6 - L-Ektrica

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fanzine aprile 2010
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L-EKTRICA
L-EKTRICA GAVE ME A VISION!
Martedì
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myspace.com/lektrica
Ogni Martedì • Every Tuesday • ore 23.00
AKAB Via di Monte Testaccio 69, Roma
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ESU & fabrice
Visual: Infidel
L-Ektrica Fanzine
Grafica: Lord Z
Interviste: Matteo Quinzi
Progetto: L-Ektrica Family
l-ektrica.com
myspace.com/lektrica
facebook.com/lektrica
Media Partner
Web Partner
Aprile
Sabato
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Aprile
myspace.com/lektrica
2manydjs
DJ SET // MYSPACE.COM/2MANYDJS
LIVE //
MYSPACE.COM/thewhipmanchester
PRESENT
MOTORIA 2.0
AUDIO/VIDEO PERFORMANCE
thebutchersproduction.com
L-EKTRICA DJS:
Andrea Esu & Fabrice
VISUAL: AIRA
INFO: L-EKTRICA.COM
PREVENDITE: GREENTICKET.IT
SPAZIO NOVECENTO
Piazza Guglielmo Marconi 26 B, ROMA
UNA PRODUZIONE:
PARTNERS:
MEDIA PARTNERS:
SOUND BY:
Martedì
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myspace.com/r0d10n
Aprile
myspace.com/ginowoodybianchi
SPECIAL CHARTS
Rodion Disco Chart
kano ♦ It’s a War
supertramp ♦ The Logical Song
giorgio moroder ♦ Evolution
patrick cowley ♦ Megatron Man
yellow magic orchestra ♦ Rydeen
hiroshi kawaguchi ♦ Passing Breeze (Out Run Soundtrack)
daft punk ♦ Short Circuit
francisco ♦ Moon Roller
bangkok impact ♦ Black Zoo
kerrier district ♦ Let’s Dance and Freak
Gino “Woody” Bianchi Disco Chart
todd terje ♦ Italian Stallion
rockets ♦ Space Rock (Woody Bianchi edit)
tom trago ♦ Voyage Direct/Use Me Again
kasso ♦ Key West (Jellibean Benitez remix)
cory daye ♦ Pow Wow
gary’s gang ♦ Lovedance Tonight (Danny Krivit edit)
jef k & chris carrier ♦ Morning
kc & the sunshine band ♦ I’m Your Boogie Man (Woody Bianchi edit)
munich machine ♦ Get on the Funk Train
arpadys ♦ Monkey Star
Rodion
Live!
Gino Woody
Bianchi
Special Disco Set
INFIDEL
Loves
L-Ektrica
flickr.com/ynfidel
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myspace.com/holyghostnyc
Aprile
dfarecords.com
Holy Ghost!
INterview
di Matteo Quinzi
Fate parte del roster della DFA, una delle etichette più influenti ed importanti del nuovo
millennio. Come siete entrati in contatto con loro? Che tipo di rapporto avete con James e Tim?
Abbiamo incontrato Tim e James tramite degli amici in comune quando militavamo nella
nostra band precedente, gli Automato, un gruppo rap, del quale hanno prodotto nel 2002 il
primo e unico album. Dopo lo scioglimento degli Automato, siamo rimasti amici e hanno
incoraggiato i nostri successivi e bizzarri esperimenti sonori in studio che poi si sono tramutati
negli Holy Ghost!
holy ghost
Holy Ghost!
Venite quindi dal rap, con il progetto Automato. Che ricordi avete di quell’esperienza e come mai
avete deciso di virare verso un suono più elettronico e disco?
Entrambi amiamo ancora molto il rap e non abbiamo solo bei ricordi del periodo Automato.
Infatti siamo ancora ottimi amici con gli altri componenti della band, Andrew e Morgan,
che suonavano prima negli Hercules & Love Affair ed ora nei Jessica 6 e nei Midnight
Magic, e con Ben Fries che ha diretto il nostro video di “I Will Come Back”. La decisione
di abbandonare il rap è stata più che altro una necessità, visto che il motivo principale per
il quale gli Automato si sono sciolti è stato perché i rappers della band non volevano più
rappare. Quindi senza di loro abbiamo dovuto pensare necessariamente a qualcosa di diverso.
Al tempo Alex aveva manifestato la voglia di cantare e due di noi erano entrati maggiormente,
dalla tarda adolescenza, nella musica dance. Per cui lo “shift” verso quello che stiamo facendo
ora è stato assolutamente naturale e spontaneo.
Siete di Brooklyn, il luogo che negli ultimi dieci anni è sembrato essere il “centro dell’universo”
per quanto riguarda la musica indie. Cosa ne pensate a proposito e se (e come) la “community” e
l’atmosfera di Brooklyn vi ha ispirato e aiutato a crescere come musicisti e producer?
Siamo particolarmente legati alla DFA e alla sua comunità di musicisti, che credo comprenda la
grande maggioranza delle più interessanti realtà della scena di Brooklyn. “DFA” è solo un altro
modo per chiamare il nostro gruppo di amici, come quando eri al liceo e davi un nome alla tua
“graffiti crew”. Juan, James, Pat, Nancy, Marcus, Jacques, Justin, Eric B., Liv, Andrew, Morgan,
queste sono le persone con le quali passiamo il tempo, parliamo di musica, beviamo, mangiamo,
ridiamo e piangiamo quotidianamente. La fortuna ha voluto che loro siano anche persone di
grandissimo talento e che abbiano prodotto, secondo noi, parte della musica migliore della
scorsa decade. Avere amici con una così profonda e ampia conoscenza della musica e delle
tecniche di produzione è una risorsa a dir poco incredibile. Ci scambiamo e confrontiamo idee
continuamente e lavoriamo spesso insieme.
Spesso avete citato i Panthers come “fratelli”, anche se loro hanno un immaginario sonoro molto
distante dal vostro. Come mai questa affiliazione? Quali altre band considerate amiche e/o
stimate musicalmente?
Credo che questo discorso si ricolleghi idealmente alla risposta precedente. La DFA è senza
dubbio una label, ma è anche un gruppo di amici composto, in parte, da musicisti che non
incidono per l’etichetta. Jay e Justin dei Panthers sono due dei nostri più cari amici e Justin
in particolare è una di quelle persone con cui abbiamo legato maggiormente. Per esempio
è stato tramite i Turing Machine di Justin, la prima band che Tim e James hanno prodotto
insieme, che James ha conosciuto Jerry Fuchs, ed è così che Jerry ha iniziato a suonare ed è
diventato amico con Juan (MacLean). È vero, stilisticamente i Panthers sono “worlds away”
Martedì
dalla nostra musica, ma ci piace ascoltare più o meno le stesse cose. Credo sia solo accaduto
che la musica che facciamo abbia preso delle forme differenti. E a proposito del loro album,
“The Trick”, penso che sia uno dei dischi più sottovalutati degli ultimi cinque anni. La DFA
dovrebbe ristamparlo in vinile.
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myspace.com/stillgoing
Aprile
dfarecords.com
Ascoltando “Hold On”, il vostro super singolo del 2007, il suono sembra un bel mix tra la soul
disco americana anni ‘70 e l’italo disco, tipica del decennio successivo. Quale potrebbe essere la
definizione più appropriata del vostro suono? E siete fan dei NY Knicks?
Direi che la nostra musica può essere considerata come pop fortemente influenzata dalla
dance sia dei ‘70 che degli ‘80. Ma prima di tutto le nostre sono delle pop songs, strofaritornello, strofa-ritornello e così via. Esattamente come Britney Spears o Michael Jackson.
E si, siamo entrambi fan dei Knicks. Alex segue il basket più di me, ma se sei di New York
devi essere un fan dei Knicks. È una regola.
La vostra ultima release è un 12” con i Friendly Fires, nel quale vi coverizzate a vicenda. Di
solito questo è un’abitudine del mondo rock!? Avete un legame particolare con loro? Quanto
dobbiamo aspettare per il vostro debut album? O preferite il formato “singolo”?
Abbiamo incontrato i Friendly Fires la scorsa estate in Corsica, dove abbiamo suonato
entrambi durante il Calvi on the Rocks festival. Ed e Alex bevvero rhum fino al mattino e
completamente ubriachi pianificarono il progetto delle cover e strinsero amicizia. Per quanto
riguarda l’album, è pronto. In tutti i casi ci vorrà ancora un po’ prima che venga licenziato
poiché in queste cose le labels tendono ad essere sempre un pochino lente. È la natura della
bestia. Ma ci piace moltissimo lavorare sui singoli, ed infatti quest’estate uscirà un ep/12” con
due nuove canzoni e l’inedito “Say My Name” sarà nella nuova compilation della Kitsuné in
uscita questo mese.
Nicholas, tu suoni anche nei Juan MacLean. Parlaci di questa esperienza e avete mai pensato
o programmato un live set per gli Holy Ghost! ?
Sfortunatamente ho dovuto interrompere la mia collaborazione con i Juan MacLean circa un
anno fa a causa degli eccessivi e concomitanti impegni che si sono venuti a creare tra i tour
con Juan e con gli Holy Ghost!. Ma l’esperienza di aver suonato per tre-quattro anni con loro
rimane una delle più divertenti e appaganti della mia vita. Era un grande live ed era la prima
volta che venivo pagato per suonare. Ed essere ricompensato per suonare musica che ami
con persone che ami è stato semplicemente fantastico! Intendo dire che mi sarebbe bastato
vedere suonare Jerry a pochi centimetri di distanza ogni notte per rendermi felice ma Juan,
Jerry, Nancy e Eric, tengo così tanto a queste persone, più di quanto riesca ad esprimere con
le parole. Invece per quanto riguarda il live degli HG!, è il prossimo progetto al quale stiamo
lavorando. Accadrà molto presto. È stata molto dura trovare le persone giuste ma crediamo
di esserci riusciti. Abbiamo iniziato a fissare delle date per quest’estate, “so look out!”
Still Going
R
Siete anche dei quotati remixer, non a caso uno degli ultimi che avete fatto è stato su “Listzomania”
dei Phoenix, freschi vincitori di un Grammy. Molti dei vostri lavori sono raccolti nella
compilation autoprodotta “The Remixes Vol.1”. Qual è il vostro approccio all’arte del remix?
Non crediamo di avere un approccio univoco e prestabilito. Prima di tutto ci deve piacere
il brano in questione, poi cerchiamo di trovare un elemento dall’originale che sarebbe
divertente ricontestualizzare in qualche modo nel dancefloor e da lì parte il tutto. Solitamente
è un processo molto lungo, nel quale la traccia viene arricchita e riportata agli elementi
fondamentali più volte. Finalmente, dopo qualche settimana, lo si può ritenere ultimato.
Still Going
INterview
di Matteo Quinzi
Siete saliti alla ribalta in maniera improvvisa e inaspettata nel 2007 con l’anthem “Still Going Theme”, licenziato
dalla DFA. Parlateci della vostra vita prima dell’uscita di quel 12”. Come Eric e Oliver passavano le proprie
“giornate musicali”? Quando avete iniziato a fare djing e a produrre musica insieme?
Oliver: Mi occupo di produzioni e registrazioni musicali dal 2002. Con Eric ci siamo incontrati alle prime jams
dei Rub N Tug nel loft del nostro amico Rui, nel Lower East Side. Ho partecipato (engineering and programming)
ad alcune delle prime registrazioni dei Rub N Tug e da lì abbiamo iniziato a collaborare come Still Going.
Eric: La mia passione per i giradischi risale agli anni ‘80, mentre da metà ‘90 faccio il dj a tempo pieno. Mi occupo
di produzione dal 2004. All’epoca Oliver curava il suono delle mie prime tracce e da lì è iniziato il tutto...
Il vostro suono è un mix assai intrigante di house music, disco, jazz, soul e funk. Sembrate molto appassionati e
influenzati da differenti stili, spesso riconducibili alla musica “black”. Che cosa ne pensate a proposito?
Oliver: In tutta sincerità, non posso dire di sentirmi influenzato sotto questo punto di vista. Di solito il mio
processo creativo, di scrittura, si basa sul tentativo di svuotare la testa da ogni possibile influenza musicale
specifica. Questo è uno dei motivi per cui io e Eric lavoriamo così bene insieme.
Io tendo a scrivere in maniera “neutra” poi Eric aggiunge, grazie alla sua profonda conoscenza musicale, quel
tocco di “black”, “white” o “yellow” che serve al brano.
Eric: La musica è musica per me...Che mi piaccia oppure no...Un insieme di arcobaleni.
Quali sono i vostri artisti preferiti? Quelli che considerate come maggiori fonti d’ispirazione e quelli che invece
amate semplicemente ascoltare?
Oliver: Mi piacciono e ascolto moltissimi stili musicali: jazz, disco, salsa, metal, afrobeat, country. Posso essere
definito come un ascoltatore “delle pari opportunità”. Ma devo dire che la mia vera influenza è New York, la città,
prima di ogni artista specifico.
Eric: Non credo di essere molto influenzato da altri musicisti. Tendo solo ad ascoltare ciò che abbiamo fatto e
se penso che suoni bene vado avanti in quella direzione...
Per il momento avete fatto uscire due 12”, il già menzionato “Still Going Theme”, e il nuovo “Spaghetti Circus”,
sempre per DFA. Quanto dobbiamo aspettare per il vostro album di debutto?
Eric: C’è la possibilità di un album...Al momento siamo a metà strada visto che abbiamo quattro brani
pronti...Inoltre stiamo lavorando ad altre quattro tracce nuove di zecca...Poi basterebbe sommarle ed ecco un
album praticamente finito...Solo il tempo potrà dirlo...
Oliver: Possiamo solo promettere che ci stiamo mettendo tutto il nostro “best foot forward”, per così dire.
In tutti i casi sarà un disco frutto del nostro impegno.
Negli ultimi anni avete fatto diversi podcast, con sonorità molto eclettiche, per Resident Advisor e Beats in Space. È
quello che ci dobbiamo aspettare da un vostro dj-set oggi? Avete mai pensato di far uscire un vostro mix ufficiale?
Oliver: Penso che i mix che hai menzionato siano un esempio abbastanza fedele del nostro set in un club. In
ogni caso, ogni serata ti dà l’opportunità di sperimentare qualcosa di nuovo. Credo sia importante mischiare
un pochino le carte. Una serata la improntiamo più su un suono disco, un’altra più house o techno. Di solito
dipende dalla venue, dal pubblico o da quanto poco abbiamo dormito prima della serata.
Non è escluso che faremo uscire un mix ufficiale, ma per il momento siamo concentrati sui nostri brani
originali e sui remixes.
La b-side del vostro ultimo singolo, “Untitled Love”, è una splendida ballata con un’atmosfera spacey ed un
suono molto soul. Mi ha fatto pensare ad una suggestiva versione “disco” di “Evidence” dei Faith No More. Diteci
qualcosa in più su questo brano, come è venuto fuori? Qual è stata la scintilla?
Oliver: “Untilted Love” era nata in principio come una “loose jam” su un giro di chitarra che avevo scritto.
Poi la canzone ha iniziato a delinearsi quando Eric si presentò con una bozza del testo. Infine con l’ingresso di
Reggie Watts nel progetto il brano ha definitivamente preso forma, in maniera molto organica.
Avete remixato moltissimi artisti, diversi tra loro, come i Presets, Doves, !!! e Crazy P. Come scegliete le tracce e
gli artisti da remixare?
Oliver: Col tempo abbiamo imparato che bisogna sentire qualcosa di interessante nel brano originale,
tramite il quale costruire poi il remix. In passato, in un paio di nostri remixes, ci siamo ritrovati praticamente
a comporre un brano originale, qualcosa che, guardando oltre, avremmo potuto tenere per noi stessi. Ora
dobbiamo sentire che possiamo dare una nuova prospettiva al brano originale. In caso contrario, si sta solo
inquinando l’etere.
Quindi la risposta alla tua domanda potrebbe essere: “Con molta attenzione”.
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