C`era una volta, come in una strana favola pazza, un tempo, dove la

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C’era una volta, come in una strana favola pazza, un tempo, dove la vita si rompeva,
fragile e scheletrica, un tempo dove tutto finiva, con l’ombra di un urlo strozzato, un
tempo, dove la follia diventava realtà.
Questa è la storia, la storia dell’uomo.
Questo è il tempo, che ci ha fatto capire quanto non fosse mai stato vicino l’inferno.
La “ persona umana”, fin dai tempi passati, ha sempre temuto il diverso, per
debolezza.
Ecco che, la figura che tentiamo sempre di nascondere, viene a ripresentarsi, in
modo inquietante.
Da debolezza si vola a sterminio.
Non viene altro che da chiedersi, se non con tono di retorica: “ Com’è possibile?”
Nemmeno l’umano sa rispondere, perché questo fatto “non è umano”.
Lo leggiamo sui libri di storia, stanco di essere letto e non capito. Era tutto, tutto
nelle mani di un folle, che amava vestirsi di gesta eroiche.
Fece tremare il vento, spegnersi il cielo, strappare l’astro.
Il suo nome echeggiava duro nella desolazione: Adolf Hitler.
Lo sguardo severo e la figura erudita hanno inciso nel cuore di ogni uomo, donna,
bambino quell’epoca d’ombra.
Erano sei milioni di teste, occhi luccicanti, visi devastati, piccole fiammelle che pian
piano si spensero, lasciando questa terra da vincitori.
Come animali, vivevano nell’utopia di “ sparire” con la cenere nel cielo, di “ sparire”
respirando per l’ultima volta.
Nella scuola, luogo d’istruzione, venivano insegnate le cosiddette “ razze inferiori” di
cui gli ebrei ne facevano parte.
Tra le tante accuse il popolo ebraico riscontrava il “deicidio”, ovvero l’uccisione di
Gesù Cristo. Ecco come in pochi istanti si possa “ cambiare la storia” con la pura “
libera interpretazione”.
Ma la storia non è questo.
La storia è vedere gli errori del passato, capire le stranezze del presente,
perseverare affinchè non si sbagli in futuro.
I campi di sterminio erano le tombe dove erano mandati a morire, non solo gli ebrei,
ma anche i prigionieri politici, i portatori di handicap e gli omosessuali.
Il diverso è il continuo fardello che abbatte l’uomo, ed esso vi si ribella, uccidendolo.
Fortunatamente, disponiamo di fonti che ci aiutano, ci rammentano, che tutto ciò è
successo, che non è stato solo un brutto sogno, ma una tortura che alcune persone
tutt’ora, si portano dietro.
Che ciò non è una leggenda, un mito, questo; ottant’anni fa era il presente, che oggi
noi viviamo tranquillamente.
Tutto questo prende il nome di “ Shoa”.
E’ in questi momenti che la “figura umana” diventa finalmente mortale.
Come un petalo leggero che non aspettava altro che cadere a terra e “ frantumarsi”.
Ma a chi può l’uomo affidarsi in questi momenti?
A nessuno,gli stolti si affidano, gli stupidi pregano, gli imbecilli sperano, perché
quando sei lì, quando capisci che la tua vita è attaccata a un filo, puoi solo renderti
conto che pregare non serve a nulla.
Se fossi stato Dio avrei “ sputato” a terra le preghiere.
Quando l’incoscienza evolve, la speranza muore.
“ Come può l’uomo uccidere un suo fratello?” Canta Guccini.
Eppure vantiamo l’uguaglianza e il rispetto degli ideali.
Ma siamo solo Bestie.
Bestie che rifiutano le emozioni, Bestie che odiano.
Bestie, assetate di sangue.
Ma infine ci chiediamo quale insensato motivo fece desiderare a Hitler questa
disumanità?
Semplice.
Era il desiderio più ambito, di chi desideri, non aveva più.
Leonardo Montesi classe 3^ B
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