Relativismo. - Il Tempietto

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Relativismo.
Attualità e prospettive.
Ferruccio Lombardo
Esperto culturale del Tempietto
1. Equivocità del termine
“relativismo”
Nell’atto stesso in cui pensiamo al
termine relativismo scopriamo che non
è univoca la sua confutazione. Dopo
aver pensato, a qualcosa o a qualcuno,
ragioniamo e, quindi, confutiamo il
termine al fine di definirne un concetto.
La pretesa, e, ciò è quello che la storia
del pensiero umano ci consegna, è che
questo concetto sia unico ed indistinto.
La predisposizione naturale dell’uomo
è, sempre, stata quella di razionalizzare
gli enti che ci circondano, e il capire o
non capire l’ente stesso va enucleato in
un concetto. La necessità di un concetto
è quella di definire una categoria di
riferimento e di, immediato,
riconoscimento di ciò di cui si parla,
per, poi, confrontarsi, oggettivamente,
con gli altri. Andando per ordine
abbiamo :
1) la necessità di un
concetto/categoria;
2) la conseguente necessità di rendere
il concetto categoria universale
(riconoscibile da tutti ).
2. Relativismo come
conseguenza del pensare
Qualunque corrente di pensiero
filosofico, dai presoscratici in avanti,
ha ritenuto inequivocabile il punto 1)
(coram populo ), ma, non altrettanto, il
punto 2). È nel passaggio dal punto 1)
al punto 2), quale stadio di
avanzamento del pensiero, in cui si
abbia la condivisione del
riconoscimento plurale di uno stesso
valore assegnato ad un
concetto/categoria, che si sono
manifestati i distinguo e le divisioni di
posizione. Il pensiero si è diviso :
nascono le correnti filosofiche, le varie
teorie, le diverse tesi da dimostrare.
Ognuna manifesta una sua idea, o un
insieme di idee : la nascita
dell’ideologia. Pertanto, se volessimo,
già, definire il relativismo, dal punto di
vista puramente filosofico, esso è, in
nuce, nella fragile capacità di pensiero
dell’uomo : l’incapacità dell’uomo di
poter tradurre la sua confutazione, in
via generale, in un concetto unico ed
esclusivo. Il dover essere costretto ad
assegnare un’idea che sostenga una
teoria. Questo definiamo come
relativismo filosofico o come necessario
atto del pensare. Tuttavia, la nascita
del relativismo si compie nel momento
successivo all’atto del pensare : è
conseguenza del pensare. Il suo
attualismo è universale. La sua
attualità è certa ed è fuori dalla
dimensione della categoria del tempo.
Dire o chiedersi se il relativismo sia
attuale o no, significa affermare un
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non-senso. Il relativismo convive con
l’uomo ed è il risultato del dubbio e del
suo congetturare. Dal punto di vista
teoretico, quindi, il relativismo è
universale e la sua attualità è una nonattualità. Ciò ci fa capire perché se ne
parla, tanto, oggi. Se ne parla perché
esso è, sempre, attuale ed è, anche,
futuro. Il relativismo, denotando
l’incertezza che risulta certa e fuori
dalla dimensione temporale, complica
e problematizza il quadro dei concetti e
dei principi che l’uomo ha scoperto,
con l’ausilio della ragione, e che si è
dato. Il passaggio, conseguenziale, di
questo risultato raggiunto, dal piano
teoretico al piano etico, propone, di
fatto, una riconsiderazione,
permanente, di tutta la conoscenza
umana. Alla non-attualità del
relativismo è connessa la nonprospettiva. Ciò che noi chiamiamo : il
futuro del relativismo, questo non è,
dato il suo carattere permanente, ma, è
la problematicità del conoscere. Il
concetto/categoria : relativismo, è
quello che permette il superamento
della dicotomia : essere-non essere,
l’annullamento di qualunque
metafisica, la de-qualificazione delle
idee e della ideologia, la negazione, in
via conclusiva, di ogni filosofia. È
necessario chiedersi : quale è il
risultato ultimo a cui approda il
relativismo ? La risposta è :
un’immanente nullismo. Il pensiero
dell’uomo, il suo evolversi nella storia,
è, soltanto, un nulla perenne. Tutto ciò
che l’uomo ha fatto, fa e farà è una
pura congettura, la definitiva apoteosi
del niente. Gli enti vengono affermati
e, in un momento, immediatamente
successivo, negati. Il frutto della
ragione è la negazione della ragione
stessa. Se, quanto precede, è
teoreticamente corretto è, altresì,
necessario chiedersi : ciò che
chiamiamo scienza, quale valore
assume? In ultima analisi, che cosa è
la scienza? Dovremo, viste le premesse,
concludere che la scienza non è. La
ragione nega, come tutto il resto, la
scienza ed il progresso scientifico è
un’illusione. La ricerca della ragione di
un riferimento, di un orientamento, da
cui progredire nella conoscenza di noi
stessi e del tutto che ci circonda, viene
costantemente affermato e negato.
Questa nullità perenne a cui la scienza
tenderebbe, porterebbe alla
conclusione che la scienza non produce
conoscenza : l’incerto è il vero ed unico
certo della natura umana. Bisogna
chiedersi, a questo punto, è davvero
così? La logica della ragione non
sembra ammettere dubbi.
Paradossalmente avremmo una
riqualificazione dei concetti. Il dubbio,
nel relativismo, è l’assoluto certo, ed il
certo è l’assoluto dubbio. L’essere e il
non-essere si parificano e formano un
unico concetto, così come la vita e la
morte. La vita e la morte non esistono,
ma esiste qualcos’altro : un concetto
diverso, adesso, non definibile per
carenza di lessico adatto. L’intero
nostro vocabolario è da gettare via,
dovremmo scriverne uno nuovo. Il
senso dell’esistere è il nulla
quotidiano. L’uomo progredisce
restando per sempre, immobile, nel
nulla. La dimensione del tempo non
esiste ed è una pura illusione. Tutte le
dimensioni sono nulle. Nietzsche
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aveva, nella sua analisi, quindi,
ragione? Lo scetticismo, figlio del
relativismo, appare risibile rispetto al
trionfo del nichilismo che tutto
pervade. La filosofia, intrisa di
relativismo, giunge, così, al nichilismo
e da esso ad un post-moderno in cui
tutto è rimesso in discussione, anche lo
stesso scientismo del moderno. Il
moderno o la modernità giunto al
positivismo ed al neo-positivismo viene
superato, ed esso stesso rimesso in
discussione. Una perversa spirale
concettuale avvolge la stessa scienza
nullificandola. Così, procedendo, non
vediamo alcuna prospettiva : essa, di
fatto, è negata. Vediamo l’uomo e la
natura al capolinea. L’applicazione
della scienza ci consegna la tecnica :
questa, essendo conseguenza di una
entità ( la scienza ) nulla, non può che
annullarsi a sua volta. Asserire che la
tecnica si annulla significa dirci che
essa è inservibile se non dannosa agli
scopi dell’uomo. L’uomo, utilizzando la
tecnica per migliorare la qualità della
sua vita inesistente, non può che
favorire l’inesistenza della tecnica
distruggendo ciò che di tecnico aveva
creato. Proseguendo : la nullificazione
della scienza tende ad annullare la
tecnica che giunge, a sua volta, a
nullificare l’uomo stesso. L’uomo nullo
è l’autodistruzione dell’uomo : il ritorno
dell’uomo al suo nulla di provenienza.
Il nichilismo si è, così, compiuto.
3. Relativismo è relativo alla
filosofia, ma non una filosofia
Riteniamo che questo sia
l’intendimento dell’uomo ? E cioè che
la ragione tende all’autodistruzione e
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che, quindi, il relativismo, come
concetto/categoria, sia il definitivo
approdo dell’umano pensare ?
Crediamo di no. Dobbiamo, allora,
ritenere che, in tutto quello che
precede, debba esistere un’errore
fondante e fondato nella confutazione
del relativismo. Se il relativismo è una
corrente di pensiero o, se crediamo,
una corrente filosofica, essa non può
avere, per definizione, una
connotazione ontologica. Il relativismo
è esso stesso relativismo perché alla
sua affermazione o esistenza dobbiamo
conferire, altresì, la sua inesistenza. Se
il relativismo non ci dà coordinate
certe, anch’esso è privo di coordinate
rinvenibili e sicure. Ne consegue che
il relativismo è relativo alla filosofia,
ma non è una filosofia o la filosofia.
Ponendoci su di un piano
perfettamente laico, se non laicista
come innanzi, il relativismo
negherebbe, come detto, la scienza.
Gli stessi concetti, categorie e principi
della scienza verrebbero, così come
posti, immediatamente negati. La
scienza propone : non la sua
negazione, ma la sua revisione
concettuale continua. Dire, quindi, che
lo scienziato, l’uomo, è relativista, e
che la scienza trova nutrimento dal
relativismo, è, filosoficamente, errato.
Anche la scienza, come la filosofia, ha
i suoi postulati e, a ben vedere, essi
sono, sempre, stati interscambiabili tra
le due discipline.
Di più, la differenza sostanziale tra la
scienza e la filosofia sta nel fatto che
la scienza deve dimostrare e rendere
oggettive le proprie tesi, ma ci
chiediamo : la pretesa della filosofia
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non è, forse, stata, anche, questa? La
scienza non riconosce la deduzione,
procedendo, invece, per induzione :
ma, senza la confutazione di principi,
astratti e deduttivi, funzionerebbe
l’analisi scientifica induttiva ?. Tanto
più che, la filosofia ha, sempre,
riconosciuto e confutato le analisi
induttive : si pensi a tutte le filosofie
empiriste. La scienza non è, quindi,
rappresentata dal relativismo. Il
relativismo ha dignità di esistenza
nella storia del pensiero umano come
relatività, ovvero come concetto di
relazione. Questo concetto di relazione
afferma, sul piano logico, una tappa,
un momento di evoluzione del pensare
che : contraddicendo, ipoteticamente,
una tesi data, produce una soluzione
alla tesi posta in origine. La riduzione
del relativismo ad una, mera, ed
importante fase del processo logicocognitivo, esclude l’esistenza
concettuale ed oggettiva della
negazione quale corrente di pensiero,
ma, ne afferma, soltanto, l’esistenza
come concetto di distinzione logica. Il
nichilismo non è l’approdo ultimo
della filosofia e del pensiero umano,
ma è, soltanto, una fase di un processo
logico complesso che la ragione ci
consegna. Fare del relativismo una
corrente di pensiero è, sul piano
logico, un errore grossolano ed uno
sviamento dal senso dell’oggettivo che
vogliamo comprendere.
4. Prospettive e attualità
del relativismo
La prospettiva, come l’attualità, del
relativismo sta nella decostruzione che
tenda a costruire nuovi scenari di
ricerca del pensiero puro e della
scienza. Il diritto, che è scienza
giuridica, ci aiuta nella comprensione.
Se le norme giuridiche, poste in un
dato tempo storico, fossero autonegantesi non avremmo giustizia e
regnerebbe il caos. Lo stato di natura
dominerebbe incontrastato. Ciò se
intendessimo la dottrina giuridica e la
giurisprudenza una logica
manifestazione di una corrente di
pensiero relativista. Le norme
giuridiche, però, si possono modificare
( emendare ), annullare e sostituire con
altre. L’annullamento è, sempre,
relativo alla ri-creazione di nuove
norme che sanino la carenza creatasi
dalla loro cancellazione. Il
rinnovamento dell’intelaiatura
giuridico-normativa del diritto è la sua
continuazione e la sua vita.
L’annullamento della norma, o parte di
essa, è l’atto di relazione tra una, o
parte, e l’altra conseguente.
Resa la conoscenza umana una tabula
rasa, il filosofo professa la
transvalutazione di tutti i valori. Il
nichilismo, quale relativismo, è
compiuto. Ma, chi ci dice che il
filosofo concludesse la sua filosofia in
questo modo? Il “transvalutare” non
può, forse, significare un nuovo
pensiero, una nuova proposta? Ma,
allora, il nichilismo è, solo, una “fase”.
Di più, il trans-valutare propone un
passaggio a nuovi valori : un
attraversamento dei valori dati per
definirne dei nuovi? Nietzsche, ha,
quindi, proposto una nuova metafisica?
La riflessione è aperta.
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