L`esistenza di universi paralleli al nostro potrebbe essere

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George F.R. Ellis è cosmologo e professore emerito
di matematica all’Università di Città del Capo, in Sudafrica.
È uno dei più grandi esperti al mondo della teoria
della relatività generale ed è il coautore, con Stephen Hawking,
del fondamentale volume The Large Scale Structure of
Space-Time (Cambridge University Press, 1975).
COSMOLOGia
Tutti i dubbi
sul multiverso
L’esistenza di universi paralleli al nostro potrebbe
essere impossibile da dimostrare scientificamente
di George F. R. Ellis
N
egli ultimi dieci anni i cosmologi sono stati affascinati da una congettura straordinaria: l’universo in espansione che osserviamo non è unico, esistono miliardi di altri
universi. Non c’è un universo: c’è un multiverso. Grandi scienziati hanno affermato
che si tratta di una rivoluzione super-copernicana. Secondo questa ipotesi, non solo
il nostro pianeta è uno tra tanti, ma addirittura il nostro universo è insignificante alla
scala cosmica delle cose. È soltanto uno tra innumerevoli universi, ognuno dei quali se ne sta per conto suo. La parola «multiverso» ha diversi significati. Gli astronomi possono osservare fino a una distanza di 42 miliardi di anni luce, il nostro orizzonte visivo cosmico. Non abbiamo ragione di ritenere che l’universo finisca lì. Oltre potrebbero esserci molti, addirittura infiniti, domini analoghi a quello
che osserviamo. Ognuno ha una diversa distribuzione iniziale di materia, ma in tutti operano le stesse
leggi della fisica.
Quasi tutti i cosmologi (me compreso) accettano questo tipo di multiverso, che Max Tegmark chiama
«livello 1». Ma alcuni vanno oltre, proponendo tipi di universo diversi, con fisiche differenti, storie diverse, e magari anche diverse dimensioni spaziali. La maggior parte sarà sterile, alcuni però brulicheranno di vita. Uno dei principali sostenitori di questo multiverso di «livello 2» è Alexander Vilenkin, che
traccia il quadro di un insieme infinito di universi con un numero infinito di galassie, pianeti e persone che si chiamano come voi e stanno leggendo questo articolo.
In breve
Fotografia di Levi Brown
Negli anni novanta l’idea degli
universi paralleli è passata
dalle pagine dei libri di
fantascienza a quelle delle
riviste scientifiche. Molti
scienziati affermano che
esistono milioni di milioni di altri
universi, ognuno con le proprie
leggi fisiche, oltre il nostro
orizzonte visivo. Nel complesso,
questi universi compongono il
cosiddetto multiverso.
Il problema è che non è
possibile effettuare
un’osservazione astronomica in
grado di rilevare questi altri
universi. Le argomentazioni,
nella migliore delle ipotesi,
sono indirette. Addirittura, se il
multiverso esiste, lascia senza
spiegazione i misteri più
profondi della natura.
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I r i s c h i d e l l’ e s t r a p o l a z i o n e
Che cosa c’è oltre?
Quando gli astronomi scrutano l’universo vedono fino a una
distanza di circa 42 miliardi di anni luce, il nostro orizzonte
cosmico, che rappresenta la distanza che la luce ha potuto
percorrere dal big bang (e quanto si è espanso l’universo da
allora). Assumendo che lo spazio non finisca lì e possa essere infinitamente grande, i cosmologi formulano ipotesi su
quale aspetto possa avere il resto dello spazio.
Multiverso di livello 2: discutibile Molti cosmologi vanno
oltre e ipotizzano che, a una distanza sufficientemente
grande, le cose abbiano un aspetto piuttosto diverso da ciò
che vediamo. I nostri dintorni potrebbero essere una tra molte
bolle che fluttuano in un ambiente per il resto vuoto. Le leggi
fisiche varierebbero da bolla a bolla, portando a una varietà
quasi inconcepibile di risultati. Queste altre bolle possono
essere impossibili da osservare addirittura in astratto.
L’autore e altri scettici hanno dei dubbi su questo tipo di
multiverso.
Simili ipotesi sono state formulate fin dall’antichità da molte
culture. La novità è che il multiverso è una teoria scientifica, con
tutte le implicazioni sul suo rigore matematico e la sua verificabilità sperimentale. Sono scettico su questa affermazione. Non credo che l’esistenza di questi altri universi sia stata dimostrata, né
che possa mai esserlo. I sostenitori del multiverso, se da una parte
stanno ampliando di molto la nostra idea della realtà fisica, stanno
anche ridefinendo implicitamente ciò che si intende per «scienza».
Oltre l’orizzonte
Chi accetta l’idea del multiverso di livello 2 propone varie teorie
su come possa emergere una simile proliferazione di universi e su
dove si troverebbero. Potrebbero trovarsi in regioni di spazio oltre
la nostra, come prospetta l’inflazione caotica di Alan Guth, Andrei
Linde e altri (si veda Un universo inflazionario che si autoriproduce, di Andrei Linde, in «Le Scienze» n. 317, gennaio 1995). Potrebbero esistere in momenti temporali diversi, come propone il modello di universo ciclico di Paul J. Steinhardt e Neil Turok (si veda
Prima del big bang, di Gabriele Veneziano, in «Le Scienze» n. 429,
maggio 2004). Potrebbero trovarsi nel nostro stesso spazio ma in
una diversa diramazione della funzione d’onda quantistica (si veda
La fisica quantistica del viaggio nel tempo, di David Deutsch e Michael Lockwood, in «Le Scienze» n. 309, maggio 1994). Potrebbero
non avere una posizione ed essere scollegati dal nostro spazio-tempo, come ipotizzano Tegmark e Dennis Sciama (si veda Universi
paralleli, di Max Tegmark, in «Le Scienze» n. 418, giugno 2003).
L’opzione più accreditata è quella dell’inflazione caotica, su cui
mi concentrerò, ma molte mie osservazioni si applicano anche alle
altre proposte. L’idea è che lo spazio nel suo complesso sia un vuoto in eterna espansione, al cui interno gli effetti quantistici generano continuamente nuovi universi come fa un bambino con le bolle
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Noi
Noi
Noi
42 miliardi di anni luce
Universo osservabile
di sapone. Il concetto di inflazione risale a metà degli anni ottanta e i fisici l’hanno rielaborato sulla base della loro teoria più generale: la teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe permette alle
bolle di avere un aspetto molto diverso tra loro. Anzi, ognuna comincia la propria esistenza non solo con una distribuzione casuale
di materia, ma anche con tipi casuali di materia. Il nostro universo
contiene particelle come elettroni e quark, che interagiscono tramite forze come l’elettromagnetismo; altri universi possono avere tipi diversi di particelle e di forze. In altre parole, leggi locali della fisica diverse. L’insieme completo delle leggi locali ammesse è detto
«pae­saggio». In alcune interpretazioni della teoria delle stringhe il
paesaggio è immenso, e consente un’enorme diversità di universi.
Molti fisici che si occupano del multiverso, soprattutto i sostenitori della teoria delle stringhe, non sono interessati agli universi
paralleli di per sé. Per loro le obiezioni al multiverso come concetto non sono importanti. Le loro teorie sopravvivono o sono abbandonate in base alla coerenza interna e, si spera, prima o poi in base
agli esperimenti. Al contrario dei cosmologi, si basano sull’ipotesi
di un multiverso senza preoccuparsi di come si sia formato.
Per un cosmologo il problema fondamentale di tutte le ipotesi
sul multiverso è la presenza di un orizzonte visivo cosmico. L’orizzonte è il limite di quanto lontano riusciamo a vedere, perché i segnali che viaggiano verso di noi alla velocità della luce (che è finita) non hanno avuto tempo, dall’origine dell’universo a oggi, di
raggiungerci da punti più lontani. Tutti gli universi paralleli si trovano fuori dal nostro orizzonte e rimangono oltre la nostra capacità di vederli, adesso o in futuro, per quanto possa evolvere la tecnologia. Sono anche troppo lontani per aver avuto qualsiasi influenza
sul nostro universo. È per questo che nessuna affermazione dei sostenitori del multiverso può essere confermata direttamente.
I sostenitori ci dicono che possiamo descrivere in termini ge-
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Multiverso di livello 1
nerali ciò che accade 1000 volte più lontano del nostro orizzonte cosmico, 10100 volte, 101.000.000 volte, infinite volte, e il tutto con
i dati che otteniamo al di qua dell’orizzonte. È un’estrapolazione
straordinaria. Forse a larghissima scala l’universo si richiude su se
stesso e non c’è un infinito. Forse tutta la materia ha fine da qualche parte, e oltre c’è solo spazio vuoto. Forse spazio e tempo finiscono in una singolarità che delimita l’universo. Semplicemente
non sappiamo che cosa avvenga perché non abbiamo informazioni su queste regioni, e non le avremo mai.
Sette ragionamenti discutibili
Illustrazioni di Chad Hagen
Multiverso di livello 1: plausibile L’ipotesi più semplice è
che il nostro volume di spazio sia rappresentativo del tutto.
Esseri alieni distanti vedono volumi diversi, ma il tutto ha un
aspetto sostanzialmente simile, a parte le variazioni casuali
nella distribuzione della materia. Queste regioni, visibili e
invisibili, formano tutte insieme un tipo basilare di multiverso.
La maggior parte dei sostenitori del multiverso è conscia di questo problema, ma molti pensano che sia possibile formulare ipotesi
ragionate su che cosa accade laggiù. Le loro argomentazioni ricadono in sette grandi categorie, su ognuna delle quali c’è qualcosa da eccepire.
Lo spazio non ha fine. Pochi mettono in dubbio il fatto che lo
spazio si estenda oltre il nostro orizzonte cosmico e che al di là di
ciò che osserviamo si trovino altri domini. Se questo tipo limitato di multiverso esiste, possiamo applicare quello che osserviamo
ai domini oltre l’orizzonte, con un’incertezza sempre maggiore via
via che consideriamo regioni più lontane. È quindi facile immaginare tipi più elaborati di variazioni, comprese fisiche alternative
che valgono dove non arrivano le nostre osservazioni. Ma il problema di questo tipo di estrapolazione, dal noto all’ignoto, è che
nessuno può dimostrare che siano sbagliate. Come fa uno scienziato a decidere se la sua immagine di una regione di spazio-tempo
non osservabile sia un’estrapolazione ragionevole o irragionevole di quello che osserviamo? Altri universi potrebbero avere distribuzioni iniziali di materia differenti, o potrebbero avere addirittura
valori diversi per le costanti fisiche fondamentali, come quelle che
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Multiverso di livello 2
fissano l’intensità delle forze nucleari? Sono possibili entrambe le
situazioni, a seconda delle ipotesi di partenza.
La fisica nota prevede altri domini. Le teorie unificate considerate prevedono entità quali i campi scalari, ipotetici parenti degli altri campi che riempiono lo spazio, come il campo magnetico.
Questi campi darebbero luogo all’inflazione cosmica e creerebbero
universi all’infinito. Queste teorie sono ben fondate dal punto teorico, ma la natura di questi ipotetici campi è sconosciuta, e i fisici
devono ancora dimostrarne l’esistenza, per non parlare poi di misurarne le presunte proprietà. L’aspetto fondamentale è che i fisici non hanno dimostrato che la dinamica di questi campi permetta
l’azione di leggi fisiche diverse in un universi-bolla differenti.
La teoria che prevede un’infinità di universi supera un esame
osservativo cruciale. La radiazione cosmica di fondo a microonde
rivela l’aspetto dell’universo alla fine della sua prima era di espansione calda. Le strutture osservate suggeriscono che il nostro universo abbia attraversato un periodo di inflazione. Ma non tutti i tipi
di inflazione proseguono per sempre e creano un numero infinito di
universi-bolla. Le osservazioni non identificano il tipo di inflazione necessario rispetto agli altri tipi. Alcuni cosmologi, come Steinhardt, affermano addirittura che l’inflazione eterna avrebbe generato strutture diverse da quelle osservate nella radiazione di fondo (si
veda Il dibattito sull’inflazione, di Paul J. Steinhardt, in «Le Scienze»
n. 513, giugno 2011). Linde e altri non sono d’accordo. Chi ha ragione? Dipende dalle ipotesi sulla fisica del campo inflazionario.
Le costanti fondamentali sono tarate con precisione per permettere la vita. Una caratteristica importante del nostro universo
è che le costanti fisiche hanno i valori necessari per la formazione
di strutture complesse, tra cui gli esseri viventi. Steven Weinberg,
Martin Rees, Leonard Susskind e altri affermano che un multiverso
esotico fornisce una spiegazione per questa apparente coincidenza:
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energia oscura e multiverso
I conti tornano?
Come prova a favore del multiverso, i suoi sostenitori citano spesso la
densità dell’energia oscura che domina il nostro universo. In un multiverso la densità varia da universo a universo. Relativamente pochi universi
hanno un valore nullo o basso; la maggior parte ha valori elevati (area in
blu). Ma troppa energia oscura distrugge le strutture complesse, e quindi la maggior parte di questi universi non sarebbe abitabile (area in rosso). Mettendo insieme questi due elementi, gli universi abitabili come il
nostro dovrebbero avere una densità media di energia oscura e, guarda
un po’, il nostro universo ha proprio quel valore (massimo dell’area di sovrapposizione). Gli scettici del multiverso, però, affermano che questo è
un ragionamento circolare: vale solo se si parte assumendo l’esistenza
del multiverso. È un controllo di coerenza, non una dimostrazione.
Alta
Probabilità di sopravvivenza della vita
Probabilità di formazione dell’universo
Universo non abitabile
Probabilità
Universo abitabile
Bassa
Bassa
Osservata
Densità di energia oscura
Alta
Troppa libertà di movimento
Grafico di Jen Christiansen
se in un insieme sufficientemente ampio di universi compaiono tut- Anzi, non sappiamo neppure quali siano le possibilità. Questa proti i valori possibili, da qualche parte si troveranno quelli adatti alla posta ha senso solo a confronto con un principio o schema orgavita. Questo ragionamento è stato applicato per spiegare la densità nizzativo non verificabile che decida che cos’è permesso e che cosa
di energia oscura che accelera l’espansione dell’universo. Concor- no: per esempio che tutte le possibili strutture matematiche debbado che il multiverso sia una possibile spiegazione valida per il valo- no essere realizzate in qualche dominio fisico (come ipotizza Tegre di questa densità; si può dire che sia l’unica opzione fondata dal mark). Ma non abbiamo idea di quali tipi di esistenza siano consepunto di vista scientifico che abbiamo, ma non abbiamo speranza guenza di questo principio, a parte il fatto che devono includere il
di testarla con le osservazioni. Inoltre la maggior parte delle anali- mondo che osserviamo. E non abbiamo alcun modo di verificare
si di questo problema danno per scontato che le equazioni fonda- l’esistenza o la natura di un principio organizzativo del genere. Da
mentali della fisica siano le stesse ovunque e che cambino solo le un certo punto di vista è una proposta attraente, ma la sua ipoteticostanti; ma se si prende sul serio il multiverso non è detto che sia ca applicazione alla realtà è congetturale.
così (si veda In cerca di vita nel multiverso, di Alejandro Jenkins e
Assenza di prove
Gilad Perez, in «Le Scienze» n. 499, marzo 2010).
Le costanti fondamentali coincidono con le previsioni sul
Anche se le argomentazioni teoriche non raggiungono il loro
multiverso. Questa argomentazione affina la precedente suggeren- scopo, i cosmologi hanno proposto esperimenti per mettere alla
do che l’universo non sia tarato con una precisione maggiore dello prova l’esistenza degli universi paralleli. La radiazione cosmica di
stretto indispensabile. I suoi proponenti hanno stimato le probabi- fondo a microonde potrebbe conservare tracce di altri universilità di vari valori della densità dell’energia oscura. I valori maggio- bolla se, per esempio, il nostro universo si è scontrato con un’altra
ri hanno probabilità più alte, ma corrispondono a un universo più bolla del tipo previsto dall’ipotesi dell’inflazione caotica. La radiaostile alla vita. Il valore che osserviamo dovrebbe essere sull’orlo zione di fondo potrebbe anche contenere resti di universi esistidella non abitabilità, e sembra che effettivamente sia così (si veda ti prima del big bang in un ciclo infinito di universi. Questo, in
l’illustrazione nella pagina a fronte). Il punto deeffetti, è un modo in cui si potrebbero trovare vebole del ragionamento è che non possiamo applire prove di altri universi. Alcuni cosmologi hanno
I cosmologi
care un’argomentazione probabilistica se non c’è
affermato di aver osservato questi resti. Le presunhanno proposto te osservazioni, però, sono contestate, e molti dei
un multiverso a cui applicare il concetto di probabilità. Il ragionamento, quindi, dà per scontata
esperimenti per multiversi possibili non lascerebbero prove. Quinla sua conclusione prima di cominciare; non lo si
di si possono mettere alla prova solo alcune specimettere alla
può applicare, se c’è un unico universo dotato di
fiche classi di multiverso.
esistenza fisica. La probabilità serve a mettere alla
Un secondo esperimento osservativo cerca vaprova l’esistenza
prova la coerenza della proposta di un multiverso,
riazioni in una o più costanti fondamentali, che sodegli universi
non è una dimostrazione della sua esistenza.
sterrebbero la tesi che le leggi della fisica non soLa teoria delle stringhe prevede una diversino immutabili. Alcuni astronomi dichiarano di
paralleli
tà di universi. La teoria delle stringhe è passata
aver trovato queste variazioni (si veda Costanti indall’essere una teoria che spiega tutto a una teoria in cui quasi tut- costanti, di John D. Barrow e John K. Webb, in «Le Scienze» n. 444,
to è possibile. Nella sua forma attuale prevede che molte proprie- agosto 2005). I più, però, considerano dubbie queste osservazioni.
tà essenziali del nostro universo siano casuali. Se l’universo è uniUn terzo test misura la forma dell’universo osservabile: è sferico
co nel suo genere, queste proprietà sembrano inspiegabili. Come (curvatura positiva), iperbolico (curvatura negativa) o «piatto» (curpossiamo capire, per esempio, il fatto che la fisica ha esattamen- vatura nulla)? Gli scenari del multiverso prevedono in genere che
te quelle proprietà vincolanti che permettono alla vita di esistere? l’universo non sia sferico, perché una sfera si richiude su se stesSe l’universo è uno fra tanti, queste proprietà hanno senso. Nulla sa, ammettendo solo un volume finito. Purtroppo, questo test non
le ha selezionate, sono semplicemente quelle emerse nella nostra è decisivo. L’universo oltre il nostro orizzonte potrebbe avere una
regione di spazio. Se fossimo vissuti altrove avremmo osservato forma diversa da quello della parte osservata; quel che più importa,
proprietà diverse, ammesso di poterci esistere (nella maggior par- non tutte le teorie sul multiverso escludono una geometria sferica.
te dei luoghi la vita sarebbe impossibile). Ma la teoria delle strinUn’analisi più utile è quella della topologia dell’universo: ha una
ghe non è una teoria ben dimostrata, non è neppure completa. Se forma circolare come una ciambella o un pretzel? Se sì, avrebbe diavessimo prova del fatto che la teoria delle stringhe è corretta, le mensioni finite, il che confuterebbe la maggior parte delle versiosue previsioni potrebbero essere un’argomentazione legittima e so- ni dell’inflazione e, in particolare, gli scenari sul multiverso basati
stenuta sperimentalmente a favore di un multiverso. Ma non ab- sull’inflazione caotica. Questa forma genererebbe strutture periodibiamo questa prova.
che nel cielo, come enormi circonferenze nella radiazione cosmiTutto quello che può accadere, accade. Cercando di spiegare ca di fondo (si veda Viviamo in un universo finito?, di Jean-Pierre
perché la natura obbedisce a certe leggi e non ad altre, alcuni fisici Luminet, Glenn D. Starkman e Jeffrey R. Weeks, in «Le Scienze» n.
e filosofi hanno ipotizzato che la natura non abbia mai compiuto 370, giugno 1999). Configurazioni del genere non sono state trovauna scelta: tutte le leggi possibili valgono da qualche parte. Que- te, ma questo non può essere portato a favore del multiverso.
sta idea si ispira in parte alla meccanica quantistica che, come disInfine, i fisici possono sperare di dimostrare o confutare alcuse in modo memorabile Murray Gell-Mann, afferma che tutto ciò ne teorie che prevedono un multiverso. Potrebbero trovare proche non è proibito è obbligatorio. Una particella segue tutte le tra- ve osservative contro le versioni caotiche dell’inflazione o scoprire
iettorie che può seguire, e quella che osserviamo è la media ponde- un’incoerenza matematica o empirica che li costringa ad abbandorata di tutte queste possibilità. Forse lo stesso vale per l’universo, il nare il paesaggio della teoria delle stringhe. Una situazione simile
che implicherebbe un multiverso. Ma gli astronomi non hanno la indebolirebbe buona parte delle motivazioni alla base dell’idea di
minima probabilità di osservare questa molteplicità di possibilità. multiverso, ma non la escluderebbe del tutto.
Le argomentazioni a favore del multiverso non portano a una
conclusione certa. Il motivo essenziale è l’estrema flessibilità
dell’ipotesi: è più un’idea che una teoria ben definita. La maggior
parte delle proposte consiste in un assemblaggio di idee diverse
piuttosto che in un tutto coerente. Il meccanismo basilare dell’inflazione eterna non fa sì che la fisica sia diversa in ogni dominio
del multiverso: per ottenere questo risultato deve unirsi a un’altra
teoria congetturale. Sebbene le si possa far combaciare, non hanno nulla di inevitabile.
Il passaggio chiave nel giustificare un multiverso è l’estrapolazione dal noto all’ignoto, dallo sperimentabile al non sperimentabile. Si ottengono risposte diverse a seconda di che cosa si sceglie
di estrapolare. Dato che le teorie che implicano un multiverso possono spiegare quasi tutto, qualsiasi osservazione può essere accolta in un’opportuna variante del multiverso. Le varie «dimostrazioni», in realtà, ci propongono di accettare una spiegazione teorica
invece di approfondire gli esperimenti basati su osservazioni. Ma
gli esperimenti sono il requisito basilare della ricerca scientifica, e
se li abbandoniamo lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Se rilassiamo le richieste di dati solidi, indeboliamo il motivo fondamentale del successo della scienza nel corso degli ultimi secoli.
È vero che una spiegazione unificata soddisfacente di un insieme di fenomeni ha più valore di un’accozzaglia di ragionamenti distinti sugli stessi fenomeni. Se la spiegazione ha come ipotesi l’esistenza di entità non osservabili come gli universi paralleli,
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ci potremmo sentire incoraggiati ad accettare queste entità. Ma un
problema cruciale è quante entità non verificabili siano necessarie.
Nello specifico, ipotizziamo più o meno entità del numero di fenomeni da spiegare? Nel caso del multiverso supponiamo che esista
un numero enorme, forse addirittura infinito, di entità non osservabili per spiegare un unico universo. Non seguiamo l’imperativo del filosofo inglese del XIV secolo Guglielmo di Occam secondo
cui «gli enti non devono essere moltiplicati oltre il necessario».
I sostenitori del multiverso hanno un’ulteriore argomento: non
ci sono alternative valide. Per quanto gli scienziati trovino sgradevole la proliferazione di mondi paralleli, se è la spiegazione migliore, la accetteremo; viceversa, se vogliamo fare a meno del multiverso, abbiamo bisogno di un’alternativa valida. Questa indagine
delle alternative dipende dal tipo di spiegazione che siamo pronti
ad accettare. La speranza dei fisici è sempre stata che le leggi della
natura siano inevitabili – che le cose siano come sono perché non
c’è altro modo in cui possano essere – ma non riusciamo a mostrare che ciò sia vero. Esistono anche altre possibilità. L’universo potrebbe essere casuale. Oppure le cose potrebbero essere destinate a
essere come sono: uno scopo o un fine sarebbero in qualche modo
alla base dell’esistenza. La scienza non è in grado di determinare
come stiano le cose, perché sono questioni metafisiche.
Gli scienziati hanno proposto il multiverso per risolvere questioni profonde sulla natura dell’esistenza, ma la proposta lascia senza risposta le domande fondamentali. I problemi che si pongono
riguardo l’universo si pongono di nuovo riguardo il multiverso. Se
esiste il multiverso, la sua esistenza è dovuta alla necessità, al caso
o a uno scopo? È una domanda metafisica a cui nessuna teoria fisica può rispondere, né a favore dell’universo né del multiverso.
Per progredire dobbiamo attenerci all’idea che la verifica empirica è l’anima della scienza. Abbiamo bisogno di un contatto causale con le entità che ipotizziamo, quali che siano; altrimenti non
ci sono limiti. Il legame può essere un po’ indiretto. Se un’entità non è osservabile ma è essenziale perché valgano le proprietà
di altre entità che invece sono verificate, può essere data per verificata. Ma l’onere di dimostrarlo è indispensabile per la rete delle
spiegazioni. La sfida che pongo ai sostenitori del multiverso è: siete in grado di dimostrare che questi invisibili universi paralleli sono vitali per spiegare il mondo che vediamo? E il nesso è essenziale e ineludibile?
Per quanto sia scettico, ritengo che il multiverso sia un’eccellente opportunità per riflettere sulla natura della scienza e sulla natura ultima dell’esistenza: perché siamo qui. Porta a nuove scoperte
interessanti e quindi è un programma di ricerca costruttivo. Mentre analizziamo questo concetto ci serve una mente aperta, ma non
troppo. È un cammino da percorrere delicatamente. Gli universi
paralleli possono esistere o no; il caso è aperto. Dovremo convivere con questa incertezza. Non c’è nulla di sbagliato in un’indagine filosofica basata sulla scienza, perché questo sono le ipotesi sul
multiverso. Ma chiamiamole con il loro nome.
n
per approfondire
Issues in the Philosophy of Cosmology. Ellis G.F.R., in Philosophy of Physics,
Butterfield J. e Earman J. (a cura), Elsevier, 2006. Disponibile all’indirizzo web: http://
arxiv.org/abs/astro-ph/0602280.
Universe or Multiverse? Carr B. (a cura), Cambridge University Press, 2009.
The Hidden Reality: Parallel Universes and the Deep Laws of the Cosmos.
Greene B., Knopf, 2011.
Higher Speculations: Grand Theories and Failed Revolutions in Physics and
Cosmology. Kragh H., Oxford University Press, 2011.
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