Violenza domestica e psicologia - C. Dell`Imperio

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Centro Antiviolenza
Conferenza
Minori e famiglie
Dott. Cinzia Dell’Imperio
Psicologa - Sport. Antiviolenza
Violenza domestica psicologia
e lettura del disagio
Rieti, Scuola G. Marconi – 27 Novembre 2010
Sebbene l’immagine ideale della vita familiare sia basata
su calore, affetto e rispetto reciproco, la realtà
mostra che proprio all’interno della FAMIGLIA viene
commessa una serie di gravi atti di violenza:
- Maltrattamento sessuale, fisico e psicologico dei
bambini;
- Aggressività tra fratelli e sorelle;
- Violenza tra coniugi;
- Maltrattamento e abbandono degli anziani.
Dott.ssa Cinzia Dell'Imperio -Psicologa clinica-
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Krauss e Krauss (1995)
 Si riferisce a quelle forme di
comportamento che vengono messe
in atto con l’intenzione di fare del
male o di ferire un familiare.
 Eventi che tendono a ricorrere di
frequente, a volte per lunghi periodi
di tempo.
 Essere testimoni di violenza
domestica o esserne vittime
aumenta il rischio che le stesse
vittime o testimoni mettano in atto
a loro volta comportamenti
aggressivi, creando un circolo di
violenza difficile da interrompere
(trasmissione intergenerazionale).
 Siccome avviene all’interno dei
confini della famiglia, può essere
facilmente nascosta ad
osservatori esterni.
 Se e quando viene riconosciuta,
raramente i testimoni sono
pronti a prendere
provvedimenti, in quanto “affari
altrui”;
 Soprattutto i bambini che
subiscono maltrattamenti da
parte di un membro della
famiglia, non si confidano per
non apparire bugiardi o ribelli.
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 Bambini: particolarmente a rischio di diventare
bersagli di comportamenti aggressivi dei genitori o
altri parenti adulti, per la loro condizione di
impotenza all’interno del sistema familiare.
 Le tre principali forme di maltrattamento infantile:
1. 1. Maltrattamento fisico
2. 2. Maltrattamento sessuale
3. 3. Maltrattamento psicologico.
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 “Violenza ingiuriosa, che denota
comportamenti altamente pericolosi
per il bambino e comprende azioni
come dare pugni o morsi, soffocare,
dare percosse, sparare o accoltellare”
(Gelles, 1997).
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 Difficoltà a stabilire portata del fenomeno;
 Dati significativi in quanto danno un’idea del problema pur
sottovalutandone la portata;
Statistiche ufficiali:
 - USA- banca dati nazionale che registra dati di maltrattamenti




denunciati:
Morti di bambini al di sotto dei 4 anni per maltrattamenti fisici inflitti
da genitori o caregivers è di 11,6 ogni 100.000 (Hegar, Zuravin e Orme,
1994);
-GB- Statistiche fornite dal Department of Health:
200 bambini muoiono ogni anno per maltrattamenti fisici subiti da
genitori;
16.600 bambini registrati nel Child Protection Register nel 1999 per
mero maltrattamento fisico.
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 Dichiarazioni dei genitori:
 -Gelles, 1999: 23 genitori su 100 aveva riferito
di aver commesso atti di violenza vs i propri
figli nell’ultimo anno;
 - 7 bambini su 100 avevano riportato ferite
gravi da quegli episodi.
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1. Gravi danni a lungo termine che colpiscono il
benessere psicologico, il funzionamento nei rapporti
sociali, e il comportamento sociale in genere;
2. Ansia;
3. Bassa autostima;
4. Comportamenti autodistruttivi;
5. Incapacità di instaurare rapporti di fiducia con gli
altri;
6. Maggior probabilità che il bambino abusato metta
in atto un comportamento aggressivo.
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Fattori che mitigano gli effetti negativi
del maltrattamento fisico: (Barnett e Miller,
1997)
Intelligenza spiccata;
Presenza di figure genitoriali di sostegno.
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 “Un contatto sessuale tra un bambino e un adulto,
provocato da quest’ultimo per eccitarsi
sessualmente. E’ legato ad un rapporto di
disuguaglianza di potere tra vittima e violentatore,
in cui quest’ultimo sfrutta l’età della vittima
avvantaggiandosi della sua posizione di autorità, o
ricorre all’uso della forza e dell’inganno” (Kendall e
Marshall, 1998).
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 -Statistiche ufficiali USA- (National Incident Study)
 450 casi di abuso sessuale ogni 100.000 bambini nel

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1999;
- Germania- (Bundesministerium des Inneren)
19 casi di abuso sessuale ogni 100.000 bambini nel
2000;
-Ricerche su campioni misti-(Kendall e Marshall,
1998)
Tra il 75 e l’80% dei colpevoli di abuso sessuale sono
persone conosciute dalla vittima, in maggioranza di
sesso maschile.
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 Indagini basate su dichiarazioni dei
soggetti a cui viene chiesto se hanno mai
avuto esperienze di abuso:
 Fergusson e Mullen, 1999: sunto di 29 ricerche su
campione mondiale che riportano i tassi di abuso
sessuale:
 - Percentuali di incidenza variano dal 7 al 25% con uno
studio particolare che riportava un’incidenza del 45,2%
(Wyatt e Notgrass, 1992).
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 1.
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Effetti iniziali (ossia che si verificano entro i
primi 2 anni successivi all’abuso):
- Depressione;
- Senso di solitudine;
- Pensieri suicidi;
- Disturbo Post traumatico da stress (PTSD);
- Disturbi del sonno;
- Iperattività;
- Aggressività;
- Disturbi dissociativi;
- Scarsa autostima;
- Senso di inutilità.
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Effetti durante il periodo dello
sviluppo sessuale:
 2.
 - Comportamento sessuale eccessivo;
 - Preoccupazione relativa agli aspetti sessuali;
 - Conoscenza sessuale precoce;
 - Comportamento seducente;
 - Giochi sessuali con altre persone;
 - Esposizione dei genitali;
 - Maltrattamento sessuale degli altri.
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 3. Effetti
durante l’adolescenza:
 - Sessualità precoce;
 - Numero maggiore di partner sessuali;
 - Rapporti sessuali promiscui.
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 4.
Effetti durante l’età adulta:
- Problemi ad instaurare e mantenere relazioni intime;
- Percentuali più alte di divorzio;
- Maggiore ansia sessuale;
- Senso di colpa;
- Ricerca di aiuto da parte di un sessuologo;
- Percentuale più alta di prostituzione (nelle donne);
- Percentuale più alta di sviluppo di un orientamento omosessuale
(negli uomini);
 - Aumento del rischio di diventare a loro volta colpevoli di aggressioni
sessuali (negli uomini);
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 -
“Rivittimizzazione”: aumento del rischio di subire nuovi
maltrattamenti più avanti nella vita.
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 “ L’insieme degli atti che provocano danni alla salute
emotiva o mentale del bambino, come la violenza
verbale e atteggiamenti di disprezzo, atti simbolici
volti a terrorizzare il bambino e la mancanza di amore
e di disponibilità affettiva da parte del caregiver,
compresi tutti gli atti di omissione, ossia trascuratezza
emotiva, cognitiva o educativa” (Fortin e
Chamberland,1995)
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 -Statistiche ufficiali 1. Il maltrattamento psicologico è la forma di
violenza infantile più raramente denunciata e più
difficile da provare.
 2. Meno del 10% dei casi di violenza denunciati si
riferisce a maltrattamenti psicologici.
E’ più difficile per gli
osservatori decidere cosa
costituisce esattamente un
maltrattamento
psicologico
I maltrattamenti
psicologici producono
raramente effetti visibili.
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 1. Conseguenze a
breve termine:
 -Incapacità nel formare rapporti di fiducia con altri;
 - Difficoltà nello sviluppo di competenze sociali.
 2. Conseguenze
nell’adolescenza e
nell’età adulta:
 - Bassa autostima e Depressione maggiori che nel
maltrattamento fisico;
 - “Rivittimizzazione”.
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 Prevenzione primaria: interventi sulla popolazione
“sana”, ossia su persone che non hanno subito violenza :
attività di sensibilizzazione sul fenomeno violenza infantile
in scuole, pubbliche manifestazioni,ecc.;
 Prevenzione secondaria: interventi su persone che
potrebbero presentare il problema, ossia potrebbero
trovarsi in situazioni di violenza subita (ossia solo ed
esclusivamente su minori);
 Prevenzione terziaria: interventi attivi e concreti su
persone che presentano già il problema, ossia sono vittime
di violenza (centri e sportelli antiviolenza presenti da circa
vent'anni su tutto il territorio nazionale).
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 1. Riduzione di comportamenti violenti attraverso
l’ascolto di musica classica in Australia(studio
recentissimo);
 2. Centri di accoglienza per minori e genitori
vittime di abusi (anni ’80);
 3. Esperimenti sull’aggressività Università di
Stanford(anni ‘70).
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 1. Prevenzione primaria:
- Interventi di promozione del benessere psicologico e della
qualità di vita;
- Prevenzione e gestione dello stress;
 2. Prevenzione secondaria:
 - Interventi su persone che sono a contatto quotidiano con
minori (genitori, educatori, operatori sanitari, insegnanti..);
 - Interventi su persone che si trovano a ricoprire ruoli di potere.
 3. Prevenzione terziaria:
 - Interventi di rafforzamento dei fattori protettivi.
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Mahatma Gandhi
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Grazie a tutti per
l’attenzione!
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Psicologa
Collaboratrice
c/o Ospedale S.Camillo de Lellis
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