I COSTI DI PRODUZIONE LA PRODUZIONE > è la quantità di beni prodotta dall'impresa (output) mediante l'impiego di fattori produttivi (input); il processo produttivo trasforma gli input in output. Può accadere che i beni di consumo si trovino già in natura (un frutto spontaneo), ma il più delle volte devono essere prodotti e per produrre i beni di consumo, devono essere prodotti i beni di produzione. LA PRODUTTIVITA' DI UN FATTORE PRODUTTIVO > rappresenta la capacità dell'input di generare output. LA PRODUTTIVITA' DELL'IMPRESA > indica l'efficienza dell'attività produttiva non a livello dei singoli fattori produttivi ma dell'intera impresa; dipende dalle capacità organizzative dell'imprenditore, in particolare dalla capacità di scegliere le tecniche produttive economicamente più efficienti. Per tecnica produttiva si intendono le possibili combinazioni di fattori produttivi, tenendo conto dello stato della tecnologia; es. si può scavare un fossato con il lavoro di 10 uomini muniti di pala o con il lavoro di un solo operaio munito di macchina scavatrice. LA PRODUTTIVITA' MARGINALE > indica l'incremento di produzione dovuto all'impiego aggiuntivo di un'unità di fattore produttivo. I RENDIMENTI DECRESCENTI DEI FATTORI PRODUTTIVI > l'esperienza ha dimostrato che la produttività marginale dei fattori produttivi è iniziamente crescente e, successivamente, decrescente (si parla di “legge dei rendimenti decrescenti dei fattori produttivi). E' intuitivo che, all'inizio, aumentando le unità utilizzate del fattore produttivo, è possibile migliorare l'organizzazione produttiva; in seguito, l'incremento eccessivo di utilizzo del fattore produttivo crea problemi di gestione, con conseguenti effetti negativi sulla produttività marginale. Ora, teniamo presente la seguente distinzione: produttività media > è data dal rapporto tra le quantità prodotte e le quantità di fattore produttivo impiegate; produttività marginale > è il contributo alla produzione dato dall'ultima unità di fattore produttivo impiegato; possiamo concludere che se aumenta la produttività marginale del fattore produttivo, aumenta anche la sua produttività media, mentre se diminuisce la produttività marginale anche la produttività media diminuisce. QUANTO PAGARE L'UTILIZZO DI UN FATTORE PRODUTTIVO E LA SCELTA TRA L'UTILIZZO DEI MACCHINARI E DEL LAVORO Il concetto di produttività marginale permette di risolvere due problemi dell'imprenditore: quanto pagare l'utilizzo di un fattore produttivo secondo l'impostazione di tipo neoclassico (vedi lo schema sulle teorie economiche) l'imprenditore che voglia realizzare un profitto dalla sua attività, deve pagare l'utilizzo dei fattori produttivi ad un valore inferiore (al massimo uguale) al valore della loro produttività marginale; poiché la produttività marginale ha un andamento decrescente, le unità di fattore produttivo impiegate devono essere progressivamente pagate di meno; la scelta tra l'utilizzo dei macchinari o del lavoro occorre fare una analisi benefici-costi dell'utilizzo dei macchinari e del lavoro umano e si fa ricorso alla nozione di utilità marginale ponderata > ponendo in relazione il valore della produttività marginale dell'unità aggiuntiva di fattore produttivo con il suo costo di impiego > più alto è il valore della produttività marginale ponderata maggiore risulta la convenienza di utilizzo di quel fattore produttivo. IL METODO DI PRODUZIONE > è dato dalla combinazione di input necessari per ottenere un'unità di output. Come già detto, un prodotto può essere realizzato mediante diversi metodi di produzione; ad esempio, si possono utilizzare più macchinari e meno lavoro e viceversa; spetta all'imprenditore decidere la combinazione di fattori produttivi che, nel complesso, aumenta la produttività dell'impresa e minimizza i costi di produzione. Dunque, possiamo dire che: l'imprenditore deve pagare l'utilizzo dei fattori produttivi non oltre il valore della loro produttività marginale impiegare il fattore produttivo con più alta produttività marginale ponderata. IL COSTO DI PRODUZIONE è il sacrificio economico-finanziario che l'imprenditore deve sopportare per ottenere la produzione (pagamento dei salari, acquisto dei macchinari...); in generale, si può affermare che se la produttività dei fattori produttivi aumenta, diminuiscono i costi di produzione e la produttività dei fattori è influenzata dalle innovazioni organizzative nonchè dalle innovazioni tecnologiche. E' intuitivo che, solo conoscendo i costi di produzione, l'imprenditore può verificare se i ricavi superano i costi determinando, così, un margine di profitto. COSTI FISSI sono quei costi che non variano con l'aumentare o il diminuire della produzione > sono i costi che l'imprenditore deve sostenere anche se la produzione è nulla. Così, ad esempio, per l'imprenditore è un costo fisso la locazione di un capannone al cui interno avviene l'attività produttiva; ma la distinzione tra costi fissi e costi variabili è valida solo in relazione al breve periodo; infatti, nel lungo periodo anche gli impianti possono variare e, quindi, tutti i costi devono essere considerati variabili. COSTO MEDIO FISSO è determinato dal rapporto tra costo fisso e quantità prodotte > il valore ottenuto rappresenta la misura in cui i costi fissi devono essere ripartiti su ogni bene prodotto > è agevole osservare che, poiché i costi fissi non variano al variare della produzione, se aumentano le quantità prodotte il costo fisso medio per unità di prodotto diminuisce. COSTI VARIABILI sono quei costi che variano con il variare delle quantità prodotte; sono variabili i costi relativi alle materie prime, al lavoro, ai macchinari. COSTI MEDI VARIABILI si ottengono dai costi variabili totali divisi per le unità prodotte > essi rappresentano la parte di costo variabile che grava su ogni unità prodotta. COSTI TOTALI sono determinati dalla somma dei costi fissi e dei costi variabili. In sintesi, possiamo affermare che i costi di produzione comprendono sia i costi fissi sia i costi variabili; nel breve periodo i primi sono stabili mentre i secondi variano con il livello della produzione. COSTO MEDIO è dato dal rapporto tra il costo totale sostenuto e la quantità prodotta (si ottiene dividendo i costi totali per le quantità prodotte); il costo medio rappresenta il sacrificio economicofinanziario sostenuto dall'imprenditore per realizzare un'unità di produzione. Esso può anche essere considerato come la somma dei costi fissi medi e dei costi variabili medi. L'individuazione del costo medio di produzione è di fondamentale importanza per l'imprenditore che, per realizzare un profitto, deve applicare al bene prodotto un prezzo superiore al costo medio di produzione; d'altra parte il prezzo del prodotto è un fattore importante nella lotta commerciale tra imprenditori che producono lo stesso bene per cui l'imprenditore che voglia mantenere un prezzo competitivo, dovrà cercare di ridurre i costi medi di produzione al di sotto di quelli delle imprese concorrenti facendo attenzione a mantenere inalterata la qualità del prodotto. La produzione che corrisponde al costo medio minimo costituisce il punto di ottimo tecnico > in tal caso l'impresa utilizza gli impianti nel miglior modo possibile riducendo al minimo i costi sostenuti per ogni prodotto. IL PREZZO DEL PRODOTTO è il ricavo monetario dell'imprenditore per la vendita di un determinato bene. Il costo medio di produzione è l'esborso monetario che l'imprenditore ha sostenuto per produrre un'unità di un determinato bene > per evitare perdite economiche, il prezzo di vendita del prodotto non può essere inferiore al costo di produzione. COSTO MARGINALE rappresenta il sacrificio economico-finanziario aggiuntivo che l'imprenditore deve sostenere per produrre un'unità aggiuntiva di bene > se il costo medio indica in che modo il totale dei costi di produzione si ripartisce sul singolo prodotto, il costo marginale ci dice come variano i costi di produzione al variare della quantità prodotta, in altre parole il costo marginale corrisponde alla variazione del costo totale > per l'imprenditore è importante conoscere il costo marginale della produzione per stabilire quando non è più conveniente produrre ulteriormente > conoscendo i costi di produzione e il prezzo di vendita del bene prodotto, l'imprenditore può individuare quale quantitativo di produzione deve realizzare e riuscire a vendere per essere, quanto meno, in pareggio tra ricavi e costi. ANDAMENTO DEI COSTI AL VARIARE DELLE QUANTITA' PRODOTTE I costi totali aumentano all'aumentare della produzione e viceversa; i costi variabili aumentano all'aumentare della produzione e viceversa; i costi fissi non variano al variare della produzione; i costi fissi medi diminuiscono all'aumentare della produzione; il costo medio prima decresce e poi cresce all'aumentare delle quantità prodotte; il costo marginale prima decresce e poi aumenta all'aumentare delle quantità prodotte. LE ECONOMIE DI SCALA riguardano le grandi produzioni e si tratta della riduzione dei costi che le grandi imprese riescono ad ottenere rispetto alle imprese dello stesso settore ma di minori dimensioni. Si pensi alle imprese di grandi dimensioni che ottengono dalle banche prestiti a minore tasso di interesse (le banche, infatti, non corrono rischi per eventuali insolvenze, potendosi rivalere sui beni dell'impresa) o che acquistano, in grande quantità, materie prime e semilavorati ottenendo considerevoli sconti. D'altra parte solo le grandi imprese, impegnate in grossi volumi di produzione, hanno convenienza ad adottare quelle costose innovazioni che aumentano la produttività dell'impresa facendo diminuire i costi medi di produzione. DISECONOMIE DI SCALA riguardano sempre le grandi imprese: si pensi all'aumento dei costi di produzione derivante della difficoltà di effettuare controlli di gestione e di qualità del prodotto.... La grande impresa è soggetta anche ad un altro rischio: normalmente ha elevati costi fissi (data la dimensione degli impianti) per cui, nei periodi di crisi economica in cui le vendite si riducono, anche con la produzione ridotta, va incontro a gravi perdite economiche. LE ECONOMIE E LE DISECONOMIE ESTERNE. Si parla di economie esterne quando i costi di produzione sono ridotti da una situazione favorevole esterna all'impresa; si pensi alle autostrade, ai collegamenti ferroviari ecc. creati dall'intervento pubblico che fanno diminuire i costi di trasporto e, quindi, i costi di produzione complessivi. Si parla, invece, di diseconomie esterne quando, all'esterno dell'impresa vi sono situazioni che ostacolano il processo produttivo e che fanno aumentare i costi di produzione dell'impresa (es. la pubblica amministrazione è inefficiente e, quindi, determinate autorizzazioni vengono rilasciate in ritardo). I BENEFICI E I COSTI SOCIALI. L'attività di impresa, a sua volta, può portare benefici o costi all'esterno di essa. Si pensi ad una produzione di miele con le api che impollinano vari tipi di piante: questa situazione produttiva porta benefici ad altre imprese agricole e all'ambiente naturale; al contrario, il fumo delle ciminiere di un'impresa causando danni all'ambiente e alla salute delle persone, determina un costo sociale che incide su soggetti estranei all'impresa ma non sui costi dell'attività per cui l'imprenditore non è interessato ad eliminarlo. Di norma interviene lo Stato che regolarizza le attività produttive in modo da ridurre al minimo i costi sociali (per esempio, obbligando l'imprenditore ad adottare misure contro l'inquinamento). In conclusione, possiamo affermare che i principali benefici sociali prodotti dall'impresa sono: la creazione di posti di lavoro che garantiscono un benessere economico-sociale diffuso; la creazione di ricchezza che, consentendo un incremento delle entrate pubbliche, permette un aumento della spesa pubblica. Secondo l'economista John M. Clark, puo' dirsi che un corso di economia abbia ottenuto un reale successo se gli studenti raggiungono una totale comprensione del significato del costo in tutti i suoi molteplici aspetti!