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C A R P E
Personal
D I E M
Accessori
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Pucci vestono la
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scorrevole e leggera diventa un perfetto strumento di
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Investire nella Qualità della Vita
■ ■ ■ Salute Introdotta anche in Italia una terapia soft per guarire il piede torto congenito nei bebè
Sgambettare senza gesso
Niente lesioni o ipotrofia con manipolazioni e bloccaggio con un sandalino
di Elena Correggia
U
na tecnica «dolce» all’avanguardia per curare il piede torto, una grave deformità scheletrica congenita che rende
difficile o impedisce di fatto la deambulazione. Si tratta
della metodica inventata dal professor Raphaël Seringe
dell’ospedale Saint Vincent de Paul di Parigi e da poco introdotta in
Italia da Alessandra Novembri e Alessandro Pagliazzi, ortopedici pediatrici dell’ospedale Meyer di Firenze. «Se la tecnica tradizionale
prevedeva l’utilizzo dell’ingessatura dalla coscia fino al piede su bambini piccolissimi (dai 15 giorni agli otto-dieci mesi circa), con conseguenti disagi specie se l’ingessatura era
bilaterale», spiega la dottoressa Novembri, «questo nuovo sistema mira a raggiungere la correzione della posizione
dell’articolazione secondo un approccio
non più statico ma dinamico-funzionale, con manipolazioni abbinate al
bloccaggio del piede mediante un
sandalino composto da nove pezzi
di cerotto e una placchetta di plastica come supporto». Il piede torto congenito è una patologia con probabili cause di origine genetica che si sviluppa in fase intra-uterina, colpisce
due-tre bambini su 1.000 e si manifesta con maggior frequenza nei
maschi. L’anomalia si definisce a partire dalla fine del secondo mese di gestazione ed è visibile già dalla prima ecografia, con un arresto della morfogenesi del piede. Si caratterizza per gradi crescenti
di gravità e frequentemente comprende equinismo, cioè l’appoggio
avviene solo sull’avampiede, varismo, ossia l’asse longitudinale del
calcagno è deviato all’interno rispetto all’asse longitudinale della gamba, e supinazione, quando la pianta è rivolta verso l’interno e la punta del piede tende verso l’alto. La malformazione può essere aggra-
vata inoltre da un fattore posizionale, se il bambino è piuttosto costretto nell’utero materno. Queste alterazioni dei rapporti fra le ossa che compongono il piede fanno assumere all’arto una posizione
anomala e nella maggior parte dei casi solo il trattamento chirurgico teso ad allungare i tendini e liberare le articolazioni ha permesso finora di risolvere il problema. Con la nuova tecnica dolce, invece, il fisioterapista sblocca manualmente il piede con una serie di
manipolazioni a giorni alterni, e poi fissa l’arto nella giusta posizione mettendo al bambino il sandalino. Il mantenimento posturale viene poi potenziato facendo indossare un tutore removibile (doccia di
posizione) per alcune ore al giorno, se il paziente è piccolissimo, e
successivamente solo durante la notte. «I
vantaggi che ne conseguono appaiono
notevoli», continua la dottoressa Novembri, «innanzitutto per quanto riguarda la
qualità di vita del bambino: i problemi di
ipotrofia del polpaccio e di eventuali lesioni cutanee connesse all’ingessatura
sono evitati. Il piccolo è libero di muoversi e sgambettare senza costrizioni per
varie ore al giorno, può fare il bagno, il
suo piede cresce di più e senza la rigidità dovuta a un’immobilizzazione costante imposta dal gesso». Un altro beneficio importante è infine quello dell’efficacia del trattamento, che permette di ridurre il ricorso all’operazione chirurgica circa nella metà dei casi, con conseguente
iter di guarigione più semplice e meno traumatico. In due anni circa all’ospedale Meyer di Firenze sono stati trattati con tale tecnica
avanzata 68 bambini, di cui il 57% ha recuperato la funzionalità del
piede senza bisogno di intervento. Proprio al Meyer a ottobre si terrà
il secondo corso rivolto a fisioterapisti e medici ortopedici di tutta
Italia, allo scopo di diffondere a livello nazionale la conoscenza e i
conseguenti benefici del trattamento. (riproduzione riservata)
■ ■ Gusto Studio su gemelli mono ed eterozigoti
■ ■ Società Insolito festival annuale in Corea
Meglio carne o pesce?
La risposta è nei geni
Tra musica e cultura
si gioca con il fango
di Galeazzo Santini
N
ei bambini la preferenza
per la carne o per il pesce
è già ben chiara fin dal
momento della nascita. A questa
conclusione è giunto uno studio
britannico che ha esaminato le
preferenze alimentari di 103 coppie di gemelli monozigoti e di 111
coppie di eterozigoti, tutti dello
stesso sesso di un’età tra i quattro
e i cinque anni. Gli scienziati dell’University College di Londra
hanno fornito alle madri dei gemelli un elenco con 77 qualità di
cibo e le hanno pregate di indica-
re le preferenze dei propri figli.
Nel caso dei gemelli monozigoti
tutti hanno dimostrato una netta
preferenza per la carne o il pesce.
I ricercatori hanno quindi concluso che queste predilezioni sono di
origine genetica. Per la verdura e i
formaggi, invece, le differenze tra i
gemelli sono risultate molto
profonde, sia nel caso degli omozigoti sia in quello degli eterozigoti. In questo modo i ricercatori
hanno confermato la saggezza
popolare secondo la quale se i
bambini non mangiano la verdura
la colpa è dei genitori. (riproduzione riservata)
di Andrea Torti
L’
appuntamento è per il periodo tra il 15 e il 21 luglio
prossimi, nella cittadina
della Corea del Sud Boryeong, a
200 km da Seul. Qui in una sezione della spiaggia Daecheon,
lunga 13 chilometri, si svolgerà,
come ogni anno dal 1998, il festival del fango, il Boryeong Mud Festival (www.mudfestival.
or.kr). Ufficialmente si tratta
di una trovata di marketing
per pubblicizzare prodotti cosmetici per la pelle basati sul fango locale ricco di minerali. Ma in
realtà la maggior parte del milione e mezzo di visitatori è solo alla ricerca di un innocuo divertimento. Particolarmente interessanti sono le notti di apertura e
chiusura del festival con eventi
culturali, musicali e fuochi d’artificio. (riproduzione riservata)
“
Lampi
nel buio
Bada alla strada dove
metti il piede e tutte le tue
vie siano ben rassodate
Salomone
”
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