Affezioni oftalmiche nei conigli e nei roditori da compagnia

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Affezioni oftalmiche
nei conigli e nei roditori da compagnia*
L. BAUCK, BSc, DVM, MVSc
Rolf C. Hagen Inc.
Montreal, Quebec, Canada
Conigli e roditori vengono portati con una certa frequenza nelle cliniche per piccoli animali per essere sottoposti alla visita veterinaria e, in molti casi, presentano
lesioni oftalmiche non riscontrabili nel cane e nel gatto. Le
alterazioni dell’occhio di queste specie animali sono spesso
associate ad importanti malattie sottostanti. Il presente
lavoro è destinato a facilitare il riconoscimento e l’identificazione di alcune affezioni di interesse oculistico, nonché a
fornire alcune indicazioni relative al loro trattamento.
Anche in questo caso risultano utili i principi fondamentali sui quali si fonda il trattamento di tutti i piccoli animali,
ma è necessario considerare con particolare attenzione
l’impiego delle terapie sistemiche. In alcuni casi, la decisione finale può anche essere influenzata da altri fattori,
come la necessità di ricorrere all’anestesia, le ridotte
dimensioni dell’occhio e gli aspetti economici del trattamento.
CONIGLI
Nel coniglio sono comuni le congiuntiviti purulente e sierose (Fig. 1), che di solito rientrano nel complesso dell’infezione da Pasteurella multocida. Spesso, è presente una rinite
concomitante. Occasionalmente vengono isolati altri
batteri,1,2 ed è sempre indicato il ricorso agli esami colturali
ed agli antibiogrammi. Pasteurella multocida è un patogeno
opportunista, la cui espressione è influenzata da stress, età
dell’animale e condizioni ambientali. Nel coniglio, sono
possibili molte localizzazioni dell’infezione. Presso il Rolf C.
Hagen, l’autrice ed i suoi colleghi hanno deciso di basare le
scelte terapeutiche in caso di pasteurellosi sulla disponibilità
del proprietario, sulle condizioni generali e sull’età del soggetto e sulle caratteristiche dello scolo.
I conigli di età inferiore a sei mesi che presentano uno
scolo oculare e nasale bilaterale purulento vengono trattati
con una terapia antibiotica sistemica (Tab. 1) associata
all’applicazione di una pomata antibiotica ad ampio spettro
per uso oftalmico. La tosatura del pelo intorno ai punti di
drenaggio dell’essudato può facilitare la pulizia quotidiana
degli occhi. In alcuni casi, per la terapia a domicilio posso*Da “The Compendium on Continuing Education for the Practicing
Veterinarian” Vol. 16, N. 3, marzo 1994, 311-328. Con l’autorizzazione
dell’Editore.
93
ANIMALI ESOTICI
Veterinaria, Anno 9, n. 3, Settembre 1995
Affezioni oftalmiche nei conigli e nei roditori da compagnia
FIGURA 1 - Congiuntivite purulenta in un giovane coniglio di razza
bianca della Nuova Zelanda (gli esami colturali evidenziarono la presenza
di Pasteurella multocida). Talvolta, la condizione è indicata col nome di
“raffreddore”, dal momento che è associata a scolo nasale o rinite. (Per
cortese concessione di John E. Harkness, DVM, PhD, Mississippi State
University.)
FIGURA 2 - Entropion secondario (bilaterale) attribuibile a blefarospasmo associato a congiuntivite e cheratite da Pasteurella. In questo coniglio di 12 settimane di età (meticcio incrociato con un soggetto nano), la
condizione rispose al trattamento con pomata antibiotica ad ampio spettro per uso oftalmico.
Tabella 1
Antibiotici indicati nei roditori e nei conigli da compagnia
Specie animale
Antibiotico
Dosaggio
Via di somministrazione
Cavia
Criceto o gerbillo
Ratto o topo
Coniglio
Cloramfenicolo sodio succinato
50 mg/kg 2 volte/die
Sottocutanea
Sì
Sì
Sì
Sì
Cloramfenicolo palmitato
50 mg/kg 2 volte/die
Orale
Sì
Sì
Sì
Sì
Penicillina G procaina
50.000 UI/kg 1 volta/die
Sottocutanea
No
No
No
Sì
Cefaloridina
15-25 mg/kg 1 volta/die
Sottocutanea
Sì
Non indicata
Non indicata Sì
Gentamicina solfato
5-8 mg/kg 1 volta/die
Sottocutanea
Sì
Sì
Sì
Associazione trimethoprimsulfadiazina
30 mg/kg 1 volta/die
Sottocutanea
Sì
Sì
Non indicata Sì
Associazione trimethoprimsulfametossazolo
15 mg/kg 2 volte/die
Orale
Sì
Sì
Non indicata Sì
Tetraciclina
20 mg/kg 2 volte/die
Orale
Sì
Sì
Sì
Tetraciclina in polvere in
destrosio
a
500-900 mg/l
a
Nell’acqua da bere
Non
Non indicata
indicata
Sì
Sì
Non indicata Sì
Da rinnovare 2 volte al giorno o da tenere al riparo dalla luce.
no essere indicati gli antibiotici iniettabili. La presenza di
una forma cronica di lieve entità di scolo nasale o rinite
(c.d. “raffreddore”) nel coniglio può essere difficile da
risolvere fino a che l’animale non raggiunge la maturità,
quando - spesso - si osserva un miglioramento. Bisogna
anche prestare particolare attenzione a ridurre tutte le possibili fonti di stress e migliorare le condizioni ambientali.3
Nel coniglio giovane, l’entropion può essere primario o
secondario (Fig. 2). Le forme primarie possono essere trattate con l’applicazione di una sutura evertente (verticale
da materassaio, con seta 5-0) o con l’asportazione chirurgica dell’eccesso di cute (tecnica di resezione ellittica)4,5, ma
nei casi indotti da blefarospasmo può essere sufficiente la
terapia topica.
Anche l’ascesso retrobulbare fa parte del complesso
dell’infezione da Pasteurella multocida (Fig. 3) ed è diffici94
le da trattare. Nelle forme che non rispondono ad
un’intensa terapia antibiotica (per i casi iniziali) ed al trattamento di mantenimento della cornea, può essere necessario ricorrere all’enucleazione. Nel coniglio, il drenaggio
per altre vie non è realizzabile. L’occhio parzialmente prolassato offre una più ampia via di accesso alla rete vascolare situata dietro il globo, ma il risultato dell’intervento può
essere compromesso da un’eventuale infezione. La preventiva sedazione mediante iniezione intramuscolare di ketamina cloridrato (30 mg/kg) ed acepromazina maleato (2
mg/kg) migliora l’induzione o il mantenimento dell’anestesia con alotano o isofluorano. Nel coniglio, l’atropina è
inutile.6 Nei casi in cui si effettua l’enucleazione, si raccomanda l’impiego di un drenaggio Penrose. Il proprietario
deve essere preventivamente avvisato del fatto che la prognosi dell’ascesso retrobulbare è sfavorevole.
FIGURA 3 - Grave forma di esoftalmo e ascesso retrobulbare in un coniglio olandese adulto. Di solito, questo tipo di infezione è sostenuta da
Pasteurella. (Per cortese concessione di John E. Harkness, DVM, PhD,
Mississippi State University.)
FIGURA 4 - Ipopion in un giovane coniglio. L’altro occhio era normale.
Una terapia antibiotica aggressiva permise di conservare il globo oculare,
ma non riuscì ad evitare un deficit visivo.
FIGURA 5 - Ascesso dell’iride in un coniglio di sei mesi incrociato con
un soggetto nano. Le altre parti dell’occhio non erano colpite. Il probabile agente eziologico è rappresentato da Pasteurella, ma in questo caso
non venne tentato il ricorso agli esami colturali.
Nei conigli da compagnia è anche frequente il riscontro
di panoftalmite, endoftalmite ed ipopion (Fig. 4).
Talvolta, è visibile il caratteristico colore crema o bianco
dell’essudato dell’infezione da Pasteurella ed è comune la
vascolarizzazione della cornea. Spesso, risulta utile il trattamento con cloramfenicolo sodio succinato (Tab. 1)
associato all’applicazione di una pomata oftalmica contenente lo stesso antibiotico. Occasionalmente, per il trattamento dell’ipopion è indicato il trattamento chirurgico,
che però può aggravare l’infiammazione. L’iniezione di
antibiotici nella camera anteriore può essere utile se la
somministrazione non è complicata da emorragie.
L’ascesso dell’iride visibile nella Figura 5 era trattato con
cloramfenicolo sodio succinato seguito dalla somministrazione di penicillina (Tab. 1).
In alcune razze di conigli (ad es., il bianco della Nuova
Zelanda) e di cavie si osservano glaucoma e buftalmo (Fig.
6). In una certa misura, il glaucoma del coniglio può essere
considerato simile a quello descritto nell’uomo. Si ritiene
che la condizione sia imputabile ad un’anomalia nella produzione e nella circolazione dell’umore acqueo nella
camera anteriore.3 Nella maggior parte dei casi la prognosi
è infausta e la terapia medica è sconsigliata. Nei conigli
giovani, la condizione è dovuta ad un gene autosomico
recessivo.3
FIGURA 6 - Buftalmo in un coniglio bianco della Nuova Zelanda. Gli
allevatori di razze cunicole pure chiamano questa forma di glaucoma
congenito “occhio di luna” negli stadi iniziali. (Per cortese concessione di
John E. Harkness, DVM, PhD, Mississippi State University.)
L’occlusione corneale (Fig. 7) è una forma patologica
insolita, che secondo l’ipotesi di alcuni autori rappresenterebbe un simblefaro congenito. Uno o entrambi gli occhi
possono essere completamente coperti da strutture membranose. La correzione chirurgica di questa anomalia non
è ancora stata ben documentata, anche se i risultati di
alcune indagini istologiche hanno fatto ipotizzare che la
dissezione per via smussa sarebbe sufficiente a rimuovere
le membrane.7 In letteratura sono poi state segnalate altre
alterazioni corneali (quali, ad esempio, distrofie e cheratiti)7,8, nonché la presenza di cataratte ereditarie nei conigli
di razza pura.9
CAVIE
Nelle cavie (porcellini d’India), è comune il riscontro di
congiuntivite, spesso associata a scorbuto. Intorno
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ANIMALI ESOTICI
Veterinaria, Anno 9, n. 3, Settembre 1995
Affezioni oftalmiche nei conigli e nei roditori da compagnia
FIGURA 7 - Occlusione membranosa della cornea in un coniglio nano.
Era colpito un solo occhio. La visione non era significativamente compromessa e non fu necessario alcun trattamento.
FIGURA 8 - Cavia abissina di 10 mesi, che mostra uno scolo oculare
asciutto spesso associato a scorbuto. Alla manifestazione clinica della
carenza di acido ascorbico possono concorrere molti fattori.
FIGURA 10 - Ulcera corneale cronica (monolaterale) in un cincillà. La
revisione chirurgica della parte e l’applicazione di un collirio (gentamicina, atropina ed acetilcisteina) consentirono di ottenere buoni risultati.
Nel cincillà, le pomate vanno utilizzate con cautela perché contaminano
il delicato mantello dell’animale.
FIGURA 9 - Grave ulcera corneale (monolaterale) in una cavia di quattro anni. La revisione chirurgica della lesione, seguita da tarsorrafia e
terapia antibiotica, consentì di ottenere la guarigione finale.
all’occhio, si accumula un caratteristico scolo flocculare
(Fig. 8). La diagnosi può essere facilitata dall’anamnesi,
perché la maggior parte di questi animali ha rifiutato il
cibo nel periodo precedente la comparsa della malattia.
Secondo l’esperienza dell’autrice, tuttavia, l’alimentazione
con una dieta scorretta non è l’unica causa comune di
deplezione di acido ascorbico. La comparsa dei segni cli96
nici, che evolvono più rapidamente in caso di malattia,
può anche essere scatenata da problemi primari quali
difetti di occlusione dei denti, affezioni respiratorie o
nefropatie.10 L’inanizione porta rapidamente alla comparsa dei classici segni dello scorbuto (aspetto gibboso, dolorabilità articolare, mantello ispido, feci molli e scolo oculare)11. Sono indicate la pulizia degli occhi, l’iniezione intramuscolare di acido ascorbico (10 mg/kg) e l’accurata valutazione del paziente per escludere la presenza di malattie
concomitanti. L’iniziale iniezione di vitamina C può essere
seguita dall’integrazione per via orale.
Nelle cavie sono poi comuni le ulcere corneali (Fig. 9),
che si osservano anche in un’altra specie, il cincillà, strettamente imparentata con la prima (Fig. 10). Le lesioni variano da ulcere puntiformi superficiali ad ascessi stromali. La
colorazione con fluorescina contribuisce ad individuare le
lesioni lievi che si osservano spesso nelle razze dal muso
corto, come la cavia americana. Per le ulcere di limitata
gravità, è indicata l’applicazione (ogni 4-6 ore) di una
pomata antibiotica ad ampio spettro per uso oftalmico.
Per le forme più gravi, si possono impiegare certi antibiotici sistemici (Tab. 1). Nei casi cronici o decisamente
gravi, si ricorre alla revisione chirurgica della parte o alla
tarsorrafia. Il paziente può essere sedato con un’iniezione
intramuscolare di 25-30 mg/kg di ketamina cloridrato e 3-
FIGURA 11 - Blefarite in una giovane cavia, causata da un’infezione da
dermatofiti (Trichophyton mentagrophytes). Le lesioni da tigna si osservano solitamente sul muso o sugli arti anteriori.
FIGURA 12 - Blefarite in una cavia di due anni colpita da una condizione simile al pemfigo. A livello della maggior parte delle giunzioni mucocutanee si osservano lesioni crostose.
FIGURA 13 - Calcificazione corneale in una cavia adulta. Altre comuni
sedi di calcificazione in questa specie animale sono lo stomaco, i reni, i
polmoni, la trachea e le ovaie.
FIGURA 14 - Cromodacriorrea (lacrime rosse) in un ratto. Il fenomeno è
associato ad un gran numero di stress fisici o emotivi. La colorazione è
dovuta alle porfirine prodotte dalla ghiandola retrobulbare di Harder.
4 mg/kg di xilazina cloridrato. Per la tarsorrafia a mezzo
spessore, risulta adatto il filo 5-0 in seta o in materiale
morbido monofilamento.
Nelle cavie giovani è comune una blefarite attribuibile
ad un’infezione da dermatofiti (Fig. 11). Di solito risulta
efficace l’accurata applicazione di una crema antimicotica
per uso topico (a base di miconazolo, tolnaftato o tiabendazolo in paraffina).
La Figura 12 mostra un altro tipo di lesione crostosa; in
questo soggetto, benché le croste siano più evidenti intorno agli occhi, si potevano osservare piccole piaghe anche a
livello di bocca, narici, margini del padiglione auricolare,
punte delle dita e vulva. Si sospettò l’esistenza di un disordine autoimmune ed il trattamento mediante inoculazione
intramuscolare di metilprednisolone (2 mg/kg ogni 30
giorni) determinò la remissione dei segni clinici. Se possibile, in presenza di lesioni di questa natura si deve effettuare il prelievo di un campione bioptico.
Le cavie sono anche colpite da calcificazioni corneali o
sclerali (Fig. 13), che però non risultano associate ad
infiammazione o disagio. Lo stesso tipo di mineralizzazione si può avere contemporaneamente in altri organi e tessuti, con conseguenze più gravi,10 per cui si raccomanda
l’esecuzione di un accurato esame clinico. Un’altra importante affezione oculare riscontrata nelle cavie è la cosiddetta pea eye (“pisello oculare”), identificata principalmente
nei soggetti puri appartenenti alla razza americana a pelo
corto.12 La condizione consiste nel deposito di una piccola
massa adiposa sotto la sclera, che di solito non richiede
alcun trattamento. Presso il Rolf C. Hagen, l’autrice ed i
suoi colleghi hanno anche osservato casi di anoftalmia
nelle cavie.
RATTO
La cromodacriorrea, anche detta “lacrime rosse” (Fig.
14) colpisce ratti, criceti e gerbilli. Nel ratto, lo scolo rosso
può essere così profuso da essere confuso con il sangue
quando riempie il naso e la bocca dell’animale. Questa
colorazione è dovuta alla secrezione di porfirine da parte
delle ghiandole di Harder degli animali colpiti. L’epifora
si osserva in risposta a stress, dolore o malattie.13 Una delle
cause comuni della cromodacriorrea è rappresentata da un
coronavirus (virus della sialodacrioadenite), che provoca
vari problemi oculari, quali blefarospasmo, cheratocongiuntivite, megaglobo ed ifema, oltre alla lacrimazione rossastra.11,14
Anche la polmonite da Mycoplasma o da streptococchi
è associata ad un’eccessiva secrezione di porfirine.15 Il
trattamento della polmonite infettiva nei ratti da compagnia è difficile (nei grandi laboratori di ricerca si ricorre
a diradamento della popolazione, eliminazione dei soggetti malati ed isolamento della colonia) e bisogna tenere
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ANIMALI ESOTICI
Veterinaria, Anno 9, n. 3, Settembre 1995
Affezioni oftalmiche nei conigli e nei roditori da compagnia
FIGURA 15 - Congiuntivite purulenta in un criceto teddy bear che presentava segni respiratori. In questi casi, è comunemente udibile un rumore stertoroso o squittente. La condizione può anche essere preceduta o
seguita da un’enterite (entrambe le sindromi sono influenzate da stress).
FIGURA 16 - Esoftalmo e ifema in un criceto di otto mesi. Di solito, è
visibile una ferita penetrante. Spesso è indicata l’enucleazione, che in
questa specie animale rappresenta un intervento chirurgico semplice.
presente la natura estremamente contagiosa di questa
malattia per gli altri ratti. Nei soggetti d’affezione si consiglia la somministrazione diretta di una sospensione di
tetraciclina, che può contribuire a prevenire le infezioni
batteriche secondarie o a tenere sotto controllo la micoplasmosi.
Certe varietà fantasiose di ratti sono esposte al rischio di
disordini oculari ereditari, come le distrofia retinica e la
cataratta. La distrofia retinica viene trasmessa attraverso
un unico gene autosomico recessivo ed è caratterizzata da
una progressiva perdita di fotorecettori.15 Altre degenerazioni retiniche riscontrate nel ratto sono simili alla retinite
pigmentosa dell’uomo.16
CRICETI
I criceti vengono spesso portati alla visita perché presentano una congiuntivite bilaterale (Fig. 15) che tende a
determinare la chiusura dell’occhio colpito. Possono essere presenti anche manifestazioni respiratorie, benché lo
scolo nasale sia raro. Questa malattia, nei casi non complicati, risponde bene alla somministrazione di antibiotici
sistemici (Tab. 1) associata all’applicazione di una pomata
antibiotica ad ampio spettro per uso oftalmico. Spesso
vengono isolate Pasteurella spp. o Streptococcus spp.11 I
proprietari devono prelevare quotidianamente gli animali
dalle gabbie ed ispezionarne la pelliccia vicino alla coda,
per rilevare eventuali modificazioni del colore, dal
momento che alle varie manifestazioni patologiche descritte è spesso associata un’enterite che risulta meno facile da
trattare.
I criceti possono poi essere colpiti da secchezza o traumi dell’occhio (Fig. 16). Una ferita penetrante a livello
del globo è causa di ifema, esoftalmia e secchezza corneale. Spesso, al momento della visita si osservano emorragia
e collasso del globo. L’enucleazione rappresenta una
forma di trattamento rapida e facile. Il paziente viene
sedato con l’iniezione intramuscolare di ketamina cloridrato (60 mg/kg) e xilazina cloridrato (4 mg/kg), ricorrendo poi, se necessario, all’anestesia gassosa. L’occhio
viene liberato esercitando una leggera trazione sul globo
e scontinuando le inserzioni legamentose che uniscono la
sclera all’orbita, mentre per controllare l’emorragia è suf98
FIGURA 17 - Congiuntivite e sindrome della ghiandola di Harder in un
gerbillo adulto. Intorno agli occhi, alla bocca e al naso è visibile la colorazione conferita dalle porfirine.
ficiente la legatura dei vasi dietro l’occhio con catgut 5-0.
Per arrestare eventuali piccole perdite ematiche e per
colmare ogni spazio morto risulta utile l’introduzione di
un pezzetto di tampone emostatico nella cavità. I margini
palpebrali vengono rifilati e suturati con materiale assorbibile 5-0 o 6-0 (perché l’asportazione di quello non
assorbibile può risultare difficile). Si consiglia una copertura antibiotica.
GERBILLI
Nel gerbillo, la cosiddetta sindrome della ghiandola di
Harder,17 anche nota come dermatite facciale, può manifestarsi sotto forma di blefarite (Fig. 17). Possono essere
interessate le palpebre e/o il muso. La secrezione di porfirine irritanti nelle lacrime ed il loro drenaggio attraverso le
vie nasali sono talvolta causa di ulcere e perdita di pelo
quando l’animale non riesce a compiere la normale toelettatura.17 I gerbilli da compagnia vengono di solito tenuti
su una lettiera di trucioli e il normale comportamento di
toelettatura risulta più facile quando gli animali possono
disporre di sabbia o materiali simili per le operazioni di
pulizia. L’uso di tutoli grezzi come lettiera e l’introduzione
nella gabbia di una scatoletta di sabbia portano in genere
alla remissione delle lesioni.
Veterinaria, Anno 9, n. 3, Settembre 1995
I piccoli animali da compagnia da gabbia sono probabilmente destinati a divenire sempre più popolari ed i veterinari potranno ampliare notevolmente la propria attività professionale interessandosi alla terapia di conigli e roditori. In
passato, questi animali sono stati forse trascurati dalla professione veterinaria; si è facilmente portati a sottovalutare il
loro valore affettivo nell’ambito di un nucleo familiare, ma
non si deve mai credere di sapere a priori quanto il proprietario sia disposto ad impegnarsi economicamente per essi.
Molte affezioni oculari che colpiscono queste specie non
sono state prese in considerazione in questo lavoro e molte
informazioni su questo tipo di malattie si possono trovare
nella letteratura scientifica relativa agli animali da laboratorio. In generale, questi problemi oculari rispondono bene
alle terapie attuate applicando i principi utilizzati nell’oftalmologia del cane e del gatto.
Secondo quanto indicato in un recente lavoro, la “pea
eye” nella cavia sarebbe principalmente sottocongiuntivale. La lesione si osserva nella parte inferiore dell’occhio ed
è di natura non progressiva. Anche nella cavia, la congiuntivite da clamidia è stata indicata come possibile diagnosi
differenziale in caso di infiammazione congiuntivale.1
Bibliografia
1.
2.
3.
4.
5.
Ringraziamenti
6.
7.
L’autrice desidera ringraziare John E. Harkness, DVM,
PhD, Mississippi State University, Dean H. Percy, DVM,
Ontario Veterinary College, University of Guelph, e
Richard H. Latt, DVM, McGill University, per l’assistenza e
le fotografie.
8.
9.
10.
Note sull’Autrice
11.
12.
La Dr.ssa Bauck è affiliata al Rolf C. Hagen Inc., che cura
la distribuzione di animali da compagnia e oggetti per animali a Montreal, Quebec, Canada.
13.
14.
Aggiornamento
Recenti esperienze hanno indicato come l’enrofloxacin,
un antibiotico appartenente alla classe dei chinoloni, possa
essere molto utile nel trattamento della pasteurellosi del
coniglio. È possibile che questo farmaco trovi applicazione
anche in altri animali da laboratorio.
15.
16.
17.
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Riassunto
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