l’altra faccia della musica 12 una via per pino indini 20 la seconda vita dell’oggetto usato 27 viaggio nel tempo raccontando vecchi e nuovi mestieri numero 8 / anno 1 dicembre 2010 In ne uzio b i r t s i d atuita o gr sabat o e l'ultim es del m in copertina vincenzo maggiore, di brindisi. foto di virginia frigione - afi numero 8 / anno 1 chiuso il 28 dicembre 2010 Testata registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Brindisi n. 14/2009 dicembre 2010 Redazione: Via F. Carena (c/o imprendigiovani.it) Brindisi 0831.529491 / 347.0466197 www.ciclostyle.it [email protected] Editore: Vetrine Inedite (Ass. di Promozione Sociale) Direttore Responsabile: Serena Passarelli 14 Impaginazione e Grafica: Stefano Ranalli (Quadra) Segreteria di Redazione: Ilaria Passarelli Stampa: Locopress Mesagne (BR) In redazione: Italo Bernardi Massimiliano Gatti Francesco Piccinin Maura Gatti Emanuele Vasta Giovanni Membola Gabriele Ciullo Virginia Frigione Monica Cucinelli Michele Cavallo Roberto Spagnoletto Claudia Corsa Maura Cesaria Marco Falcone Vincenzo Maggiore DIETRO LE QUINTE rassegna stanca antonio de vitis, campione con i guantoni 16 le arti divinatorie: un patrimonio perduto 22 uccio lu vasciu: due chiacchiere con coco la fungia 25 vetrine inedite oncorso autunno - inverno 2010/11 brindisi 0831.562368 - via g. bruno, 18 | 0831.527858 - via saponea, 38 mesagne (br) 0831.777131 - c/o auchan / cellino san marco (br) 320.4484834 - (feelgood) - c.da pagliarella 29 vetrine inedite domotica: la casa del futuro atterra a brindisi EDITORIALE Cari lettori di CicloStyle, il nostro affascinante viaggio tra i talenti , in questo numero, si affianca a un viaggio, altrettanto affascinante, tra i mestieri. Dal vecchio al nuovo, dal passato al futuro. Dove il passato è il presente e il presente ha il fascino suggestivo di ciò che è stato. Parola dopo parola, gli ultimi superstiti di mestieri ormai quasi del tutto scomparsi, ci hanno fatto riscoprire la straordinarietà di una cultura brindisina conservata nei loro ricordi. Epoca dove il niente era tutto e il tutto erano i valori. Epoca in cui il ragazzo di bottega era trattato come un figlio dalla famiglia del “Principale”, epoca in cui la dedizione alla famiglia e al lavoro contava al punto da sentirsi, solo per questo, veri “uomini” e vere “donne”. L’epoca del fare senza dire, dell’apprendere senza ostentare il sapere, del trasmettere senza confidare. Eppure quello che è stato veramente straordinario, in questo viaggio, è stato scoprire le capacità che alcuni giovani hanno avuto di rendere estremamente moderno ciò che faceva parte del passato. Ragazzi che, attraverso creatività e impegno, stanno rispolverando i resti di quella cultura. Tutto questo perché nello spettacolo che vede Brindisi pronta ad accogliere grandi nomi dell’arte, i giovani che ne costruiranno il futuro, non si sentano relegati ai margini della realtà della quale sono già attori protagonisti. Buona lettura. Serena Passarelli, Direttore Responsabile Ciclostyle bambino e ncorso e il tuo “Partecipa al co il nuovo volto nelle campagn re lo se ga potrebbe es Io Bimbo Brindisi. In re pubblicitarie di grafico professionale a cura un servizio fotoi Io bimbo. Info presso dell’AFI e prem o su www.ciclostyle.it”. il punto vendita un evento VETRINE INEDITE -C 0201 “M giorno” un “collezione asimetric” Resp. Commerciale 0831.529491 / 347.0466197 [email protected] ne vale la penna golosità da indossare. angela chionna e le sue creazioni in cernit Fotografo info pubblicità scomunicando elle per od Stefano Ranalli Ilaria Passarelli Luca Montemurro Marialba Guadalupi Graphic Designer SegretariadiRedazione io BIMBO | Via Dalmazia, 27 | BRINDISI www.ciclostyle.it | [email protected] numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 3 di giovanni membola > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina in foto vincenzo maggiore. lo scatto è di virginia frigione - afi. VIAGGIO NEL TEMPO ARREDA LO SPAZIO CON LA LUCE LAMPADARI | PLAFONIERE APPLIQUES | LAMPADE sco Todi uovo Anno un N ura g u A ce d i lu ricco . enità e ser dal passato al futuro per raccontare i vecchi e i nuovi mestieri R e Nozze ist L ISCO TOD TODISCO 2 dal 191 CONSEG NA E M GRATUITONTAGGIO O LISTE NOZZE BOMBONIERE | PUNTO LUCE | COMPLEMENTI D’ARREDO. LE MIGLIORI MARCHE IN STILE CLASSICO E MODERNO Brindisi Via Appia, 53/55 Tel. 0831.523882 [email protected] iscoprire, conservare ed appropriarsi dell'esperienza del passato per non dimenticare gli aspetti della nostra cultura popolare. Un affascinante viaggio nel tempo: nel passato, attraverso i racconti di coloro che sono gli ultimi depositari dei mestieri “di una volta” destinati inesorabilmente a scomparire, inghiottiti dal tempo e dalla modernità; nel futuro, attraverso i racconti di giovani talenti che, grazie ad oggetti ed esperienze che vengono dal passato, si sono “inventati” un business estremamente moderno. VIAGGIO NEL PASSATO A spasso nel passato attraverso i ricordi di uomini che continuano a mantenere accesa l’ultima fiammella di una tradizione ormai segnata, per raccontare l’audacia del lavoratore di un tempo, abituato alla fatica, al sacrificio e perciò capace di dare la giusta importanza al denaro, ottenuto www.ciclostyle.it | [email protected] con il reale “sudore della fronte”. Una narrazione che non vuole abbandonarsi ad un malinconico amarcord e alla nostalgia per la realtà lavorativa di una volta, ma aspira a ricordare certi aspetti di un’epoca ormai superata, richiamando quelle figure abili nel riparare, esperti nel realizzare e generosi nel donare consigli e saggezza. Storie di lavoro, di fatica e anche di sfruttamento, che possono risultare utili non solo per garantire la giusta salvaguardia della memoria storica e delle antiche tradizioni, ma anche per dare uno spunto di riflessione che coinvolga l’universo giovanile, e magari permetta di capire e vivere in modo più consapevole il presente. I motivi che hanno determinato la scomparsa di tanti antichi mestieri sono da ricercare principalmente nel processo di industrializzazione avvenuta a partire dalla metà del XIX secolo, quando il progresso e le tecnologie più sofisticate, accompagnate dalla prospettiva - e talvolta l’illusione di un nuovo impiego meno faticoso e più remunerativo rispetto al passato, hanno portato un repentino cambiamento delle mansioni di numerosi operai ed artigiani, specialisti di un settore che veniva considerato ormai sorpassato dall’avvento dei nuovi processi industriali. Un’epoca di profonde trasformazioni economiche e sociali, che ha registrato la silenziosa perdita di professioni secolari, come carrettieri, vinaioli, bottai, craunari, molinari, calderai, arrotini, ombrellai, lavandaie, cantastorie, impagliatori, banditori, acquaioli, spazzacamini… una lista davvero lunga e per niente facile da completare. Successivamente ci ha pensato (e continua a farlo) il consumismo a rifinire l’opera: meglio acquistare che riparare; è preferibile un prodotto dozzinale a quello unico ed artigianale. Anche oggi non è semplice concorrere con il progresso e con l’economia globale, è una battaglia perduta in partenza. (Le interviste da pagina 6) VIAGGIO NEL FUTURO Nuove professioni e mestieri da riscoprire, guardando al futuro senza dimenticare il passato. È una delle scelte lavorative che tanti giovani intraprendenti hanno deciso di attuare, tra passione e rilancio di antiche professioni, per guardare oltre la crisi ed aprirsi al mercato globale. Ispirarsi al vecchio ed adeguarlo all’attuale, è questo lo spirito giusto che ha permesso e guidato tanti ragazzi a proporsi come nuovi specialisti, rispondendo anche al bisogno di consolidamento di professioni antiche. Secondo uno studio della Coldiretti, tra i mestieri che hanno preso spunto dal passato e che si sono proposti con successo nei giorni nostri ci sono: il falconiere, che garantisce la sicurezza degli aeroporti; il consulente a domicilio per la coltivazione dei tartufi; l’affinatrice di formaggi che lavora il latte per conciarlo e garantirgli il gusto tipico ed esclusivo del territorio. Ma esistono anche corsi per riproporre le antiche tecniche come la decorazione murale (affresco, pittura a secco e graffito) e la lavorazione della pietra, entrambe molto richieste. Gli specialisti sono tutti concordi nell’affermare che per le nuove-vecchie professioni l’importante è seguire la regola base: la qualità, sempre e comunque. (da pag 24) numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 5 di giovanni membola > [email protected] di serena passarelli > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina Pino Pennetta, l’ultimo Scardalana CICLOSTYLE - storie da copertina pino pennetta mentre lavora FOTO E RITOCCO: AMORE DA NOZZE D’ORO pino stasi: segreti e trucchi di un mestiere che continua ad esistere sfioccava la lana per ridare morbidezza a materassi e guanciali L o scardalana era quell’abile artigiano che con la sua inseparabile macchina sfioccava la lana per ridonare ossigeno alle fibre e la giusta morbidezza al materasso e ai guanciali. L’ultimo testimone di questa speciale lavorazione è Giuseppe “Pino” Pennetta, avviato dal padre a questo mestiere prima del 1948, anno di acquisto del cardo (o scardasso) ovvero l’apparecchiatura che gli ha permesso, per oltre mezzo secolo, di lavorare a servizio di numerose famiglie brindisine. LA TESTIMONIANZA “Quando si andava nelle abitazioni dei signori di Brindisi (i benestanti dell’epoca, Ndr) che ci commissionavano la cardatura di tutti i loro materassi, a volte anche più di dieci, spesso ci veniva offerto un pasto o delle speciali pietanze, visto che si trascorreva quasi l’intera giornata nella loro casa. Era una singolare forma di rispetto che ci veniva riservata e della quale andavamo orgogliosamente fieri”, racconta scrutando lontano come per rivedere il passato. L’operazione andava ripetuta ogni due o tre anni, ma c’era chi la richiedeva anche ogni sei mesi. Il lavoro consisteva nello scucire un lato del materasso e tirare fuori la lana, stenderne una quantità giusta sul pezzo fisso del cardo, mentre l’altro pezzo sovrapposto veniva movimentato, avanti ed indietro, dalle braccia dell’operatore. Su entrambe le parti del macchinario erano fissate delle punte metalliche uncinate utili a “pettinare” la lana che poi veniva spinta verso l’esterno pronta per essere rimessa nel materasso. pag 6 | DICEMBRE 2010 | numero 8 In funzione del tipo di vello, il pezzo mobile del cardo poteva essere regolato in altezza (gradazione): era l’esperienza dello scardalana a permettere la giusta collocazione e la forza da imprimere al pezzo mobile. Ogni materasso conteneva dai 12 ai 18 kg di lana (un kg per ogni cm di altezza). “C’erano famiglie che avevano materassi che raggiungevano anche i 35 kg”, ricorda Pino. Lui conserva, come un moderno database, le usanze e le abitudini di tutti i suoi principali clienti. Il compenso richiesto per ogni singolo materasso inizialmente era di 50 lire, per poi aumentare negli anni passando da 100 e 200 lire sino ad arrivare ad oltre 50-60mila lire degli anni '90. Coadiuvava il lavoro dello scardalana un’altra figura dell’epoca, la materassaia, che aveva il compito di ridisporre la lana nel materasso e nei guanciali in maniera uniforme, per poi ricucire i bordi aperti con l’ausilio di lunghi aghi e di un robusto spago. Un materasso “normale” veniva foto di virginia frigione - afi un esempio di fotoritocco e colorazione di una foto completato in circa 30 minuti e talvolta era possibile lavorare anche più di 25 materassi al giorno. “Era un lavoro stagionale – racconta – che si svolgeva solitamente da giugno a settembre, mesi di lavoro quasi ininterrotto considerato che ci commissionavano la cardatura dei materassi anche nelle caserme della Guardia di Finanza e dell’Aeroporto militare. Si partiva da casa presto con la pesante attrezzatura, talvolta da trasportare anche ai piani alti e sui terrazzi degli edifici. Poteva essere questa la parte più faticosa del lavoro, il motivo che poi mi ha indotto a lasciare, considerata anche l’età che avanza”. Ma nonostante gli anni Pino Pennetta continua a svolgere con la sua solita operosità alcuni lavori nell’ambito dell’edilizia privata, una seconda attività svolta soprattutto nei periodi di “fermo”, quando scarseggiavano le richieste di cardatura e quindi era necessario trarre un guadagno da un’altra mansione. Il mestiere dello scardalana, incalzato dalle moderne tecnologie e dai materiali alternativi, è destinato a scomparire inesorabilmente, una privazione ancora maggiore se si perdesse anche quella memoria storica e artistica di una parte interessante della nostra cultura popolare. www.ciclostyle.it | [email protected] A veva 12 anni quando riuscì a diventare il garzone di uno dei fotografi più bravi di Brindisi. Giuseppe Stasi, Pino per parenti e amici, era il ragazzo di bottega del fotografo Zaccaria al quale, nello studio si corso Roma, rubò arte e mestiere senza fare domande per diventare fotografo, stampatore e ritoccatore. Uno degli ultimi ancora in vita. Il racconto incanta come la più bella delle favole dove l'amata è una macchina fotografica, il castello incantato è la sala posa. Appena ventenne, al grande amore della sua vita si aggiunge Enza che lo fa papà di 5 figlie, nonno di 9 nipoti e bisnonno di altri due. “Subito dopo il matrimonio, partii per il servizio di leva. Tornato, stentavo a trovare un lavoro ma non volevo ne sapevo fare altro”, racconta. Fu Vincenzo Isceri, “fotografo e ritoccatore di alto livello che nello studio alle spalle dell’ex Upim riparava anche le macchine fotografiche”, a fargli conoscere Argese. “Cominciai a lavorare a San Vito dei Normanni. Con una famiglia a cui pensare, non mi restavano i soldi per poter comprare la macchina. Così, una vigilia di Pasqua, Argese mi mandò a casa con un pacco. Dentro c’era la macchina fotografica, l’ingranditore, il flash, pellicola e carta. Iniziai a lavorare a Brindisi appoggiandomi al negozio di Isceri”. www.ciclostyle.it | [email protected] Ma quando una persona è convinta delle sue potenzialità, non può non puntare in alto. Aprì lo studio a Torre Santa Susanna, in società con suo cognato. E fu subito successo. Lo stesso giorno in cui alzava per la prima volta la saracinesca, si tenevano le Cresime. Una strategia di marketing e divenne subito il fotografo del paese: scattò foto a tutti i cresimandi consegnando loro il bigliettino da visita e promettendo lo sviluppo gratuito. “Mio cognato non credeva potesse funzionare. Alle 8 di sera ancora non si vedeva nessuno. Da lì a poco iniziammo a scattare foto in studio fino alle 5 di mattina raccogliendo solo di acconti 250 mila lire e incassando, a lavoro finito, un milione e mezzo”, confida. Nel 1962 tornò a Brindisi per far contenta sua moglie. Vista la concorrenza, pensò bene di cercare l'alleanza che lo portò a sviluppare e ritoccare per tutti – o quasi- i fotografi dell’epoca. “La cosa importante, in una fotografia di studio o esterno, è capire la fonte luminosa. Un buon fotografo deve quindi conoscere la luce e saper ritoccare. Io ero molto bravo in questa cosa, cercavo sempre di attenuare eventuali imperfezioni senza stravolgere l’immagine di una persona. Questo mi aiutò molto", confessa. La fotografia non è stato un lavoro per lui ma passione pura e arte. La fotografia allora era in bianco e nero e le possibilità, limitate. “Il trucco era fare in modo che il rullino fosse esposto, allo stesso modo, sia in studio che in esterna perché non ci fosse, in fase di stampa, spreco di carta”. E così con i segreti che aveva rubato, sperimentando, aprì l'ultimo negozio chiamandolo "Foto 2000”, anno programmato per l’inizio della pensione. E lì, trascorreva le sue giornate tra sala posa e camera oscura fino a quando non arrivò a colorare le foto in bianco e nero. “Diluivo il colore in un piattino di acqua intingendolo nei fogli di carta colore arrivati dalla Germania”, spiega. Un reperto di oltre 50 anni, che ancora oggi conserva insieme ai tanti “trucchi del mestiere” che tanto contavano prima che la saracinesca del suo negozio si abbassasse. L’ultima volta, per sempre. numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 7 di Michele Cavallo > [email protected] di emanuele vasta > [email protected] CICLOSTYLE - storie dA copertina CICLOSTYLE - storie da copertina L’arte di un artigianato che rischia di scomparire Mestru Miminu lu ferracavaddi francesco cavallo e le armi segrete del liutaio valore transitati dalle mani di Francesco spesso arrivati in condizioni disperate e riportati al primordiale splendore. Diverse sono anche le sue creature che oggi girano nelle varie orchestre sinfoniche per mano di musicisti rapiti dal suono dei suoi violini. La sua umiltà e il rispetto per i suoi clienti, lo porta a custodire gelosamente i nomi di quei grandi musicisti. Strumenti mai uno uguale all’altro. Alcuni esemplari, inoltre, sono stati realizzati con legni non rispondenti alla tradizione. Insomma anche una sorta di rivoluzione liuteristica sempre molto apprezzata da tutti gli interpreti del panorama musicale. Un impegno a tutto tondo nel ristretto panorama della liuteria che lo ha portato anche a realizzare dei rivoluzionari modelli di mandolini che, nelle varie mostre per artigiani, hanno sempre riscosso molti consensi. Arte di un artigianato che, dopo di lui, rischia di scomparire. Certo resterà il suono dei suoi violini, dolci melodie per la nostra anima. io BIMBO | Via Dalmazia, 27 | BRINDISI pag 8 | DICEMBRE 2010 | numero 8 I l mestiere del maniscalco, una delle più importanti figure tra gli artigiani, è quasi scomparso dalla realtà economica italiana, ma rimane tra i ricordi più cari degli anziani. Nei ricordi dei brindisini, invece, c’è “Lu fèrracàvàddi”, nella persona di “Mèstru Miminu” alias Cosimo Suma, che durante un periodo di tre anni della sua carriera, può vantare di essere stato l’unico maniscalco in attività nella regione Puglia. Maniscalco brindisino encomiabile, della rispettosa età di ottantun’anni, conosciuto da tutti per la sua arte, tramandata con dedizione a soli due apprendisti e senza l’uso di alcun libro. “Nel 1953, dopo il servizio di leva, mi trasferì a Brindisi da San Michele Salentino per aprire la bottega che mi avrebbe reso celebre”, svela Cosimo. Gli brillano gli occhi, la voce trema dall’emozione mentre le sue parole raccontano più di cinquant’anni di premiata solerzia al servizio di cavalli e cavalieri. Ancora oggi indossa un grem- biule in pelle. Svolgeva la sua attività nel laboratorio di via Bastioni San Giacomo, unica via di collegamento tra nord e sud di Brindisi. Da lì passavano numerosi forestieri che divenivano puntualmente suoi clienti. All’epoca, i più facoltosi disponevano di almeno un cavallo, nonostante l’avvento delle Fiat. Il lavoro era sempre in crescendo ma il salario era limitato. Imparò a ferrare nel suo paesino, da un grande maniscalco, che lo prese sotto la sua “incudine protettiva” fin dall’età di 6 anni, insegnandogli tutto. “Iniziai osservando, azionando il ventilatore e schiacciando le mosche. Apprendevo, ma non pretendevo”, ricorda Cosimo. Celati dal silenzio, segreti gelosamente riservati, ne distinguono l’attività. “Per tenere l’animale fermo si usa la pastora (cinghia di cuoio che trattiene le zampe del cavallo, Ndr) e se è possibile lo si fa con l’aiuto di un’altra persona”, racconta. “Quando ero giovane, ferrare male un cavallo era una tragedia: l’animale rischiava di zoppicare o di sentire un dolore lancinante dopo tutti i chilometri che doveva percorrere”. Oggi, fortunatamente, all’animale viene fatta un’iniezione e i ferri si producono in serie. “Preparavo a mano i ferri dai lunghi rita- gli di navi, li arroventavo sul fornello e poi martellavo sull’incudine”, spiega. Ogni volta il suo lavorare, aveva tutto il fascino della foggia di pezzi unici. “Impiegavo un paio d’ore per fabbricarne quattro, li appendevo per tenerli pronti all’uso, erano il mio colpo in canna. Non mi sottraevo mai, anche quando già sapevo che quel cliente m’avrebbe ricompensato con un fiasco di olio o un litro di vino. Capite perché mi stimano in qualunque ceto sociale?”, garantisce sorridendo. “Una volta, quando i cavalli stavano male, mi chiamavano di notte per soccorrerli; mi precipitavo senza lucro. Quella era la mia più grande dichiarazione d’amore per quell’animale.” Qualunque veterinario neolaureato, nell’approccio con l’equino, non avrebbe certamente la sicurezza di Mèstru Mìminu. “Giro ancora l’Italia, per dispensare consigli ai più giovani, ma oggi uso i 'cavalli motore'. In casa conservo ancora quelle staffe rare che nella vita tanta fortuna m’hanno portato”. leggi l’intervista completa su: www.ciclostyle.it bambino e ncorso e il tuo “Partecipa al co il nuovo volto nelle campagn re lo se ga potrebbe es Io Bimbo Brindisi. In re pubblicitarie di grafico professionale a cura un servizio fotoi Io bimbo. Info presso dell’AFI e prem o su www.ciclostyle.it”. il punto vendita un evento VETRINE INEDITE bambino e ncorso e il tuo “Partecipa al co il nuovo volto nelle campagn re lo se ga potrebbe es Io Bimbo Brindisi. In re pubblicitarie di grafico professionale a cura un servizio fotoi Io bimbo. Info presso dell’AFI e prem o su www.ciclostyle.it”. il punto vendita cosimo suma un evento VETRINE INEDITE L a sua attività rappresenta una delle più pure forme di raro artigianato esistenti nella nostra provincia: è l’attività svolta da Francesco Cavallo, liutaio fasanese. Una passione, la musica, diventata una scelta di vita. Francesco, infatti, ha trasformando il suo innato talento musicale realizzando quel violino, che sin da giovane età, lo ha proiettato nel mondo della musica. Oggi è un’arte certosina quella che, quotidianamente, l’ormai 82enne, porta avanti nella sua piccola bottega realizzando pezzo per pezzo i suoi piccoli gioielli musicali. Una passione, quella di Francesco per la liuteria, nata in tarda età dopo una vita spesa per il lavoro, la famiglia e la musica. Una vita che lo ha portato a vivere e lavorare per ben 25 anni (dal 1961 al 1986) nella bella ed incantevole Lucerna (Svizzera), come operario specializzato, senza mai dimenticare la grande passione per la musica e per l’amato violino. Quello strumento dell’anima ha accompagnato sempre la sua vita, anche quando ha avuto la possibilità di accarezzare il successo discografico diventando parte di diversi gruppi musicali come bassista e organizzatore di numerosi eventi musicali per i tanti emigranti italiani che, dal 1960 al 1990, hanno popolato lo stato elvetico. Il primo amore, si sa, non si scorda mai e così, quando la carriera di musicista sembrava ormai a un bivio, arriva la grande occasione della vita: un corso per liutaio. Il sogno di costruire quello che da sempre era stato lo strumento più amato della sua vita divenne realtà. Pochi anni di corso e di studio e le sue mani ben presto diventano arnesi preziosi, capaci di trasformare dei pezzi di legno in pregiati violini. Scalpelli, forme, resine, vernici e soprattutto tanto lavoro e tanta certosina pazienza: queste le armi di Francesco che, rientrato a Fasano, ben presto diventò punto di riferimento per tanti musicisti che a lui affidarono- e ancora oggi affidano- i loro strumenti per apportare riparazioni e modifiche. E sì, perché il lavoro del liutaio va oltre la creazione di un nuovo violino, e passa soprattutto per il restauro e la manutenzione di tutti i liuti come violini, viole, violoncelli. E poi ancora chitarre, mandolini e banjo. Numerosi i pezzi di grande la leggenda del maniscalco brindisino io BIMBO | Via Dalmazia, 27 | BRINDISI www.ciclostyle.it | [email protected] www.ciclostyle.it | [email protected] numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 9 A ZIA PER L A R G IN R I S AZIONE COLLABOR ZIENDE DI A TUTTE LE MESAGNE. E BRINDISI LARE: O IC T R IN PA NOME diventa anche tu un punto di distribuzione del nostro magazine info-line 0831.529491 R PE BAR LA NUOVA CAPANNINA Via A. Bafile, 46 BAR AL CAFFÈ Piazza Di Summa, 5 BAR LUX Via Cappuccini, 55 CAFFÈ MULATA SAS Via Appia, 322 BAR DELL’OSPEDALE SS per Mesagne BAR NOVECENTO Via Villafranca, 36 NOEMI BAR RISTORO Via Sant’Angelo, 73 BAR PICCADILLY Viale A. Ligabue, 5 CREATORI D’IMMAGINE RUSSO ANTONIO Via P. della Francesca, 7 CAFFÈ EDEN Via Germania, 75 BAR TANCREDI Via del Lavoro, 11 CAFFETTERIA PARADISO Via Nicola Brandi, 60 BAR LA CAPANNINA Viale Duca degli Abruzzi SAVEKA CLUB Via V. Emanuele, 46 - Tuturano BAR GINO Via Marche, 25 BAR CASTELLO Via C. 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Dove la cultura dei grandi (accomodati su morbide poltrone) è lontana da quella dei piccoli (relegati alle panche di un pub), e gli artisti locali sono considerati alla stregua di hobbisti. Silvia Sciarra, Paola Petrosillo e Francesca Pergola, tre musiciste brindisine, fanno sentire la loro voce su un tema caro a molti: la scena musicale locale. Il quadro è questo: la musica a Brindisi è un universo sommerso che ha molte potenzialità per crescere, “sfondare” e alimentare circoli virtuosi. Purtroppo mancano i canali giusti per farlo. Tuttavia la musica qui è come una donna forte, ostinata e in grado di partorire grandi figli. Ecco perché, anche se la musica le porterebbe lontano, Paola, Francesca e Silvia, hanno deciso di restare. Gli anni trascorsi sui palchi regalano un grande bagaglio di esperienze e lucide osservazioni. Paola, voce e chitarra acustica dei MarinAria, dopo dieci anni a Bologna, è ritornata con un progetto in cui si fondono jazz, rock e dialetto brindisino. Silvia è rientrata dopo aver vissuto a Roma. È la cantante dei Cats’N’Joe, figli del ricco panorama rock locale. Francesca, flautista dei Malaussene, vive a Bari ma con un piede nella sua città per fare musica. Tutte e tre condividono un’idea: Brindisi è un centro vivo dal punto di vista musicale e artistico. Lo spiega Paola: “C’è molta musica inedita, più che nel resto del Salento. E non è un caso perché la pag 12 | DICEMBRE 2010 | numero 8 BIOGRAFIE Paola Petrosillo è una compositrice, cantante e chitarrista brindisina. Dal 2009 insegna Propedeutica Musicale nella scuola di musica “Saint Louis”, dove studia canto moderno. Sin da bambina ama la musica e la chitarra. Sul palco dal 2000. Si laurea nel 2005 in Etnomusicologia con uno studio sulle tradizioni musicali del Sud Italia. Da qui parte la passione per la ricerca e la riproposta della musica tradizionale in chiave contemporanea, studio che la porta a comporre musiche e testi in dialetto brindisino con il sestetto MarinAria. Francesca Pergola suona il flauto traverso sin da bambina, grazie alla passione profusa dal maestro Artur Xheraj. Nel 2009 si diploma presso il Conservatorio di Bari e si laurea in Comunicazione. A soli 14 anni inizia a suonare dal vivo con i Malaussene con i quali incide due album, partecipa a importanti concorsi e condivide i palchi di grandi della musica italiana, tra i quali Max Gazzè, Folkabbestia e Bandabardò. Silvia Sciarra voce graffiante e accattivante dei Cats’N’Joe dal 2006, viene rapita dalla trascinante passione per la musica e il canto spinta dalla curiosità e dalla voglia di comunicare. Ama scrivere. Con la sua band sforna brani rock che mantengono alto il nome della tradizione indipendente brindisina e accolgono consensi da ogni parte. Calca decine di palchi e suona come backing band per i Marta sui Tubi. Dopo alcuni anni di università a Roma torna a Brindisi. Tra i vari progetti collabora con Roberto D’Ambrosio. francesca pergola silvia sciarra musica esprime anche la rabbia verso la propria città”. Scoprire l’altra faccia della musica mostra tante potenzialità. Quello che manca è il contorno: luoghi, educazione e proposte di qualità. “È scandaloso vedere come in una città con un liceo musicale e artistico, e decine di band, non ci sono modi di sfogare la creatività, mancano realtà professionalizzanti e luoghi in cui esibirsi”, dichiara Francesca. I mecenate della musica locale, ad oggi, sono i proprietari dei pub. Offrono spazi per esibirsi ma senza troppe pretese economiche, da parte di nessuno. Eppure la situazione di Brindisi è migliore rispetto a quella di altre città. Ad oggi è una delle poche province con una sala prove comunale. “Il discorso dei pub funziona – spiega Francesca - ma ci vorrebbero iniziative e concerti di spessore”. “Ma è possibile che non si possano organizzare eventi pubblici per promuovere gli artisti locali?”, domanda Silvia. “Proporre musica inedita non è facile – continua Paola – ma la decisione di spingere le band spetta solo ai privati. Alcuni eventi potrebbero essere organizzati dal Comune in collaborazione con le associazioni, come accade da anni in Emilia Romagna”. Insomma la marcia è ingranata (da un www.ciclostyle.it | [email protected] po’), le idee ci sono e non manca la collaborazione. Ogni settimana i pub accolgono le più disparate proposte musicali. Ma, nella città che nel 2019 ambisce al titolo di Capitale della Cultura Europea, non sarebbe il caso di curare ogni forma di espressione culturale? Ma quale musica maestro? A Brindisi manca un'orchestra che rappresenti la città dal punto di vista musicale, non solo nelle grandi occasioni. Per questo il Comune si rivolge a quella di Lecce o Monopoli. Eppure la scuola di musica Frescobaldi qualche tempo fa ha avanzato una proposta, mettendo a disposizione venti e più professionisti in grado di parlare linguaggi classici e moderni. Maestri e allievi che rappresenterebbero al meglio la nostra città. Come è andata a finire? Leggi l’articolo su www.ciclostyle.it www.ciclostyle.it | [email protected] numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 13 di emanuele vasta > [email protected] vdi emanuele vasta > [email protected] RASSEGNA STANCA - l'altra faccia della veritÀ L’importante campagna di comunicazione dell’ E.A.C. di Brindisi ha acceso i riflettori sugli sport minori e sul talento pugilistico brindisino di Antonio De Vitis in occasione della sua partecipazione al campionato intercontinentale WBO. “Il pugile sta rappresentando la tradizione locale di questo sport, vincendo i titoli più importanti”, è quanto ha rivelato Olivier Cannarile, referente dell’associazione “Olivier”, presieduta da Giusy Patronelli. Il loro intento è di esibire a Brindisi il miglior pugilato, inaugurando nel 2011 una palestra che possa coinvolgere i ragazzi in questo sport, lavorando attivamente nel sociale. Reduce dalla conquista del titolo di campionato intercontinentale WBO al Palazumbo di Brindisi, Antonio De Vitis si è raccontato così. L'INTERVISTA Quando è nata la passione verso la boxe? Nel 1993 grazie al compianto Sergio Ragno, un caro amico scomparso a Firenze per un tragico incidente. Francesco De Tommaso fu il mio primo maestro. Da dilettante collezionai 60 combattimenti e nel 1996 anche qualche presenza in nazionale. In seguito dovetti emigrare in Piemonte per lavoro e mi trovai ad un passo dal decidere di lasciare la boxe. Lì conobbi degli scaltri allenatori, vinsi pag 14 | DICEMBRE 2010 | numero 8 la vocazione pugilistica e le vittorie del pugile che emulava i must Antonio De Vitis, campione con i guantoni 31 combattimenti su 33. Sicché nel 2005 decidemmo di unirci per provare la strada del professionismo categoria pesi superpiuma di limite di 58,97 kg. Scegliemmo Rosanna Conte Gavini come manager e Bruno Vottero come coach. Dopo aver vinto 7 incontri, occupando un buon posto in classifica, mi ritennero pronto per il titolo italiano che vinsi nel 2006 a Piacenza. Nel 2007, in Belgio, abbiamo tentato il titolo europeo, ma fui sconfitto per la prima volta con un verdetto abbastanza discutibile. Nel 2008 però vinsi il titolo del Mediterraneo ed il titolo Internazionale. Spiegheresti il vero senso della “nobile arte”? Oltre ai due corpi a sfidarsi sul ring ci sono due menti. Non si usa solo forza e coraggio ma l’intelligenza unita a regole ben precise. Non ci si picchia con cattiveria. Per quale motivo ci dovrebbe essere rancore? Io dico che ogni combattimento è un vestito cucito su misura, si studiano le difficoltà del rivale, lavorando sulle sue lacune. Bisogna che la collettività smetta di descriverci come non siamo. Il ragazzo che ultimamente ha ucciso, si allenava in una palestra di boxe, ma non era iscritto alla federazione pugilistica, non era pugile. www.ciclostyle.it | [email protected] RASSEGNA STANCA - l'altra faccia della veritÀ Tyson fu provocato volutamente e risarcito profumatamente per mordere l’orecchio di Holyfield. Io non ho mai litigato per strada. Chi ti ha rotto il naso: la vita o la boxe? In 17 anni di pugilato con 116 match all’attivo ho il naso ancora integro. (sorride). Le caratteristiche di un campione? Bisogna dimostrarlo prima nella vita. Sacrifici, vita sana e credere in ciò che fai. Era questo il futuro che sognavano per te i tuoi genitori? Non mi hanno mai imposto nulla. Sicuramente avrebbero voluto studiassi. Mia madre temeva mi facessi molto male (sorride). Sul tuo coinvolgimento quanto hanno influito gli eroi velleitari come Rocky Balboa? Son cresciuto emulando pugili veri come Trane, Roma, lo stesso Olivier che per me erano idoli. Rubavo il meglio da ognuno, a casa cercavo di imitarli. Hai un appellativo nell’ambiente? Pittbull, perché sfianco l’avversario aggredendolo da subito. Ma a me piace essere chiamato Antonio De Vitis e stop. Il tuo asso nel guantone? Il fiato, perché sono un picchiatore che non dà tregua all’avversario e il gancio sinistro che riesco a portare a segno con disinvoltura da quando mi infortunai il destro. Il primo trionfo prestigioso? Il titolo d’Italia nel 2006 da professionista a Piacenza, pesi superpiuma, battendo a casa sua in dieci riprese Massimiliano Chiofalo. Fu come una duplice vittoria. Chi è il tuo erede nella boxe brindisina? Tanti pugili virtuosi hanno inorgoglito la scuderia di Brindisi. Al momento ci sono ragazzi abili ma la stoffa nel pugilato va approvata col tempo. Cosa manca nel pianeta boxe locale? Mancano gli sponsor a sostegno dei costi dei combattimenti e le relative riunioni pugilistiche delle nuove leve. Non ci si può allenare a go go senza battersi ufficialmente. Saresti un campione se fossi rimasto? Avrei appeso i guantoni al chiodo nel 1999. La gente di Brindisi non risponde come al Nord dove riempivo un palazzetto da 4 mila persone. A che titolo punti? Il titolo europeo EBU per il quale sono in finale come sfidante ufficiale. leggi l’intervista completa su: www.ciclostyle.it ESTETICA | SOLARIUM | TATUAGGIO ARTISTICO | TRUCCO SEMI-PERMANENTE dall’esperienza decennale di MAX TATTOO I nostri clienti possono usufruire di vari servizi quali: DEPILAZIONE A FREDDO MANICURE PEDICURE PULIZIA VISO SOLARIUM TRUCCO GIORNO, SERA, CERIMONIA MASSAGGIO DRENANTE, DECONTRATTURANTE, EMOLINFATICO RICOSTRUZIONE UNGHIE il nuovo del bello… AUTORIZZATO ASL MATERIALI MONOUSO BRINDISI Via Giovanni XXIII 5/A (trav. 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Ma ormai è difficile trovare persone in grado di interpretare gli antichi misteri.Dopo le numerose persecuzioni per stregoneria, infatti, gli uomini hanno cercato di mantenere segrete certe pratiche, spesso erroneamente associate al diavolo, per timore di essere giudicati ed emarginati. Il risultato è stato la perdita, lenta, di un patrimonio inestimabile. AUTOANALISI CENTRO PRENOTAZIONI ASL/BR1 OMEOPATIA COSMETICA ELETTROMEDICALI TA OL 1 V MESE NE AL RAZIO A U UIT MIS RAT LA G EL IA D EM IC GL CENTRO APPLICAZIONE ORECCHINI NOLEGGIO AUSILII ORTOPEDICI CARDIO FREQUENZIMETRI Farmacia dr. RIZZO Via Mecenate 12 • BRINDISI Tel. 0831.524188 [email protected] IL CONSIGLIO È IL VALORE PIÙ GRANDE CHE IL FARMACISTA OFFRE PER LA TUA SALUTE. pag 16 | DICEMBRE 2010 | numero 8 www.ciclostyle.it | [email protected] di maura gatti > [email protected] SCOMUNICANDO Ceromanzia Divinazione tramite la cera di una candela. Particolarmente usata durante la notte di Capodanno, per scoprire se i progetti per l’anno nuovo si realizzeranno. La notte del 31 dicembre si accende una candela bianca e si lascia colare la cera in un contenitore, preferibilmente di ottone o argento, precedentemente riempito di acqua fredda. A seconda della figura che si forma si avranno i responsi. Se si forma una barca, per esempio, significa che per realizzare i propri sogni bisognerà andare lontano, una corona significa che si incontrerà una persona importante che favorirà i propri progetti mentre un cuore simboleggia un'amicizia che si trasformerà in amore. Aeromanzia Divinazione condotta attraverso l’interpretazione delle condizioni atmosferiche, praticata da Indù, Etruschi e Babilonesi. Oggi non si utilizzano quasi più queste arti divinatorie. Ma almeno la scienza ha riconosciuto l'influenza che il clima ha su ognuno di noi, definendo una persona particolarmente sensibile ai mutamenti climatici come “metereopatica”. Sticomanzia Divinazione basata su “l’estrazione a sorte” di una frase. La forma divinatoria più usata inconsapevolmente al mondo. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha aperto un libro a caso e ha letto una frase che ha interpretato in base alla propria situazione (bibliomanzia). Ma la forma più conosciuta di sticomanzia in Italia sono i biglietti dei Baci Perugina. E nell’era moderna abbiamo i biscotti della fortuna virtuali, opzione offerta da Facebook. Alomanzia: (interpretazione del sale). Pratica citata da Omero, che definiva il sale “divino” tra le più antiche e radicate pratiche divinatorie. Si poteva interpretare in diversi modi: da come si scioglieva nell’acqua o come reagiva a contatto con le mani di una persona, interpretando le forme che si creavano spargendolo su una superficie piana o da come crepitava nel fuoco, interpretando eventi casuali (dimenticare il sale a tavola, rovesciarlo o addormentarsi sul tavolo prima che le saliere fossero tolte). Da qui la credenza che rovesciare il sale a tavola porti sfortuna. In questo caso si getta un po’ di sale sopra la spalla sinistra “nell’occhio del diavolo”, che si credeva fosse in agguato sul lato sinistro. In alternativa lo si prende con la punta di un coltello. www.ciclostyle.it | [email protected] numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 17 di virginia frigione - Accademia Fotografica Italiana - AFI > [email protected] di redazione > [email protected] SCOMUNICANDO SCOMUNICANDO LA STAMPA SU CARTA FOTOGRAFICA la camera oscura: fascino e mistero (seconda parte) N ella prima parte, pubblicata nel numero 7 di Ciclostyle, abbiamo esaminato la prima fase dei procedimenti che avvengono in camera oscura: lo sviluppo della pellicola. Una volta terminati tali procedimenti, possiamo passare a quella successiva: la stampa su carta fotografica. Anche in questo caso dobbiamo procurarci alcuni semplici oggetti: la luce rossa di sicurezza (consente di muoverci nella stanza senza danneggiare la carta, fotosensibile); carta fotografica fotosensibile (in commercio ve ne sono di vari tipi. È molto importante aprire la scatola solo in camera oscura e in presenza della luce rossa di sicurezza); una base d’appoggio (per gli strumenti di lavoro); l’ingranditore (permette di proiettare e ingrandire l’immagine sul foglio di carta sensibile); tre bacinelle; liquidi (sviluppo, arresto, fis- pag 18 | DICEMBRE 2010 | numero 8 tecniche e prodotti per il restyling dell’immagine operato da smoovy look parrucchieri i ragazzi dell’afi in camera oscura condi. Con carta baritata, i tempi d’attesa si allungheranno a circa tre minuti. Successivamente procediamo ad immergere il nostro foglio nella bacinella contenente il bagno d’arresto per pochi secondi, per poter così bloccare lo sviluppo della carta, e quindi nel fissaggio, per poter congelare quanto impresso in precedenza. Dopo un breve lavaggio, potremo esaminare i nostri provini per stabilire quale sia il tempo di posa da utilizzare e decidere se aumentare o meno il contrasto. Una buona stampa deve mostrare, se presenti nell’immagine, neri profondi, bianchi puliti e una giusta sfumatura di grigi. Grazie all’utilizzo di appositi filtri, infatti, è possibile aumentare o diminuire il contrasto delle nostre fotografie. Possiamo ora esporre il foglio di carta nella sua completezza e ammirare la nostra foto che magicamente prende vita. Se non siamo ancora soddisfatti, possiamo ancora migliorare la nostra stampa, enfatizzando alcuni particolari, grazie all’impiego di due tecniche complementari: la ”mascheratura e la bruciatura”, di cui parleremo nel prossimo numero. Leggi la prima parte dell’articolo su: www.ciclostyle.it www.ciclostyle.it | [email protected] foto di: Marco Tedesco la foto stampata saggio). Posizioniamo il negativo dentro il porta negativi dell’ingranditore e scegliamo l’inquadratura alzando o abbassando la colonna della testa dell’ingranditore stesso, regoliamo la messa a fuoco e inseriamo il filtro rosso di sicurezza. A questo punto possiamo chiudere il diaframma a f8 e preparare i provini: una serie di esposizioni su una parte dell’immagine che ci permetteranno di calcolare il tempo giusto di esposizione. Quindi, collochiamo sotto l’ingranditore un foglio di carta sensibile politenata o baritata ed esponiamo una piccola striscia di questa, coprendo la parte restante con l’ausilio di un cartoncino nero, per cinque secondi. Poi scopriremo un’altra striscia di carta ed esporremo per altri cinque secondi e così via fino alla fine del nostro foglio. Alla fine, l’ultima zona esposta avrà ricevuto soli cinque secondi di esposizione, la penultima dieci secondi, fino alla prima che avrà ottenuto la somma di tutte le pose. Fatto ciò, inseriremo le strisce appena stampate nella bacinella dello sviluppo e agitiamo il liquido di tanto in tanto. Vedremo così che la nostra immagine apparirà poco alla volta. Generalmente, utilizzando ad esempio carta a contrasto variabile politenata, i tempi d’attesa sono di circa sessanta se- Modella per un giorno I lettori cambiano look fase 1. veli di luce fase 2. riflessante naturale “M odelle per un giorno, testimonial per una stagione”: è questo il nome dell’iniziativa ideata e promossa dai parrucchieri di Smoovy Look, Vetrine Inedite e Virginia Frigione (Afi). Lidea è quella di rifare il look di aspiranti modelle, tutte brindisine, che diventano poi le testimonial di un campagna di comunicazione volta a presentare la moda capelli del momento. La selezione delle aspiranti modelle che parteciperanno al­ la fase conclusiva avviene, mese dopo mese, attraverso le pagine di CicloStyle. Questo mese la candidata di “Modelle per un giorno” è Maura. Stefano Palmieri, artdirector di Smoovy Look, spiega tutte le fasi del restyling operate sull’aspirante modella. Veli di luce Per dare luminosità al colore, senza interferire troppo sulla nuance naturale, abbiamo utilizzato dei “Veli di Luce” ottenuti intingendo il pettine nella tintura e lasciando sul capello dei sottilissimi fili di un paio di tonalità più chiari. Il risultato è molto naturale e non lascia ricrescita evidente. Questo ci ha permesso di dare più luminosità al viso e di valorizzare i toni tenui ma caldi della carnagione e degli occhi di Maura. Riflessante naturale Abbiamo applicato un riflessante naturale per dare intensità e corposità al capello. In questo caso rame dorato per mettere in www.ciclostyle.it | [email protected] fase 3. taglio risalto gli occhi verdi senza definire troppo i contorni del viso per non appesantire l’immagine, molto discreta, di Maura. Il taglio Il capello è particolarmente riccio e pesante, tende verso il basso. Per renderlo più voluminoso, sono state create delle sconnessioni sulle punte senza toccare la lunghezza. L’asciugatura Nell’asciugatura abbiamo usato il “Frizzy Hair” di Ap Tricosistem per delineare il riccio senza indurire i capelli. Abbiamo optato per un’asciugatura al naturale con la tecnica dei torcion e del diffusore. Infine, abbiamo formato delle onde con una piastra Mini Styler GHD che abbiamo poi spettinato per definire il movimento con la “Styling Cream” Ap Tricosistem. Make-up (a cura di Daniela Nigro) Per un Make-up che valorizzi il soggetto, è fondamentale creare una base perfetta. Quando si affronta un trucco non ci si basa solo sull’anatomia, fisionomia e colori del viso ma anche sul vestiario. Considerato il colore nero (colore neutro) degli abiti di Maura mi sono concentrata di più sul mettere in risalto gli occhi. Si presentano molto grandi con sfumature dell’iride cangianti di verde e marrone chiaro. Bisogna ricordare che per ingrandire gli occhi non si deve mai utilizzare la matita all’interno o la matita doppia sull’oc- fase 4. asciugatura fase 5. make-up chio perché si avrà un effetto contrario. Vista la grandezza dell’occhio di Maura e il colore chiaro, abbiamo potuto applicarla all’interno. Il trucco è stato eseguito per essere adatto sia di giorno che di sera. Per questo ho preferito le sfumature di marrone e beige. Solitamente si distingue tra il trucco per il giorno, molto più naturale, e il trucco per la sera, molto più deciso e colorato. Per il naso si gioca molto con le ombre: per rimpicciolirlo si devono usare due tonalità di fondotinta e applicare il più scuro sulla parte che si deve sminuire. Il trucco della bocca è soggettivo. Io preferisco enfatizzare di più gli occhi che le labbra per rendere lo sguardo più magnetico ed il soggetto non volgare. In questo caso ho mantenuto un trucco naturale sia per gli occhi che per le labbra. Come linea Makeup uso e consiglio solo TIGI Professional perché è prodotta solo con sostanze naturali ed ipoallergenica, il prezzo non è alto ma la qualità sì. PRIMA numero 8 DOPO | DICEMBRE 2010 | pag 19 lo scrittore mimmo tardio di vincenzo maggiore > [email protected] di vincenzo maggiore > [email protected] ne vale la penna UNA VIA PER INDINI in ricordo di un grande scrittore brindisino L a grande fantasia artistica e l’abilità con la penna hanno fatto di Pino Indini un personaggio storico di Brindisi conosciuto dai più come “Coco Lafungia”. Questo è il motivo che spinse molti concittadini e la famiglia con il supporto della stampa locale, all’indomani della sua morte, a pensare che l’intestazione di una via, “a perenne ricordo di colui che ha saputo rappresentare l’anima profonda della sua gente e le tradizioni autentiche della sua terra”, fosse un doveroso omaggio a Indini. Non c’è mai stata una richiesta ufficiale, eppure l’interesse ad attivarsi per fare questo regalo postumo all’artista è un sentimento condiviso. Sul blog del sito dedicato a Indini spiccano dei commenti di alcuni consiglieri comunali che hanno promesso di adoperarsi a tal fine. “Il posto ideale sarebbe la piazzetta “Guglielmo da Brindisi”, ubicata al centro di Largo Guglielmo da Brindisi”, dichiara il figlio Francesco Indini, che ha realizzato e curato minuziosamente il sito internet. -Era un luogo molto importante per mio padre che sarebbe stato felice di questo prestigioso tributo”. D’altro canto l’artista brindisino aveva capito con largo anticipo che sarebbe entrato nella memoria della sua amata città soltanto dopo la morte, con la previdenza che è concessa a pochi eletti. Senza alcuna presunzione, perché “l’umiltà e i buoni sentimenti erano il suo pane quotidiano”, come racconta Francesco. Quando parla del padre scrittore, scomparso prematuramente nel 2006 dopo una lunga malattia, gli si illuminano gli occhi, in un vortice di ricordi numerosi più dei suoi scritti. “È sempre riuscito a infondere in tutta la famiglia un senso di sicurezza e di grande unione che ancora oggi viviamo grazie a lui”. Era un tipo silenzioso Pino Indini, studioso dei classici e bibliotecario per un ventennio, poco propenso alla mondanità, sempre volontariamente lontano da una partecipazione attiva alla politica cittadina nonostante in molti premessero per coinvolgerlo. Preferiva starsene a casa, a fumare le sue amate “Nazionali”, a scrive- ne vale la penna re di Brindisi, dei brindisini e della brindisinità, dividendo la penna e la sigaretta con il suo alter ego letterario, Coco Lafungia. Da un lato del tavolo il poeta, dall’altro una figura grottesca e surreale che con un gergo a dir poco strampalato ne ha avute da dire su tutti, senza remora alcuna di infastidire i potenti. Indimenticabili le sue lettere pubblicate periodicamente su diverse testate locali che hanno fatto sorridere i suoi concittadini ma che hanno anche regalato loro molteplici spunti di riflessione. Indimenticabile il sarcasmo congenito nelle sue battute, le stesse che impedivano a giornalisti affermati di mantenere la serietà durante le interviste di cui è stato protagonista. La maschera di Coco Lafungia ha accompagnato l’artista per molti anni, fino a quando Indini incominciò a soffrirne la presenza ingombrante. Da qui l’idea bizzarra di disfarsene e di affiggere per tutta la città manifesti funebri che ne annunciavano l’avvenuta morte. Episodio che risale al 1989. “Non ricordo quante telefonate di cordoglio abbiamo ricevuto a casa per lo scomparso Coco Lafungia, molti brindisini erano convinti ormai che mio padre si chiamasse così-, ricorda Francesco. -Se ne avesse avuto la possibilità avrebbe addirittura inscenato un vero e proprio funerale, durante il quale sarebbe risuscitato per dare simbolicamente il via a nuova vita artistica”. Roba da teatro d’avanguardia, ma anche da reato per vilipendio religioso. Dovette desistere dal suo goliardico intento. Se Pino Indini era un personaggio amato da molti, era scomodo per altri. “Ha fatto tremare più volte le mura del palazzo comunale, perché le sue erano denunce pronunciate senza peli sulla lingua-, continua Francesco Indini. -Basti pensare alla “Brindisiade”, in cui qualcuno vi ha voluto vedere un’insofferenza di mio padre verso la città. Niente di più sbagliato. Pino Indini amava Brindisi come se stesso”. Forse dedicargli una strada sarebbe il modo migliore per ricordare quel legame indissolubile. CHI FA DA SE FA PER 3 FALEGNAMERIA e FAI DA TE Via Prov.le S. Vito, 54/58 BRINDISI Tel: 347.2531095 email: [email protected] • • • • pag 20 | DICEMBRE 2010 | numero 8 Ta gl i o, pi a l l a tur a e fr e s a tur a di ma s s e l l o e pa nne l l i C uc i ne c omponi bi l i e i n mur a tur a mobi l e e fi s s a A nte da i nc a s s o pe r c uc i ne e mur a tur a C ompl e me nti d’ a r r e do e s e mi l a v or a ti di ogni ge ne r e www.ciclostyle.it | [email protected] L'INEDITO INDINI Associazione culturale ricreativa sportiva TITTY EVENTI venti poesie di pino indini pubblicate dalla “hobos” R egalo natalizio in vista per gli estimatori dello scrittore Pino Indini, meglio conosciuto come Coco Lafungia. È imminente l’uscita di una plaquette contenente venti poesie inedite dell’artista, curata dallo scrittore Mimmo Tardio con il contributo del figlio Francesco Indini. Il libro, che sarà pubblicato dalla “Hobos” dell’editore Vittorio Bruno Stamerra, potrebbe rappresentare un primo passo importante nell’operazione di riscoperta e valorizzazione dell’artista. “Pino Indini è stato il più grande cantore della brindisinità, che ha raccontato Brindisi con la sagacia propria dei grandi”. Un quadro preciso quello proposto dal docente e scrittore Mimmo Tardio, conoscitore attento dell’anima artistica e poetica di Indini. “Resto sbalordito nel pensare che in molti lo ricordino solo per la sua maschera più caratteristica, quella di Coco Lafungia. Indini era tanto altro. Era soprattutto un grande scrittore in lingua italiana conosciuto in tutta la penisola, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti per la sua produzione. Un suo volume di poesie, recensito da Evgenij Evtusenko, è stato tradotto in lingua russa e numerosi suoi scritti sono inseriti in svariate antologie italiane e straniere”. Pino Indini ha pubblicato, durante la sua vita, ventitré opere tra narrativa, poesia, saggistica, teatro e satira popolare, più volte esaurite e ristampate. In molti si sono interessati ai suoi scritti, tra cui Vittorio Sgarbi, Giorgio Barberi-Squarotti, Raffaele Nigro, Carlo Bo, Michele Dell’Aquila, Daniele Giancane. “Rappresenta, senza alcun dubbio, un “caso letterario” intrigante e complesso. Era un poligrafo che ha voluto con ogni probabilità camuffare (in una sorta di contrappasso) la sua grande sapienza poetica e narrativa proprio attraverso la maschera di Coco Lafungia, che contraddiceva la natura letteraria e colta del suo mondo culturale e anticipava il “dialetto reinventato” di Andrea Camilleri nel suo Montalbano”. Ma Coco Lafungia ha giocato un brutto scherzo a Pino Indini, accaparrandosi le luci della ribalta, offuscando la profondità e la bravura del poeta, sia in lingua italiana che in dialetto. Per saperne di più è possibile visitare la pagina web www.pinoindini.it. www.ciclostyle.it | [email protected] viale porta pia, 24 Brindisi cell. 349.4111167 Organizzazione eD animazione feste e ricorrenze con personaggi dei cartoon, trucco decorativo, effetti speciali… # Intrattenimento baby e doposcuola; # Disegno; # Corsi di recitazione; # Canto e insegnamento strumenti musicali; # Corsi di Ballo (Salsa, bachata, merengue, rumba, rueda de casino, tango argentino, liscio, danza del ventre, pizzica pizzica, balli di gruppo e divertentismo); # Organizzazioni di eventi, feste, congressi, mostre; GULP!! # Servizio hostess, promoter, guide turistiche; # Lezioni di lingue, servizio di traduzioni ed interpretariato. numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 21 di Roberto Spagnoletto > [email protected] di Roberto Spagnoletto > [email protected] ne vale la penna ne vale la penna DUE CHIACCHERE CON LA FUNGIA continuano le storie di ucciu lu vasciu "ucciu lu vasciu" in un'interpretazione di massimiliano gatti N u giurnu ti fini acostu mugghierima e nipotima Oresti sta giraunu intra casa, iu cangiava e scangiava canali alla tilivisioni: no sapiumu ce cazzu erumu a fari. Gira e vota, vota e gira, mi venni l’infilici idea cu sciamu allu cimiteru cu sce truvamu li “muerti nuestri”. Assìu l’apicedda, ‘ndi sistimammu e ‘ndi vviammu versu lu Pirrinu. Trasuti allu cimiteru, comu sempri, m’agghiu dummandatu pi ce cazzu hannu scrittu “Risorgeranno”. Erunu pututu mettiri armenu nu puntu interrogativu vistu ca iu non d’aggiu vistu assiri mai muerti ca hannu bivisciutu ti da intra. Infatti nonnuma ticia: “quandu aggiu muertu, piscimi an facci”. Maria simbrava nu curru m’pacciutu scia ti na tomba all’atra e ogne tanto ticia: “Ucciu a vistu ci è muertu! Amposta avi assai ca no lu vitiumu”. Parlandu parlandu e caminandu caminandu amu rrivvatu allu cimiteru nuevu cu li pag 22 | DICEMBRE 2010 | numero 8 tombi a condominiu. A nu certu puntu mi n’daccorsi ca intra lu cimiteru non ci stava n’anima viva - e non è na battuta- si sintiunu soltantu li tacchi ti Maria senza sobbratacchi. Uardau l’orologiu mia, nu 'Rolecchisi'. "No' mi pigghiati pi 'gnoranti stai scrittu propia cussini, l’aggiu cattatu alla cinesi ti la chiazzodda ca m’e’ dittu: Questo essele Lolecchisi oliginale e essele pule laccato d’olo solo cinque euli”. Iu facia li cinqu e menza e subbutu aggiu pinsatu ca la staggioni, lu cimiteru, chiuti alli setti. Lu soli mi sta paria assai vasciu, ca iu so villanu e capescu quando la sciurnata sta spiccia. Vabbhè! Amu fattu tutti sti cazzu ti giri e poi la verità amu sbattutu nu picca cu truvamu l’assuta. Amu rrivvatu allu Crucifissu, tutti e treti ‘ndamu vutatu e ‘ndamu fattu lu Segnu ti la Croci ca cussini si usa pirceni li spaddi a Cristu no si votunu mai puru ca iddu certi voti a nui ‘ndi li vota. “Marì mi sta pari ca lu cancellu stai chiusu, ma ce ora faci tui”? “Li setti e menza”, risposi Maria. “Li setti e menzaaaaaaaa? Mannaggia li muerti ti la cinesi, l’orologiu n’ora andretu s’è pigghiatu, amu rimastu chiusi intra lu cimiteru e moi comu cazzu ama fari?”. Maria simbrava ca l’era pizzicata la tarantula e cuminzau, a usu sua, a ucculari: “Aaiiuutttoooooooo!!!!!!!!!!!! Abbiamo rimasti chiusi dentro lo cimitero e ci stiamo prendendo paura asssaaaaiiiiiii!!!”. “Calma, calma. Oré no tieni lu tilifuninu? Chiamamu la polizia”, ‘nci dissi. Oresti trimulandu mi risposi: “L’aggiu lassatu a casa ca quando vau alla Chiesa no mi lu portu mai”. “E chitemmuertu quai alla chiesa stamu?” Di dà nanzi, non ci passava anima viva pi chiediri aiutu. Lu soli si n’dera sciutu e amu dicisu cu n’di mittimu a nu postu rimiggiatu cu passamu la nuttata. Chianu chianu Maria e Oresti si durmiscera. Iu stava ti uardia mai sia quarchetunu si n’vicinava, (ca poi ci cazzu s’era n’vicinari ci erunu tutti muerti). Totta na vota intra lu silenziu sintiu na voci: C: “Ucciu lu Vasciu”! Mi sintiu squagghiari li ‘ntrami. C: “Iu sacciu tuttu ti tei”, tissi la voci e iu risposi: U: “Allora sai puru ca vau ti pressa, buonanotti”. C: “No fari lu spiritosu cu mei. Saccio che appena hai trasuto hai letto la scritta in faccia al cancello 'BIVISCERANNO' e accome hai cercato di passare il pisulo hai truppicato che per un picca non te ne vai di faccia a terra come un carniale. Meno male che stava quel santo vagnoni ti nipotita che ti ha mantinuto ci no, a quest’ora, non ci stavi quai stavi allu Di Summa”. U: “E com’èti ci ca sai tuttu, no sai ca l’uspitali vecchiu l’annu cangiatu”, tissi iu. C: “Statti cittu e no mi contraddiri ci noni mo’ ti lu mollu un bel ricchiale”. Intantu sintia n'addori ti pippa e di intra all’ombra no vi putiti immaginari ci assiu cu la coppula e la pippa an bocca: Lu cumpari ti li cumpari, lu megghui, lu crandi… Coco Lafungia. Rimasi a vocca aperta e no sapia ce dicia, quand’era chiu’ vagnoni era lettu tutti li n’furrati ca era cappatu e mi facia ritiri assai. www.ciclostyle.it | [email protected] U: “Ma Cocu la Fungia sinti ssignuria?”, furunu li primi paroli ca mi assera ti la vocca. “Ma no ieri muertu?” C: “La titta giusta! La scritta 'Bivisceranno' in faccia al cancello è vera solo che bivisciamo a tanti alla vota se no se bivisciamo tutti a una fiata qua succede una confusione. Pratticamente uno bivesce e l’altru si durmesce”, rispundiu Coco. U: “E cazzu cazzu cu tanta ca ‘nci ‘ndeti propria tui ieri a bivesciri? Noni pi nienti ma ci tu tuerni, iu no nci diventu importanti?” C: “Sapevo che stavi qua e allora ho dummandatu il permesso di bivescere io. Le storie che stai cappando mi piacono assai ma vedi connossia ti allarghi troppo e ‘ndi approfitti quasi ca io non ci stau. Iu ti sobbra all’astricu uardu tuttu quiddu ca faci. La verità alli tiempi mia era chiù facili cu faci ritiri li cristiani. Mo’ vanno tutti come cani rragiati che sembra che tutta a una vota gli sono morti mammisa, ttanusa e puramente i frati. U: “No mi pirmittia mai cu mi mettu a paraconi cu Signuria ca pi mei atu statu e sariti sempri lu megghiu Cumpari”. C: “Comunque Ucciu ti sta cosa ca ha vistu, non di parlare cu nisciunu, ca sacciu ca tieni la lengua longa quantu via Lata”. U: “Signor Coco, ci tu mi vvisi ogne quantu bivisci, la prossima vota, ti portu nu cornettu ti lu Peddy e magari ‘ndi pigghiamu nu cafei anziemi”. C: “Va beni cumpa”. “Cumpa! Cumpa! Cumpa!”, mi sintiu scutulari, apriu li uecchi e di fronti a mei stava lu uardianu ti lu cimiteru. Allora pinsau: “Maggiu sunnatu tutti cosi” e mi venni nu scurimientu ti cori. ‘Nci tessi nu carzaloni allu Uardianu e ‘nci tissi: “Comu cazzu, chiuti e no sueni mancu la sirena?” Pigghiammu l’apicedda e ‘ndi avviammu versu casa. Comunque ti quiddu giurnu, iu pi scrupulu, lu cornettu n’ci lu portu e la matina va spiu e non ci stai chiui. Vabbhè ca certi rubunu puru alli muerti! LEGENDA U: Uccio; c: Coco La Fungia. Tutte le storie di Uccio su: www.ciclostyle.it www.ciclostyle.it | [email protected] numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 23 di giovanni membola > [email protected] di Marialba Guadalupi > [email protected] vetrine inedite vetrine inedite Esperti in Beni Culturali, il successo della passione in foto: annachiara guadalupi, daniele spedicati e chiara mazza N pag 24 | DICEMBRE 2010 | numero 8 prattutto quando le autorità credono nel progetto”. Un successo annunciato che ha superato ogni aspettativa. Il tour ha confermato, ancora una volta, come i beni culturali possono essere una valida risorsa economica da valorizzare. “La minicrociera è stata una sfida riuscita bene – confermano – ci dispiace per le oltre 400 persone che non hanno potuto del maniero e l’attualità artistica della mopartecipare agli eventi (i posti in barca stra di arte contemporanea “Intramoenia erano limitati), tra loro anche i nostri geExtra Art”. nitori e parenti. Applausi, strette di mano, “Fondere arte ed architettura è stata la ringraziamenti sinceri al termine delle vichiave del successo”, dichiarano soddisite e l’entusiasmo dei bambini, ci hanno sfatti gli ideatori dell’iniziativa che, nello dato l’energia per fare sempre meglio”. Tra stesso periodo, erano anche impegnati le tante attestazioni di apprezzamento con le visite guidate al Museo Archeologianche le parole di ringraziamento di una co Provinciale nell’ambito del programma signora ipovedente: “Siete riusciti a farmi “Città Aperte”. vedere quello che non riesco a guardare”. “Siamo riusciti a gestire entrambi i progetL’attività del gruppo, nella pianificazione di ti con l’ausilio di quattro neo-laureati asnuove proposte utili alla destagionalizzasunti come collaboratori – spiegano – un re l’offerta turistica, continuerà con il ciclo risultato che dimostra come in questo setdi incontri su Federico II che si terranno tore si possono creare posti di lavoro, sopresso la sede dell’Auser. minicrociera nel porto di brindisi In una città ricca di luoghi della storia, le autorità preposte dovrebbero sempre sostenere le idee che vengono dalla passione e dalle conoscenze storico-artistiche, in una professione che combina elementi di tradizione e d’innovazione in un ambito spesso trascurato. www.ciclostyle.it | [email protected] angela chionna e le sue creazioni in cernit U n hobby, tanto talento e una creatività innata diventeranno – forseun lavoro per la designer di moda Angela Chionna. Entrare nel suo mondo, infonde la piacevole sensazione di essere ospitati in una delle favole che da piccoli ci facevano venire l’acquolina, più che farci addormentare. Si apre la porta della casa di marzapane e appare Angela, la protagonista della nostra fiaba: è brindisina e, dopo aver affidato i propri sogni ad una grande città, ha scelto di tornare lì dove è stata bambina, per continuare a crescere. In attesa di trovare un lavoro ha scelto di impegnare il tempo creando “gioielli golosi”. Ispirata ai succulenti e coloratissimi pasticcini che trionfano nelle vetrine delle bakery inglesi, Angela riesce a manipolare il cernit (o fimo, pasta modellabile colorata, che cotta in forno indurisce, Ndr) che, con il calore delle sue mani, si trasforma in ciambelle glassate, plumcake, fragole, fette di torta, biscotti. Tutti rigorosamente da indossare. Appassionata di musica soul, pasticceria e cucina giapponese, Angela aggiunge a questi ingredienti, l’impasto colorato a se- anello e ciondolo (foto sopra) in cernit www.ciclostyle.it | [email protected] foto di: Alessandra Bruno uove professioni e mestieri il cui solo capitale sociale è il passato. L’ideale risposta al desiderio di apprendere e di scoprire più da vicino i luoghi e le tradizioni del nostro territorio ha trovato riscontro nelle capacità di tre giovani laureati in Beni Culturali. Sono Daniele Spedicati, Annachiara Guadalupi e Chiara Mazza, bravi a trasmettere a grandi e bambini la passione per le opere storiche, archeologiche ed artistiche. I tre esperti, accomunati dallo stesso percorso di studi, dopo aver maturato importanti esperienze nel settore si sono uniti investendo nella più affascinante delle materie prime: la cultura. Nella scorsa estate, infatti, sono stati impegnati con successo, con la “Mini crociera nel porto di Brindisi”, un progetto sostenuto dagli assessori al Turismo (Teodoro Titi) ed alle Attività Produttive (Francesco Renna), in collaborazione con la biblioteca Arcivescovile “De Leo”: centinaia di persone si sono presentate agli appuntamenti organizzati ogni weekend dei mesi estivi per vedere e scoprire la città dal mare, visitare la cripta alla base del Monumento al Marinaio e poi raggiungere via mare il Castello Alfonsino, dove sono state illustrate le caratteristiche monumentali tre giovani impegnati con successo nel tramandare la storia, l’arte e le conoscenze archeologiche di brindisi GOLOSITÀ DA INDOSSARE conda del proprio umore, una buona dose di ispirazione e fantasia q.b. (quanto basta). A questo punto porta il forno a temperatura e inforna. Dopo una spennellata di lucido e una spruzzatina di essenza di zucchero, ecco pronti i suoi dolcetti... ops gioielli! Ora, dopo neanche un anno di creazioni e tanta gratificazione, Angela inizia a credere davvero che questa possa essere la sua strada: produce degli accessori unici, non in serie e di cui non esistono copie. Piacciono a lei, prima di tutto, ma incontrano soprattutto il gusto del pubblico. Angela è pronta anche a cambiare il finale di quella favola che vuole Brindisi una città poco propensa ad accogliere la novità e a premiare i nuovi talenti che devono l'origine del proprio mestiere unicamente alla creatività. Dolce e bella come i suoi prodotti, la nostra eroina è pronta ad affrontare questa sfida: permeare la città di buon gusto e profumo di zucchero a velo. numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 25 di maura gatti > [email protected] di emanuele vasta > [email protected] vetrine inedite vetrine inedite VINCENZO DELL’ATTI: UNO TRA I NOVANTA FORTUNATI francesca prudentino il sogno militare di un ragazzo brindisino appena ventenne: cadetto all’accademia di modena T L'INTERVISTA Da dove questa scelta? È una tradizione di famiglia. Ha sempre avuto una passione per l’ambiente militare. L’ultimo anno del liceo parlavamo spesso del futuro e lui ne era spaventato, si chiedeva sempre se studiare gli avrebbe poi dato la stabilità per farsi una vita indipendente. A casa abbiamo sempre parlato delle difficoltà nel trovare un lavoro, abbiamo sempre commentato i telegiornali insieme, non volevamo che i nostri figli crescessero lontano dalla realtà. Per entrare in Accademia si devono superare numerose prove. Come è stato per lui? Oltre alle prove scritte ci sono prove fisiche e un mese di tirocinio durante il quale ti mettono alla prova rendendoti la vita molto difficile. Vincenzo ha superato tutti i test e le prove, è stato ammesso al tirocinio ma alla fine è stato scartato per soli 4 posti. Era stravolto, tanto che io e mia moglie ci preoccupammo. Pensavamo che gli ci volesse un po’ di tempo, invece lui entrò come soldato semplice nei parà a Pistoia. Quest’anno ci ha riprovato, con una nuova consapevolezza, ed è entrato! Proprio la settimana scorsa abbiamo aspag 26 | DICEMBRE 2010 | numero 8 sistito alla “Cerimonia dello Spadino”, un’emozione indescrivibile! Come l’avete trovato? Stanchissimo. Pensi che gli hanno lasciato mezzo pomeriggio libero e lui ha preferito trascorrerlo nel B&B. Si è fatto una doccia e ha dormito! Ci ha raccontato che i ritmi sono massacranti, a malapena hanno il tempo di lavarsi. Le racconta mai qualcosa che può preoccuparla? Quando siamo andati alla cerimonia, il Comandante ci ha radunato in una sala e ci ha testualmente detto: “Non fatevi impietosire da ciò che vi racconteranno i vostri figli, da qui devono uscire futuri vincenzo dell’atti comandanti, i migliori”. Basti pensare che quando devono studiare o mangiare devono assumere una posizione perfettamente eretta mantenendo una distanza di quattro dita dallo schienale e quattro dita dal tavolo. Non possono rilassarsi in nessun momento della giornata. Sono ragazzi che in futuro dovranno comandare e prendere decisioni in condizioni estreme, gli insegnano a vivere sotto pressione, ogni minuto. Da loro dipenderanno delle vite, devono essere preparati a qualsiasi evenienza. Un punto di forza e uno di debolezza di Vincenzo. È sicuramente consapevole delle sue capacità. Punto debole? È un tenerone. Chiunque incontri Vincenzo non crede possa essere un militare, è un ragazzo mite e molto dolce. E abbraccia sempre la mamma! Cosa direbbe ai giovani che vogliono intraprendere questa strada? Entrare in Accademia non significa solo marciare o sparare. Al contrario, adesso è molto tecnologica. Si acquisiscono delle competenze tecniche molto utili, ci si forma per un mestiere.Oggi ci sono ancora pregiudizi: i militari vengono etichettati come guerrafondai, in realtà sono medici, veterinari, ingegneri. Un messaggio per i genitori? Cercare di scoprire le attitudini dei figli e indirizzarli verso la strada giusta. Bisogna imparare a vedere le potenzialità, farle emergere. E poi lasciarli andare, che è la cosa più difficile da fare per un genitore. www.ciclostyle.it | [email protected] C i sono mobili un tempo sfavillanti che, divenuti marci, vengono considerati spazzatura. Eppure Francesca “Guya” Prudentino resuscita cose che noi getteremmo via, donando una nuova immagine. Colla, polvere di trucco, forbici, colori e all’occorrenza stucco; mani esperte e testa sapiente. Lei stravolge anche il niente. L'INTERVISTA Chi è Guya e perché? Sono un’artista improvvisata che ha ricostruito a gusto suo le cose vecchie o smontate, dopo averne intuito la tecnica. A ben 24 anni la prima occasione per sperimentarmi, è stata concepire un regalo di matrimonio originale per mio fratello. Guya me l'ha affibbiato lui e non mi è dispiaciuto continuare a firmarmi così. Più avanti forse inventerò un logo personalizzato. Cosa t’ispira? Le più grandi ispirazioni mi vengono quando sto facendo altro. Di artista consumato ho solo il momento dell’ispirazione. (ride) Cosa ascolti, cosa osservi, cosa o chi ami? La musica che passa al momento nella mia playlist. Dal metal alla classica senza pregiudizi. Certi ritmi mi spronano e mi caricano. Non osservo in giro, ma mi fermo mezz'ora ad esaminare ciò che creo, addentrandomi in un mondo senza orari né pensieri, anche se dovessero esserci www.ciclostyle.it | [email protected] i segreti e le confidenze di francesca prudentino, artista brindisina tante persone attorno. Amo l'arte pop, creo il kitsch, ma più di tutto il riutilizzo dei materiali che tutti svalutano e cestinano. Non ho un unico punto di riferimento vivente. Da ogni personaggio o stile è giusto acquisire il massimo aspetto positivo. Definisciti in un solo vocabolo per ciò che crei. Non creo dal nulla, ma ricreo. Quindi una “redesigner”. La tua è propensione artistica o un mestiere? Spero entrambi. In futuro vorrei aprire un laboratorio tutto mio. Esistono maestri dai quali hai imparato le basi della tua tecnica? Non ho avuto maestri, ma solo motivazioni scaturite dal fronteggiare l’inutile spendi e spandi quotidiano della gente che non ha voglia di ottimizzare le proprie risorse. Nelle tue creazioni custodisci un’identificazione chiara e costante? Mi si riconosce perché amo i fumetti o la carta stampata in genere. Prediligo gli abbinamenti particolari. Hai mai dato un nome alle tue opere? Al locale Cillarese (Brindisi), aperto d'estate, c'è un'ape Piaggio che ho chiamato "estApe". Il nome va anche in base a come si intitola l'acquirente. (sorride) Ti è mai capitato di autoallibirti di ciò che riesci a fare? Lo ammetto, mi sono autocompiaciuta fissando la mia ultima creazione. I tuoi “pezzi” possono custodire un valore affettivo? Dipende dalle persone alle quali li dedico. Per alcune cose mi viene la palpitazione quando le devo dare a chi me le ha commissionate. In ogni pezzo c'è la mia anima. Quanto costa la creatività? Le idee devono avere un valore ed il tempo che si può impiegare non è sempre uguale visto che non sono un robot che produce in serie. Mi sono sottovalutata spesso. Però mi ha fatto molto piacere che un artista quotato mi abbia chiesto un lavoro, elogiandomi. Qual è il tuo più grande sogno nel cassetto? Vorrei unire il mio attuale mestiere nel pub, con ciò che riesco a creare. Mai sentito parlare di locali d'autore? Arredare i caffè o i wine-bar sarebbe il mio sogno attuale. Cosa diresti ai ragazzi creativi brindisini per invogliarli a farsi valorizzare? L’evento “Talenti Compressi” è stato un esempio (evento organizzato da Vetrine Inedite per premiare i talenti del territorio, Ndr): unire tutti i brindisini capaci di rappresentare le diverse forme d'arte. Non dev'essere uno spunto nato da altri, ma concretamente dagli stessi artisti. Dovremmo chiamare noi CicloStyle dicendo: vi interessa? Il mio malcontento sfocia nell'arte. Brindisi non ha molto da offrire e tutti si lamentano anche se è bellissima. Non è cattiveria, ma concreta costruttività se dico che dobbiamo smuovere qualcosa visto che, per la maggiorparte dei giovani, qualsiasi altro posto può sembrare migliore. numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 27 foto di: Ilaria Bramato ra i mestieri più antichi e, al tempo stesso, in continua evoluzione c’è sicuramente quello del militare. Vincenzo Dell’Atti è un ragazzo brindisino appena 20enne che ha scelto la difficile Accademia di Modena. Tra i dodicimila aspiranti, lui è uno dei novanta fortunati. A raccontarci la sua scelta, suo padre Mimmo. La seconda vita dell’oggetto usato di vincenzo maggiore > [email protected] di redazione > [email protected] vetrine inedite vetrine inedite IL COLLEZIONISTA DI CARTE nicola de giorgio e i segreti della cartogiocofilia LA CASA DEL FUTURO ATTERRA A BRINDISI (in basso): alcuni degli articoli in vendita; (a dx in alto): i titolari di n&s domotica nicola de giorgio Q uando si parla di “collezioni” si è soliti valutarne l’importanza in base al numero dei pezzi posseduti. Niente di più sbagliato, perché esistono collezioni composte da poche rarità di altissimo valore e collezioni ricche in quantità ma povere in termini qualitativi. Questo vale anche per le collezioni di carte da gioco, come quella faticosamente costruita dal brindisino Nicola De Giorgio. Sì proprio carte da gioco. Perché accanto a chi si cimenta nella collezioni di francobolli, di vinili, di monete, di vecchie schede telefoniche e di farfalle (più o meno fantomatiche), esiste al mondo una schiera di appassionati che hanno trovato nelle carte da gioco un grande motivo d’interesse. La “cartogiocofilia” consiste proprio nel collezionismo delle carte da gioco che non vengono considerate solo uno strumento per passare il tempo ma articoli che meritano di essere raccolti e conservati. Dietro questi oggetti di uso comune, arrivati in Europa a metà del 1300, si nascondono secoli di storia e variegate modalità di utilizzo che, da un’esigenza primaria di natura essenzialmente ludica, si dipanano fino ai tarocchi e il gioco d’azzardo. De Giorgio è ormai un esperto nel campo. “Tutti i tipi di carte sono nati per il gioco”, pag 28 | DICEMBRE 2010 | numero 8 spiega. Nicola ha svolto numerose ricerche sulle carte nelle diverse regioni italiane, con particolare riferimento all’Italia meridionale nel periodo del Regno di Napoli. “I tarocchi – spiega- rappresentano la naturale evoluzione del gioco delle carte, come avviene nella “briscola”, in cui troviamo l’introduzione della “carta superiore a tutte le altre”. La divinizzazione e la cartomanzia sono passi successivi”. L’argomento meriterebbe un approfondimento sostanzioso, in grado di ricalcare almeno a grandi linee un’analisi storica, culturale, politica, antropologica e artistica a cui specialisti del settore hanno dedicato un numero infinito di libri e pubblicazioni. Ma come nasce la voglia di collezionare carte da gioco? “In maniera del tutto fortuita e casuale, perché all’inizio non rappresentavano altro che dei souvenir di paesi lontani in cui sono stato. Poi si è accesa la miccia della curiosità e ho incominciato a documentarmi”. Il passo più difficile è sicuramente la ricerca delle carte. “Trovare un mazzo di carte antico completo è una cosa difficilissima, ma altrettanto difficile è classificare le carte, che possono essere in prima istanza suddivise in standard e non standard. L’appartenenza delle prime può essere riconosciuta a seconda della tipologia delle raffigurazioni (spade, bastoni, denari, coppe per le italiane; quadri, cuori, fiori e picche per le francesi)”. Per non parlare delle numerose differenze che si possono trovare poi tra le carte da regione a regione. Dedizione e tanta passione, d’altra parte, sono sempre quelle che rendono unica la collezione. una parte della sua collezione www.ciclostyle.it | [email protected] U na casa ultramoderna, da 'comandare' anche dall'ufficio o nella quale entrare stando in vacanza nell'altro capo del mondo. Oggi anche a Brindisi tutto questo è possibile grazie a due giovani appena trentenni che ne hanno fatto un mestiere. Alessandro e Fernando Scivales hanno aperto, infatti, il primo centro di vendita e assistenza -unico in zona- dedicato alla domotica. Ma che cosa c'è dietro questo termine ancora poco conosciuto? "Un mondo estremamente tecnologico che costruiamo su misura grazie a tutta la professionalità acquisita attraverso corsi di specializzazione ed anni di esperienza sul campo”, spiegano. S’inizia a parlare di domotica (dal greco domos, casa e titemi, ordinare) a metà degli anni '90, proprio per venire incontro all'esigenza di semplificare la gestione degli impianti, perfezionare i sistemi di sicurezza e razionalizzare il consumo di energia. In un solo concetto: migliorare la qualità della vita. Nata per uso privato ben si adatta alle varie esigenze del settore industriale. Permette di rendere parzialmente o totalmente autonome tutte le apparecchiature di un ambiente, in particolare quelle dedicate all’elettrotecnica e alla videosorveglianza. Grazie ad un sistema di sensori, molto più sicuro dei cavi a tensione elettrica, si può fornire all'impianto illuminotecnico un sistema di autoapprendimento, in grado di regolare automaticamente l'intensità della www.ciclostyle.it | [email protected] alessandro vecchio, fernando scivales e domotica luce diffusa in base alla presenza o meno della luce naturale, riducendo al minimo lo spreco di energia. Allo stesso modo, lontani da casa, vi si può simulare la presenza (alzando e abbassando le tapparelle, accendendo e spegnendo le luci) attraverso un comando remoto installato sul proprio palmare. E poi è possibile decidere di riscaldare gli ambienti prima di rientrare. Si tratta di un sistema di gestione remota che può essere applicato anche alla video-sorveglianza. L'utente, infatti, può visualizzare dal proprio telefono cellulare, l'intero sistema di telecamere installato in ogni area dell'abitazione o può verificare l'effettiva intrusione di soggetti estranei, in seguito ad un segnale d'allarme. Questo software, inoltre, permette di trasmettere su qualunque monitor presente in casa, inclusi pc e televisori, controllando perciò da una stanza quello che avviene nelle altre. Un mondo estremamente all'avanguardia, un concetto nuovo di abitazione. Non solo. Tutto ciò può essere anche previsto per strutture molto più grandi e complesse come quelle di un'azienda o di grandi spazi pubblici. “È il caso del sistema di telecamere attivato al Palazzetto dello Sport Elio Pentassuglia, in contrada Masseriola, a Brindisi, che garantisce la videosorveglianza completa dell’edificio durante le manifestazioni sportive”, spiegano i due. A breve, inoltre, Fasano assisterà alla costruzione del primo condominio interamente domotico, simbolo di come la domotica stia pian piano conquistando l'attenzione di un maggior numero di cittadini. numero 8 | DICEMBRE 2010 | pag 29 “Il costo di queste implementazioni- assicurano i due esperti- supera solo di 1/3 quello di un impianto tradizionale, progettazione e messa in funzione incluse”. Risparmio energetico, sicurezza, automazione e molto altro. Per calcolare con esattezza l'entità del risparmio energetico che ne può derivare e avere altri approfondimenti, basta raggiungere il negozio N&S DOMOTICA, in viale Commenda 202, Brindisi. vetrine inedite LABORATORIO VIRTUALE DI POESIA E SCRITTURA CREATIVA art: VETRINE INEDITE +39.347.0466197 di redazione > [email protected] una rubrica per liberare il talento notte stellata sul rodano di van gogh È nato il primo laboratorio virtuale di poesia e scrittura creativa. Il contenitore non poteva non essere il sito ufficiale del magazine (www.ciclostyle.it). Uno spazio virtuale di scrittura in cui giocare con le parole, improvvisare, esprimersi. Poesie, haiku, brevi pensieri o prose, frammenti di emozioni, di risposte o domande. Proporremo suggestioni visive (immagini, colori), auditive(brani musicali), olfattive (profumi) e sensoriali. Immergiti negli stimoli proposti e libera la tua creatività. Per partecipare è necessario compilare il form proposto nel canale “Ne vale la Penna” di Ciclostyle.it ed entrare così nella community per inviare gli scritti suscitati da alcuni file (audio, video e immagini) che la redazione vi proporrà. Un modo per consentire ai brindisini di liberare la propria creatività e tutto il proprio talento nel campo della poesia e della scrittura creativa. La rubrica è curata da Monica Cucinelli ([email protected]). La prima suggestione sarà visiva: "Notte stellata sul Rodano" di Van Gogh. Il primo lavoro, in questo caso una poesia, è stata scritta proprio da Monica Cucinelli. Quanto immersa dentro il buio, la profondità della luce. Essa è lì. Solo a tratti, dimentichi di meraviglia e grandezza, la ignoriamo, dimentichi non ci lasciamo avvolgere, da ciò che è già dentro di noi. Ma basta solo un attimo, uno spiraglio. E in quell'aprirsi ciò che desideriamo ci attendeva già; e ci precede, venendoci incontro. Monica Cucinelli make a wish esprimi un desiderio salone parrucchiere acconciature moda | cut & color personalizzati | extension solarium doccia solare estetica manicure | trattamenti | massaggi make-up pacchetti sposa: trucco | capelli | make up diagnosi personalizzata del cuoio capelluto, del capello con tricocamera per problemi di diradamento causa caduta, forfora, desquamazione di Stefania Cuppone a om oR s Cor Via Santa il gusto da prendere … al volo Lucia www.ciclostyle.it | [email protected] Via B. De Rojas | DICEMBRE 2010 | numero 8 Via De’ Gallo pag 30 Via Lata Via Porta Lecce CARPE DIEM P.zza Dante, 11 | BrinDisi | 349.2742466 | 349.4518974 BRINDISI via Dè Gallo, 3 Tel. 0831.1982325 Lunedì chiuso Orario continuato 8.30 - 18.00 Riceve su appuntamento [email protected] skype: adhara.hairbeauty in centro nei pressi della Chiesa di Santa Lucia