Il valore del tempo nel paziente oncologico Editoriali

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Editoriali
Il valore del tempo
nel paziente oncologico
Digressione fisico-filosofica nel tempo
Carlo Barone1
The value of time in cancer patients.
Summary. In medicine time is one of the main dimensions
used in order to assess the efficacy of a cure. In oncology we
measure either the advantage obtained with a treatment or
the clinical course of a cancer as time intervals or survival benefit. In the last years we can describe life expectancy in many
solid tumors following therapy, not only in terms of median
survival, but also in terms of 3-5 years survival. Additional life
time, that given by novel drugs, is now a real experience in
some solid tumors allowing a reflection on its value and meaning in the personal perception of patients as well in an absolute
perspective. The concept of time deformation in physics suggests a metaphorical similarity with rediscovery of the authentic sense of life in an increasing number of patients affected by
cancer who experience a significant life prolongation.
Introduzione
Il tempo è una delle principali dimensioni utilizzate per determinare l’efficacia di un trattamento in
medicina. In oncologia misuriamo il vantaggio di un
trattamento e l’andamento clinico della neoplasia in
termini di intervalli temporali o di guadagno temporale. Termini come “intervallo libero da progressione”, “intervallo libero da malattia”, “tempo alla
progressione”, “sopravvivenza globale”, “sopravvivenza a 3-5-10 anni” esprimono intervalli temporali
(distanze) fra un punto di partenza arbitrario (t0), in
genere la diagnosi o l’inizio di un trattamento o di
un periodo di osservazione, e un altro punto (tx), che
può essere anch’esso arbitrario e convenzionale, il
momento della recidiva o del peggioramento clinico,
oppure oggettivo, come il decesso.
Negli ultimi anni in molti tumori metastatici abbiamo iniziato a parlare non solo di sopravvivenza
mediana, ma anche di sopravvivenza a 3 e 5 anni,
perché l’effetto cumulativo e sequenziale delle cure
consente a percentuali non trascurabili di pazienti,
per esempio con cancro della mammella o del colon
o anche del rene o con melanoma, di avere lunghe
sopravvivenze. La percezione di quale sia la dimensione di guadagno temporale rilevante può essere
diversa a seconda della prospettiva, a seconda, cioè,
se la prospettiva è del paziente o dell’oncologo o di
altri medici oppure dei decisori politici o degli operatori dell’informazione. Ma il tempo in più, il tempo
“donato” dalle cure è reale e invita a riflettere sul suo
significato in assoluto e nella percezione individuale.
Oncologia Medica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
Pervenuto su invito il 26 aprile 2015.
1
Recenti Prog Med 2015; 106: 351-353
La concezione del tempo in filosofia
È difficile definire il tempo dal punto di vista
fisico, filosofico e ontologico. «Se nessuno mi interroga lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga
non lo so»1. Questa risposta intuitiva ed enigmatica di sant’Agostino esprime la difficoltà di definire
l’essenza del tempo e ha influenzato profondamente il nostro modo di concepire il tempo. E ancora:
«Passato e futuro: ma codesti due tempi in che senso esistono, dal momento che il passato non esiste
più e che il futuro non esiste ancora? E il presente,
a sua volta, se rimanesse sempre presente e non
tramontasse nel passato, non sarebbe tempo, ma
eternità». Peraltro, è difficile definire il tempo per
chi, di fatto, è immerso nel tempo. Un aneddoto di
uno dei maggiori scrittori americani del XX secolo, David Foster Wallace, potrebbe aiutarci a comprendere la difficoltà: due giovani pesci, nuotando,
incontrano un pesce anziano che, andando nella
direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e dice: «Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?». I due giovani
pesci nuotano ancora un po’, poi uno guarda l’altro
e fa: «Ma che cavolo è l’acqua?»2.
Il tempo soggettivo, dell’esperienza personale,
quello che conosciamo, ma che non sappiamo spiegare, è infatti diverso dal tempo fisico. Per Platone,
il tempo è solo un’immagine imperfetta, in movimento, dell’eternità, mentre per Aristotele sul piano ontologico il tempo è cambiamento. Opinione
che si sedimenta nel pensiero degli atomisti, come
Lucrezio: «Anche il tempo non esiste per sé, ma
dalle stesse cose deriva l’avvertimento di ciò che
è trascorso nel passato, poi di ciò che è presente,
infine di ciò che segue più tardi; e bisogna riconoscere che nessuno avverte il tempo per sé, separato
dal movimento e dalla placida quiete delle cose»3.
Sin dall’antichità, quindi, il tempo è stato collegato
inscindibilmente al cambiamento.
Nel processo di quantificazione dell’ordine della natura, il ruolo del tempo si è rivelato decisivo
e Galileo fu il primo a considerare il tempo come
quantità misurabile essenziale nell’attività ordinata del cosmo. La posizione fondamentale occupata dal tempo nelle leggi dell’universo venne svelata
completamente solo nella seconda metà del XVII
secolo grazie a Newton: «Il tempo assoluto, vero,
matematico, in sé e per sua natura senza relazione
ad alcunché di esterno, scorre uniformemente». Il
tempo sta là, esiste ed è universale, omnicomprensivo e totalmente fidato (“sensorium dei”); non può
essere condizionato o alienato in alcun modo, continua unicamente a scorrere con ritmo costante. È
un tempo assoluto, ordinato, che dal passato scorre verso il presente e il futuro, ingloba qualunque
processo fisico nell’universo, come un gigantesco
e prevedibile meccanismo a orologeria. Da Newton in poi non è più stato possibile sostenere che
il tempo sia un’illusione, una costruzione mentale
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Recenti Progressi in Medicina, 106 (8), agosto 2015
Il cancro ridefinisce il concetto di qualità della vita,
e il prolungamento della sopravvivenza oggi ottenibile apre scenari
e riflessioni che non erano pensabili quando la prospettiva
di un importante guadagno di vita era molto più remota.
creata dagli esseri umani in risposta all’incapacità
di cogliere l’eternità. Il tempo di Newton esclude
ogni flessibilità sia nella percezione soggettiva del
tempo sia nella metafora del tempo dell’esperienza
individuale.
L’eredità greca è riconoscibile nel postulato che
il tempo sia ordinato e razionale, mentre dalla religione ebraica deriva il concetto di un tempo lineare in contrasto con la nozione di tempo ciclico.
Tuttavia, l’ossessione della linearità e del flusso
continuo del tempo e della sua razionalizzazione
e misurazione, che domina la cultura occidentale, non è comune ad alcune culture aborigene in
cui gli “eventi” sono più importanti delle “date”
e il loro portato interiore scandisce l’esperienza
meglio delle lancette dell’orologio. Ciò suggerisce
che il senso del tempo possa essere disgiunto dalla
misurazione. Ma in fondo anche l’arte, la poesia
e la letteratura occidentali, per quanto fortemente influenzate dal tempo lineare, tradiscono una
ciclicità e una sospensione temporale nascoste,
talvolta dichiarate, talaltra evocate in un mondo
rarefatto e fantastico, un rifugio all’instancabile
freccia del tempo, come nella trentunesima delle
Variazioni Goldberg di J. S. Bach o in Finnegans
Wake di J. Joyce.
Il tempo di Newton aveva un’esistenza astratta, indipendente, utile solo come strumento per
la descrizione matematica del moto, ma in realtà
non “faceva” nulla. Einstein gli ha riassegnato il
suo posto nel cuore della natura, come parte integrante del mondo fisico, compiendo un primo e
decisivo passo verso la riscoperta del tempo, per
cui «il tempo si trova al centro di tutto ciò che è
veramente importante per gli esseri umani» 4. Il
tempo e lo spazio non sono fissati in modo assoluto
e universale; essi sono in un certo senso malleabili, in grado di allargarsi e di restringersi a seconda del moto dell’osservatore. Lo spazio-tempo
è un’unica dimensione la cui curvatura coincide
con il campo gravitazionale, che è quindi in grado
di deformare il tempo: in sostanza, «la distinzione
fra passato, presente e futuro è solo un’illusione,
anche se ostinata»5.
La perdita del valore assoluto del tempo implica la possibilità di flessibilità della percezione
soggettiva del tempo anche in relazione alle esperienze esistenziali? Il tempo che entra a far parte della teoria fisica, persino quello di Einstein,
somiglia molto vagamente al tempo soggettivo
dell’esperienza personale, quello che conosciamo, ma non sappiamo spiegare, ma il concetto
di relatività e deformabilità può evocare, almeno semanticamente, la variegata percezione del
tempo nella coscienza individuale. L’intuizione
ci è di scarso aiuto perché nella vita di tutti i
giorni il tempo ci appare, e in maniera del tutto
convincente, come quella dimensione assoluta e
universale che la fisica moderna in realtà esclude. Il tempo flessibile non fa parte della nostra
esperienza quotidiana. Possiamo, tuttavia, considerare il tempo (perlomeno con l’occhio della
mente) come un “paesaggio” temporale ordinato
senza tempo. I filosofi esprimono tale concetto
con la locuzione “tempo bloccato” per distinguerlo
dalle suggestioni psicologiche (nonché del senso
comune) di “attimo fuggente”. Il tempo bloccato ci
suggerisce di rappresentare il tempo come lo spazio, una dimensione psicologica che rimanda alla
dimensione fisica dello spazio-tempo. Ciò che accade in un preciso istante, l’“ora” della nostra consapevolezza cosciente, è un fenomeno puramente
soggettivo. Lo stesso Einstein riconobbe che «vi
è qualcosa di essenziale riguardante l’ora che è
proprio al di fuori dell’ambito della scienza»5. Il
tempo come concetto fisico potrebbe non esistere
ed essere sostituito da “ora” (“nows”) ripetuti e
giustapposti nello spazio6.
Sul piano esistenziale la riscoperta del presente implica che nella ricerca del senso dell’esistere il
presente diventa una specie di unità di misura del
tempo. Il significato profondo dell’esistenza umana
coincide con il tempo inteso come essenza, e proprio per il fatto di essere limitata da un orizzonte
temporale l’esistenza acquista senso e autenticità7. L’orizzonte temporale limitato, ma nel contempo ampliato dalle cure, invita alla riscoperta
dell’autenticità del tempo. Il problema del tempo è
centrale anche nel pensiero di Bergson, secondo il
quale esiste una differenza sostanziale fra il tempo
esteriore, fondato sulla successione degli istanti, e
il tempo interiore. A differenza della scienza, che
ha una visione del tempo spazializzata, per la coscienza non esistono singoli istanti di tempo, ma
un loro continuo fluire non scomponibile né misurabile. La coscienza vive il tempo come durata; l’atto presente porta in sé il processo da cui proviene
e insieme è qualcosa di nuovo in una durata senza
interruzioni o salti8. Ma in realtà l’esistenza di un
tempo individuale e soggettivo è ammessa anche
da Einstein: «Esiste perciò, per l’individuo, un iotempo, o tempo soggettivo. In sé stesso questo non
è misurabile»5. Per la descrizione matematica del
tempo è necessario ricorrere ai numeri immaginari. «Forse quello che chiamiamo tempo immaginario è davvero più importante, mentre quello che
chiamiamo tempo reale è solo un’idea inventata
per descrivere il nostro modo di pensare l’universo»9. Il tempo “immaginario” è quello descritto con
i numeri immaginari, ma non ci si può sottrarre
alla forte valenza evocativa esistenziale di questa
affermazione.
C. Barone: Il valore del tempo nel paziente oncologico. Digressione fisico-filosofica nel tempo
Il tempo per i malati oncologici
Queste ultime considerazioni ci riportano al
senso del guadagno temporale nei pazienti affetti
da cancro. Il cancro ridefinisce il concetto di qualità della vita, e il prolungamento della sopravvivenza oggi ottenibile apre scenari e riflessioni che
non erano pensabili quando la prospettiva di un
importante guadagno di vita era molto più remota.
Questa prospettiva si inscrive nella più generale
destabilizzazione della coscienza individuale causata dalla diagnosi di cancro, alterando profondamente la scala dei valori esistenziali. Un’indagine
EURISKO/FAVO del 2008 sulle implicazioni psicologiche della diagnosi di cancro già rivelava che i
sentimenti prevalenti dei pazienti, oltre all’accettazione silenziosa della malattia, comprendevano
lo sviluppo di un grande attaccamento alla vita,
di ottimismo e determinazione, la riacquisizione
del senso del valore della vita e l’attaccamento al
presente per vivere profondamente ogni attimo10.
Questi valori non sono lontani dal concetto di vita
autentica proprio dell’esistenzialismo e di flusso
ininterrotto del tempo interiore che amplifica il
valore dell’esistenza, in contrasto con la successione di istanti o di intervalli temporali misurabili
esteriormente: «Il tempo è rivestito di indumenti
diversi a seconda del ruolo che riveste nei nostri
pensieri»11.
Parafrasando metaforicamente il concetto fisico di deformazione temporale, un breve intervallo di tempo può essere percepito come infinito se
il sistema di riferimento etico aumenta il valore
dell’esperienza. La dilatazione del tempo determinata, in fisica, dall’intensità del campo gravitazionale può essere paragonata, nella clinica,
alla dilatazione interiore dell’esperienza presente
determinata dall’impatto traumatico della diagnosi di cancro. La mente del paziente, così come
quella dei familiari e delle persone che lo accudi-
Indirizzo per la corrispondenza:
Prof. Carlo Barone
Oncologia Medica
Università Cattolica del Sacro Cuore
Largo Agostino Gemelli 8
00168 Roma
E-mail: [email protected]
scono, è focalizzata al massimo sul presente; non
vaga nel passato o nel futuro, la consapevolezza
della malattia dà l’opportunità di apprezzare il
sovraccarico temporale dell’adesso, di realizzare
autenticamente il tempo. Se volessimo insistere
nella metafora, come nella meccanica quantistica
il tempo ha una realtà questionabile, tale che la
quantistica ne mette in dubbio la stessa “esistenza”12, e comunque estremamente peculiare, mescolando le azioni del presente con la realtà del
passato, così la coscienza della finitezza del tempo
può consentire di riscoprire le esperienze passate
nell’autenticità del presente: «Un’ora, non è solo
un’ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di
progetti, di climi»13.
Bibliografia
1. Aurelio Agostino. Le confessioni. Milano: BUR,
1958.
2. Wallace DF. Questa è l’acqua. Torino: Einaudi, 2009.
3. Lucrezio Caro T. La natura delle cose. Milano: Rizzoli, 2000.
4. D’Espagnat B. On physics and philosophy. Princeton, NJ: Princeton University Press, 2006.
5. Greco P. Einstein. Milano: Alpha Test, 2004.
6. Barbour J. La fine del tempo. La rivoluzione fisica
prossima ventura. Torino: Einaudi, 2008.
7. Heidegger M. Essere e tempo. Milano: Fratelli Bocca, 1953.
8. Bergson H. Materia e memoria. Bari-Roma: Laterza, 1996.
9. Hawking SW. Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo. Milano: Rizzoli, 1988.
10. Eurisko-FAVO. Vivere con il cancro, 2008.
11. Wheeler JA. Frontiers of Time. London-New York:
Simon & Schuster, 1993.
12. Rovelli C. La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2014.
13. Proust M. Alla ricerca del tempo perduto. Roma:
Newton Compton, 1990.
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