Salva la pagina - Gianpaolo Battistella

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Il problema dell’appoggio
Probabilmente, l'argomento relativo all'appoggio, è la prima questione di cui
avrei voluto parlare; mi sembrava però necessario cercare di spiegare
innanzitutto qualcosa circa l'aspetto tecnico-sensoriale del tocco, come
elemento
fondamentale
dell'esperienza
pianistica.
Se il "tocco" è, come ho più volte affermato, il fine dello studio,
l'essenza stessa della tecnica come possibilità dell'espressione artisticomusicale sul pianoforte, l'appoggio è la condizione senza la quale nulla di
tutto ciò si può realizzare. Si può lavorare per anni sul lancio del dito, sul
rilassamento muscolare, sull'uso del peso, sulla postura corretta; se non si
sono capite esattamente e fatte proprie le sensazioni che permettono l'appoggio,
si
lavora
quasi
inutilmente,
sprecando
tempo
ed
energie
preziose.
Spesso mi chiedo se e come sia possibile spiegare in che cosa consiste
l'appoggio e a volte sono tentato di concludere che si tratti di un'esperienza
difficilmente comunicabile; poi però, mi dico che è sempre meglio provare a
dire, cercare di far capire sperando che le nostre parole riescano, magari in
parte, a comunicare il nostro pensiero e la nostra esperienza. Può succedere che
un allievo comprenda immediatamente e riesca quindi ad applicare quanto vai
spiegando; altri possono lavorare per tempi anche lunghi senza risultati, a
causa di banali equivoci dovuti ad una comunicazione scorretta. Non bisogna però
scoraggiarsi; bisogna provare, insistere, capire sempre meglio come aiutare
l'allievo a trovare la strada giusta favorendo le sue capacità intuitive.
Allora, Provo a spiegarmi. L'appoggio è la condizione che permette
ogni altro gesto tecnico, perché ne prepara l'esecuzione stessa. Se l'appoggio
non è corretto, il rilassamento muscolare risulterà compromesso; il lancio del
dito sarà lento e comunque inefficace; l'estensione negli allargamenti causerà
rigidezza e i passaggi veloci e complessi, risulteranno sempre impacciati se non
impossibili. Si potrebbe pensare che impostando la corretta postura e il
rilassamento muscolare, il resto venga da sé; non è così. A volte persino l'idea
sbagliata di rilassamento può compromettere l'acquisizione delle giuste
sensazioni dell'appoggio. Abbiamo già visto come il rilassamento muscolare non
sia un atteggiamento passivo, ma una condizione di vigile riposo in cui ogni
muscolo, ogni parte del corpo che è interessata all'azione del suonare,
dev'essere pronta all'azione per assecondare il gesto tecnico che si intende
compiere.
L'appoggio è realizzato pienamente quando il pianista può sostenere
sulla punta delle dita, mano e braccio, senza avvertire nessuna sensazione di
sovraccaricamento delle articolazioni delle dita, del polso ecc...; quando si
può rimanere fermi su una o più note anche per ore, senza il minimo
irrigidimento; quando si può suonare un passaggio veloce senza il minimo sforzo;
quando il _piano può essere ottenuto con precisione, senza perdita di contatto
con i martelli; quando il _forte diventa solo una questione di tocco e non di
forza; quando l'estensione della mano negli allargamenti, può essere eseguita
senza irrigidimenti e dando anzi, addirittura una sensazione piacevole. Il
pianista deve sentire chiaramente che le sue dita, il braccio e la spalla, ma in
definitiva tutto il suo corpo, sono a disposizione del proprio gesto tecnico e
che niente ostacola il tocco. Si deve avvertire una sensazione di tranquilla
libertà e le punte delle dita percepiranno perfettamente il martello, cioè, il
punto e il momento esatto in cui lo stesso impatta la corda, potendo così
decidere
il
tipo
di
suono
desiderato.
Come si vede, si torna sempre al problema delle sensazioni. Ripeto
ancora una volta che il nostro corpo va educato alla loro percezione che è data
dalle diverse situazioni che si determinano. Per i pianisti, proprio le
sensazioni che si percepiscono suonando e che sono provocate dai vari
atteggiamenti del nostro corpo davanti al pianoforte, devono guidare verso la
soluzione dei problemi che complicano il gesto tecnico e possono rendere
difficile suonare. Sarà perciò la corretta sensazione percepita dalla punta del
dito in armonia con braccio e spalla, a dirci senza il minimo dubbio, che siamo
sulla strada giusta, facendoci sentire come suonare possa diventare un gesto
naturale
e
privo
di
inutile
sforzo
o
disagio.
Sulla sensazione in sé, è difficile dire di più; sarebbe come voler
spiegare a parole il sapore di un cibo o il piacere di una carezza! Bisogna
provare, sperimentare, cercare senza scoraggiarsi. L'insegnante può, attraverso
l'esemplificazione del gesto tecnico e il suono che le sue dita riusciranno a
tirar fuori dallo strumento, indirizzare l'allievo e condurlo alla padronanza di
una soddisfacente tecnica pianistica. Quante volte ascoltando un grande pianista
suonare, siamo stati illuminati dal suo suono; a volte il suono può esprimere
più di qualsiasi parola o spiegazione. Quando, mettendovi davanti al pianoforte,
ne potrete trarre soddisfazione e piacere, sarete certi di percorrere la strada
giusta e di poter comunicare anche agli altri, i meravigliosi contenuti e le
intense emozioni delle opere musicali che eseguite.
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