TAPPETO ERBOSO Lavori Con il mese di marzo, grazie alle

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TAPPETO ERBOSO
Lavori
Con il mese di marzo, grazie
alle temperature più miti e all’aumento delle ore di luce, il tappeto
erboso riprende a vegetare con
sempre maggior vigore.
Se già non l’avete fatto nel mese di
febbraio, non attendete oltre per la
prima concimazione. Scegliete un concime specifico per tappeti erbosi, meglio se con azoto a lenta cessione tipo il
Compo Floranid Prato 20-5-8, e distribuitelo seguendo attentamente le dosi
riportate in etichetta. Una buona nutrizione è di fondamentale importanza per
la bellezza del tappeto erboso. Questo
infatti è composto da erbe della famiglia delle Graminacee, specie che
rispondono con grande vigore a ogni
apporto di nutrienti. Gli effetti più facilmente visibili sono il miglioramento
del colore, che diviene di un bel verde
brillante; la rapida chiusura di eventuali spazi vuoti, dovuta all’aumento del
numero di foglioline; la diminuzione
della visibilità delle erbe infestanti, che
rispondono meno delle Graminacee alla concimazione, specialmente in questo periodo in cui anche le temperature
sono favorevoli alle specie da tappeto
erboso.
Un’altra operazione fondamentale
per avere un prato di buona qualità è il
taglio. Nei periodi di maggior crescita
(aprile) è bene tagliare il prato come
minimo una volta la settimana, meglio
ancora due. Il taglio frequente favorisce
infatti l’infoltimento dell’erba e ostacola lo sviluppo delle erbacce che si sviluppano in altezza. Inoltre l’erba lasciata crescere troppo ingiallisce alla base e
poi, appena tagliata, fa apparire sul prato antiestetiche striature gialle. La regola da rispettare con scrupolo è quella di
tagliare con una frequenza tale da non
dover asportare ogni volta più di un
terzo della lunghezza delle foglioline.
Mantenete il rasaerba in ottime condizioni affinché esegua un taglio netto,
senza sfilacciare i fili d’erba e senza
piegarli; la lama deve essere affilata
ogni 8-10 ore di lavoro (vedi supplemento «i Lavori» di maggio-giugno
2002, pag. 5). Controllatela in ogni caso
molto di frequente e sostituitela quando
si presenta consumata o danneggiata. La
parte inferiore della scocca del rasaerba
deve essere ripulita dopo ogni utilizzo
dai residui d’erba che vi si appiccicano.
È sempre meglio tagliare il prato con
erba asciutta; in primavera preferite
quindi le ore del pomeriggio, quando la
rugiada non c’è più.
Se siete intenzionati a sostituire il
vecchio rasaerba, tenete presente che
sempre più diffusi risultano in questi
ultimi anni i rasaerba a taglio «mulching» che sminuzzano l’erba riducendola quasi in polvere e consentendo
quindi di evitare la raccolta dei residui
degli sfalci. Vi consigliamo di acquistare una di queste macchine se tagliate il
vostro prato assai di frequente, almeno
una volta la settimana; solo in questo
caso, infatti, il residuo del taglio è minimo e tale da non danneggiare in alcun
modo la salute e la bellezza del tappeto
Un bel tappeto erboso esalta la bellezza del giardino dando rilievo alle piante fiorite dei mesi primaverili
Nel caso in cui il residuo del taglio sia
abbondante, sarà bene che venga
asportato e avviato al compostaggio
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
erboso. L’erba sminuzzata restituisce anzi gli elementi nutritivi
sottratti dalle radici al terreno e
questo consente un risparmio di
circa il 20-30% di concime. Nell’acquisto preferite comunque dei
tipi di rasaerba a taglio «mulching» che consentano, quando
necessario, anche la raccolta dello sfalcio: può sempre capitare infatti di dover
tagliare l’erba cresciuta un po’ troppo.
Se il tappeto erboso non è fitto e uniforme, in marzo ci sono le condizioni
(climatiche e di umidità del terreno)
favorevoli per infittirlo tramite la trasemina. La trasemina consiste nell’eseguire una semina su un tappeto erboso
già esistente, con lo scopo di renderlo
più fitto e quindi di migliorarne l’aspetto. Il sistema migliore consiste nell’effettuare passaggi incrociati con un’arieggiatrice a lame che effettua un’operazione chiamata «verticut» o taglio
verticale. Asportate con una vigorosa
rastrellata tutto il materiale di risulta e
distribuite a spaglio il seme a dosi di
35-40 grammi per metro quadrato.
Potete impiegare lo stesso miscuglio di
semi che già compone il vostro tappeto
erboso oppure impiegare loietto perenne in purezza, specie che possiede la
più alta velocità di germinazione e insediamento tra le graminacee da tappeto
erboso.
Lotta alle infestanti. Nella tarda primavera compaiono nel prato le infestanti Graminacee annuali chiamate,
nel loro insieme, «pabbio» o «pabio».
Le specie che lo compongono sono
solitamente setaria, digitaria e giavone. Queste infestanti appartengono alla
stessa famiglia delle specie che costituiscono il tappeto erboso e perciò sono
abbastanza difficili da eliminare senza
danneggiare quelle buone. Sono dannose in quanto formano dei cespi piuttosto
grossi e, morendo alla prima gelata
invernale, lasciano dei vuoti nella continuità del prato.
Il metodo che vi consigliamo per
contrastarle è quello di impiegare un diserbante «antigerminello», cioè un prodotto che le elimini al momento della
germinazione dei semi; un diserbante di
questo tipo deve essere dato in via preventiva. Con una distribuzione nell’ultima settimana di aprile e un’altra quaranta giorni dopo viene coperto tutto il
periodo di nascita del pabbio (che va di
solito da maggio ad agosto). I diserbanti
«antigerminello» contengono principi
attivi come pendimetalin, trifluralin,
benfluralin, clortal-dimetile. Un buon
prodotto è ad esempio il Pendulum della
Basf (non classificato, grammi 15-20
per 10 litri d’acqua per 100 metri quadrati di prato). Dopo la distribuzione è
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bene irrigare leggermente per favorire la
penetrazione e l’attivazione del prodotto.
Ricordate che i diserbanti antigerminello non vanno impiegati
su tappeti erbosi di nuova semina o traseminati fino almeno al quarto sfalcio.
Come eseguire una corretta semina in contenitore
di piante annuali, biennali e perenni
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PIANTE ANNUALI,
BIENNALI E PERENNI
Lavori
Marzo è per il giardino un mese di
transizione tra l’inverno e la primavera.
Se le grandi gelate non fanno più paura,
esiste ancora il rischio di eventuali nevicate tardive (soprattutto al nord Italia)
che potrebbero «punire» i giardinieri
più impazienti. È d’obbligo quindi
seguire attentamente l’evolversi del
tempo e delle temperature e comportarsi di conseguenza.
Il lavoro comunque non manca, anzi
abbonda perché è tempo di pulizia e di
preparazione del terreno delle bordure e delle aiole. Rastrellate i resti della
pacciamatura, vangate e concimate con
un prodotto tipo NPK + Mg + SO3 (159-15 + 2 + 20, un ottimo prodotto è ad
esempio il Compo Giardino) gli spazi
che accoglieranno i nuovi impianti e
infine dedicatevi all’eliminazione delle
foglie morte e della vegetazione secca
delle piante perenni.
Ricordate che a fine marzo i primi
tepori primaverili favoriranno le passeggiate e le soste in giardino ed è gradevole ammirare un giardino ordinato
anche se non ancora in pieno rigoglio.
Gli ultimi anni ci hanno abituato ad
andamenti stagionali imprevedibili e
se questo marzo fosse poco piovoso
ricordate che molte piante perenni
sono già entrate in piena attività vegetativa e richiedono regolari e abbondanti innaffiature nella parte più
calda della giornata. L’acqua è indispensabile anche per le nuove piantine
appena messe a dimora, come ad
esempio la aubretia, le primule, le pratoline, ecc.
Marzo e aprile sono due mesi di
semine: semina a dimora e semina in
semenzaio coperto, a seconda del clima
e delle specie. Vi diamo qualche consiglio:
– per le semine in semenzaio, o in contenitore, scegliete un terriccio leggero e
ricco di sabbia che, dopo la semina,
premerete leggermente con le mani inumidendo infine con un nebulizzatore;
– per le semine a dimora preparate invece il terreno vangandolo a una profondità di circa 15 cm, eliminando manual-
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Riempite un contenitore, o semenzaio, con del terriccio
leggero e ricco di sabbia e livellate con una tavoletta di
legno o altro materiale-1. Dopo aver ottenuto un perfetto letto di semina-2, per facilitare l’operazione di semina ponete i semi in un foglio di carta piegato a V-3.
Aiutandovi con un setaccio a maglia fine ricoprite i semi
con un leggero strato di terriccio-4. Premete leggermente il terriccio per farlo aderire per bene ai semi e infine
inumiditelo spruzzando acqua con un nebulizzatore-5
mente e minuziosamente le radici delle
piante infestanti (la pazienza di oggi vi
risparmierà molto lavoro domani!),
concimate con un buon concime a lenta
cessione (lo stesso che vi abbiamo precedentemente consigliato, rispettando
sempre scrupolosamente le dosi riportate in etichetta) e infine livellate e rastrellate accuratamente il terreno. I semi più
piccoli vanno semplicemente sparpagliati sul terreno, mentre quelli di
dimensioni maggiori devono essere
interrati a una profondità doppia del
loro diametro. Iniziando a marzo inoltrato potete seminare a dimora – nelle
zone dove la temperatura si è stabilizzata sopra i 10° C – numerose specie di
piante annuali e perenni come ad esempio l’astro, la bella di notte, l’aubretia,
ecc. Da seminare in contenitore o semenzaio a marzo, da trapiantare poi a
dimora in maggio, vi ricordiamo il
Seminate in vaso a marzo i tagete, fioriranno a lungo per tutta l’estate sino
ai primi freddi
tagete, la pervinca, la zinnia, ecc.
La pulizia delle aiole e delle bordure informali, mettendo in evidenza i
vuoti lasciati dalle piante morte durante l’inverno, vi dà l’opportunità di giocare con le infinite forme e colori disponibili in natura. Potrete creare
nuove composizioni scegliendo le
annuali e le perenni che meglio si inseriscono nell’insieme.
Ricordate di consolidare la struttura verde che fa da quinta alle fioriture
con perenni robuste e di facile manutenzione. Per questo ruolo non dimenticate di utilizzare alcune varietà ornamentali di piante officinali che si adattano facilmente a ogni tipo di terreno,
offrono un’infinita varietà di foglie, e
arricchiscono il giardino di profumi e
colori antichi. Molti vivai dispongono a
inizio primavera di esemplari pronti per
il trapianto a dimora: dalle tante varietà
di timo (Thymus longicaulis, Thymus
hybridum «Golden King», Thymus citriodorus «E. B. Anderson», Thymus
serpyllum «East Lodge», Thymus
serpyllum «Albus») ottimo tappezzante
per bordure, al rigoglioso rosmarino
prostrato, sino alla santolina con i suoi
delicati ramoscelli grigio-argento. Se
gli spazi da riempire sono ampi, potete
ricorrere alle molte varietà di menta;
sarà meglio però limitare l’espansione
delle sue radici inserendo barriere di
plastica rigida (anche tipo onduline)
attorno all’area loro destinata.
Un’altra perenne di sicuro successo
per la sua abbondanza di foglie e per
i suoi piccoli fiori vaporosi è l’Alchemilla mollis; altrettanto interessante è
l’Alchemilla alpina.
Abbondate con la lavanda, scegliendo tra le nuove bellissime varietà con
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
Interventi fitosanitari
Con l’inizio della primavera tornano
condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo delle prime infezioni fungine e
delle popolazioni iniziali di molti insetti.
Gli afidi (soprattutto Aphis gossypii)
possono essere già presenti con colonie iniziali derivanti da uova svernanti o da pochi individui che sono riusciti a superare
i rigori dell’inverno riparati in mezzo alla vegetazione fogliare. Nei confronti degli afidi potete ottenere ottimi risultati
con l’impiego di imidacloprid-17,8 (non
classificato, dose ml 5 per 10 litri d’acqua).
In presenza di elevata umidità relativa
dell’aria possono svilupparsi anche le
prime infezioni di mal bianco, riconoscibili
facilmente in quanto la vegetazione fogliare
viene ricoperta da una muffa farinosa di colore bianco con odore di fungo fresco. Contro le infezioni di mal bianco potete utilizzare zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non
classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e ml 0,5 e per litro d’acqua. Per
ostacolare lo sviluppo delle infezioni di occhio di pavone (Heterosporium echinulatum) sulle foglie e sulle talee di garofano
potete utilizzare mancozeb-75 (irritante)
alla dose di grammi 2 per litri d’acqua.
Le piante di garofano che mostrano sintomi di avvizzimento sono probabilmente interessate da attacchi di tracheofusariori o «mal della rama», causati dal microrganismo fungino Fusarium oxysporum
forma dianthi. Le piante colpite da questa
malattia presentano l’imbrunimento dei fasci vascolari, rilevabile sezionando longitudinalmente il fusto. Per ridurre i rischi
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
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1-Afide (Aphis gossypii, mm 2). 2-Mal
bianco (Oidium chrysanthemi) su crisantemo. 3-Occhio di pavone (Heterosporium echinulatum) su garofano. 4Tracheofusariosi (Fusarium oxysporum forma dianthi) su garofano
casi, invece, in cui eccessi di siccità
estiva o straordinari rigori invernali deteriorano la qualità della fioritura, bruciando i boccioli fiorali;
– l’elevata quantità di fiori non è sempre
sintomo di salute delle vostre piante, al
contrario può essere il risultato di qualche stress fisiologico subìto dalla pianta
durante il periodo di formazione dei
boccioli. D’altro canto una ridotta fioritura non è sintomo di malessere, ma
spesso significa che per quell’annata è
stata favorita l’attività vegetativa, in
seguito a un trapianto ben realizzato o a
concimazioni azotate, e in questo caso
senza troppe preoccupazioni basterà
aspettare con pazienza l’anno successivo, accettando la regola dell’alternanza.
Per questi motivi prima della fioritura non è necessario effettuare concimazioni sulle acidofile, ma è solo necessario mantenere una buona umidità del
terreno con razionali irrigazioni.
Foto archivio Consorzio fiori tipici lago Maggiore
fiori che vanno dal bianco al rosa pallido sino al blu intenso. Altre aromatiche
molto utili, non solo in cucina, ma protagoniste delle fasce informali sono la
melissa, la borragine con le sue foglie
pelosette e le molte salvie ornamentali
come ad esempio la Salvia microphylla
che si copre di fiori rosso-violetto dalmese di luglio sino al tardo autunno.
In aprile le piante perenni sono in
piena vegetazione e la riproduzione
per talea offre le migliori possibilità di
riuscita. Tagliate, dai rametti più vigorosi, porzioni di vegetazione di 8-10 cm
di lunghezza; liberate il gambo dalle
foglie basali e tagliate di circa la metà
le rimanenti foglie al fine di limitare la
perdita di acqua (evapotraspirazione).
Immergete le talee in acqua per una
decina di minuti e mettetele a dimora in
piccoli vasetti, o in cassone, riempiti
con terriccio molto sabbioso. Lasciate
al coperto e in penombra per alcuni
giorni e trapiantate a dimora non appena le talee saranno ben radicate.
di diffusione delle infezioni, le piante
colpite vanno estirpate e bruciate e il terreno va irrorato con tiofanato-metile-70 (non
classificato) o con tiabendazolo-41,8 (non
classificato), impiegando le rispettive dosi di grammi 2 e millilitri 4 per metro
quadrato di terreno, diluiti in 4-5 litri
d’acqua al fine di assicurare un’abbondante
bagnatura dello strato di terreno esplorato dalle radici delle piante.
PIANTE ACIDOFILE
Lavori
In questi due mesi sbocciano i fiori
della Camellia japonica, iniziando
dalle varietà più precoci sino alle più
tardive; contemporaneamente spuntano
le infiorescenze di pieris e skimmia.
Seguono l’Azalea japonica e l’Azalea
mollis, e a fine aprile fioriscono i rododendri.
È il momento giusto per godere dello
splendore delle vostre fioriture senza
troppe preoccupazioni e ricordando due
principi fondamentali:
– la durata, l’abbondanza e la qualità
della fioritura dipendono sì dalle condizioni climatiche, ma spesso vengono
determinate dal periodo della formazione dei boccioli fiorali. All’interno del
bocciolo l’intero fiore è già preformato
e le sue caratteristiche dipendono soprattutto dal periodo in cui è avvenuta
questa trasformazione e cioè dalla fine
della primavera precedente: se vi sono
state condizioni avverse o insufficienze
nutritive durante quel periodo, la fioritura, anche a distanza di diversi mesi,
non potrà essere migliorata. Vi sono
In questi mesi sbocciano i magnifici
fiori della Camellia japonica, iniziando dalle varietà più precoci sino alle
più tardive
Alla fine del periodo di fioritura, per
rododendri, skimmie e kalmie, intervenite con la rimozione manuale delle
infiorescenze ormai sfiorite; in questo
modo favorirete la formazione e il migliore sviluppo di nuova vegetazione, e
un’abbondante fioritura l’anno seguente.
Subito dopo la fioritura e, a volte,
contemporaneamente allo sbocciare degli ultimi fiori, arriva il momento più
importante, quello della nuova vegetazione, che, con la fotosintesi, garantirà
nutrimento alla pianta e porterà a una
nuova rigogliosa fioritura l’anno successivo. Durante questo periodo prestate molta attenzione alle vostre acidofile
e fornite loro ogni cura necessaria.
Per prima cosa effettuate, se necessario, gli interventi di potatura che dovranno riportare in forma la pianta e stimolare una vigorosa ripresa vegetativa.
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Nel caso di camelia, pieris e skimmia
eliminate i rami secchi o malati. Accorciate i rami che si sono allungati
troppo e che escono dalla sagoma dell’arbusto effettuando tagli puliti, senza
sbavatura, in coincidenza con una diramazione secondaria o con una gemma
vigorosa rivolta verso la parte esterna
dell’arbusto. Per quanto riguarda le azalee è sufficiente eliminare i getti troppo
allungati che rendono disordinata la
massa verde, anche per far penetrare più
luce all’interno dell’arbusto ed evitare
che la parte centrale si secchi e si impoverisca.
I rododendri infine non vanno sottoposti ad alcuna potatura (salvo l’eliminazione dei rami secchi o rotti), se non
quella che vede l’eliminazione manuale
delle infiorescenze appassite.
Per quanto riguarda le concimazioni ricordatevi che le acidofile non
hanno grandi necessità di fertilizzazioni e possono, invece, soffrire per eccessi di concimazione.
Utilizzate prodotti specifici per acidofile durante il periodo della vegetazione. I concimi minerali composti
(NPK) per acidofile consigliabili hanno titolo 13-5-9+2 (13% di azoto, 5%
di fosforo, 9% di potassio+2% di magnesio) o 12-10-11+2 (12% di azoto,
10% di fosforo, 11% di potassio+2%
di magnesio); preferite quelli con aggiunta di sostanza organica (guano o
cornunghia). Utilizzateli due o tre
volte all’anno, coprendo i mesi primaverili e dimezzando le dosi consigliate
sulla confezione. Se utilizzate un concime a lenta cessione, questo è sufficiente a coprire, in un’unica somministrazione, tutto l’anno.
La gloriosa è una tuberosa rampicante di grande bellezza. Piantatela
possibilmente in prossimità di un
grigliato di legno o ferro, in modo
che possa trovare un supporto adeguato per la sua crescita
infezioni di muffa grigia (Botrytis
cinerea) e di ovulinia (Ovulinia azaleae). La prima malattia viene favorita
da frequenti piogge ed elevati tassi di
umidità relativa accompagnati da basse
temperature. Essa si manifesta sui petali con piccole macchie decolorate che
poi si ampliano e ne causano la marcescenza. I fiori colpiti si seccano e
rimangono appesi alla pianta, ricoprendosi di muffa grigia.
Ovulinia azaleae determina la comparsa di macchie decolorate i cui tessuti appaiono coperti da una patina
vischiosa e lucida. I fiori colpiti avvizziscono e rimangono appesi per lungo
tempo alla pianta. Su questi residui disseccati si formano placche rotondeggianti di colore nero, che costituiscono
Interventi fitosanitari
Durante la fioritura eventuali infezioni a carico del colletto o delle radici
imputabili al microrganismo fungino
Phytophthora cinnamomi vengono evidenziate da avvizzimenti vegetativi che
possono interessare una parte o l’intero
apparato aereo. Le piante colpite vanno
estirpate e bruciate, e per evitare che
con il diffondersi delle infezioni nel terreno vengano aggredite anche altre
piante acidofile circostanti è opportuno
distribuire sul terreno fosetil alluminio80 in granuli (non classificato), alla
dose di grammi 10 per metro quadrato.
Dopo aver distribuito i granuli occorre
effettuare un’irrigazione per solubilizzare il prodotto e per farlo penetrare nel
terreno a contatto con le radici delle
piante.
Le fioriture di azalee e rododendri
possono essere compromesse dalle
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1-Phytophthora cinnamomi su azalea. 2Muffa grigia (Botrytis cinerea) su azalea. 3-Ovulinia (Ovulinia azaleae) su
fiore di rododendro. 4-Minatore fogliare
(Gracilaria azaleella, larve mm 5) su
azalea
gli organi di conservazione del fungo.
Per contenere contemporaneamente lo
sviluppo delle infezioni di ovulinia e di
muffa grigia potete intervenire alla
comparsa dei bottoni fiorali, o al più
tardi alla comparsa delle malattie,
effettuando un trattamento con iprodione-50 (non classificato) alla dose di
grammi 15 per 10 litri d’acqua.
Le piante di azalea possono essere
interessate dalle infestazioni del minatore fogliare Gracilaria azaleella (un
microlepidottero, cioè una piccolissima
farfalla), le cui larve (mm 5) arrotolano
l’estremità o una porzione laterale del
lembo fogliare e, riparate all’interno di
questa, compiono erosioni a carico dei
tessuti, rispettando le sole nervature, e
causano l’ingiallimento e la caduta delle
foglie. Dalle foglie cadute al suolo le
larve immature fuoriescono e, per completare il loro sviluppo, risalgono sulle
piante per attaccare nuove foglie. Il
microlepidottero può causare notevoli
defogliazioni sulle giovani piante. Si
può intervenire alla comparsa delle
prime infestazioni realizzando un trattamento con cartap-20 (Sanvex SGSipcam, non classificato), alla dose di
grammi 15 per 10 litri d’acqua. Il trattamento va effettuato su vegetazione
asciutta e in ore in cui la vegetazione
trattata riesca ad asciugarsi rapidamente.
BULBOSE E TUBEROSE
Lavori
Marzo è il mese migliore per piantare i bulbi estivi classici come il gladiolo e il lilium, oppure la più esotica e
particolare gloriosa.
Il gladiolo ha bisogno di un terreno
fertile e ben drenato, esposto in pieno
sole. Interrate i bulbi delle varietà a
fiore grande a una profondità di circa
10-12 cm e a 15-20 cm di distanza
l’uno dall’altro; le varietà a fiore piccolo, invece, a una profondità pari a tre
volte la loro altezza e a 10-12 cm tra
l’uno e l’altro. Per garantire una buona
crescita mantenete appena umido il terreno e aspettate che tra un’innaffiatura
e l’altra lo strato superficiale si asciughi. Concimate ogni quindici giorni
con un fertilizzante liquido ricco di
potassio, come ad esempio il Concime
Universale della Gesal, rispettando le
dosi indicate in etichetta.
Dopo la fioritura vi consigliamo di
non interrompere la concimazione ma
di continuarla ancora per circa 4-6 settimane fino a che le foglie non sono
completamente ingiallite; in tal modo il
bulbo ha tutto il tempo per immagazziSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
nare le riserve nutritive per la fioritura
del prossimo anno.
Alle specie e alle varietà più alte vi
consigliamo di applicare un tutore, per
esempio una canna di bambù, da inserire, al momento della piantagione, a 5
cm di distanza dal bulbo.
I lilium sono, come buona parte
delle bulbose, di facile coltivazione;
alcune varietà sono adatte anche per il
giardino roccioso e per la coltivazione
in vaso su terrazzi e balconi.
Piantateli in questo periodo in un
terreno ben drenato, miscelato a terriccio di foglie e arriccchito con sostanza
organica ben decomposta; ricordate
però che la maggior parte delle varietà
preferisce un terreno da acido a neutro
(pH da 6 a 7).
I lilium preferiscono una posizione
soleggiata anche se tollerano l’ombra
del sottobosco.
Per piantare i lilium scavate una
buchetta pari a due-tre volte l’altezza
del bulbo; solo il Lilium candidum va
piantato appena sotto la superficie del
terreno. Tra un bulbo e l’altro lasciate
una distanza pari a tre volte il diametro
del bulbo; indicativamente vi consigliamo di piantare da dieci a trenta lilium
per metro quadrato.
Durante la crescita mantenete umido
il terreno, evitando però di bagnare le
foglie e i boccioli per non provocare
l’insorgere di indesiderati marciumi.
Concimate ogni settimana con un fertilizzante liquido ricco di potassio, lo stesso che vi abbiamo precedentemente consigliato per il gladiolo, seguendo come
sempre le dosi indicate in etichetta.
Vi consigliamo di acquistare i bulbi
appena vengono messi in commercio e
di piantarli entro pochi giorni. Se non li
piantate subito toglieteli dalla confezione e conservateli, in una cassetta, coperti da uno strato di sabbia di 5-6 cm
di spessore che andrà tenuta umida sino
al momento della messa a dimora.
La gloriosa (Gloriosa superba) è
una pianta tuberosa rampicante, amante dei climi miti e temperati, dal notevole effetto coreografico per la bellezza dei suoi fiori. I petali sono di un bel
colore giallo acceso e rosso; la varietà
più diffusa è la «Rothschildiana».
La gloriosa vuole terreno fertile e
drenato; preferisce un’esposizione molto luminosa, anche soleggiata, calda e
riparata dal vento.
Piantate i tuberi a una profondità di
7-10 centimetri, possibilmente in prossimità di un grigliato in legno o ferro;
in alternativa piantatela vicino ad altre
piante su cui possa successivamente arrampicarsi. Dal momento della piantagione e per tutta l’estate innaffiatela
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
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1-Criocera
(Lilioceris lilii),
il cui insetto
adulto misura
mm 6-8, su giglio.
2-Larva (mm 10
circa) di Pegomyia
bicolor e 3-mal
bianco, (Oidium
begoniae)
su begonietta
con generosità; concimatela ogni due
settimane con un fertilizzante liquido di
tipo universale, attenendovi scrupolosamente alle dosi consigliate in etichetta.
Interventi fitosanitari
Alla fine di aprile sui lilium possono
già essere presenti infestazioni iniziali
della criocera Lilioceris lilii. Se il
numero di piante è ridotto, potete raccogliere e uccidere gli adulti presenti,
prima che inizino le ovideposizioni. Se
il numero di piante è elevato e sono già
presenti numerose uova, attendete la
nascita delle larve per poi effettuare un
trattamento con deltametrina 1,63 (irritante), alla dose di millilitri 0,8 per litro
d’acqua.
Le begoniette possono presentare
qualche foglia interessata da ampie
mine traslucide occupate dalle larve del
dittero Pegomyia bicolor; asportate e
distruggete le foglie colpite.
Le infezioni di oidio (Oidium begoniae) sulle begonie sono poco comuni
all’inizio della primavera, in ogni modo
se compaiono macchie farinose di colore bianco sulle foglie potete impiegare
zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e
ml 0,5 per litro d’acqua.
ROSAI
Lavori
Durante tutto il mese di marzo
(seguendo le indicazioni fornite ne «i
Lavori» di gennaio-febbraio 2004, pag.
9) potete proseguire i nuovi impianti di
rose a radice nuda e le potature che
vanno però assolutamente terminate
prima che le gemme, già ingrossate, si
schiudano. Una potatura tardiva impoverisce la pianta e ne ritarda la prima
fioritura. Non dimenticate di bruciare i
residui delle potature poiché spesso
sono portatori di malattie fungine o di
insetti che svernano negli anfratti della
corteccia. Ripulite il terreno attorno a
ogni cespuglio, asportando in parte la
pacciamatura invernale e interrandone
il rimanente, unitamente a una manciata di concime composto (ad esempio
15-15-15), o uno specifico per rosai,
attenendovi alle quantità riportate sulle
confezioni.
Solo verso la fine di aprile stendete
un nuovo strato di pacciamatura, ottenuta con materiali naturali (foglie secche, torba, paglia, cippato di corteccia,
ecc.), di 8-10 cm di spessore, dopo aver
nuovamente ripulito il terreno dalle
erbe infestanti; questa copertura andrà
rinnovata anche durante l’estate allo
scopo di mantenere fresche le radici e
limitare l’evaporazione dell’acqua.
Quasi sempre in queste pagine
abbiamo parlato di rose da coltivare in
giardino in piena terra, trascurando
forse un poco quelle che possono crescere anche in contenitore, da posizionare qua e là attorno alla casa. Se desiderate perciò coltivare qualche rosaio
in vaso scegliete rose arbustive a sviluppo moderato o le «miniatura». Non
indirizzatevi assolutamente verso i
rosai rampicanti classici che sono generalmente di grande sviluppo: dopo un’iniziale crescita comincerebbe un lento
degrado, con fioriture scarse.
Anche i rosai coltivati in contenitore
amano il sole, ma gradiscono come tutti
gli altri l’aria fresca e le piogge; dovete
quindi innaffiare i vasi anche due volte
al giorno, mattino e sera, mantenendoli
discosti dai muri per permettere una
buona circolazione dell’aria.
Molto adatte sono le rose a portamento tappezzante come la «Galatea»1 con fiori piccoli, doppi, bianco puro e
numerosissimi, disposti su tutta la lunghezza dei rami; a portamento ricadente come quelli di «Andromeda»-2, una
varietà dai fiori rosa intenso, semidoppi, numerosissimi, a cui fanno seguito
altrettante piccole bacche, rosse a
maturazione, o «Tesorino»-3 che non
supera i 40-50 cm d’altezza e ha piccoli fiori doppi, rosa chiaro, che sbocciano da maggio a ottobre. Anche
«Flaming Star»-4, dai fiori colore rosso
vivo che si rinnovano per tutta la buona
stagione, è una rosa che, pur se vigorosa, cresce e fiorisce anche in vaso.
Fra i rampicanti la scelta è molto
9
Foto Nino Sanremo
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Foto Nino Sanremo
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Foto Nino Sanremo
2
Foto azienda agricola rose Barni
Foto azienda agricola rose Barni
Foto azienda agricola rose Barni
Foto azienda agricola rose Barni
1
1-Galatea
2-Andromeda
3-Tesorino
4-Flaming Star
5-Orange-Meillandina
6-Snow-Meillandina
5
6
ridotta e si limita ai rosai della gamma
«Rampichella-Nino» della Nino Sanremo di Imperia; tra questi vi sono ad
esempio la «Orange-Meillandina»-5 che
ha fiori rosso brillante; «Snow-Meillandina»-6 che ha fiori bianchi e «Prince-Meillandina»-7 che ha fiori rosso
scuro; le tre varietà sono in fiore da
maggio a novembre (vedi indirizzi a
fine rubrica).
È comunque assolutamente necessario usare ampi vasi (minimo cm
60x30x60), sul fondo dei quali si deve
stendere uno strato drenante (di circa 810 cm di spessore) costituito da sassolini, argilla espansa, cocci, ecc. Usate un
buon terriccio universale di sacco con
l’aggiunta di 2-3 manciate di stallatico
e del concime specifico per rose (come
ad esempio Concime Rose della Gesal
oppure Concime per Rose della Compo
seguendo le dosi riportate in etichetta).
In seguito, date le ridotte dimensioni
dei contenitori, dovrete somministrare
nuovamente il concime (sempre seguendo le istruzioni riportate sulla confezione), eventualmente suddividendo
in più volte le dosi, accompagnate da
copiose innaffiature per evitare un’eccessiva concentrazione di nutrienti che
potrebbe danneggiare le radici.
Interventi fitosanitari
Con l’emissione dei nuovi germogli
compaiono puntualmente le prime infestazioni dell’afide Macrosiphum rosae. Alla comparsa delle prime colonie potete intervenite con imidacloprid-17,8 (non classificato), alla dose di ml 5 per 10 litri
d’acqua. L’intervento è notevolmente efficace e le piante rimangono protette per
10
7
tutto il periodo primaverile. Per il contenimento delle precoci infezioni di mal
bianco (Sphaerotheca pannosa) potete utilizzare zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non
classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e ml 0,5 per litro d’acqua.
1
2
1-Afidi (Macrosiphum rosae, mm 1,5), su
germogli di rosa. 2-Mal bianco (Sphaerotheca pannosa) su foglie di rosa
SIEPI, ARBUSTI E ALBERI
Lavori
Con l’arrivo della primavera le piante del nostro giardino riprendono la loro
attività vegetativa. Sia al nord, che al
centro e al sud d’Italia, marzo e aprile sono i mesi in cui dobbiamo veramente
iniziare ad aiutare le nostre piante, dopo
il riposo dell’inverno.
Ecco quindi che, passate ormai le gelate tardive, è il momento di potare le ortensie (sino alla fine di marzo; vedi a
pag. 20 della Guida illustrata «Potatura
piante da giardino» allegata al n. 2/2004)
e le piante che fioriscono sui rami dell’anno, quali ad esempio le lagerstroemie
(vedi a pag. 20 della Guida illustrata
7-Prince-Meillandina
«Potatura piante da giardino»), sempre sino alla fine di marzo. Aprile è anche il mese migliore per potare gli olivi e i lecci del
giardino.
Ricordate di controllare ancoraggi e
sostegni degli alberi messi a dimora lo
scorso anno; se si presenta la necessità allentate le legature per evitare ferite o
strozzature.
In questi due mesi è possibile anche
mettere a dimora siepi, arbusti e alberi,
sia in zolla che coltivati in contenitore, per
completare o riempire eventuali spazi
vuoti del giardino. A questo proposito è
sempre bene di farsi consigliare da un
esperto prima di procedere all’acquisto di
piante che vi sono piaciute durante una visita in un vivaio o garden center: potreste
correre il rischio di mettere a dimora
specie non adatte alla tipologia del terreno
del vostro giardino, alle caratteristiche climatiche della zona e alla posizione in
cui intendete mettere la pianta. Prestate
molta attenzione alla qualità della pianta che acquistate valutando i seguenti
aspetti:
– la zolla, o il contenitore, deve essere di
dimensioni proporzionate allo sviluppo della chioma della pianta;
– la chioma non deve presentare tagli
drastici, potature eccessive, e il tronco non
deve avere ferite e sbucciature varie;
– nel caso di piante coltivate in contenitore accertatevi che abbiano un bel pane
di radici.
Nei mesi di marzo e aprile zappettate le aiole del giardino allo scopo di aerare il terreno e controllate, anche se
avreste dovuto farlo prima dell’inverno,
che non vi siano ristagni d’acqua. Quando zappettate il terreno attorno agli alberi
e agli arbusti fate attenzione a non strapSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
pare le piccole radici capillari superficiali.
Una volta mosso il terreno potete
concimare con un concime organico da
distribuire nella dose di 15-20 kg per gli
alberi adulti (5-10 m di altezza); di 5-10
kg per gli arbusti di medie dimensioni (1,53 m) e di 1-2 kg per gli arbusti di mediepiccole dimensioni. Vi consigliamo di
utilizzare un concime organico in pellet,
oppure, ancora meglio, del letame che potrete reperire in qualche allevamento di
equini o ovini: fate però attenzione che questo sia ben maturo, vecchio di almeno sei
mesi. Pacciamate il terreno allo scopo di
ridurre lo sviluppo delle erbe infestanti nelle aiole che circondano alberi e arbusti; in
commercio potete acquistare diversi prodotti quali corteccia di pino di varie pezzature, gusci di nocciole, ecc. Oltre a
questi si possono usare anche foglie secche o erba tagliata, fresca o secca. Vi
consigliamo in ogni caso di utilizzare
sempre sostanza organica che nel tempo
possa divenire utilizzabile dalle piante.
A chi possiede un grande giardino, con
una notevole produzione di materiale
vegetale di scarto, consigliamo l’acquisto di una piccola cippatrice che è in grado di ridurre il materiale di risulta di tagli, potature, ecc, in una sorta di grossolana segatura; questa non è adatta per
la pacciamatura, ma può essere impiegata
per ottenere un buon compost.
Nei mesi di marzo-aprile è bene inoltre controllare il funzionamento degli
impianti di irrigazione a goccia che irrigano le siepi e gli arbusti del giardino e
che talvolta possono anche servire per gli
alberi di recente impianto.
Interventi fitosanitari
Su numerose piante arbustive possono comparire le prime colonie di afidi.
Tra questi sono da citare Aphis viburni, che invade la giovane vegetazione
e i fiori del viburno palla di neve e Aphis
gossypii su ibisco, ecc. Per le latifoglie arboree sono da citare le varie specie del ge-
1
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1
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nere Peryphillus, come ad esempio il
Peryphillus testudinaceus, che vivono
sugli aceri, soprattutto su acero saccarino, e Aphis craccivora che colonizza foglie e fiori delle acacie. Sui cipressi riprendono a moltiplicarsi le colonie di
Cinara cupressi che hanno trascorso l’inverno sulle parti più riparate dei rami. Le
infestazioni afidiche possono essere efficacemente contenute con imidacloprid17,8 (non classificato), alla dose di ml 5
per 10 litri d’acqua, oppure con pirimicarb17,5 (non classificato) alla dose di grammi 20 per 10 litri d’acqua. Ricordiamo che
quest’ultimo preparato non è attivo contro Aphis gossypii.
Le siepi e i cespugli di bosso sono spesso interessati dalle infestazioni del dittero
cecidomide Monarthropalpus buxi, le
cui larve minano (scavano gallerie) le
foglie e i cui adulti compaiono in genere
durante la seconda metà di aprile. Se
3
1-Aphis viburni (mm 2) su viburno palla
di neve. 2-Afide (Aphis gossypii, mm 2)
su ibisco. 3-Peryphillus testudinaceus
(mm 2) su acero. 4-Afide dell’acacia
(Aphis craccivora, mm 2). 5-Cinara cupressi (mm 2) su cipresso. 6-Monarthropalpus buxi (mm 1,5) su bosso. 7Foglie di acacia di Costantinopoli colpite da psilla (Acizzia jamatonica, mm
2). 8-Seiridium cardinale su Chamaecyparis lawsoniana. 9-Antracnosi (Discula platani) su platano. 10-Rogna (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi)
su olivo
dovete eseguire un’operazione di potatura
eseguitela all’inizio di aprile, prima dell’inizio degli sfarfallamenti, e portate
poi in discarica la vegetazione asportata
in modo da distruggere le larve e le pupe
dell’insetto presenti nelle foglie minate. In questi ultimi anni è divenuta sempre più invadente la psilla (Acizzia jamatonica) sulle piante di acacia di Costantinopoli (Albizzia julibrissin). Questa
psilla inizia a riprodursi con l’emissione
della nuova vegetazione, per poi sviluppare forti infestazioni accompagnate da secrezioni cerose, abbondante melata e fumaggine, con conseguenti notevoli effetti imbrattanti e ripercussioni sull’atti-
4
Come mettere a dimora una siepe. 1-Segnate per tempo il tracciato dello scavo con l’aiuto di una corda tesa fra picchetti infissi nel terreno. 2-Procedete a un primo «scorticamento» del tappeto erboso. 3-Scavate una trincea profonda almeno 60
cm e accantonate la terra lungo il tracciato della stessa. 4-La siepe, a impianto effettuato, si presenta ben allineata. Se è
composta da sempreverdi, procederete alla sua conformazione solamente nella tarda primavera
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
11
vità fisiologica delle piante. Intervenite alla comparsa delle forme giovanili effettuando un trattamento con olio bianco estivo-80 (bio, non classificato), alla dose di
1000 ml per 100 litri d’acqua, con l’aggiunta di 100 ml di estratto di piretro
naturale-4 (bio, irritante o non classificato).
Con le prime giornate soleggiate, sottoponete le piante di cipresso (soprattutto quelle di Cupressus sempervirens e
Cupressus macrocarpa), di Cupressocyparis leylandii e di Chamaecyparis lawsoniana ad un trattamento al fine di ostacolare lo sviluppo di infezioni di Seiridium
cardinale (agente del cancro della corteccia) che si insediano in corrispondenza delle microlesioni della corteccia
causate dalle forti gelate invernali. Per tale intervento potete utilizzare ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) o poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato) alle dosi di grammi 400-500 e 1500 per 100
litri d’acqua.
I platani sono esposti alle infezioni di
antracnosi (Discula platani) che causano l’avvizzimento e la necrosi della giovane vegetazione, la comparsa di cancri
corticali e il disseccamento dei rametti. Gli
esiti della malattia possono essere molto
gravi sulle giovani piante se l’andamento stagionale è caratterizzato da condizioni
di persistente ed elevata umidità ambientale per ripetute piogge. Per prevenire
lo sviluppo delle infezioni, alla ripresa vegetativa si può intervenire con poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato), alla dose di grammi 700 per 100 litri d’acqua.
Per ostacolare lo sviluppo di infezioni
di rogna (Pseudomonas syringae subsp.
savastanoi) sulle piante di olivo e sugli
oleandri, appena sono terminati i freddi invernali effettuate un trattamento con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) o con
poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato),
alle dosi indicate più sopra contro il cancro della corteccia del cipresso.
PIANTE IN VASO DA FIORE
PER TERRAZZO E BALCONE
(fucsie, gerani, lantane e verbene)
Lavori
Fucsie, gerani, lantane e verbene in questo periodo hanno nuovi germogli lunghi
da 5 fino a 20 cm e alcune vecchie foglie.
La vegetazione cresciuta durante l’inverno è molto debole, fine e con foglie
molto chiare e di poco spessore: bisogna
quindi eliminarla per «riformare la struttura della pianta».
Verificate che le piante siano in buona salute: dopo un’innaffiatura la terra dei
vasi deve asciugarsi nel giro di 2-3 giorni ed inoltre non dove mai rimanere acqua
12
La moltiplicazione per talea di fucsie, gerani e lantane
1
2
3
4
Nella sequenza talea di geranio. Prelevate la punta di un rametto da una pianta sana per farne una talea. Questa deve essere lunga da 6 a 10 cm con almeno
5 nodi (o gemme). Effettuate un taglio diritto e togliete le foglie più basse-1. Immergete la base della talea in polvere radicante-2. Preparate un vasetto di torba di 8-10 cm di diametro e riempitelo «a raso» con del buon terriccio. Interrate
per un terzo la talea e innaffiate leggermente-3. Se la talea è provvista di foglie,
«incappucciate» il vasetto con della plastica trasparente in modo da non farle appassire-4. Lasciate il vasetto incappucciato per circa due settimane in una posizione
poco luminosa, poi aprite progressivamente l’involucro e dopo circa venti giorni toglietelo, lasciando il vasetto nella stessa posizione. Innaffiate molto poco; nel
giro di 20-25 giorni dal prelevamento dalla pianta madre la talea inizierà a germogliare e in 30-40 giorni si vedranno le radici sulla superficie del terriccio
nei sottovasi per più di 8-10 ore. Quando
svasate le piante le punte delle radici
devono mostrarsi di un bel bianco puro e
di buon spessore.
La potatura. Potate energicamente le
piante; lo scopo è quello di eliminare
gran parte della vecchia vegetazione per
stimolare la crescita di quella nuova ed avere così una ricca fioritura per tutta la
primavera ed estate.
Asportate i rami malati, marci o troppo fini e potate i rimanenti lasciando solo due-tre gemme, avendo cura che l’ultima sia rivolta verso l’esterno: in questo
modo la pianta crescerà in larghezza permettendo all’aria di circolare all’interno
della chioma; questo serve a prevenire l’insorgere di malattie fungine. Infine togliete le foglie secche, marce e quelle
che si sovrappongono.
È buona norma disinfettare con alcol le forbici dopo la potatura di ogni
pianta in modo da non trasmettere eventuali malattie da una pianta all’altra. Finita la potatura bisogna limitare le innaffiature in modo da non favorire l’insorgere di marciumi.
Il rinvaso. Se rinvasate una pianta ricordate che il vaso deve essere possibilmente più grande di quello vecchio di almeno 3-4 cm, fino a un massimo di 6-8
cm; deve essere nuovo oppure ben pulito e disinfettato con candeggina (vedi
«i Lavori» di gennaio-febbraio, pag. 12).
La forma, il materiale e il colore di un vaso sono indifferenti per una buona riuscita della coltura: fate solo attenzione
che il fondo sia provvisto dei fori di drenaggio.
Il terriccio è il fattore più importante
per avere una pianta rigogliosa e un’abbondante fioritura; il terriccio deve infatti
nutrire e dissetare la pianta e fare respirare le radici. Per fucsie, gerani, lantane
e verbene, come per tutte le altre piante da
fiore coltivate in vaso durante l’estate, è
indispensabile utilizzare sempre e solo terricci nuovi e mai, neppure parzialmente,
terricci vecchi o rigenerati.
Il terriccio deve essere composto il
più possibile da torbe bionde, quelle nere non devono superare il 40% circa del
volume; scartate assolutamente i
terricci provenienti da compostaggio (vanno bene solo per le aiole del
giardino e non per le piante da fiore in vaso).
Ricordate che un buon terriccio, anche
se eccessivamente bagnato, non deve risultare fangoso ma deve rimanere sempre
soffice e spugnoso: se strizzato, deve
perdere gran parte dell’acqua e deve ritornare subito quasi «asciutto». Inoltre un
buon terriccio non formerà mai in superficie una crosta compatta e dura.
Al momento dell’acquisto leggete attentamente sul sacco se il terriccio contiene
già del concime a lenta cessione, altrimenti
aggiungetene in ragione di 2 g per litro.
Il rinvaso deve essere fatto con terriccio
poco bagnato: aspettate almeno due-tre
giorni dopo l’ultima innaffiatura.
Per le piante di un anno non scuotete il vecchio terriccio dalle radici, ma mettete la zolla intera in un
nuovo vaso più grande di 6-8 cm.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
Per le piante più grandi, invece, è
buona norma asportare dal pane di
terra, procedendo dall’esterno, 2-3 cm
del vecchio terriccio e rimetterle in un
vaso più grande di 2-3 cm.
Ricordatevi al momento del rinvaso
di predisporre sui fori di drenaggio del
vaso alcuni cocci capovolti e 2-3 cm di
argilla espansa.
La pianta si deve trovare con la base del
fusto (colletto) allo stesso livello del
terriccio; non mettetela più profonda per evitare indesiderati marciumi. Il terriccio inoltre non deve essere «schiacciato» e deve risultare a livello del bordo del vaso; poi il terriccio si
compatterà abbassandosi di 1-2 cm, sufficienti per eseguire comodamente le
successive irrigazioni.
Per i rinvasi in cui si impiega un contenitore poco più grande rispetto a quello vecchio (3-4 cm) è utile assestare il terriccio con l’aiuto di un bastoncino, con dei
piccoli colpi delle mani sulle pareti del vaso o lasciandolo «cadere» da un’altezza
di 2-3 cm.
Ricordatevi che le piante devono essere
rinvasate entro la fine di marzo.
La moltiplicazione. Questo periodo è
adatto anche per la moltiplicazione. Di fucsie, gerani e lantane prelevate alcune
punte di rametti dalle piante sane (solo da
quelle!) che più vi piacciono per farne delle talee. Queste devono essere lunghe
da 6 a 10 cm con almeno 5 nodi (o gemme). Nel prelevarle effettuate un taglio diritto e togliete le foglie più basse. Immergete la base della talea in polvere
radicante (in vendita in tutti i garden
center). Preparate dei vasetti di torba di 810 cm di diametro e riempiteli «a raso» con
lo stesso terriccio che vi abbiamo consigliato per il rinvaso. Interrate per un terzo la talea e innaffiate leggermente.
Se la talea è provvista di foglie, «incappucciate» il vasetto con della plastica
trasparente, o copritelo con un recipiente trasparente capovolto, in modo da non
farle appassire. Lasciate il vasetto incappucciato per circa due settimane in una
posizione poco luminosa, poi aprite progressivamente l’involucro e dopo circa venti giorni toglietelo, lasciando il vasetto nella stessa posizione. Innaffiate molto poco; nel giro di 20-25 giorni dal prelevamento dalla pianta madre le talee inizieranno a germogliare e in 30-40 giorni
si vedranno le radici sulla superficie del
terriccio.
Per le verbene invece, che hanno una
crescita strisciante e più o meno ricadente, dovete dapprima provvedere a
una potatura «rigenerante» per poi utilizzare i nuovi germogli come talee. A questo scopo è importante far rivegetare le
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
Con attenzione al clima della vostra
zona, spesso già dal mese di aprile
potete cominciare a portare all’esterno
le piante di agrumi coltivate in vaso
piante in un ambiente non troppo caldo ma
molto luminoso in modo da ottenere dei
nuovi rami robusti, poco acquosi e con internodi corti. Procedete poi come per le
specie a crescita eretta (fucsie, gerani, ecc.),
eccezione fatta per la lunghezza delle
talee che deve essere simile ma con almeno
7-8 gemme (o internodi).
Le innaffiature. Durante marzo e aprile
i fabbisogni d’acqua cominciano a crescere
con l’aumentare della lunghezza delle
giornate: ricordatevi sempre di non esagerare con l’acqua: è sempre meglio darne poca che troppa.
Per controllare l’idratazione della terra alzate leggermente il vaso soppesandolo:
se è leggero vuol dire che è asciutto, se è
pesante vuol dire che è ancora sufficientemente bagnato (anche se magari
la superficie sembra secca).
Usate sempre acqua a temperatura
ambiente, mai troppo fredda per non favorire marciumi radicali. Potete lasciare
riposare l’acqua ma solo per qualche ora
e non per settimane! Questo per non favorire la formazione di alghe che poi si
possono propagare alla superficie del
Evidenti macchie
di ruggine
(Puccinia
pelargonii-zonalis)
sulla pagina
inferiore di
una foglia
di pelargonio
terriccio.
Le concimazioni. Con il sopraggiungere della bella stagione le piante ricominciano a crescere e quindi ad avere bisogno
di concimazioni adeguate. Fino al momento del rinvaso se le piante ricominciano
a vegetare provvedete a concimarle da una
a due volte la settimana con un concime
che stimoli la fioritura (cioè con molto fosforo e potassio); se invece le piante sono ancora «ferme», concimatele ogni 15
giorni sempre con lo stesso tipo di concime
impiegando però metà dose. Dopo il rinvaso invece le piante non devono essere
nutrite per circa un mese perché devono
riformare le radici e perché il nuovo terriccio è già sufficientemente concimato.
Concimazioni troppo precoci limitano
la crescita delle radici che si «impigriscono» poiché trovano gli alimenti direttamente con l’acqua d’irrigazione.
Nel prossimo supplemento de «i Lavori» parleremo delle associazioni fra
le piante considerando gli abbinamenti fra
i colori e le esigenze di crescita e colturali di ogni singola specie.
Interventi fitosanitari
Sulle piante di pelargonio in vaso potrebbero essere presenti macchie di ruggine (Puccinia pelargonii-zonalis) nei
confronti della quale potete intervenire con
bitertanolo-45,5 (non classificato) alla
dose di 0,5 ml per litro d’acqua. Se l’attacco di ruggine è di modesta entità è sufficiente asportare e bruciare le foglie
colpite.
AGRUMI IN VASO
Lavori
Con l’arrivo della primavera le temperature vanno gradatamente aumentando ed anche gli agrumi riprendono la
loro attività vegetativa.
Già da aprile potete quindi cominciare a portare all’esterno le piante dal
loro ricovero invernale, tenendo comunque sempre in considerazione il clima
della vostra zona e di conseguenza i suoi
capricci. Fate molta attenzione alle brinate
tardive di questo periodo che possono
compromettere sia la fioritura che la
nuova vegetazione primaverile.
Con il cambiare delle condizioni atmosferiche si impongono anche differenti frequenze di irrigazione rispetto
ai mesi invernali. Inoltre le ore di esposizione al sole, il rapporto fra la grandezza
del vaso e quella della pianta, la quantità di frutti, il tipo di zona (umida o ventilata) sono tutti fattori che influiscono sulla frequenza delle irrigazioni.
13
Come si accennava ne «i Lavori» di
gennaio-febbraio, è importante irrigare abbondantemente le piante di agrumi, anche
2-3 volte a distanza di un quarto d’ora circa ripetendo l’operazione quando gli
strati più superficiali del terreno si presentano asciutti. Quando il terriccio di un
vaso si asciuga la zolla si restringe e si stacca dalle pareti, avviene quindi che l’acqua
se ne scende rapidamente verso il fondo
passando all’esterno della zolla senza
penetrare al suo interno dove vi sono le radici. Se vi limitate quindi a innaffiare
una sola volta, l’acqua se ne andrà via e
la pianta soffrirà l’asciutto.
Periodicamente è inoltre molto importante il controllo del drenaggio del
vaso in modo da evitare dannosi ristagni
d’acqua.
Con la ripresa dell’attività vegetativa,
verso la metà di marzo, è importante effettuare la concimazione delle piante di
agrumi coltivate in vaso con concimi
granulari a lenta cessione a base di azoto, fosforo, potassio (13-7-13) e microelementi, in modo che la pianta trovi a disposizione gli elementi nutritivi di cui
necessita in questo periodo.
Quando portate all’esterno gli agrumi
in vaso eseguite anche la potatura di
contenimento. Sulle piante che hanno
passato un buon inverno e che non si
presentano quindi particolarmente defogliate, eliminate solo quei rametti che
dopo la fruttificazione hanno perso il loro vigore, quelli disseccati o senza foglie
e procedete allo sfoltimento della chioma
per permettere alla luce di penetrare al suo
interno. Per le piante che invece hanno perso molte foglie attendete la ripresa vegetativa per effettuare un intervento di potatura di maggiore entità che prevede
l’accorciamento dei rami di circa 1/3 al fine di stimolare il ricaccio dal basso della vegetazione. Se dopo aver portato all’esterno le piante notate che la gran parte delle foglie cade all’improvviso, vuol
dire che la pianta durante l’inverno non è
stata sufficientemente innaffiata; si deve
quindi procedere a una potatura più radicale
che prevede l’eliminazione dei rami secchi e/o spezzati, di quelli deboli e l’accorciamento di tutti gli altri di circa 1/3.
Interventi fitosanitari
La giovane vegetazione dei limoni
portati all’aperto è già esposta alle infestazioni degli afidi. L’afide verde (Aphis
spiraceola) è la specie più temibile in quanto causa l’accartocciamento delle giovani foglie e impedisce lo sviluppo dei germogli. Non devono invece destare particolari preoccupazioni le infestazioni dell’afide bruno (Toxoptera aurantii) dato che
le colonie sono destinate ad esaurirsi na-
14
1
3
2
1-Afide verde
(Aphis spiraceola,
mm 1,5-2) su foglie
di limone.
2-Afide bruno
(Toxoptera
aurantii, mm 2).
3-Foglie di limone
colpite da minatrice
serpentina
(Phyllocnistis citrella)
turalmente in quanto vengono decimate
da parassitoidi. Le giovani foglie, oltre ad
essere attaccate dagli afidi, sono spesso interessate dalle infestazioni della minatrice
serpentina (Phyllocnistis citrella), le cui
larve scavano mine sottocuticolari visibili
sulla pagina inferiore causando deformazioni fogliari e il disseccamento delle porzioni di foglia interessate.
Per contenere contemporaneamente
le infestazioni dell’afide verde e della
minatrice serpentina si può ricorrere ad un
trattamento unico con imidacloprid-17.8
(non classificato), alla dose di 7 millilitri
per 10 litri d’acqua.
PIANTE D’APPARTAMENTO
Lavori
In primavera l’attività vegetativa delle piante d’appartamento riprende con
vigore grazie all’aumento delle ore di
luce. Bisogna perciò favorire le piante nella loro crescita: da ora e per tutta l’estate produrranno una notevole quantità
di vegetazione e sostanze di riserva che saranno fondamentali per la loro bellezza e
consentiranno loro di passare indenni
l’inverno successivo.
È di grande utilità il rinvaso, così come importanti sono le concimazioni e
le innaffiature.
In marzo al nord è comunque presto per
trasferire all’aperto le piante d’appartamento; è necessario che la temperatura si
stabilizzi: aspettate la fine di aprile o
l’inizio di maggio. Nel frattempo, però, dato che le giornate sono più luminose,
fate attenzione a non lasciare le piante troppo vicine ai vetri delle finestre esposte a
sud e ad ovest per evitare ustioni da sole
(potete schermare le finestre con dei tendaggi chiari). Le piante più sensibili al sole diretto sono le felci ed altre come
l’anturio, la dracena, il Ficus elastica,
la monstera, la maranta, ecc.
Per traslocare le piante all’aperto occorrono temperature stabili, almeno di
16-18° C: la posizione migliore è quella
semiombreggiata. Solo le piante succulente
vanno poste in pieno sole, magari in un angolo allestito a roccaglia, ove tra blocchi
di tufo o piccoli sassi le potete interrare con
il loro vaso, lasciandole a dimora (a seconda
della zona) sino alla fine di settembre-prima quindicina di ottobre; innaffiatele
moderatamente sino a metà maggio, in seguito più abbondantemente.
Un’operazione da fare in aprile, prima
del rinvaso, è la pulizia delle foglie. Utilizzate un panno pulito e umido, meglio
se leggermente imbevuto di latte, e passatelo con delicatezza sulle foglie. In
commercio esistono anche prodotti lucidanti: l’effetto che si ottiene è notevole,
le foglie risultano lucidissime, ma non è
il caso di abusare di questi prodotti perché rivestono la foglia di uno strato impermeabile in aggiunta a quello che la foglia ha già naturalmente. Durante questa
operazione, eliminate anche le foglie ingiallite e rovinate.
Il rinvaso è fondamentale per eliminare il terriccio esaurito e per fornirne
alla pianta di fresco, ricco di sostanza
organica e di nutrienti. È molto probabile
che sulla superficie del vaso si noti uno
strato di terriccio chiaro e polverulento: questo dimostra che la sostanza organica
si è consumata.
Se le radici hanno riempito il vaso, o
peggio, se escono dai fori di drenaggio e
formano una spirale alla base del vaso, bisogna rinvasare con urgenza. Come regola
generale, nei primi 5-6 anni di vita si
devono rinvasare le piante ogni anno aumentando di qualche centimetro (1-2) il
diametro del vaso; in seguito si rinvasano ad anni alterni o ancora più raramente.
Questa operazione va eseguita da marzo
a giugno e, volendo, anche in autunno.
È bene evitare il rinvaso in inverno
e in piena estate perché la pianta si
riprende con maggiore difficoltà.
Un buon terriccio per il rinvaso delle
piante d’appartamento deve presentare alcune caratteristiche fondamentali: consistenza sufficiente a consentire un buon
ancoraggio delle radici; buona porosità per
permettere la circolazione dell’aria e impedire il ristagno dell’acqua; presenza
di nutrienti in proporzioni e quantità
adeguate alle esigenze nutrizionali dei
vari tipi di piante; disponibilità di sostanza organica per favorire la ritenzione dell’acqua e la vita dei microrganismi
utili che rendono fertile il terriccio; valore
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
del pH neutro o quasi (6,5-7).
In linea di massima ricordate che le
piante grasse temono i ristagni d’acqua per
cui il terriccio deve essere particolarmente ricco di sabbia; le felci non sopportano il calcare e vogliono un terreno
molto organico; le piante verdi (ficus,
filodendro, dracena, ecc.) preferiscono una
miscela equilibrata formata da terriccio di
foglie, torba e sabbia in parti uguali; le
piante da fiore prediligono invece un terriccio arricchito di guano (ottimi sono ad
esempio i terricci Compo sana, Piante fiorite, ecc.).
Altro importante lavoro di questo
periodo è la concimazione. Esistono in
commercio degli ottimi prodotti, facili da
somministrare e dosare. A partire da
marzo concimate ogni settimana tutte le
piante d’appartamento (un buon prodotto è ad esempio il «Geovital per piante verdi» della Zapi) o una volta al mese nel caso di prodotti a lenta cessione (Universale
della linea Biovis).
Approfittate di questi mesi per fare alcune propagazioni. Se ad esempio dovete
rinvasare una grossa felce (ricordate di preparare una buona miscela con una parte
di terriccio organico senza calcare, una parte di torba e due di sabbia), quando avete estratto la pianta dal vaso e liberato un
poco le radici dal terriccio esaurito, potete
dividere in due o più parti il cespo tagliandolo verticalmente, avendo cura che
ogni porzione di rizoma mantenga fronde e radici (vedi «i Lavori» di marzo-aprile 2002, pag 16). Anche il papiro può essere propagato facilmente: tagliate una foglia sana e vigorosa con almeno 10 cm di
gambo e ponetela a testa in giù in un
vasetto con qualche cm di acqua. Tenuto
alla luce, vedrete in pochi giorni la nascita
di minuscole radichette che consentiranno di ottenere una nuova pianta.
Non cimentatevi nel moltiplicare una
pianta succulenta come il «cuscino
1
3
2
4
1-Foglie di Ficus elastica infestate da
Planococcus citri, mm 3. 2-Pseudococcus longispinus, mm 2,5. 3-Aleurodidi
(Trialeurodes vaporariorum, mm 2). 4Afide (Aphis gossypii, mm 2)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004
La moltiplicazione per pollone della Cycas revoluta
1
2
3
4
della suocera» (Echinocactus grusonii) partendo dai piccoli getti laterali: questi una
volta tagliati radicano con difficoltà;
inoltre provochereste alla pianta madre ferite attraverso cui potrebbero facilmente
entrare funghi e altri microrganismi parassiti.
Meno inconvenienti, invece, presenta
la moltiplicazione della Cycas revoluta,
soprattutto nelle zone a clima mite dove
questa bella pianta vive bene all’aperto (vedi la sequenza in alto nella pagina).
Adottando i metodi di propagazione che
vi abbiamo suggerito poco sopra non
solo farete esperienza, ma otterrete anche
nuove piantine che potranno sostituire
quelle vecchie, o che potrete regalare ai
vicini di casa o ad altri appassionati di giardinaggio come voi.
Interventi fitosanitari
Controllate frequentemente le piante
in quanto potrebbero ospitare i primi individui di cocciniglie farinose (Planococcus citri e Pseudococcus longispinus),
di aleurodidi (Trialeurodes vaporariorum)
o le prime colonie di afidi (Aphis gossypii). Contro tutti questi insetti può rivelarsi
risolutivo un unico intervento con imidacloprid-17,8 (non classificato) alla dose di ml 0,7 per litri d’acqua.
A cura di: Giovanni Lombardi (Lavori:
Tappeto erboso); Elena Taberna - Le
erbe dei Griggi Montù (Lavori: Piante annuali, biennali e perenni); Andrea Corneo
- Società italiana della Camelia (Lavori: Piante acidofile); Centro internazionale dei bulbi da fiore (Lavori: Bulbose
e tuberose); Anna Furlani Pedoja (Lavori:
Rosai); Andrea Mati (Lavori: Siepi, arbusti e alberi); Luigi Vasarri-Azienda
La Cycas revoluta assai di frequente produce alla base dei polloni1. In primavera staccate un pollone, o tutti se volete, con un coltello
affilato; il pollone deve essere munito di almeno 4-5 foglie-2. Quindi
ponetelo in un vaso di 18-20 cm
di diametro contenente un terriccio
costituito da un miscuglio di terra
fertile di giardino e sabbia in parti uguali-3. Ponete il vaso in una posizione assolata e asciutta, non dimenticando di innaffiare moderatamente-4. Rinvasate ogni 2-3 anni
utilizzando contenitori di dimensioni progressivamente crescenti
Lazzeri (Lavori: Piante in vaso da fiore per
terrazzo e balcone); Alberto Tintori Azienda Oscar Tintori (Lavori: Agrumi in vaso); Maria Grazia Bellardi (Lavori: Piante d’appartamento); Aldo Pollini (Interventi fitosanitari: Piante annuali, biennali e perenni - Piante acidofile
- Bulbose e tuberose - Rosai - Siepi, arbusti e alberi - Piante in vaso da fiore Agrumi in vaso - Piante d’appartamento).
INDIRIZZI
PER ACQUISTI/INFORMAZIONI
Di seguito riportiamo l’indirizzo dei
vivai che commercializzano piante di
rose indicate per la coltivazione in
contenitore; i numeri tra parentesi si
riferiscono alle varietà disponibili:
– Azienda Agricola Rose Barni - Via
del Casello, 5 - C.P. 105 - 51100 Pistoia
- Tel. 0573 380464 - Fax 0573 382072
(1-2-3 e 4), vende anche per corrispondenza. Sconto «Carta Verde»: 10%
fino al 31/12/2004. Per ricevere gratuitamente il catalogo illustrato mettetevi
in contatto direttamente con l’azienda,
citando Vita in Campagna, attraverso i
numeri di telefono e fax sopra riportati;
– Nino Sanremo - Via G. D’Annunzio,
81 - 18038 Sanremo (Imperia) - Tel.
0184 502266 - Fax 0184 502267 (5-6 e
7), vende anche per corrispondenza.
Sconto «Carta Verde»: 5% fino al
31/12/2004. Per ricevere gratuitamente
il catalogo illustrato mettetevi in contatto direttamente con l’azienda, citando Vita in Campagna, attraverso il
numero di fax sopra riportato oppure
collegatevi al sito internet www.ninosanremo.com
C O N T R O L L O
I N D I R I Z Z I
A L 10-2-2004
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