Torino
Chiesa di San Domenico
Sabato 20.IX.08
ore 23
Inni dal repertorio religioso
tradizionale e contemporaneo
greco-bizantino
Coro Greco Bizantino
Lykourgos Angelopoulos,
Anastasios Symeonidis
direttori
Entrata
Tema dell’inno Akathistos alla Santa Vergine (da cantare in piedi)
Parte prima. La Ricerca
Inno alla Santa Trinità
dal papiro egiziano di Oxyrhynchus n. 1786, III secolo d.C.
Alleluia
dal manoscritto LAT 5319 della Biblioteca Vaticana, XII secolo
Adoriamo la tua croce, antifona del venerdì santo
dal manoscritto della Cattedrale di Benevento, XII secolo
Lodate il Signore dei cieli, canto per la comunione domenicale
di Manouil Gazis Lambadarios, XV secolo (trascrizione di Michael Adamis)
Parte seconda. La Tradizione
Kyrie eleison
Benedici il Signore, anima mia, prima stanza del salmo 102
canto di tradizione orale del Monte Athos
(trascrizione di Lycourgos Angelopoulos, 1971)
Inno dei Cherubini, canto d’offertorio
di Grigorios Protopsalte, della Grande Chiesa del Patriarcato Ecumenico
di Costantinopoli, XIX secolo
Magnificat, canto di tradizione orale (trascrizione di Grigorios Protopsalte)
Lodate il Signore dei cieli, alleluia, canto di comunione
di Ioannis Koukouzelis Papadopoulos, maestro dal Palazzo Imperiale
di Costantinopoli, XIII-XIV secolo
Kratima, composizione libera su sillabe astratte
di Ioannis Koukouzelis Papadopoulos
Lykourgos Angelopoulos, direttore
(in modo bizantino antico, rivolto verso il pubblico)
Parte terza. Repertorio contemporaneo
Ode I
di Fotopoulos Sotiris per il Coro Bizantino (2008)
Anastasios Symeonidis, direttore
(in modo occidentale moderno, rivolto verso il coro)
Coro Greco Bizantino
Ioanna Vetoulaki, cantore solista
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
saltikè téchne (arte del cantore), così è definita la musica liturgica già nei tratP
tati medievali bizantini, con una formulazione che sintetizza le caratteristiche
peculiari di questo repertorio. La musica non è più l’arte delle Muse (mousikè téchne), anzi prende le distanze da ciò che è profano per divenire strumento di lode nel
culto e per questo abbandona gli strumenti: secondo la spiritualità ortodossa, solo
la voce umana è degna di innalzare la preghiera a Dio e il coro che canta a una sola
voce è l’espressione più adeguata del popolo di Dio unito al coro degli angeli. Scrive Clemente Alessandrino: «Il Verbo di Dio disprezzando la lyra e la kithara, strumenti senz’anima, regola il nostro mondo con lo Spirito Santo e particolarmente
quel microcosmo che è l’uomo… egli si serve di questo strumento dalle mille voci
per celebrare Dio».
Questo concetto è più volte ripreso anche nei testi innografici. Così canta, ad esempio, l’Inno dei Cherubini (canto d’offertorio): «Noi che misticamente rappresentiamo i cherubini e cantiamo tre volte l’inno santo alla Trinità che dona la vita, deponiamo ogni preoccupazione terrena per ricevere il Re di tutte le cose».
La spiritualità della chiesa ortodossa si forma, da sempre, attorno a un rito magnificamente sviluppato, poiché è nel contesto liturgico, tramite il canto e la contemplazione delle immagini, che il Vangelo è spiegato e reso visibile. La musica è per
la liturgia e diviene essa stessa liturgia, non elemento accessorio e di puro godimento estetico, ma momento essenziale del rito: un aspetto fondamentale per comprendere questo repertorio.
La musica è dunque strumento che permette alla parola di esprimere l’ineffabile.
Poi l’utilizzo pressoché esclusivo della monodia fa sì che il rapporto tra suono e
parola venga sviluppato con estrema raffinatezza: dalla fioritura di uno o due suoni,
alle ampie e complesse ornamentazioni del repertorio più melismatico, fino al puro
vocalizzo dei kratemata, composizioni in cui il testo è sostituito da sillabe senza
senso (come te, re, ri), segno del limite della parola di fronte all’Indicibile.
Unico arricchimento alla monodia è l’isokratema, nota di bordone imperniata sui
suoni cardine del modo, che viene intonata da una parte del coro fin dalla formula di intonazione e che sorregge l’esecuzione del canto. Nella tradizione bizantina
l’adozione della polifonia sembra restare confinata a un ambito “sperimentale”,
forse sotto l’influsso della musica occidentale.
I primi esempi conosciuti risalgono infatti alla prima metà del XV secolo e sono due
canti di comunione (Lodate il Signore) di Manuil Gazis. Quest’ultimo fu a Creta
all’epoca del dominio veneziano e musicò anche due testi della liturgia latina, il
Christe eleison e il Credo, non impiegati nel rito ortodosso.
Il legame con l’occidente non si limita però a tentativi, per così dire marginali,
di adozione di nuove forme, ma si radica in un passato di origini comuni e di
scambi reciproci, come ci testimoniano da un lato i canti bilingui in latino e in
greco dei codici beneventani, dall’altro la presenza della badia greca a Grottaferrata, nei pressi di Roma, che ha da poco celebrato il proprio millenario. È da
notare comunque che il trattamento contrappuntistico utilizzato da Gazis nelle
composizioni polifoniche non altera le caratteristiche delle due linee melodiche,
che restano fedeli all’estetica del canto bizantino e non si differenziano stilisticamente da quelle dei suoi canti di comunione monodici, a testimonianza di come,
pur nell’utilizzo di nuove tecniche, il compositore non tradisca mai gli stilemi
della propria cultura.
La tradizione infatti riveste, nella mentalità dell’uomo bizantino di ogni tempo,
un’importanza vitale: è solo dal passato che ogni nuova forma può attingere autorità e forza. Da qui l’importanza che assume l’imitazione dei modelli. A metà del
XV secolo Manuil Chrisaphis, nel suo trattato Sulla teoria dell’arte del canto, si
esprime con queste parole: «Koukouzelis… benché fosse veramente un grande
maestro, non poteva affatto allontanarsi dalla scienza dei suoi predecessori… perciò non introduceva novità».
La riforma “dei tre Maestri”, Chrysanthos di Madytos, Chormouzios Chartophilax
e Grigorios Protopsaltes, agli inizi del XIX secolo – alla base, ancora oggi, della
musica della chiesa greca – pur presentando un “Nuovo metodo”, si muove in questo stesso solco.
In modo non dissimile, la tradizione orale, che nella storia del canto bizantino ha
sempre giocato un ruolo di primaria importanza anche in presenza di fonti scritte,
arricchisce il repertorio di nuove composizioni, rielaborando stilemi e formule tipiche, pervenuteci dalle diverse forme innografiche. Accanto ai nomi dei grandi maestri, che i codici ci tramandano con riferimenti al loro ruolo (Protopsaltes è il direttore del coro, Lampadarios colui che reggeva la torcia del patriarca e poi guida del
semicoro di sinistra), cantori rimasti anonimi hanno contribuito e contribuiscono
ancora oggi a far vivere il canto liturgico della chiesa greca.
Sandra Martani
Il Coro Greco Bizantino è stato fondato nel 1977 da Lykourgos Angelopoulos e
dai suoi collaboratori, per studiare e presentare la musica bizantina così come ci è
pervenuta, nella tradizione scritta e orale. Ha effettuato più di mille concerti, in
occasioni non solo liturgiche, in Grecia, Europa, Asia, America e Africa, fra cui spiccano le veglie nei Monasteri del Monte Sinai, di Mega Spilaion, di Vatopedi sul
Monte Athos, di Arkadi e Cracovia, la maggior parte delle quali trasmesse dalla
radio. Nel 2000 ha partecipato alla liturgia pan-ortodossa del Natale (celebrazione
dei 2000 anni dalla nascita di Gesù) e nel 2002 ha cantato nella liturgia officiata per
la prima volta dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, nell’antica
basilica di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna.
Ha preso parte ai Festival di Atene e di Epidauro, ha cantato più volte al Megaro
Mousiki di Atene, ha tenuto concerti al Metropolitan Museum of Art di New York
(in occasione della mostra Glory of Byzantium), e ha preso parte a eventi intitolati
Greece in Britain, con un concerto alla Queen Elizabeth Hall di Londra. Il Coro ha
registrato negli studi delle più importanti emittenti radio-televisive europee. Nel
1990 ha iniziato l’incisione e la pubblicazione dei lavori del maestro bizantino
Ioannis Koukouzelis, impegno reso possibile grazie al supporto della Fondazione
Alexander Onassis.
Nel 2001 ha eseguito a Oxford, in prima assoluta in epoca moderna, l’antico servizio del canto del vespro (restaurato e trascritto da Alexander Lingas e Ioannis Arvanitis), e per il quinto anno consecutivo è stato protagonista del concerto ufficiale
dell’International Congress of Byzantine Studies a Parigi. Dal 1993 il Coro ha realizzato otto cd, in Francia e in Grecia, e ha pubblicato i volumi Ioannis Koukouzelis-Selection of Works, The Theory and Practice of Church Music di Giorgos Konstantinou, Anthologia di Petros Manouil Ephesios e The Importance of Simonas’
Karas’ Research and Teaching in the Indication and Transcription of the Movement
of the Expression Signs (Oral and Written Tradition) di Lykourgos Angelopoulos.
Nato nel 1941 a Pyrgos, nel Peleponneso, Lykourgos Angelopoulos ha studiato
legge all’Università di Atene e musica bizantina alla Scuola Nazionale di Musica con
Simonas Karas. È primo cantore della Chiesa di Santa Irene di Atene, fondatore e
direttore del Coro Greco Bizantino e docente di Musica Bizantina al Conservatorio
di Atene. È inoltre direttore delle Scuola di Musica Bizantina delle diocesi di Ileias,
Rethymnis e Avlopotamou, e Fthiotidos.
Collabora con la Radio Nazionale Greca ed è impegnato nel campo della musica
contemporanea, con esecuzioni di lavori di Adamis, Terzakis, Taverner, Sfetsas,
Kyriakakis. In Francia ha effettuato numerose registrazioni di musica bizantina,
paleocristiana, ambrosiana e di altri antichi repertori occidentali.
Nel 1994 il patriarca Bartolomeo I gli ha conferito il titolo di Archon Protopsaltis
dell’Arcidiocesi di Costantinopoli. Ha ricevuto apprezzamenti dal Patriarca di Gerusalemme Diodorso, dalla Chiesa di Finlandia e dai Metropoliti delle principali diocesi greche. Il Sacro Sinodo della Chiesa di Grecia gli ha espresso la sua gratitudine, e il Presidente della Repubblica Ellenica, Konstantinos Stephanopoulos, l’ha
insignito della Croce d’argento dell’Ordine della Fenice nel 2004.
Anastasios Symeonidis è nato ad Atene nel 1972. Dopo aver completato gli studi
superiori di teoria, pianoforte, musicologia e direzione d’orchestra, ha iniziato la
carriera come assistente maestro del Coro di Atene (di cui è direttore artistico dal
2002) e della National Youth Symphonic Orchestra. Nel 2008 è stato nominato assistente di Vladimir Ashkenazy alla direzione della Greek Turkish Youth Orchestra.
Ha tenuto numerosi concerti, con un repertorio che va dai classici ai compositori
greci contemporanei, presso le maggiori sale da concerto e le Università di Atene,
Tessalonica, Patrasso e presso il Teatro Municipale del Pireo. Con la Music Hall di
Atene ha collaborato alla preparazione di opere come Il flauto magico di Mozart,
Elektra di Strauss, Erwartung di Schönberg, Il nano di Zemlinsky. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica Nazionale di Atene, l’Orchestra Sinfonica Nazionale di Tessalonica, l’Orchestra Sinfonica della Radio Rumena, la Camerata degli Amici della Musica dell’Orchestra di Mégaron.
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