Riporto qui di seguito il testo integrale della relazione tenuta nell’anno 1984 in tema di prevenzione e
trattamento della scoliosi giovanile; ovviamente, oggi, scriverei in modo diverso e presenterei l’argomento con
una quantità di dati che ai tempi non possedevo. In particolare mi mancava la conoscenza dell’osteopatia e, in
particolare, del Sistema Fasciale del corpo. Mi è sembrato, comunque, interessante riproporlo in senso “storico”
ma, anche, perché rileggendolo ho trovato attuali alcuni concetti allora espressi e, devo dire, criticati dalla
stessa classe medica che attualmente riconosce, divulga e studia in modo sempre più approfondito gli eventi
gravidanza, nascita, neonatalità, postura, personalità, ecc…
Sottopongo questo scritto alla valutazione di chi avrà l’interesse e la pazienza di leggerlo.
I paramorfismi vertebrali: prevenzione o terapia?
(testo inedito e aggiornato di Relazione presentata alla giornata di studio “La scoliosi nell’età evolutiva”.
Savona, 11 Dicembre 1982).
Estratto da: La Ginnastica Medica (organo ufficiale della Società Italiana di Ginnastica Medica Medicina
Fisica e Riabilitazione) – Volume XXXIII – Fasc. 4-5-6 / anno 1984
Di Mario Craviotto – Chinesiologo
Da tempo chi si occupa della terapia della scoliosi e le famiglie stesse dei ragazzi scoliotici sono indotti a fare
confusione fra scoliosi, atteggiamento scoliotico, difetto di postura, paramorfismo, dimorfismo.
Desidero chiarire quale sarà l’argomento della mia relazione al fine di non generare ulteriore confusione.
La scoliosi, secondo la definizione più aggiornata, è la malformazione della colonna vertebrale e delle strutture
a essa connesse, malformazione ossea e muscolo-legamentosa, che si sviluppa nei tre piani dello spazio. Una
scoliosi strutturale, quindi, è diagnosticabile attraverso l’esame obiettivo, l’analisi della muscolatura
paravertebrale (EMG, VCR), la radiografia della colonna vertebrale.
Il termine “scoliosi” è di implicito significato patologico e implica, nell’uso corrente, il concetto di evidente o
potenziale “strutturazione”e quello di “evolutività”. La “vera” scoliosi è, quindi, da considerare un dimorfismo.
Chi andasse a cercare la definizione del termine dimorfismo facilmente la troverebbe; è possibile, invece,
trovare diverse e, talvolta, contrastanti definizioni di paramorfismo .
Paramorfismo è un termine generico designante un’alterazione acquisita (secondo alcuni AA congenita) delle
forme corporee. Per essere chiari chiameremo Paramorfismo quella alterazione della forma acquisita che possa,
comunque, generare malformazioni strutturali, permanenti e Dimorfismo il difetto probabilmente congenito e
comunque sempre e decisamente strutturato.
La scoliosi idiomatica, quindi, è un dimorfismo (scoliosi dismorfica).
Questa relazione tende a includere il paramorfismo in una turba della personalità del bambino e può generare o
essere generato da disfunzioni psicologiche, affettive, relazionali, oltre che osteolegamentose e muscolari.
Dal momento che la personalità è in diretto rapporto con la strutturazione dello schema corporeo, si potrebbe
ipotizzare che il paramorfismo può essere generato da turbe, appunto, della strutturazione dello schema
corporeo (intendendo per “schema corporeo” l’organizzazione delle sensazioni relative al proprio corpo in
rapporto con i dati del mondo esterno, altri, oggetti, realtà spazio-temporale).
Il paramorfismo sarebbe da considerare, allora, almeno al suo stadio iniziale, un difetto della postura, della
relazione che il soggetto ha con se stesso e con il mondo circostante (ambiente delle cose e delle persone).
Un disturbo della relazione, della comunicazione è una forma di disadattamento e va prevenuto e curato come
tale. Il vero disadattamento può iniziare con disturbi nella relazione con se stesso (difficoltà psico-toniche) e
della personalità.
Primo presupposto per impostare una educazione intesa come formazione adeguata della personalità è, allora,
la coscienza e l’accettazione di sé. Prevenire i paramorfismo vuole dire effettuare una azione educativa che
segua le leggi dell’auxologia, della psicologia, della chinesiologia.
Ho parlato di difficoltà “psico-toniche”perché due funzioni intervengono nella costruzione dello schema
corporeo adeguato:
- La funzione tonica che permette l’equilibrio del corpo e la assunzione di atteggiamenti (base necessaria di
ogni azione corporea). Le emozioni, i sentimenti, le scelte, i rifiuti, le gratificazioni e le frustrazioni sono
sempre vissuti sul piano tonico-emotivo.
- La funzione motoria permette al soggetto di entrare in rapporto con la realtà del mondo che lo circonda
(oggetti, altri, spazio, tempo); di accedere, quindi, alla conoscenza.
Le due funzioni sono strettamente collegate e interdipendenti. Occorre stabilire quando ha inizio questa
educazione intesa come formazione di uno schema corporeo adeguato e, quindi, di una personalità equilibrata
(anche dal punto di vista posturale).
Già nel periodo della gravidanza si verificano fattori e situazioni che intervengono a livello neurologico sul
feto e che determineranno nel nascituro problemi di tipo tonico capaci, a loro volta, di creare barriere, blocchi a
livello di schema corporeo. Addirittura, tali blocchi sono talvolta riscontrabili nella personalità dell’adulto.
Ma grande importanza assume, ovviamente, il momento della nascita. Numerosi studi condotti sull’uomo e
sull’animale hanno messo in luce l’importanza dell’evento nascita sulla formazione della personalità. Una
nascita senza violenza (metodo Leboyer)è già un passo compiuto a favore della prevenzione del disadattamento
e, quindi, del paramorfismo.
E’ dimostrato che il parto naturale (eutocito) sia da preferire a quello cesareo anche a causa della implicita
forma di massaggio e stimolazione cutanea che viene effettuata sul bambino grazie alle contrazioni
uterine.Inoltre, durante il travaglio, vengono fortemente intensificate le stimolazione date dal liquido amniotico,
allo scopo di preparare gli apparati fondamentali al funzionamento postatale, notevolmente diverso da quello
richiesto nell’ambiente liquido nel quale il feto ha trascorso, fino a qui, la sua vita.
Occorre considerare ancora che con la nascita non si conclude, per l’uomo, il periodo di gestazione ma soltanto
la prima parte. La uterogestazione prosegue, infatti, con la esterogestazione, periodo durante il quale grande
importanza assume il dialogo tonico madre-bambino, fatto prevalentemente di contatti a livello di
“pelle”.L’allattamento al seno reca, quindi, vantaggi al bambino (come alla mamma del resto) sia dal punto di
vista fisico sia da quello psicorelazionale. Il travaglio relativamente breve al quale è soggetto l’uomo non è, in
genere, sufficiente ad attivare apparati fondamentali come quello genitourinario, gastrointestinale e,
parzialmente, quello respiratorio. La stimolazione della pelle è capace di attivare questi sistemi e, sembra, possa
influire sul sistema endocrino.
Il massaggio effettuato sul nascituro dal liquido amniotico, dalle pareti uterine, dal contatto con la calda cute
della madre prosegue nel neonato e diventa la prima forma di Educazione Corporea.
Nelle prime settimane di vita si instaura anche un rapporto madre-figlio fatto di sorrisi (interazione sociale), di
voci (strilli, gorgoglii, suoni ga-ga e da-da) che possono imitati al fine di instaurare con il bimbo un vero e
proprio “dialogo”; il pianto attira l’attenzione della madre che soddisferà i bisogni (comportamento di
segnalazione). La rappresentazione dell’intenzione del parlante è detta “performativo”. Il bambino, quindi,
anche nelle prime settimane di vita, “comunica”, cioè interagisce con una intenzione, uno scopo (Camaioni –
La comunicazione nel 1° anno di vita).
Un adeguato rapporto psico-tonico fra madre e figlio può produrre sulla persona:
o
Minore irritabilità
o
Resistenza alla marcata secrezione delle paratiroidi
o
Adeguato funzionamento degli apparati genitourinario e gastrointestinale
o
Scongiura la tensione neuromuscolare e l’ansia
o
Pare che venga influenzata anche la percentuale di anticorpi, in modo che ne risenta positivamente
anche la sensibilità immunitaria dell’adulto
In altre parole la 1° infanzia condiziona la maggiore o minore resistenza alle aggressioni e malattie anche
nelle età successive.
o
Viene condizionato il futuro comportamento materno o paterno del soggetto
o
Aumento del peso corporeo
o
Influenza sulla crescita staturale
o
Maggiore efficienza funzionale di tutti gli apparati corporei, quindi maggiore capacità di affrontare gli
attacchi e le insidie dell’ambiente
o
Differente (migliore) risposta allo stress
o
Minore possibilità di problemi di carattere sessuale nell’età adulta.
PERSONALITÀ DEL BAMBINO
NASCITA – 2 ANNI
2 – 5 ANNI
5 – 7 ANNI
DOPO I 7 ANNI
Periodo materno
Prima infanzia
Periodo di
transizione
Elaborazione definitiva
della personalità
Relazione
Relazione
Tonico – Affettiva
Madre – Figlio
Deambulazione e prensione
Importanza della figura paterna
come primo oggetto percepito
Il bambino si riconosce come
persona e agisce
Necessità di sviluppare le
potenzialità del bambino
attraverso l’educazione
corporea
• Attività
visuo-motoria
• Linguaggio
operativo
• Famiglia
• Insegnante
• Gruppo – classe
• Compagni di gioco
La gravidanza, il parto, i primi giorni di vita, in conclusione, sono la base sulla quale si opererà la formazione
di una personalità adeguata. Affrontare questo periodo in modo completo e corretto significa prevenire, in certa
misura, qualsiasi forma di disadattamento (caratterialità, paramorfismi, ansia, tossicodipendenza, … ),
instaurando nel soggetto un corretto rapporto con se stesso, uno stato di benessere psicofisico.
L’IO NEL MONDO
Nascita
–
2 anni
Io
Io (madre)
Io
Da 2
Io
a 5 anni
Deambulazione e prensione - relazione
Da 5
Io
a 7 anni
Educazione psico – motoria (corporea) - comunicazione
Da 7
Conservazione dell’Io attraverso l’adeguata maturazione dello schema corporeo
a 12 anni
Concetti – conoscenze - attività
Altro (padre)
Dialogo tonico – sensi (tatto, vista, udito, …)
Mondo esterno (altri, oggetti, spazio, tempo)
Realtà dell’altro (e delle cose)
Periodo materno : la funzione tonica che era predominante lascia spazio, attraverso l’utilizzo del corpo, ai
mezzi per comprendere il mondo circostante. Dalla relazione con se stesso si passa alla relazione con gli oggetti
e con gli altri. Il padre è il primo “altro” percepito dal bambino e, a partire dal 2° anno, è portatore di un
principio di realtà e di pluralità. E’ lui che contribuisce in gran parte a formare la personalità, a fare emergere e
maturare le attitudini fondamentali del bambino.
La relazione con se stesso diviene adeguata, corretta, quando è stimolata la presa di coscienza di:
o
Verticalità
o
Peso
o
Articolazioni
o
Segmenti corporei
o
Reazioni muscolari
e si sviluppa attraverso:
o
Coordinazione
o
Equilibrio
o
Respirazione
o
Lateralizzazione
il tutto inserito nella realtà spazio-temporale.
Attività adeguate, in questo periodo, saranno quelle capaci di stimolare nel bambino la scoperta dell’Io, la sua
accettazione e la scoperta del mondo esterno attraverso la familiarizzazione con gli oggetti e il gratificante
rapporto con le persone.
Nel periodo della prima infanzia , attraverso la deambulazione e la prensione, inizia la prima forma di
indipendenza: il bambino si riconosce come persona e incomincia ad agire e notare le reazioni che gli
consentiranno di percepire gli oggetti, riconoscerne le qualità, le relazioni, la loro collocazione nel mondo.
L’azione educativa, in questo periodo (asilo nido, scuola materna), deve tendere a sviluppare le potenzialità del
bambino evitando l’immobilità, l’addestramento, senza condizionarlo alle sole esigenze, desideri e aspettative
dell’adulto. La realtà spazio-temporale da semplice percezione dello spazio e del tempo si traduce in
organizzazione spazio-tempo, sempre favorita da attività adeguate.
Qualsiasi apprendimento deve passare attraverso il corpo, la coscienza, il sé. Particolare importanza, al fine di
impostare e condurre una adeguata educazione corporea, riveste la scuola materna. In effetti, finalmente, oggi si
incomincia a comprendere che la scuola materna è ben più di un “parcheggio” per i bambini che permette ai
genitori di svolgere in tranquillità la professione e scaricare, in buona parte, responsabilità e compiti che
competono, invece, alla famiglia.
SCHEMA RIASSUNTIVO
Disadattamento
Ansia
Paramorfismo
Turbe della relazione
Caratterialità
Tossicodipendenza
Asma
Educazione corporea
Relazione con se stesso
Scoperta di sé
Relazione con gli oggetti
Scoperta del mondo
Tono posturale
Atteggiamento
Comportamento
Differenziazione del sé
Collocazione del sé
Collocare l’Io nel mondo
Conservazione del sé
Realtà (organizzazione)
spazio - temporale
Strutturazione dello schema corporeo
Personalità
Carattere, comportamento, atteggiamento, postura
Il periodo di transizione
L’attività visuo-motoria si sovrappone gradatamente a quella globale nella esplorazione del mondo circostante.
Il linguaggio diventa operativo, consente, cioè, alla formulazione di essere associata all’azione.secondo Lurija
solo dopo i 5/6 anni, dopo aver interiorizzato il linguaggio, il bambino è in grado di controllare le proprie azioni
in rapporto alle istruzioni ricevute.
In questo periodo, dal momento che per il bambino inizia la rappresentazione mentale e la formazione di
“concetti”, è importante controllare se siano state rispettate le tappe della formazione dello schema corporeo.
Deve essere affermata la lateralizzazione affinché il bambino, gestendo in modo corretto il proprio corpo in
rapporto all’ambiente, possa affrontare serenamente l’apprendimento della lettura e della scrittura.
Disturbi nella organizzazione spazio-temporale devono essere tempestivamente individuati e corretti, in modo
che non si instaurino turbe relazionali quali dislessie, disgrazie, ma anche difetti posturali. Un rapporto corretto
con se stesso e con il mondo esterno genererà un atteggiamento fisico e mentale corretto grazie al tono
posturale adeguato.
Elaborazione definitiva della personalità: strutturazione dello schema corporeo.
Qui la relazione divenuta comunicazione a livello verbale, grafico, gestuale, ecc…, è principalmente presente
con:
o
La famiglia
o
L’insegnante
o
Il gruppo classe
o
I gruppi di gioco al di fuori della classe e della famiglia.
Importanza particolare assume (mantiene) l’attività di gruppo come mezzo per instaurare e sviluppare la
relazione con gli altri.
Il gioco si arricchisce di regole e di aspetti competitivi che avranno un loro valore educativo quando
tenderanno alla “conservazione del sé” e non alla “affermazione del sé”.
Conclusione
Le parole che seguiranno, mi auguro, potranno indurre a riflettere:
1) Medici, Ostetriche, ecc… che fanno nascere bambini che strillano, li sculacciano e li confinano in un
lettino lontani da ogni contatto umano (materno), lasciando in loro un’impronta che porteranno, forse,
per sempre
2) I genitori che credono di educare i figli imponendo loro comportamenti non motivati, magari affidando
ad altri il compito di essere severi, redarguire e punire
3) Insegnanti (in particolare di educazione fisica) che credono, come molti allenatori e chinesiologi, che il
movimento consista in una serie di esercizi e che la forza sia la base di ogni attività
Coloro che non troveranno motivi di riflessione, in questi versi, vorranno, se non altro, considerarli un
piacevole modo per concludere una relazione.
Lao Tsu
Quando viene al mondo
l’uomo è duttile e senza forza.
Una volta morto
eccolo duro e rigido.
Le canne e gli altri alberi
quando sono ancora piccoli
si piegano e sono fragili.
e quando muoiono
sono diventati
secchi e facili a spezzarsi.
E’ che forza e durezza
sono compagne della morte
e docilità e flessibilità
amiche della vita.
La forza, in definitiva,
non ha mai conquistato nulla.