” per il luogo del suo
ritrovamento risalente al periodo Acheuleano (dai 100000 ai 50000 anni fa). Si tratta dunque di uno
stumento ancora più antico perchè se l'industria litica di cultura Aurignaziana è riferibile al Paleolitico
superiore, periodo compreso tra la metà e la fine dell'ultima glaciazione o di Würm (50000-15000 anni fa),
il Bifacciale delle "Casacce" è uno strumento è riferibile al Paleolitico
inferiore o Pleistocene medio, compreso cioè nell'interglaciale tra la
glaciazione di Mindel e quella Riss (400000- 200000 anni fa). La
differenza culturale tra le due epoche è evidente, perchè il primo
strumento appartiene ad un homo-erectus, mentre l'industria litica di Rio
Caldana è tipica dell'homo sapiens. Tra queste due epoche è inclusa la
presenza dell'homo Neandertalensis, senz'altro anch'esso frequentante
la Valdera, anche se di questa specie, fino ad oggi, nel territorio non è
stato trovato alcun manufatto. Negli anni successivi al 1995 altri reperti
preistorici sono stati rinvenuti presso la rocca di Parlascio: quasi tutti
lame e troncature
ascrivibili al
Paleolitico
superiore, in tutto simili a quelle di Rio Caldana, salvo
eventualmente un piccola cuspide di freccia che
potrebbe riferirsi forse ad un periodo preistorico più
recente. La diffusione di stazionamenti dell'homo
sapiens-sapiens intorno ai cospicui affioramenti di
travertino di "Fichino" e al centro di "Casciana
Terme", in un periodo in cui il numero stimato di
Homo sapiens viventi era di poche centinaia di migliaia di individui, fa pensare che l'homo sapiens nel suo
migrare scegliesse i punti di stazionamento ove le condizioni apparivano più favorevoli per la sosta.
ASPETTI DEL TERRITORIO NELLA PREISTORIA
Come abbiamo già accennato, l’intensificarsi dei ritrovamenti di tipo preistorico intorno a Casciana Terme,
lascia pensare che questa limitata parte di territorio fosse allora favorevole allo stazionamento dell'homo
sapiens. Ciò in analogia a molte specie di animali migratori, che stazionano in
opportune località durante le loro migrazioni annuali, anche se per lo stesso
motivo finiscono per concentrarvisi anche i predatori. È comunque certo che
lo stazionamento, più o meno lungo in un territorio, dipende dalla possibilità
di trovare cibo, dalla possibilità di difendersi da fattori climatici anche
periodici avversi, dalla possibilità di reperire i materiali necessari alla
costruzione degli strumenti necessari alla caccia,
alla difesa e all'offesa. Evidentemente l’Homo
sapiens aveva trovato in queste zone un ambiente
idoneo per la sua sopravvivenza, esso conosceva il
fuoco, ma trovandoci nel mezzo di una glaciazione
bisogna immaginare cosa poteva significare la presenza di acqua calda che
sgorgava spontaneamente dal
sottosuolo e di botri come
appunto Rio Caldana che non
gelano mai. La geologia del luogo conferma infatti
l’esistenza delle sorgenti termali anche molte migliaia di
anni or sono, anche se il travertino e la sua quantità ci
informa che le sorgenti termali erano situate più in alto, che
il “vulcano di Fichino “ altro non era che il canale di efflusso
di una di esse, come pure la presenza di travertino nella
parte più alta del centro di Casciana Terme lascia presupporre che anche la parte alta di Casciana era
interessata dalla presenza del fenomeno termale. Probabilmente le acque di Rio Caldana, certamente più
ricco di acqua di quanto non sia oggi, scorrevano senza gelare fino alla sua confluenza con il fiume Cascina:
ciò significava la concentrazione della selvaggina lungo questo fiume con la possibilità di caccia e di pesca.
Anche nei riguardi dei materiali litici usati, il territorio, trovandosi proprio alle porte delle colline metallifere
che iniziano a sud di Casciana Terme, risponde ai requisiti che abbiamo accennato in premessa: il diaspro
bruno e rosso fegato possono facilmente trovarsi intorno al Collemontanino, come a poca distanza si trova
la quarzite, la selce nera e la pietra focaia. Abbastanza nota appare la flora di allora, il travertino ci informa
molto bene della cospicuità della stessa e a prima vista non sembra diversa dall'attuale: dentro di esso vi
sono inclusioni fossili di foglie di vari tipi di querce e di molte essenze ancora presenti nel territorio. Meno
nota è la fauna di allora ma certamente doveva essere quella presente in tutta l'Europa meridionale, anche
se le acque termali certamente hanno finito per fornire un habitat particolare: alcune fonti ci informano,
per esempio, che vicino alla confluenza tra Rio Caldana e il Cascina esisteva una specie di bivalve di colore
nero simile ad un muscolo, che veniva cucinato e mangiato almeno fino al 1940.
I RITROVAMENTI NEL TERRITORIO CASCIANESE Il territorio Cascianese si è dimostrato interessante, dal
punto di vista archeologico subito dopo le prime ricognizioni che il gruppo Archeologico Tectiana ha
effettuato nel 1997. Durante una escursione del gruppo
agli inizi della primavera del 1998 è capitato di introdursi
in un piccolo appezzamento di terreno che ispirava la
fantasia e faceva compiere un viaggio all’indietro nel
tempo sino ad alcune migliaia di anni or sono. Dopo poco
tempo viene raccolto un frammento di diaspro rosso
fegato con
evidenti
ritocchi non
casuali e
senz'altro opera di un essere intelligente così la sensazione
prima descritta non è più tanta fantasia: “si trattava di una
scheggia di selce ritoccata ascrivibile al Paleolitico superiore”.
Memori di quei pochi elementi che si imparavano nei banchi di scuola a proposito della preistoria tale
periodo ci appariva lontano nel tempo e nello spazio, invece con meraviglia apprendiamo direttamente che
la preistoria ci è lontana solo nel tempo. A questo punto cerchiamo maggiori informazioni nelle biblioteche
di e ci siamo accorti che altri ritrovamenti erano stati fatti prima di allora. Citiamo per prima una
pubblicazione di Dani e Paolo Giunti collaboratori dell’Università di Pisa e di Siena la quale parla di un
ritrovamento denominato appunto Dani-Giunti presso Casciana Terme. L’inserto porta il seguente titolo “
Un’industria aurignaziana presso Casciana Terme” ed è pubblicato sulla “Rivista studi per l’ecologia del
Quaternario” Volume 17 anno 1995. Il contenuto in breve è il seguente:
A Casciana Terme su un terrazzo fluviale situato sulla riva destra del rio Caldana situato a una quota 150
– 155 metri sul livello del mare è stata ritrovata una industria litica di circa 100 metri quadri di superficie.
I ritrovamenti sono composti da 21 strumenti, 232 schegge non ritoccate e 54 nuclei di materiali vari:
quarzite, selce e diaspro rosso bruno.
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