Giovanni Pascoli

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Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a S. Mauro in Romagna. Era il quarto di otto fratelli e
il padre era l’amministratore delle terre di una
nobile famiglia del posto.
Nel 1867 accadde l’episodio che segnò profondamente la sensibilità del poeta: l’assassinio del padre da parte di ignoti, mentre ritornava a casa.
Questo avvenimento interrompe un periodo
di serena felicità e sarà il primo di una lunga serie di momenti negativi che poco a
poco condizioneranno in senso pessimistico la visione del mondo e dell’umanità del
poeta.
Per tutta la sua vita, infatti, Pascoli avrà un senso di rimpianto pensando alla sua
prima fanciullezza trascorsa all’interno del nido familiare.
Trascorse la sua esistenza
sempre cercando di ricreare assieme alle due sorelle il clima
familiare vissuto da bambino,
creando anche degli spazi reali, come per esempio la sua
casa di Barga, dove visse sia
nei periodi di vacanza mentre
svolgeva la sua attività di professore universitario sia quando vi si trasferì definitivamente con la sorella.
La casa museo di Giovanni Pascoli
Il carattere dominante della poesia del Pascoli è costituito
dall’evasione dalla realtà per rifugiarsi nel mondo dell’infanzia,
un mondo rassicurante, dove l’individuo si sente isolato ma tranquillo rispetto ad una realtà che non capisce e quindi teme.
Pascoli esprime questa sua poetica in uno scritto intitolato
“Il Fanciullino”
dove il poeta afferma che
in tutti noi c’è un fanciullo che guarda il mondo e la natura con un atteggiamento di stupore e meraviglia non razionale ma legato ad un momento in cui la
sensibilità umana si trova in uno stadio anteriore alla logica:
il fanciullino è quindi capace di scoprire le relazioni più profonde e misteriose che vi sono tra le cose, senza preoccuparsi della loro realtà oggettiva.
La funzione del simbolo nella poesia di Pascoli è proprio quella di far
Il poeta è colui che riesce a far rivivere dencomprendere il senso più profondo
tro di sé la voce del fanciullino, penetrando
nascosto nella realtà, per mezzo di
nel mistero della realtà, colto non attraverparole scelte non per il loro signiso la logica, ma attraverso l’intuizione ed
ficato concreto e oggettivo, ma per
espresso con un linguaggio non razionale
le suggestioni che sono in grado di
ma fondato sull’analogia e sul simbolo.
evoca re,
attraverso l’associazione inconsueta di colori, profumi,
suoni di cui si può percepire la misteriosa affinità.
Questo elemento unisce Pascoli alla poetica simbolista sviluppatasi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento in Francia. La poesia però per Pascoli può anche avere una grande utilità morale e sociale: poiché il
sentimento poetico è presente in tutti gli uomini, li può
fare sentire fratelli nel comune dolore, pronti a superare
gli odi e le guerre.
La prima raccolta di poesie di Pascoli si intitola Myricae (Mirìce): il titolo riprende un verso
del poeta latino Virgilio e spiega già in parte il
contenuto: in latino significa tamerici, che sono
piante umili che crescono al livello del terreno e
sono in questo caso il simbolo della poesia che
il Pascoli intende scrivere, fatta di piccole cose
osservate con la meraviglia del fanciullo, ricca di
suggestioni visive e uditive.
Le successive poesie sono raccolte nei libri
•Canti di Castelvecchio
•Poemi conviviali
•Odi e Inni.
La forma poetica in queste tre opere diviene
più articolata e ispirata ai modelli classici greci
e latini.
L’autore morì nel 1912 a Bologna dove era
insegnante all’Università.
X AGOSTO
San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
e il suo nido è nell'ombra, che attende, sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
che pigola sempre più piano.
quest'atomo opaco del Male!
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