Corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione (L-19) (indirizzo: educatore sociale) Corso di Sociologia generale e della devianza (8 CFU) (Prof. Sebastiano Porcu) MATERIALE DIDATTICO - cap.3 di Berzano, Prina, Sociologia della devianza, Carocci, Roma, 2010 - - anno accademico 2016/2017 - INDICE 1. Alcuni concetti di base in tema di devianza 2. I concetti-chiave dei capitoli 3, 4 e 5 del testo di L. Berzano, F. Prina, Sociologia della devianza, Carocci, Roma, 2010 (capp. Il documento presenta i concetti-chiave e i principali passaggi dell’analisi svolta nel cap.3 del testo di L. Berzano, F. Prina, Sociologia della devianza, Carocci, Roma, 2010. Ciò consente anche di individuare e selezionare le parti del capitolo da approfondire per rispondere alle domande sui diversi paragrafi. Si consiglia agli studenti di autoverificare il proprio livello di apprendimento del testo provando a rispondere alle domande una volta chiusi il libro ed il presente documento. Si sconsiglia vivamente, invece, di compilare riassunti del testo perché «antieconomici» (in termini di tempo necessario) e poco efficaci. Alcuni concetti di base in tema di devianza Devianza La devianza può essere definita come «non conformità a una norma o complesso di norme accettate da un numero significativo di individui all'interno di una collettività». Tutte le norme sociali sono accompagnate da sanzioni che promuovono il conformismo e proteggono dal non conformismo. Una sanzione è qualsiasi reazione al comportamento di un individuo o di un gruppo volta ad assicurare l'osservanza di una data norma. «Devianza» e «criminalità» non sono sinonimi, anche se in molti casi possono coincidere. Rispetto a quello di criminalità, riferito specificamente a un comporta- mento che viola la legge, il concetto di «devianza» è assai più ampio. Molte forme di devianza non sono sanzionate dalla legge. (A. Giddens, 2014). Alcuni concetti di base in tema di devianza Devianza e innovazione Riprendendo il concetto di anomia dalla sociologia di Durkheim (indebolimento della coesione sociale e degli orientamenti normativi di una società: a) nelle fasi di disorganizzazione sociale che accompagnano il mutamento sociale; b) nella società moderna dove prevale l’individualismo a seguito del passaggio dalla «solidarietà meccanica» alla «solidarietà organica», basata sulla sempre maggiore differenziazione funzionale dei ruoli sociali), Robert Merton ha interpretato la criminalità e la devianza «come risultati della tensione causata dall’insufficienza dei mezzi legittimi per raggiungere obiettivi socialmente approvati» (J.C.Alexander, K.Thompson, 2010). Merton ha classificato, tra le «cinque principali risposte a tale tensione», e come forma particolare di devianza, la «innovazione», che consiste in un comportamento che combina l’accettazione degli scopi culturali della società e l’uso di mezzi trasgressivi per conseguirli. I fenomeni di innovazione svolgono un ruolo fondamentale nell’evoluzione culturale e sociale. Alcuni concetti di base Disorganizzazione sociale «Riduzione dell’influenza delle norme di comportamento sociale esistenti sui singoli membri del gruppo. Questa riduzione può presentare innumerevoli gradi: dalla singola infrazione di una norma specifica compita da un solo individuo al disfacimento generale di tutte le istituzioni del gruppo. (…) La stabilità delle istituzioni del gruppo è (…) semplicemente un equilibrio dinamico di processi di disorganizzazione e riorganizzazione. Questo equilibrio viene turbato quando i processi di disorganizzazione non possono più essere tenuti a freno dai tentativi di rinforzare le norme esistenti. . Segue un periodo di diffusa disorganizzazione, che può provocare la disgregazione totale del gruppo. Più frequentemente, però, tale processo è contrastato e interrotto prima che esso raggiunga il limite da un nuovo processo di riorganizzazione che, in questo caso, non consiste in un mero rinforzo dell’organizzazione che si sta sfaldando, ma nella produzione di nuovi schemi di comportamento e di nuove istituzioni più adatte alle mutate esigenze del gruppo; definiamo questa produzione di nuovi schemi e istituzioni ricostruzione sociale.» (W.I.Thomas) Alcuni concetti di base in tema di devianza Demoralizzazione Processo strettamente legato al processo di disorganizzazione sociale. «Declino dell’organizzazione personale di vita di un individuo membro di un gruppo sociale.» «Il declino dell’organizzazione del gruppo primario che che dà all’individuo un senso di molteplici responsabilità e una sicurezza poiché appartiene a qualcosa.» (Thomas) «In assenza di regole stabili e interiorizzate, l’individuo diventa demoralizzato e incapace di definire un progetto di vita.» (BerzanoPrina) Ma gli esiti possono essere i più diversi (oltre alla rinuncia mertoniana, ricerca di nuove appartenenze, devianti o conflittuali). Capitolo III – Il paradigma sociale Il paradigma sociale: inserisce lo studio della devianza nelle teorie «sociali» Vi fanno riferimento tre principali gruppi di teorie, il cui comune denominatore è la focalizzazione dei fattori socio-culturali – extraindividuali; specifici a seconda delle teorie - della devianza e del rapporto tra coesione sociale e devianza : a) devianza e coesione sociale (Durkheim); b) Scuola di Chicago e teorie connesse: i «social problems» e l’ecologia umana; debolezza ed eterogeneità dei modelli culturali, subculture, disgregazione sociale, degrado ambientale, patologie sociali; c) il funzionalismo (o «struttural-funzionalismo) (Parsons, Merton): la relazione tra la devianza e i processi di socializzazione e di controllo sociale: Capitolo III – Il paradigma sociale § 3.2. Densità morale e anomia nelle società di solidarietà organica Il relativismo socio-culturale della devianza: «Un atto urta la coscienza comune non perché è criminale, ma è criminale perché urta la coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo biasimiamo» (Durkheim). La definizione dei comportamenti come «devianti» (o, al contrario, come «conformi») avviene sulla base delle rappresentazioni collettive sistemi simbolici condivisi nella società/nel gruppo sociale. Capitolo III – Il paradigma sociale «Il centro del pensiero di Durkheim risiede nelle due nozioni di densità morale e di anomia. Se la prima indica una forte coerenza di rappresentazioni collettive, la seconda segnala, al contrario, la loro disgregazione». «L’oggetto della sociologia durkheimiana è l’influenza della coscienza collettiva sulla natura del legame sociale. Il legame sociale, è più in generale la solidarietà tra gli individui, non può durare se non è intrecciato con delle rappresentazioni collettive che lo rappresentino e lo modellino». Capitolo III – Il paradigma sociale Coscienza collettiva -> rappresentazioni collettive -> legame sociale Coscienza collettiva: «insieme dei sentimenti e credenze comuni ai membri di una società». Rappresentazioni collettive : traducono la simbolizzazione della coscienza collettiva in un «sistema di nozioni con cui gli uomini si rappresentano la società di cui sono membri»; con esse, «al di fuori degli atti individuali», «le abitudini collettive si esprimono in forme definitive, in regole giuridiche e morali, in detti morali, in fatti di strutture sociali»; ne derivano rappresentazioni di riti, consuetudini e abitudini, aspettative di comportamento, criteri di selezione etico-morale, ecc. Densità morale: «la coscienza che esiste attorno ai valori, ai divieti, agli obblighi sacri che legano gli individui attorno all’insieme sociale». Capitolo III – Il paradigma sociale Anomia: indebolimento della capacità dei modelli culturali e delle norme sociali di regolare i comportamenti sociali; diffusa trasgressione delle aspettative sociali di comportamento come definite dalle rappresentazioni sociali/collettive; acuta (transitoria: tipica della disorganizzazione sociale che si produce nelle fasi di mutamento sociale; cronica: caratterizza la società moderna, in relazione con il carattere prevalentemente individualista – la coscienza individuale «si allontana» dalla coscienza collettiva e con la maggiore e crescente differenziazione sociale di tale società). Capitolo III – Il paradigma sociale La base strutturale del legame sociale: solidarietà meccanica e solidarietà organica Nelle società tradizionali (solidarietà meccanica): - meno densità materiale e meno densità sociale + densità morale - anomia cronica (l’anomia acuta si manifesta entro gli importanti processi di mutamento sociale) Nelle società moderne (solidarietà organica): +meno densità materiale e meno densità sociale - densità morale + anomia cronica (di fatto Durkheim anticipa la prospettiva della «società liquida» di Bauman) Capitolo III – Il paradigma sociale Nello studio del suicidio Durkheim applica il suo approccio al «legame sociale». Tre i principali tipi di suicidio, studiati in relazione alla forza/«al livello» della coesione assicurata dai quattro fattori: «le confessioni religiose, la società domestica, la società politica, la società globale»: il suicidio egoistico: la sua frequenza cresce allo sviluppo dell’individualismo, al prevalere della coscienza individuale su quella collettiva il suicidio altruistico: «tipico» delle società tradizionali, dove la coscienza collettiva prevale su quella individuale e l’individuo annulla i suoi interessi e le sue pulsioni egoistiche in nome dell’interesse collettivo, dei valori e delle norme della società/del gruppo di cui fa parte; il suicidio anomico: la sua frequenza cresce al crescere dell’anomia e all’indebolirsi dei vari fattori di integrazione. La disorganizzazione sociale induce la disorganizzazione del sistema individuale di personalità. In generale, maggiore è la densità morale, minore è la frequenza del suicidio. Capitolo III – Il paradigma sociale § 3.3. Figure dello straniero nella sociologia classica L’analisi della figura dello straniero, nell’ambito dei sociologici post-durkheimiani consente di ricostruire gli sviluppi degli studi sul rapporto tra indebolimento della coesione sociale e il «trattamento sociale» dei comportamenti anomici o più esplicitamente devianti. E’ a partire da un saggio di Simmel che «il concetto di straniero ha contribuito all’analisi della distanza sociale, del pregiudizio, della marginalità, dell’integrazione sociale». «La sociologia di Simmel analizza il legame sociale sia nella sua forma microsociale, cioè nella sua attualizzazione o interazione degli individui fra loro, sia nel rapporti tra i gruppi sociali. Tra questi ultimi rapporti è di particolare interesse il rapporto tra una società e lo straniero». Tre forme di rapporti in relazione alle dimensioni del gruppo e al grado di apertura/chiusura del gruppo. «La figura dello straniero» di Simmel offre elementi di interesse anche per il tema della devianza»: anche nel rapporto con i «nemici interni» la società/il gruppo presenta una «sostanziale ambiguità di inclusione e di esclusione, di integrazione e di emarginazione» «E’ a partire da questa ambivalenza che si comprendono le diverse forme di devianza, le quali sono sempre anche un modo di ottenere una integrazione parziale». Capitolo III – Il paradigma sociale Alcuni elementi della teoria di Simmel a riguardo dello straniero si ritrovano negli studi di R. Park a riguardo del marginal man, «una figura e un concetto con qualche analogia con lo straniero e al modello di interazione permanente che si stabilisce tra individuo e gruppo in base all’appartenenza culturale». Si tratta di «un nuovo tipo di personalità, che si potrebbe definire un ibrido culturale (…) che vive sul confine di due culture e di due società, che non si sono mai completamente fuse e interpenetrate». Capitolo III – Il paradigma sociale § 3.4. La Scuola di Chicago e la sociologia dei social problems La Scuola di Chicago, pur nell’eterogeneità degli oggetti specifici degli studi dei ricercatori che a tale «Scuola» sono riconducibili, presenta quattro «dimensioni» condivise: l’orientamento alla ricerca empirica; L’utilizzo di un metodo di ricerca privilegiato: lo studio di comunità; la focalizzazione della dimensione temporale dello sviluppo della devianza; l’atteggiamento riformatore a riguardo dei social problems (in generale la «disorganizzazione sociale» indotta dall’industrializzazione e, in generale, dalla modernizzazione sociale. Il contributo teorico-metodologico di Thomas Il concetto di «definizione della situazione» e l’utilizzo delle storie di vita «definizione della situazione»: «insieme di operazioni mediante le quali un individuo si ricostruisce un’immagine coerente del mondo in cui vive sulla base dei significati mediati dal gruppo e via via strutturati in funzione dei suoi bisogni e dei suoi mezzi di controllo»; le implicazioni della «definizione della situazione» sui comportamenti (individuali e collettivi): «Se gli uomini definiscono reali le situazioni esse saranno reali nelle loro conseguenze»; disorganizzazione, demoralizzazione e devianza: i principali risultati della ricerca di Thomas. Capitolo III – Il paradigma sociale Le ricerche di R. Park articolazione e differenziazione delle aree urbane: la città come insieme di aree naturali/»regioni morali» e di universi culturali la tipologia delle relazioni sociali nella città: competizione, conflitto, accomodamento, assimilazione i tre tipi di comportamento collettivo I «senza dimora» nella città e le loro tipologie: Anderson e la ricerca sugli Hobo Le sei «aree naturali» di Zorbaugh Delinquenza giovanile e differenziazione sociale della città: il concetto di «successione» di Burgess e il rapporto tra disorganizzazione sociale, devianza e criminalità Capitolo III – Il paradigma sociale § 3.5. La sociologia dell’integrazione struttural-funzionalista e le teorie La teoria dell’anomia: R. Merton la dissociazione/contraddizione tra mete culturali e mezzi istituzionali: la tipologia dei modi di adattamento individuale le principali critiche alla teoria di Merton Le subculture giovanili di Cohen: la pressione subculturale verso la devianza Le bande delinquenti di Cloward e Ohlin: classe sociale, subcultura e devianza Comportamento deviante e controllo sociale in Parsons i «difetti» del processo di socializzazione e la devianza la «genesi» delle motivazioni alla devianza le integrazioni parsonsiane alla teoria di Merton