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Fra i libri
Manlio Graziani, In Rome we trust, il Mulino, 2016
/ 20.02.2017
di Paolo A.Dossena
Quella del metodista George W. Bush è stata in realtà la «prima vera presidenza cattolica» degli
Stati Uniti; e Bush è stato «il primo presidente cattolico degli Stati Uniti, di sicuro più del cattolico
Kennedy».
Come mai? George W. Bush ha adottato il principio della sussidiarietà, si è scelto come precettore
padre Neuhaus (prete cattolico ed ex pastore luterano), si è circondato di cattolici conservatori (cui
ha assegnato ruoli chiave), ha messo un doppio veto alla legge sulla ricerca sulle cellule staminali,
ha promesso obbedienza ai vescovi cattolici ed è quindi un «cattolico latente». Eppure, i non facili
rapporti tra la Chiesa di Roma e gli USA, rimasero tesi anche durante la presidenza Bush.
Il libro di Manlio Graziani racconta la storia delle relazioni tra Chiesa romana e Stati Uniti partendo
dall’inizio. Roma aveva preso posizione contro la rivoluzione francese a causa delle pretese
universaliste del nuovo regime di Parigi. Le era tuttavia sfuggito che la stessa pretesa era esplicita
anche nella rivoluzione americana. Di questa vocazione universalista statunitense, la Chiesa si
accorse solo dopo la prima guerra mondiale, con i 14 punti di Woodrow Wilson, incorporati nei
trattati di pace. I rapporti peggiorarono con l’avvento a Washington di Franklin Delano Roosevet,
che nel 1933 stabilì relazioni diplomatiche con l’URSS, paese per il quale sembra avere delle
simpatie.
Altro grave fattore di frizione tra Chiesa cattolica e Stati Uniti: la nascita di Israele. Immediatamente
dopo Papa Pio XII pubblica tre encicliche, citando i campi di concentramento per arabi e definendo il
sionismo «un novello nazismo». Anche durante la guerra fredda, USA e Vaticano hanno strategie
diverse (il secondo assume una posizione critica verso la nascente NATO e più tardi addirittura
«terzomondista», opponendosi anche alla guerra in Vietnam).
Si tratta anche di un conflitto di civiltà: per Pio XII il materialismo dello stile di vita americano è
appena migliore del materialismo teorico sovietico.
Finita la guerra fredda, la convergenza tra cattolici e l’America di George W. Bush è annullata
dall’invasione statunitense dell’Irak del 2003. La Chiesa si oppone all’invasione fin dal 2002. Le
previsioni cattoliche si avverano: dopo la guerra irachena esplode la violenza settaria e i cattolici
(che erano un milione e mezzo negli anni Ottanta) sono massacrati. Dopo la guerra del 2003 il loro
numero scende a una cifra oscillante tra i 450’000 e i 200’000.
Qual è il futuro dei rapporti tra America e cattolici? Forse la risposta è nella demografia. L’effetto
combinato dei tassi di natalità, dell’immigrazione e delle conversioni potrebbe portare i cattolici a
superare i protestanti nella seconda metà di questo secolo. Questo è uno dei fattori della
cattolicizzazione in atto negli Stati Uniti.
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