LA SFIDA DELLE SETTE IN AMERICA LATINA

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LA SFIDA DELLE" SETTE" IN AMERICA LATINA
INTERVISTA CON DON MASSIMO LEORATO
1. QUAL È LA SITUAZIONE?
Si tratta di una vera e propria invasione: in questi ultimi anni milioni di cattolici sono passati nelle loro file. Tutto questo
ha anche degli evidenti risvolti politici. Nei decenni scorsi, quando la Chiesa cattolica si è risvegliata ed ha aiutato la
gente a prendere coscienza delle ingiustizie e della necessità di una liberazione, alcune forze economiche multinazionali
- soprattutto negli Stati Uniti - hanno visto messo in pericolo il loro controllo sociale, economico e politico ed hanno
risposto inviando in America Latina missionari e pastori di tutte le loro chiese ed hanno invaso l’America Latina ed in
particolare il Brasile di sette.
Le numerose "sette" e nuovi movimenti pentecostali ed evangelici che proliferano da ogni parte rappresentano una delle
sfide e una delle maggiori preoccupazioni della Chiesa Cattolica in Brasile. In particolare si nota una crescita accelerata
della "Assemblea di Dio", una chiesa protestante della linea pentecostale.
In America Latina ogni anno sorgono circa 6.000 nuove congregazioni protestanti e tra queste 4.000 sono pentecostali.
Dopo il cattolicesimo, il Pentecostalismo è il raggruppamento che conta il maggior numero di fedeli. Dei sessanta milioni
di protestanti che si calcolano oggi in America Latina, la proporzione dei pentecostali è del 75%. In alcune località cilene
superano il 50% della popolazione totale; in Bolivia il 25%; in Brasile si stima che siano 40 milioni. In Cile il Movimento
Pentecostale dispone di 3.000 "case di preghiera", in Venezuela di 700. In Messico due terzi dei protestanti sono
pentecostali.
Le persone che sono passate a questi movimenti affermano che in essi hanno incontrato l'esperienza di cui sentivano
bisogno: l’incontro con Cristo.
Non possiamo negare che, al di la di tutte le forme di tipo magico e religioso, si nasconde una ricerca imperfetta, pero
reale, del trascendente, un tentativo di entrare in contatto con il "nuovo sacro". L'uomo è naturalmente un "essere
religioso" che tende all'incontro con il trascendente, il divino, il misterioso; l'uomo d'oggi si ribella alla razionalità moderna
e tenta di superare la strettoia di tale orizzonte, spesso prendendo falsi cammini. Solo una Chiesa "mistica" può dare
risposte alla ricerca, alla fame, alla sete di assoluto, alla "nostra speranza". La nostra azione pastorale evangelizzatrice
deve saper offrire il vero cammino dell'incontro con Dio, quell'Assoluto, quel totalmente Altro che l'uomo d'oggi cerca:
solo Cristo può colmare il desiderio di esperienza del sacro.
Siccome è un "essere libero", l'uomo ha bisogno di esse illuminato ed orientato perché incontri il vero cammino. Si pone
qui per la Chiesa Cattolica un angustiante interrogativo: come approfittare di quest'ansia del sacro indicando il
cammino corretto senza cadere in forme magiche? È una sfida che non possiamo ignorare. A livello di esposizione di
principi, il Concilio Vaticano II nella dichiarazione "Nostra Aetate" ha affermato chiaramente che la Chiesa Cattolica deve
uscire alla ricerca delle "sementi del Regno" che stano nascoste nelle altre religioni e, perciò, lo stesso vale per questi
movimenti religiosi.
2. QUALI LE RAGIONI DI QUESTO AVANZO?
Le ragioni della conquista delle masse popolari da parte delle sette e chiese evangeliche possono essere riassunte in
questi punti:
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personalizzazione delle comunità intra-ecclesiali, creando altri canali e reti di socializzazione per persone e
gruppi esclusi dalla società anche sul piano religioso;
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capacità di comunicazione attraverso l'uso del linguaggio concreto della vita quotidiana;
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semplificazione teologica della dottrina che presenta certezze e risposte alle ansietà esistenziali dell'uomo:
malattia, sofferenza e morte...;
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fondamentalismo nella lettura biblica e nella concezione religiosa;
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decentramento e popolarità della leadership, reclutando "i pastori" all'interno del popolo ed affidando loro
comunità dalle quali loro stessi provengono e con le quali sono sintonizzati;
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accesso a Dio attraverso il magico ed il meraviglioso;
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forte coinvolgimento affettivo ed emotivo nell'espressione religiosa delle persone e dei gruppi;
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impulso missionario proselitista con demarcazione nitida, difensiva ed aggressiva delle rispettive frontiere
ed identità;
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preservazione di una religiosità che non cede alla penetrazione secolarizzata della "modernità";
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enfasi alla teologia della prosperità: quanto più collabori in denaro con la tua chiesa, tanto più la benedizione
di Dio si manifesta in successo economico e umano;
bisogna inoltre ricordare che la società oggi classifica la persona come numero freddo, senza volto, perduta
nella massa anonima. Il successo delle sette si deve al fatto che loro coltivano la logica del cuore, non della
ragione. I leader delle sette stabiliscono un incontro personale e permanente con le persone,
accompagnano da vicino la gente con molteplici contatti, frequenti visite a domicilio, offrono gesti di amicizia,
una pastorale di conforto, un accompagnamento ininterrotto. Aiutano ad interpretare le esperienze umane, a
rispondere ai problemi, dando una loro parola di fede, una loro "buona novella". In un mondo caotico salvano
l'individuo dall'anonimato, facilitandogli la partecipazione, il senso di responsabilità e di impegno.
Da parte della Chiesa Cattolica si sono compiuti molti studi per tentare di identificarne le cause. Da anni questa
situazione ha stimolato l'osservazione, lo studio, la ricerca e l'applicazione di nuovi atteggiamenti pastorali. Ma, a mio
modo di vedere, si è fatto poco per tradurre in pratica nuovi cammini che la Chiesa Cattolica potrebbe intraprendere. La
grande e complessa struttura della Chiesa Cattolica è la sua forza, ma nello stesso tempo ciò costituisce anche una
sua debolezza.
Le nostre strutture di Chiesa sono spesso superate e lente a cambiare. Le sette hanno strutture leggere, si organizzano
velocemente, s'infiltrano e penetrano rapidamente.
3. QUALI LE CARATTERISTICHE CHE PRESENTANO?
Per esempio le chiese pentecostali si presentano con queste caratteristiche:
- è una chiesa del popolo: nasce non per intervento della sua elite, ma per iniziativa puramente popolare;
- è una chiesa femminile: sono le donne che compongono i cori, sono loro che visitano e fanno l’evangelizzazione
personale;
- è una chiesa vincente: presenta un progetto che entusiasma, che può cambiare il mondo dei poveri;
- è una chiesa con impegno missionario: presenta sempre progetti di nuove costruzioni; sfida i suoi membri ad essere
evangelizzatori nelle loro comunità e parlano continuamente di mandare missionari ad altri Paesi.
4. QUALI PISTE D'AZIONE PASTORALE PER LA CHIESA CATTOLICA?
Innanzitutto una liturgia viva, creativa, spontanea che invita a partecipare. Una liturgia terapeutica, nel senso che
dovrebbe essere luogo caldo dove si possono esternare emozioni, dove si incontra cura spirituale e corporale, si trova
la capacità di riconciliazione con sé stessi, con gli altri, con Dio, con la natura, con l'universo. Una vera celebrazione
parte dall'intimo della persona, dal cuore e coinvolge tutta la persona: intelligenza, affetti, memoria, corpo e anima. In
questo campo possiamo imparare molto dalle sette che sanno conquistare i loro fedeli con celebrazioni vibranti nei gesti,
simboli e canti. Dunque, la nostra liturgia dev'essere più attraente, più partecipata, più viva. Ecco perché molti ci dicono
che non la capiscono e risulta monotona, specialmente per i ragazzi e i giovani. Il culto pentecostale è una festa.
Si canta molto e con entusiasmo e tutti battono le mani, si applaude e si partecipa con libere esclamazioni.
Inoltre, alla luce della nostra esperienza, ci sembra che sia necessario migliorare la comunicazione: usiamo troppo
solo la parola: per la predicazione, il catechismo, le riunioni; diamo poco spazio a gesti, musica popolare, espressione
del corpo, simboli, teatro. Inviamo messaggi, ma non ci preoccupiamo di verificare se sono stati recepiti.
E ciò che trasmettiamo, non sempre e la parola di cui hanno bisogno gli ascoltatori. È necessario valorizzare di più le
emozioni che fanno vibrare il popolo. Le sette utilizzano molto i mezzi di comunicazione sociale. Noi cattolici abbiamo
ancora molto da fare nel campo dei mezzi di comunicazione sociale per imparare ad usarli maggiormente a servizio
dell'evangelizzazione.
Purtroppo il linguaggio teologico è ormai ermetico anche per una persona colta. Occorre parlare con il linguaggio
proprio dell'uomo d'oggi che chiede risposte semplici e adeguate.
5. IN CHE SENSO VANNO RIVISTE LA PASTORALE PARROCCHIALE E LE STRUTTURE PARROCCHIALI?
Si tratta di avviare una pastorale missionaria che decentri la parrocchia: portandola ai "lontani", alla periferia, agli
ambienti dove la gente vive, che si dichiara cattolica, ma non ha accesso ai benefici della Chiesa, alla Parola Dio, ai
sacramenti, ad una visita missionaria di qualcuno che appartiene alla vita della comunità.
Pertanto è urgente passare da una pastorale di mantenimento (epoca della cristianità) ad una pastorale di missione.
Dobbiamo uscire, andare, cercare - come Gesù (Mc 1,38-39) - tutti quelli che non contano nella nostra società, quelli
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che non hanno voce, gli emarginati (i poveri, i prigionieri, i malati, i drogati, le prostitute, i disoccupati, gli anziani, i
mendicanti) e comunicare loro con la nostra vita e con la nostra parola, con la nostra presenza, con il nostro
atteggiamento e servizio. Dobbiamo portare la "Buona Notizia a quelli che sono i preferiti di Dio e che Dio ama, perché
sono suoi figli e fratelli, che sentono di essere soli...".
"Gesù si è avvicinato soprattutto a quelli che erano ai margini della società, dando ad essi la preferenza, quando
annunciava la Buona Novella (Lc 4,18-19). Gesù a questi emarginati fa già vivere un'esperienza di liberazione, stando
con loro, andando a mangiare con loro (Lc 5,30 e 15,2), trattandoli come uguali e amici (Lc 7,34), facendoli sentire amati
da Dio e rivelando così la sua immensa tenerezza verso i bisognosi e i peccatori (Lc 15,1-32).
Così la liberazione e la salvezza, proprie del Regno di Dio, raggiungono la persona umana nelle sue dimensioni sia
fisiche che spirituali. Due gesti caratterizzano la missione di Gesù: il guarire e il perdonare (RM 14).
La Chiesa tutta è chiamata ad un'opzione chiara e preferenziale per i poveri (Lc 4,16-20). La Chiesa nel mondo intero
vuole essere la Chiesa dei Poveri (Lc 4, 16-20).
Oggi le persone sentono la necessità di un'istituzione che le chiami per nome e che le accolga come membri di un
gruppo; sentono la necessita di un rapporto meno anonimo di quello che si vive nella complessa moderna società. Solo
le relazioni personalizzate permettono che nessuno si senta dimenticato e che ognuno si senta importante e che sia
ugualmente benvenuto.
L'uomo ha bisogno della comunità, fatta a misura d'uomo, per stabilire relazioni più strette, per essere trattato come
"qualcuno" e per realizzare una maggiore partecipazione, protezione, migliori relazioni interpersonali, più comunicazione
e scambio di esperienze e di testimonianze.
In fine dei conti sono le perenni aspirazioni umane: desiderio di comunicazione, amicizia, accettazione, dialogo, incontro,
partecipazione, protezione, tranquillità e sicurezza. La nostra esperienza ci rivela che solo una parrocchia più
missionaria risponde a questa esigenza e si torna un luogo nuovo in cui il cristiano vive la sua appartenenza alla Chiesa.
Bisogna superare alcuni vizi della nostra organizzazione pastorale: il funzionalismo, la pastorale dei risultati, delle tante
cose da fare.
Nell'anonimato attuale la parrocchia funziona solo come dispensatrice di servizi; ogni senso di appartenenza si
affievolisce e c'è chi va alla ricerca della "setta" vicina di casa, come luogo di logoterapia e soggettività nella fede.
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