report prima conferenza - Dipartimento di Beni Culturali

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Quattro notti con i Ricercatori
1°Incontro
Lo studio dei resti scheletrici: dallo scavo al laboratorio
Laura Buti – Antonino Vazzana
Si è tenuto lo scorso 7 Gennaio il primo incontro del ciclo “Quattro notti con i Ricercatori”,
organizzato dal Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna dell'Università di Bologna in
collaborazione e presso il Museo di Scienze Naturali “D. Malmerendi” di Faenza. “Lo studio dei
resti scheletrici: dallo scavo al laboratorio”, che ha visto protagonisti il dott. Antonino Vazzana e la
dott.ssa Laura Buti, ha dato il via alle quattro serate che inaugurano il programma di eventi del
primo mese del nuovo anno. Nella prima parte della serata, il dott. Vazzana ha presentato quali sono
i necessari interventi da effettuare nelle operazioni di scavo e di iniziale documentazione, per poi
spostare l'attenzione sul restauro dei resti scheletrici in laboratorio. I diversi contesti archeologici e
le differenze tra i reperti introducono al caso specifico della Tomba 11 della necropoli tardoantica di
Via Ciro Menotti a Modena. Di fronte ad una platea molto attenta, ne è stato proposto lo studio
completo, osservando in primis la tipologia di tomba e il posizionamento dello scheletro all'interno
delle stesse, la cosiddetta analisi tafonomica. Le successive operazioni di documentazione
tradizionale manuale e di documentazione digitale 3D, necessaria per ricreare modelli digitali, su
cui apporre in un momento successivo la texture fotografica, hanno evidenziato alcune delle altre
modalità d'intervento sul reperto. In primis il campionamento in loco del DNA e, ove non fosse
possibile di seguito in laboratorio, cercando di evitare il più possibile eventuali contaminazioni (è
procedura campionare il DNA di chi è entrato in contatto con il reperto, in maniera tale da
escluderlo dall'analisi del DNA antico). Subito dopo si è osservato come l'analisi radiografica
mediante TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) possa permettere di ricostruire
tridimensionalmente un campione, visualizzandone l'interezza delle strutture interne ed
evidenziando le differenze con gli altri reperti. Spostata l'attenzione in laboratorio, si è mostrato
come avviene la preparazione di un reperto, la sua pulitura, il restauro integrativo se necessario ed
infine come si cataloga e si compila la scheda di conservazione.
La parola passa poi alla dott.ssa Buti che, proseguendo nell'analisi sull'individuo della Tomba 11, ha
posto l'attenzione su come ricostruire l’archivio biologico individuale, ovvero la determinazione del
sesso, osservando prima le differenze tra un cranio maschile ed uno femminile e di seguito la
morfologia del bacino come altro distretto scheletrico di riferimento. Secondo passaggio
fondamentale è la determinazione dell'età dell'individuo. I denti sono sicuramente uno dei primi
elementi presi in considerazione, in quanto il grado di usura degli stessi permette di avere un
importante riferimento per determinare l'età approssimativa, così come il calcolo dei principali
indici antropometrici attraverso i quali si verifica la lunghezza fiosologica dell'osso.
L'alimentazione è un altro dei parametri necessari per lo studio dell'individuo. Le tracce di tartaro
che in alcuni casi si riscontrano sui denti permettono di poter applicare lo studio dei fitoliti, ovvero
deposizioni di silice amorfa nelle cellule vegetali mediante i quali è possibile spesso ricostruire
l'alimentazione vegetale dell'individuo. Le osservazioni sullo stato di salute ed eventuali anomalie
riscontrate, l'attività svolta in vita e le modificazioni nei vari distretti scheletrici aggiungono
informazioni utili all'archivio biologico dell'individuo, ma maggiormente intrigante per il pubblico è
stata l'osservazione delle ferite inferte e le lesioni da arma. Attraverso l'acquisizione 3D, mediante
scanner a luce strutturata, è stato possibile evidenziare in maniera virtuale le ferite e il tipo di
asportazioni che si sono verificate sul cranio dell'individuo. Si è così potuto determinare le cause
della morte dell'individuo in esame, ovvero una ferita da arma bianca tra la seconda e la terza
vertebra cervicale che ha inibito la respirazione, causandone il soffocamento. Altro aspetto
fondamentale proposto è senz'altro quello riguardante l'utilizzo dell'antropologia virtuale, che può
intervenire sul reperto con un vero e proprio restauro, ma anche strumento utile per il calcolo dei
principali indici antropometrici, e in generale complementare allo studio tradizionale. Tutti gli
elementi analizzati finora portano ovviamente a delle conclusioni. La prima ipotesi, supportata dagli
elementi sullo stile di vita e sulle lesioni individuate, ha lasciato presumere che si potesse trattare di
un guerriero, ma è molto più probabile immaginare che ci si trovasse di fronte ad un contadino, o
comunque qualcuno che svolgesse attività nei campi. L'archivio biologico ha di fatto delineato un
individuo maschio adulto, con un età compresa tra i 30 e i 39 anni, alto circa 172 cm, inserzioni
muscolari ben marcate, che percorreva lunghe distanze trasportando dei pesi, aveva
un'alimentazione ricca di vegetali e una sepoltura curata nei dettagli. Ulteriori informazioni che
possono rendere ancor più dettagliato l'archivio biologico sono l'analisi del DNA, lo studio degli
isotopi stabili o la datazione con il Carbonio 14, ma saranno oggetto di trattazione più approfondita
in uno dei prossimi incontri. In ultimo un breve cenno è stato dedicato ad uno dei campi
d'applicazione più importanti per uno studio di tipo tradizionale, ovvero l'antropologia forense, nella
quale la figura stessa dell'antropologo assume particolare rilievo nelle indagini di casi di cronaca
nera.
Simone Sergio
Area Comunicazione
Laboratorio di Antropologia
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