IP/03/1594 Bruxelles, 25 novembre 2003 Crescita degli investimenti in frenata e fuga dei cervelli in aumento: due gravi minacce per l’economia europea della conoscenza Il commissario europeo per la Ricerca, Philippe Busquin, ha presentato oggi a Bruxelles due nuove pubblicazioni sulla situazione europea in materia di ricerca ed innovazione. I documenti, dal titolo “Cifre chiave su scienza, tecnologia ed innovazione per il 2003-2004”, e “La fuga dei cervelli - Cifre sull’emigrazione degli scienziati”, presentano un quadro preoccupante. L’invito formulato dal Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 a rendere l’Europa un motore economico su scala mondiale e il conseguente obiettivo del Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 di portare la spesa dell’UE per ricerca e sviluppo dall’1,9 al 3% del PIL entro il 2010 non sono stati rispettati. I progressi sono lenti, e in alcuni settori si assiste persino ad un’inversione di tendenza. Il tasso di crescita degli investimenti nell’economia della conoscenza è in flessione, il vantaggio degli Stati Uniti per quanto riguarda gli investimenti a favore di ricerca e sviluppo è in aumento e la ‘fuga dei cervelli’ cresce. Le due nuove pubblicazioni rivelano un complessivo deterioramento del rendimento scientifico e tecnologico dell’Europa. “Sono necessari maggiori sforzi, se vogliamo che l’Unione raggiunga gli obiettivi di Lisbona e Barcellona,” ha dichiarato il commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin. “È più che mai essenziale mantenere ed aumentare la competitività dello Spazio europeo della ricerca (ERA) come polo di attrazione per la ricerca di livello mondiale. Alla luce della situazione attuale, appare fondamentale attuare il Piano di azione della Commissione per l’aumento degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo e migliorare le condizioni e la mobilità dei ricercatori. Invito gli Stati membri dell’Unione e l’industria europea ad aumentare il loro impegno in questo campo. Basta con le parole: abbiamo bisogno di fatti, adesso”. Statistiche chiave su scienza e tecnologia e sulla fuga dei cervelli La prima pubblicazione costituisce la quarta edizione della relazione ‘Cifre chiave in materia di scienza, tecnologia ed innovazione’, che per la prima volta fornisce dati completi sui paesi candidati ed in via di adesione. La seconda rappresenta uno studio approfondito sulla mobilità delle risorse umane di scienza e tecnologia all’interno dei confini dell’Unione e oltre, dal titolo ‘La fuga dei cervelli - Cifre sull’emigrazione degli scienziati’. In frenata Nel periodo 2000-2001 la transizione dell’Unione europea a 15 verso un’economia della conoscenza ha subito una brusca frenata. Il tasso di crescita degli investimenti complessivi e del rendimento globale dell’economia della conoscenza è risultato molto inferiore rispetto alla seconda metà degli anni ’90. I paesi candidati ed in via di adesione non ancora al passo Per la prima volta sono disponibili dati sistematici per i paesi candidati e in via di adesione e una media per l’UE a 25 che offre preziose opportunità di valutare il grado di convergenza (o di divergenza) tra gli Stati membri attuali e futuri. Tutti i paesi candidati e in via di adesione mostrano un ritardo nella transizione verso un’economia della conoscenza rispetto alla media europea, sia in termini di investimenti che di risultati. Esistono tuttavia indicazioni secondo cui la maggior parte di essi sta avvicinandosi al resto dell’Europa. Il vantaggio degli Stati Uniti cresce Per quanto riguarda la spesa per la ricerca e lo sviluppo, l’UE a 15 è ben lontana dall’obiettivo di colmare la notevole distanza in investimenti assoluti che la separa dagli Stati Uniti. Al contrario, il divario tra gli investimenti nell’UE e negli Stati Uniti ha continuato ad aumentare a favore di questi ultimi. La tendenza è negativa fin dalla metà degli anni Novanta e i dati più recenti non mostrano inversioni di tale tendenza. Circa l’80% di tale divario è dovuto alla differenza tra gli Stati Uniti e l’UE a 15 in termini di spesa interna delle imprese per la ricerca e lo sviluppo. Le imprese europee investono nella ricerca, ma negli Stati Uniti! Inoltre, analizzando il flusso della spesa delle imprese per ricerca e sviluppo all’interno del triangolo Stati Uniti-Giappone-UE, appare evidente che nel settore della ricerca gli Stati Uniti attraggono un terzo di spesa in più dalle imprese europee rispetto a quanto le imprese americane investano nell’UE a 15. Ciò significa che, solo per l’anno 2000, si è verificata un’uscita netta di circa 5 miliardi di investimenti europei per ricerca e sviluppo, principalmente a beneficio della ricerca negli Stati Uniti. In confronto ad altre regioni del mondo, l’UE a 15 attrae circa il 10% in meno di spesa americana per ricerca e sviluppo rispetto a dieci anni fa. Si tratta di una tendenza che evidenzia un grande problema dell’Europa, ossia l’incapacità di attirare sufficiente capitale ad alto contenuto e ad alta produzione di conoscenze nell’economia mondiale della conoscenza. Fuga dei cervelli in aumento La fuga dei cervelli dei ricercatori nati nell’UE è in aumento. Circa il 75% dei cittadini UE che hanno conseguito un dottorato negli Stati Uniti tra il 1991 e il 2000 non aveva intenzione di tornare in Europa, e sono sempre più numerosi coloro che scelgono di restare negli Stati Uniti. La motivazione più forte che mantiene all’estero scienziati ed ingegneri nati nell’UE è legata alla qualità del lavoro. Tra le ragioni menzionate per la scelta di lavorare all’estero figurano la maggiore disponibilità di prospettive e progetti, e l’accesso più facile a tecnologie d’avanguardia. 2 Meno pubblicazioni scientifiche e brevetti nell’Unione europea Le pubblicazioni di quest’anno mostrano inoltre un deterioramento del rendimento scientifico e tecnologico dell’Europa (misurato in termini di pubblicazioni e di brevetti) rispetto agli Stati Uniti. L’UE a 15 è ancora in ritardo rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda il rendimento tecnologico e non dà segni di recupero, mentre il prestigio mondiale dei suoi risultati scientifici sembra declinare. Inoltre, a livello mondiale la quota europea di commercio di alta tecnologia è notevolmente inferiore a quella degli Stati Uniti e del Giappone. Malgrado la percentuale di crescita registrata recentemente per le esportazioni di alta tecnologia dell’UE a 15 sia più elevata di quella degli Stati Uniti o del Giappone, l’UE a 15 deve ancora colmare un notevole divario. Che fare? Al Consiglio Competitività di domani, 26 novembre 2003, i ministri della Ricerca parleranno di competitività e di crescita, proseguendo le discussioni della riunione del 10 novembre, in occasione della quale il Consiglio ha affrontato i temi del cosiddetto “Piano d’azione per il 3%” e della carriera dei ricercatori. È urgente attuare al più presto il Piano d’azione per il 3% Il 30 aprile 2003 la Commissione ha adottato una comunicazione intitolata “Investire nella ricerca: un piano d’azione per l’Europa” (COM(2003) 226), che stabilisce misure per raggiungere l’“obiettivo del 3%” di Barcellona. Il Piano d’azione presenta le iniziative necessarie ad accrescere il livello degli investimenti per la ricerca nell’Unione europea dall’1,9% al 3% del prodotto interno lordo (PIL), portando i finanziamenti privati a 2/3 del totale. Tra le priorità figurano la promozione delle risorse umane, lo sviluppo di un mercato europeo del capitale di rischio, il miglioramento del quadro generale per lo sviluppo di nuove tecnologie e l’intensificazione della cooperazione tra industria e ricerca pubblica. L’“Iniziativa per la crescita” Il Piano d’azione e l’“obiettivo del 3%” sono entrati a far parte dell’“Iniziativa per la crescita” della Commissione, approvata dal Consiglio europeo del 16-17 ottobre. L’Iniziativa per la crescita mira a favorire la ripresa economica dell’Europa, promuovendo le infrastrutture di trasporto e grandi progetti di ricerca. In tale contesto la Commissione ha recentemente presentato un programma di avvio rapido, che prevede progetti di ricerca e sviluppo sullo spazio, sulle nanotecnologie, sui laser della prossima generazione e sulle pile a idrogeno e a combustibile. Arrestare la fuga di cervelli è una priorità Il 10 novembre il Consiglio ha inoltre adottato una risoluzione sulla professione e le carriere dei ricercatori nello Spazio europeo della ricerca, che dà seguito alla comunicazione della Commissione del luglio 2003 dal titolo “I ricercatori nello Spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere”, che individua i fattori che possono incidere sull’evoluzione delle carriere nel campo della ricerca e dello sviluppo, in particolare la formazione, i metodi di reclutamento, le condizioni di lavoro, i meccanismi di valutazione e l’evoluzione delle carriere. 3 La comunicazione appoggia inoltre gli sforzi volti ad accrescere il numero dei ricercatori nell’Unione europea, per raggiungere l’obiettivo di portare la spesa europea per la ricerca al 3% del PIL dell’UE entro il 2010. Secondo stime recenti, per questo sarebbero necessari 700 000 nuovi ricercatori. Occorre mantenere in Europa i cervelli migliori, o incoraggiarli a tornare Le iniziative della Commissione in questo senso comprendono il lancio di una “Carta europea dei ricercatori”, di un codice di comportamento per il reclutamento dei ricercatori e l'organizzazione dell’Anno europeo dei ricercatori. La comunicazione incoraggia ulteriori analisi e rilevamenti di dati sui problemi di evoluzione delle carriere e sulla formazione in materia di ricerca, e un rinnovato impegno per un migliore funzionamento del portale per la mobilità dei ricercatori e della rete europea dei centri di mobilità per ricercatori. La Commissione auspica inoltre che vengano fissati criteri per registrare i vari traguardi professionali raggiunti dai ricercatori durante tutta la loro carriera, e per identificare e scambiare le buone prassi sui sistemi di valutazione delle carriere nel settore della ricerca e dello sviluppo. La comunicazione incoraggia il dialogo sociale e un dialogo tra ricercatori, le parti interessate e la società in generale che comporti una maggiore sensibilizzazione del pubblico alla scienza e una migliore promozione dell’interesse dei giovani nei confronti delle carriere nel settore della ricerca e dello sviluppo. La comunicazione affronta inoltre le condizioni dei dottorandi, chiede la promozione di pari opportunità per ricercatori e ricercatrici e sostiene l’impegno ad eliminare gli altri ostacoli alla mobilità dei ricercatori. La Commissione sta attualmente preparando una proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e i visti per i ricercatori dei paesi terzi, per incoraggiare così i ricercatori a venire in Europa, offrendo loro maggiore mobilità da uno Stato membro all’altro e creando un clima favorevole per la ricerca e lo sviluppo in tutta l’Unione europea. Per maggiori informazioni, è possibile consultare le relazioni e una serie di note sintetiche sul sito: http://europa.eu.int/comm/research/press_en.html Si veda inoltre: http://www.cordis.lu/indicators/ Il “Piano d’azione per il 3%”: http://europa.eu.int/comm/research/era/3pct Stop alla fuga dei cervelli: http://europa.eu.int/comm/research/fp6/mariecurie-actions/home_en.html L’Iniziativa per la crescita http://europa.eu.int/comm/commissioners/prodi/pdf/growth_initiative_it.pdf 4