L`esperienza morale dell`uomo

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L’esperienza morale dell’uomo
Quand’è che l’azione può dirsi morale?
L’uomo è un essere morale dotato di una coscienza che lo interroga sul suo comportamento,
su come agisce. L’uomo con la coscienza che si ritrova si interroga circa il bene e il male.
Si dice a questo riguardo che la morale è evidente di per sé quindi ci si chiede che bisogno c’è di
studiare la morale. Ossia se il bene è evidente che senso ha affrontare il discorso sulla morale?
Occorre innanzitutto mettere in evidenza che nel cammino morale è necessario
1) come primo elemento: non è sufficiente avere l’evidenza del bene
2) e come secondo: l’azione è morale se il bene realizzato è stato scelto positivamente.
Es. se i genitori sono amorevoli verso il prossimo non è detto che lo siamo anche automaticamente
se non ci decidiamo in tal senso, ossia occorre metterlo in atto.
Le teorie morali ci aiutano a comprendere il senso delle azioni affinché chi le compie abbia una
progressione una crescita come persona, l’uomo si costruisce in senso positivo quando compie il
bene.
Gli elementi fondamentali per la costituzione dell’azione personale sono: la coscienza, la
libertà e responsabili relazioni interpersonali.
1° Conoscere e 2° scegliere il bene
Pertanto occorre che il soggetto comprenda per primo che il bene è da fare o meglio che la
tale azione è un bene, ossia abbia la consapevolezza che in quell’azione ci sta un bene e poi lo
attui cioè lo scelga. Questi sono due elementi fondamentali della vita morale a cui si aggiunge un
altro per la morale cristiana ossia decidersi a seguire Cristo mediante il dono dello Spirito che abita
e agisce nell’uomo e lo abilita a comprendere il bene e a realizzarlo.
Dicevo che ci sono tante teorie morali tra cui la teologia morale cattolica, la quale ha
l’obiettivo di presentare l’insegnamento morale di Gesù Cristo proposto dalla Chiesa e insieme di
far comprendere l’indissolubile legame che esiste tra questo insegnamento e la persona di Gesù.
Qui possiamo dire una parola sul termine morale
Sull’oggetto della morale
e sul metodo della morale
Sul termine morale
Il termine morale deriva dal latino moras (plurale di mos) che significa “costumi”, nel senso di
atteggiamenti, modi di agire, di comportarsi. L’espressione latina moralitas risale a Cicerone che la
tradusse con il termine greco di ethos. Da quest’ultimo termine deriva un altro termine greco caro
ad Aristotele (Etica).
Entrambi i due termini, latino e greco, non indicano solo il costume di un popolo, ma ciò che in un
dato tempo e luogo è riconosciuto come giusto, ossia come conforme al dover agire dell’uomo
affinché possa realizzare compiutamente la sua umanità, e dunque realizzare la propria felicità.
All’origine del pensiero filosofico c’è la domanda: Come faccio a raggiungere la felicità? Su
questa domanda nasce l’etica come riflessione sull’agire che mi porta alla felicità.
La morale non è solo la scienza dei costumi sociali ma la ricerca sul bene e sul male.
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Occorre poi precisare che spesso si confondono i due termini scambiandoli per sinonimi,
non è propriamente così.
Possiamo intanto dire che la morale è intesa più in senso personale come responsabilità
personale mentre etica ha un senso legato al carattere pubblico. Un'altra distinzione la troviamo
parlando di morale per un comportamento che si rifà ad una visione di teologia cattolica mentre di
etica alla filosofia.
Infine si può anche dire che alcuni preferiscono parlare di etica in quanto questo termine in
alcuni filosofi fa riferimento alla costruzione di sé, mentre il termine morale è legato all’osservanza
delle leggi in particolare legate alla legge della Chiesa.
Ma di fatto anche le società laiche moltiplicano le leggi e quindi codificano dei comportamenti,
mentre la morale religiosa si riferisce all’esercizio della libertà dell’uomo.
L’oggetto
Mentre l’oggetto della teologia morale è l’agire della persona (esperienza morale) cercando di
comprendere il contenuto dell’azione, cioè quale sia il fine a cui tende un certo atto.
Dunque si tratta di capire il senso degli atti compiuti dal soggetto, poiché non si parte da un vuoto
ma si parte da una tendenza di base del soggetto cioè dal sua desiderio del bene, dal quale
scaturiscono le azione.
La tradizione della Chiesa individua la ricerca del senso morale dell’agire dalla domanda che il
giovane ricco rivolge a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna” Mt
19,16.
Nella morale l’uomo cerca il bene e ha come oggetto la ricerca di questo bene per ottenere la
beatitudine divina, L’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II al numero 29:
“La morale è una riflessione che riguarda la moralità, ossia il benee il male degli atti umani e della
persona che li compie, e in tal senso è aperta a tutti gli uomini. Ma è anche teologia, in quanto
riconosce il principio e il fine dell’agire morale in colui che solo è buono e che, donandosi in
Cristo, gli offre la beatitudine della vita divina”
Il metodo
Con il rinnovamento della teologia morale non ci si vuole fermare a considerare il singolo atto
della persona ma c’è l’esigenza di ampliare l’orizzonte dell’indagine a tutta la vita nella
prospettiva cristiana della vocazione. Così gli atti umani non saranno considerati solo nella
categoria del lecito (ciò che posso fare) o dell’illecito (ciò che non posso fare) o doveroso (ciò che
devo fare, ma soprattutto come adeguati alla libertà della persona in cammino verso la sua pienezza.
La vita viene giudicata come morale non solamente con “ciò che si deve fare per dovere”, ma grazie
alla relazione oblativa che sa compiere. Nel vangelo troviamo scritto: “Lì dov’è il tuo tesoro, là
sarà il tuo cuore” Mt 6,21. La domanda della teologia da dove parte l’indagine morale può essere
allora espressa così: dov’è il tuo cuore?
- C’è un passaggio dall’etica in terza persona, cioè uno dall’esterno giudica il soggetto agente, ne
parla Stuart Hamshire (1946) riconoscendo che sono stati Hobbes e Locke gli iniziatori di questo
modo di pensare, e si prescinde così dal soggetto che agisce e progetta la propria persona avendo
come mira che il soggetto agisce secondo delle regole che determinano l’agire umano
all’etica di prima persona di A. Mc Intyre. Da circa vent’anni ha indicato di affrontare lo studio
della condotta umana dal punto di vista del soggetto agente, cioè in quanto essa è progettata dal
soggetto che ne è l’autore in vista di una vita buona.
La teologia morale non può occuparsi della persona nei suoi singoli atti ma nella sua interezza
nella ricerca che ha di compiutezza, di perfezione del suo essere, è tesa a rispondere qual è il fine,
la vocazione della vita?
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La teologia morale cattolica ha come obiettivo di presentare l’insegnamento
morale di Gesù.
La Chiesa cerca di far vedere il legame tra l’insegnamento e la persona di Gesù. Questo ci fa
anche capire come alla base del cammino morale ci sia la fede nella persona di Gesù. Quindi c’è
l’esigenza della sequela di Gesù, camminare dietro Gesù che significa convertire il proprio modo
di vivere di agire. NON C’E’ MORALE CRISTIANA SENZA FEDE NELLA PERSONA DI
GESU’.
La fede da un punto di vista antropologico è ineliminabile nella struttura dell’essere umano
anche se qualcuno come sopra, dice che è un atto di debolezza dell’umano appellarsi a qualcun
altro, di fatto l’uomo di tutti i tempi ha un anelito religioso dentro di sé e questo lo interroga sul
senso del suo agire, l’uomo avverte il bisogno, l’esigenza di agire bene, e quindi la teologia morale
dice dove si trova il fondamento dell’uomo ad agire per una giusta causa.
Ad esempio per un cristiano servire l’uomo è l’espressione del massimo comandamento di
Gesù, ma la fraternità può essere un obiettivo di un credente di altre religione e anche di un ateo che
opera per una maggiore giustizia sociale. A questo segue una diversa e decisa questione se l’uomo
esercita l’amore con le sole sue forze o per la fede cristiana questo può avvenire soltanto per
mezzo del dono dello Spirito Santo che Dio dà a coloro che confidano in Lui, da qui la necessità
che il cammino cristiano sia sostenuto dai sacramenti che comunicando il dono dello Spirito,
abilitano il credente a vivere secondo la qualità dell’amore di Dio.
Panoramica della situazione esistenziale etica dell’uomo contemporaneo
La situazione attuale presenta una forte sensibilità verso i diritti dell’uomo: uguale dignità
per tutti, rispetto dell’autenticità individuale, della sua libertà (da qui anche il pluralismo culturale e
la richiesta di riconoscimento di ogni tipo di minoranze).
Questo è frutto di un assorbimento dei valori cristiani, anche se oggi il contributo cristiano
all’impianto sociale è misconosciuto.
Qualcuno parla che ora siamo nella cultura della post durezza. Con questo termine si intende una
società caratterizzata da benessere economico, pace, allungamento della vita, diminuzione della
fatica lavorativa abbondanza di tempo libero, vacanze pagate. Questa cultura presenta aspetti
positivi e negativi. Da una parte si esalta il valore del singolo e la sua autonomia e dall’altra parte
questa cultura è antiumanistica, perché genera l’illusione che la vita sia facile, assoggetta la
condotta della vita al principio del piacere e tende ad annullare la vita spirituale.
Qui troviamo
Il profilo umanistico
E’ positivo sta nell’espansione della soggettività con la libertà della persona di scegliere liberamente
in base all’opportunità offerte dalla società di scegliere da sé il proprio progetto di vita e da un
benessere diffuso.
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