Santa la terra che non nutre i

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SANTA LA TERRA
Estratti di rassegna stampa
-MOTIVAZIONI DEL PREMIO GOLDONI OPERA PRIMA 2009
“Santa la terra che non nutre i suoi figli” mescola con efficacia storia grande e
documentaria, ovvero la tragedia di Gaza, con quella piccola, innestata su stilemi quasi da
fiaba magica, vedi la sorprendente figurazione simbolica della Ragna, donna arpia-uccello
traumatizzata dai tanti lutti e divenuta creatura inferica, neo gotica ma motivata e radicata
nella vicenda presentata. Brachilogie nervose nel tessuto dialogico, spezzettato e mai
ornamentale, attenzione accurata portata su dettagli di una realtà sociologicamente ben
circoscritta, conflitti prospettici tra mondi dell’esperienza (i vecchi) e quello irresponsabile
ludico dell’infanzia, rendono il montaggio sempre ben controllato linguisticamente e
allusivo, intrigante e inquietante.”
MOTIVAZIONE DEI PREMI LODI DI PACE 2011
“L’incombere di una oscura minaccia di guerra che costringe due creature emblematiche
della condizione umana, un vecchio e una ragazzina, ad un’esistenza prigioniera e
precaria, non tarpa il loro anelito-diritto alla libertà. L’utopia della pace soffia nella realtà
tragica del presente come una lieve e non arresa speranza di normalità, e grazie ad una
regia di grande efficacia e densità di echi, talora fiabeschi e straniati, ed alla eccellente
immedesimazione nel ruolo degli interpreti, ha saputo comunicare al pubblico una forte
intensità emozionale.”
-Silvia Canevara, Il Cittadino
Santa la Terra, scritto dalla giovanissima Chiara Boscaro per la compagnia “Impresa
teatrale fratelli Meucci” di Milano. «Anche se è ambientata in Palestina, spiega De Capua,
è una storia universale, che parla di guerra e di chi più di ogni altro ne fa le spese, ovvero
gli anziani e i bambini, costretti dalla drammaticità della situazione a trasformare il tetto di
un palazzo in uno spazio innaturale per il gioco e il divertimento».
Fabio Ravera, Il Cittadino
“La noia è un dono”, dice il nonno paraplegico alla piccola nipote: “Se muori di noia vuol
dire che non muori di bombe”. La bambina però non è d’accordo, perché i suoi 12 anni
appena compiuti non si possono abituare al male e a una vita da esule sul tetto di un
palazzo. E allora inventa, fantastica e sogna di tornare laggiù, su quella terra intravista e
mai vissuta, mentre lo sguardo del nonno-soldato in carrozzella la richiama all’ordine. Ma i
sogni non si possono ingabbiare, e quella prigionia d’altura, quel posto dove si vive
schiacciati da un cielo gravido di pericoli senza nome, diventa uno spazio stretto per
contenere l’esuberanza e la voglia di vivere di un’adolescente, che vorrebbe fare il bagno
nella sua piscina gonfiabile ma non può perché l’acqua “serve per bere”, che vorrebbe
diventare ballerina ma è costretta a lavorare come una sguattera e ad accudire il nonno. E
che soprattutto vorrebbe vedere quella terra che il nonno la obbliga solo a immaginare,
perché laggiù regna il male e solo sul tetto ci si può difendere dalle bombe dei nemici. Ma
non basta alla bambina, che con il suo salto finale nel buio, un gesto estremo ma di
assoluta libertà, spiazza gli spettatori, mentre il nonno, impotente sullo sfondo, la implora
di fermarsi. (…) una rappresentazione che ha emozionato il pubblico e che ha messo in
mostra il talento di due attori come Linda Caridi, straordinaria nel calarsi nel ruolo di una
bambina, e di Roberto Capaldo, anche lui promosso a pieni voti nella parte del nonno
inflessibile. Con loro, sul palco, un terzo personaggio, la Ragna, una donna che appare sul
grande schermo al centro della ribalta e che diventa “icona, immagine di qualcosa da
amare e da idolatrare”, come ha spiegato il regista Stefano Simone Pintor. (…) Pur tra
inquietudine e dolore, non mancano gli aspetti fiabeschi, perché la vicenda è “filtrata dal
punto di vista della bambina”.
Silvia Canevara, Il Cittadino
www.ilgiorno.it/lodi, 19 Settembre 2011
“Mi si spezza il cuore al pensiero di dover scegliere un unico vincitore, ma queste sono le
regole: il vincitore della prima edizione del premio drammaturgico “Lodi di Pace” è
l’Impresa Teatrale Fratelli Meucci, il miglior testo Santa la Terra di Chiara Boscaro”. (…)
“L’eccellente immedesimazione degli interpreti e una regia di grande efficacia densa di
echi talora fiabeschi” li ha convinti a premiare il lavoro di questa compagnia milanese, che
venerdì sera ha potuto fare rientro a casa con entrambi i premi in palio, uno alla migliore
rappresentazione, l’altro al miglior testo. Nel motivare la propria scelta, la “forte intensità
emozionale” del testo, ambientato sul tetto di un palazzo assediato dalla guerra:
“L’incombere di una oscura minaccia che costringe due creature emblematiche della
condizione umana – un vecchio e una ragazzina – a un’esistenza prigioniera e precaria,
non tarpa il loro anelito alla libertà. L’utopia della pace soffia nella realtà tragica del loro
presente come una lieve speranza di normalità”.
Daniela G. Carrabba, www.cremona.mondodelgusto.it
Due i premi assegnati a Santa la Terra: all’autrice del testo, Chiara Boscaro, ed alla
Compagnia Impresa Tratrale Fratelli Meucci che ne ha messo in scena la prima
rappresentazione per la regia di Stefano Simone Pintor. Ecco la motivazione espressa
dalla giuria: “L’incombere di una oscura minaccia di guerra che costringe due creature
emblematiche della condizione umana, un vecchio e una ragazzina, ad un’esistenza
prigioniera e precaria, non tarpa il loro anelito-diritto alla libertà. L’utopia della pace soffia
nella realtà tragica del presente come una lieve e non arresa speranza di normalità, e
grazie ad una regia di grande efficacia e densità di echi, talora fiabeschi e straniati, ed alla
eccellente immedesimazione nel ruolo degli interpreti, ha saputo comunicare al pubblico
una forte intensità emozionale”.
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