Quali colori riproporre? Dalle analisi alle scelte - Arch

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Anno 40 LUGLIO 2006 n. 5
www.rivistedigitali.com
&
recupero restauro
Stratigrafia delle coloriture. In fase di restauro può essere complicato operare su tinteggiature e intonacature sovrapposte, di colore e materiale diversi. Bisognerà attenersi all’ultimo colore? Ritornare al
primo impianto? Riproporre la cromia che è stata visibile per più tempo? E quale tipo di prodotto usare?
Quali colori riproporre?
Dalle analisi alle scelte
Un’esperienza
nel centro storico
di Genova offre
indicazioni utili.
Il metodo usato ha
correlato i risultati
dell’analisi
archeologica sulla
facciata (analisi
stratigrafica delle
tinteggiature
e intonacature)
e dell’analisi
fisico-chimica
di tinta e intonaco
4a 4b
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la compatibilità tra materiali diversi? Problematiche
simili investono anche gli
interni degli edifici.
Palazzo Grillo-Cattaneo
Sull’edificio, un palazzo nobiliare del centro storico genovese (foto 2, 3), sono state eseguite varie indagini:
l’analisi archeologica della facciata e in particolare l’analisi stratigrafica delle sue
tinteggiature e intonacature; l’analisi fisico-chimica
di alcuni parametri peculiari di tinta e intonaco (analisi condotte a livello macroscopico e microscopico).
Successivamente sulla base
di queste analisi sono state
tratte nella fase di sintesi
diverse indicazioni utili per
il restauro.
L’analisi archeologica
L’analisi archeologica d’elevato è stata impiegata per
determinare su basi oggettive
le diverse fasi di trasformazione subite dalla costruzione nel corso dei secoli.
Nel caso di Palazzo Grillo
Cattaneo ha evidenziato diversi elementi cronotipologici risalenti al periodo medioevale (le murature), al
XVI secolo (il tipo di aperture, i balaustrini...) e al XX
secolo, come le aperture al
piano terra, l’ inserimento
di persiane (tabella 1, parte stratigrafia verticale).
La stratigrafia di superficie (tabella 2), eseguita successivamente, ha studiato
la sovrapposizione degli
strati di tinta e intonaco.
Con l’analisi stratigrafica
viene annotata, per l’esempio delle tinte ad affresco, la
contemporaneità dello strato relativo alla stesura dell’intonaco e quello relativo
al colore. Unendo le considerazioni riportate nella
scheda di stratigrafia orizzontale e verticale si compila
la colonna relativa alle datazioni. Nel basamento della facciata principale di Palazzo Grillo-Cattaneo sono
stati rilevati 30 strati diversi, in elevato 3. Per alcuni
strati di colore o di intonaco si può riscontrare una
1. Picchettatura
su intonaco.
2 - 3. Palazzo Grillo
Cattaneo: particolari
della facciata principale.
4a - 4b. Piazza S.Bernardo:
alcune tinteggiature si
sono datate grazie
all’edicola del XVIII
secolo; Piazza Ferretto:
lo strato affrescato
è stato datato (sec. XVI)
in relazione alla
interpretazione stilistica
della decorazione e alla
cronotipologia delle
aperture.
3
Il metodo
L’analisi presentata si avvale dei risultati di una ricerca per
una lettura articolata di intonaci e tinteggiature
dell’Università degli studi (Facoltà di Architettura e Facoltà
di Chimica) e del Cnr di Genova. Oltre all’interesse scientifico per questo metodo, esso si è rilevato anche particolarmente utile per la pratica professionale (foto 6,7). La filosofia che qui si vuole proporre è la medesima, sia che si agisca
a livello edilizio che a livello urbano: conoscere meglio per
poter decidere in maniera più congruente. A livello urbano, inoltre, questo modo di affrontare il complesso problema
delle ritinteggiature può essere una valida alternativa a piani
del colore concepiti come una pianificazione astratta di colori. Ogni edificio ha la sua storia, ogni nuovo intervento è
bene che si rapporti con questa storia.
Altre applicazioni di questo metodo
• Interventi nel centro storico di Genova nei quartieri di Prè,
Ripa, S.Donato e Sarzano;
• Interventi in ville suburbane: villa Serra a Comago, villa
Serra a Nervi, villa Durazzo-Pallavicini a S.Margherita
Ligure, villa Rosenda De Mari ad Albissola Marina;
• Interventi nel centro storico di Bologna;
• Interventi nel centro storico di Siena.
Per saperne di più
•Analisi di laboratorio da eseguirsi sulle facciate tinteggiate
vedi n. 8/2005 di Progetto Colore;
•Analisi Munsell vedi n. 2/2006 di Progetto Colore;
•Esempi di analisi archeologica di elevato e di analisi
stratigrafica di superficie: Archeologia dell’Architettura, ed.
All’insegna del Giglio, Firenze;
•Ulteriori precisazioni: [email protected] (Dsa,
Facoltà di Architettura, Genova)
corrispondenza con precise fasi costruttive dell’edificio, essi allora risultano in
questo modo datati (foto 4a,
4b). Per esempio, nel basa-
mento solo lo strato rosa è
anteriore al portale in marmo ed è quindi stato datato
al XVI secolo. In questo caso il portale del Tamagni-
Compiuta la fase preliminare, nelle zone più protette da dilavamenti e scolorimenti, si sono prelevati alcuni campioni per la caratterizzazione del materiale. La scelta del punto
di prelievo permette un’analisi dettagliata dei depositi;
per evitare, pero’, di misurare massimi non rappresentativi di polverosità i prelievi sono sempre stati eseguiti ad altezze dal suolo
superiori al metro.
In questa fase si sono eseguite anche alcune analisi a
livello macroscopico (per
esempio con l’analisi del
colore col sistema Munsell)
e altre in laboratorio (analisi diffrattrometrica, Sem,
raggi X, sezioni sottili, analisi della brillanza…) aventi come fine la caratterizzazione fisico-chimico e mineralogica degli strati stessi (foto 05). Sono stati separati meccanicamente i diversi strati di un campione:
l’operazione è stata eseguita in parte su campioni in laboratorio, in parte è avvenuta sul posto con l’ausilio
di un bisturi. È stata compilata la relativa scheda
stratigrafica (tabella 2) indicando per ogni strato spessore, il colore secondo la
codifica Munsell (tinta, grado di saturazione e di luminanza), il tipo di mate-
5. Sezione sottile con i
diversi strati di colore
sovrapposti.
6. S. Donato tra il civ. 5 e il
civ. 7. Trasformazioni
evidenziate dall’analisi
stratigrafica verticale e
orizzontale
7. S. Donato civ. 5 e il civ. 7.
dopo i restauri
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D. Pittaluga
I
n passato, solitamente,
quando si decideva di ritinteggiare o reintonacare
una facciata, si stendeva il
nuovo strato sovrapponendolo a quelli sottostanti; al
più si eseguiva una semplice picchettatura della superficie per facilitarne l’adesione (foto 1).
È facile quindi che oggi ci si
trovi di fronte a un numero
consistente di tinteggiature
e intonacature sovrapposte,
di colore e di materiale diverso; a Genova, per esempio, sulle facciate del centro
storico sono stati rilevati sino a una trentina di strati
posti l’uno sopra l’altro. In
fase di restauro può risultare quindi difficile una scelta, soprattutto se i diversi
strati hanno una valenza analoga. È giusto attenersi all’ultimo colore che ha caratterizzato l’edificio? È meglio ritornare a quello relativo al primo impianto? …o
riproporre quello che per
più tempo è stato visibile?
Quale tipo di prodotto usare? Come tenere conto del-
Le analisi fisico-chimiche
R.Vecchiattini
1
no inserito nel 1502 può essere considerato in fase con
la tinteggiatura di colore rosa. Anche per i grandi finestroni dei piani superiori si
può dire la stessa cosa. Altri interventi di ricoloritura, invece, al piano terra sono da collegarsi con modifiche otto-novecentesche
delle aperture.
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riale (tinta a calce, tinta sintetica), la tecnica di stesura
(a secco, a fresco, a falso
fresco...), e la natura dei pigmenti... Volendo applicare
lo strumento in forma più
ridotta (riducendo di conseguenza anche i tempi e i costi), già le analisi stratigrafiche, quelle mineralogicopetrografiche e l’analisi Mu-
stata compilata anche la colonna delle datazioni) nella
quale (tabella 2) si hanno
sinteticamente tutte le informazioni riguardanti i singoli strati e la loro cronologia
(relativa e assoluta, cioè come sequenza e come data
vera e propria) e cioè:
• numero degli strati di tinta sovrapposti;
metri del colore si hanno
inoltre:
• diagramma diacronico della tinta (tabella 3);
• diagramma diacronico della luminosità;
• diagramma diacronico della saturazione.
I diagrammi diacronici relativi alla tinta, alla saturazione e alla luminanza per-
vrapposti, si possono trarre indicazioni per il nuovo
strato che si vuole stendere
(per esempio lo spessore). In
palazzo Grillo-Cattaneo il
numero degli strati presenti nel basamento è notevole e nell’intervento è quindi preferibile sovrapporsi
con una sorta di velatura in
modo da non mettere a ri-
pianto) o, invece, di quella
che più a lungo ha caratterizzato l’edificio, spostata
verso i toni dell’arancio. Ulteriore possibilità è riproporre il colore che corrisponde alle trasformazioni
più consistenti e più caratterizzanti della facciata (in
questo caso quelle del XVI
sec.). Dal punto di vista tec-
posti si sono rilevate tinte a
calce e sarà bene sovrapporsi con un prodotto dello stesso tipo per mantenere le caratteristiche di traspirabilità.
• Si possono anche fare alcune considerazioni riguardo
al degrado subito, confrontando i diacronici della luminanza e della saturazione
della tinta. È risultato im-
GLOSSARIO
Tab. 1. Scheda di stratigrafia
orizzontale e verticale.
sell possono fornire notevoli informazioni.
La fase di sintesi
Elaborati di sintesi. Unendo le considerazioni della
stratigrafia di superficie e i
dati ottenuti con le analisi di
laboratorio è stato possibile
redigere la «scheda generale» (la scheda di stratigrafia di superficie nella quale è
Tab. 2. Scheda di stratigrafia
di superficie.
Tab. 3. Diagramma diacronico
della tinta riferito.
• numero degli strati di intonaco sovrapposti;
• datazioni relative (anteriorità, posteriorità) di tutti gli
strati;
• datazioni assolute degli
strati in cui è possibile fare
tale specifica;
• caratteristiche dei materiali e della tecnica di stesura.
Per quanto riguarda i para-
mettono la visualizzazione
delle variazioni di tinta, di
saturazione e di luminanza
relativa al singolo edificio.
Ogni variazione può essere
collegata a un periodo cronologico ben preciso.
Quali considerazioni si possono fare con il metodo
adottato?
• Dal numero di strati so-
Diacronico. Relativo alla diacronia
Diacronia. Elementi considerati secondo la successione nel tempo. Riferito alle coloriture, per strati diacronici si intendono le coloriture stese in tempi diversi, in epoche diverse.
Luminosità. Per un sistema ottico è il rapporto tra illuminamento dell’immagine e luminanza dell’oggetto.
Luminanza, brillanza. Intensità luminosa di una superficie irraggiante, riferita all’unità di superficie.
Saturazione. Indica l’intensità di un colore che fisicamente dipende dalla distribuzione spettrale. Un colore si definisce saturo quando è costituito da una sola lunghezza d’onda. La percezione umana è quella di un colore deciso, carico, puro, che non contiene bianco. Tutti i grigi hanno saturazione nulla. (vedi Progetto Colore n.2 marzo 2006, pag. 22).
Sincronico. Elementi, fatti che avvengono nello stesso tempo. Riferito alle coloriture, si intendono come strati sincronici gli strati che sono stati stesi nello stesso momento, possono riferirsi a un’unica fase di cantiere.
Tinta. Detta anche tonalità, dipende fisicamente dalla lunghezza d’onda che prevale rispetto alle altre dello spettro visibile (400-750 nm). Ciò permette di determinare l’effetto di un colore piuttosto che quello di un altro e ci consente pertanto di indicare per esempio un rosso piuttosto che un verde o un giallo (vedi Progetto Colore n. 2 marzo 2006, pag. 22).
schio l’equilibrio attuale.
• Conoscendo tutta la storia
cromatica dell’edificio attraverso i diagrammi diacronici della tinta si può scegliere con maggiore consapevolezza: la scelta infatti
potrebbe consistere ne riproporre l’ultima tinta rilevata (che in questo caso è anche quella del primo im-
nico la tinta proposta potrà
essere analoga all’ultimo
strato o più scura. Nel caso
si volesse sovrapporre una
tinta più chiara si deve interporre uno strato bianco.
• Con la caratterizzazione fisica del tipo di prodotto
usato (tinta, pittura…) si è visto che in palazzo GrilloCattaneo negli strati sotto-
portante comparare i dati relativi alle diverse esposizioni delle facciata dell’edificio
per valutare dove e se applicare prodotti più resistenti.
Si è potuto quindi ricostruire la storia delle manutenzioni e valutare per esempio
sino a che punto veniva tollerato un degrado prima di intervenire. • Daniela Pittaluga
Scienza e Beni Culturali a Bressanone
Murature e intonaci / Tre casi studio di restauro
Dall’11 al 14 luglio prossimi si terrà a Bressanone, presso la Casa della Gioventù dell’Università di Padova, la XXII edizione del convegno internazionale «Scienza e Beni Culturali». Da oltre vent’anni la manifestazione è un punto di riferimento per tutti coloro che
operano nell’ambito della conservazione e del restauro dei beni architettonici e artistici, a livello accademico e non. Il tema di quest’edizione, «Pavimentazioni storiche: uso e
conservazione», verrà trattato sotto vari punti di vista e con l’ausilio degli esempi esposti dai relatori nel corso dei quattro giorni di durata del convegno. La manifestazione, promossa dalle Università di Padova, Venezia Ca’Foscari, Genova, Brescia, Reggio Calabria
Mediterranea e Milano-Politecnico, è organizzata da Arcadia Ricerche con il patrocinio
del Colorificio San Marco. Il Colorificio San Marco presenterà il lavoro nato dalla collaborazione con di studiosi e professionisti, dal titolo «Pavimentazioni in cotto di Palazzo
Reale (Torino): applicazioni sperimentali per la conservazione».
«L’approccio metodologico al progetto di restauro attraverso l’analisi di tre casi studio»,
è il volume, a cura di Cesare Renzo Romeo, voluto da Tassullo, azienda che da quasi un
secolo propone soluzioni per il recupero delle facciate e per la bioedilizia. Quinto libro
della collana «Reficere» edita dal Gruppo Editoriale Faenza Editrice, presenta tre casi
di restauro conservativo evidenziandone le fasi di progettazione e i materiali impiegati. Nella chiesa di S. Nicolò in Tuenno (Tn), risalente al XIV secolo, gli intonaci degradati sono stati recuperati con materiale costituito da calce idraulica naturale. Nel secondo intervento descritto, la riconversione in abitazione di un edificio rurale ai piedi degli altopiani di Asiago, si sono rese necessarie soluzioni mirate alle esigenze di qualità abitative. Nella scelta e nella posa in opera dei materiali e si è impiegata la calce idraulica naturale. Il progetto di risanamento della cappella di San Nicola in Farigliano (Cn), infine, ha dovuto far fronte a lesioni strutturali che minavano la stabilità dell’edificio e nel consolidamento strutturale si è fatto uso di iniezioni di calce idraulica naturale.
Contatto www.arcadiaricerche.it - www.scienzaebeniculturali.it
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