il simbolismo delle nuvole: segni nel cielo

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FOCUS
IL SIMBOLISMO DELLE NUVOLE:
SEGNI NEL CIELO
di Gianfranco de Turris *
More inclined to symbolism than to
rationalism, our ancestors were also
naturally attracted by clouds, these
silky sky-mates which can bring either
good or bad weather. Each civilization,
both in the West and in the East, has
given clouds its personal interpretation,
whose traces can be found almost
everywhere, especially in Jacqueline
Kelen’s book on cloud-symbolism
analyzed through different cultures,
from ancient times to nowadays, in
myth, literature, philosophy, religions
and fine arts, as well as in folklore,
divination and alchemy. Also late
Fosco Maraini speaks about clouds, or
better still, about “cloud-busters”.
U
na delle prime cose, se non la prima in assoluto, cui l’uomo
primitivo prestò attenzione fu il cielo sopra la sua testa:
chiaro di giorno e oscuro di notte, sereno e nuvoloso, splendente o corrusco, con il sole e con la luna e le stelle. Portati più a simbolizzare che a razionalizzare, i nostri lontani antenati vennero ovvia__________________
* Giornalista e scrittore, vice redattore capo Cultura del Giornale RadioRai
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Portati più a simbolizzare che a razionalizzare, i nostri antenati vennero ovviamente attratti anche dalle nuvole, queste setose compagne del cielo che potevano
essere portatrici del bel tempo come di
quello brutto. Ogni civiltà, sia in
Occidente che in Oriente, ha interpretato
le nuvole a modo suo e tracce del loro significato si trovano un po’ dovunque, ma
in particolare in un libro di Jacqueline
Kelen dedicato al simbolismo delle nuvole
attraverso le varie culture, dall’antichità
ai nostri giorni, nel mito, nella letteratura, nella filosofia, nelle religioni e nelle
arti, ma anche nel folklore, nella divinazione e nell’alchimia. Di nuvole, anzi di
“acchiappanuvole”, parla anche Fosco
Maraini, scomparso di recente.
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mente attratti anche dalle nuvole, queste setose compagne del cielo che
potevano essere portatrici del bel tempo come del brutto tempo. Segni,
ovviamente, di qualcosa a seconda dei casi.
Ogni civiltà le ha interpretate a suo modo, sia in Occidente che in
Oriente, e tracce del loro significato si trovano ovunque. Un bel libro,
Les nuages et leur symbolique, curato da Jacqueline Kelen (Albin Michel
1995, di prossima uscita per le Edizioni Mediterranee) è dedicato al
simbolismo delle nuvole attraverso le varie culture, dall’antichità ai nostri giorni, nel mito, nella letteratura, nella filosofia, nelle religioni e nelle arti, ma anche nel folklore, nella divinazione e nell’alchimia, attraverso vari saggi coordinati dalla Kelen, alla quale si deve un’affascinante
(per stile e afflato poetico) visione d’insieme dell’argomento nel primo
scritto del libro.
Le nuvole qui sono intese come simbolo dell’Eternità, al contrario di
quel che si potrebbe pensare: in molte mitologie e religioni esse sono
una guida verso la spiritualità, simboli della fantasticheria e del sogno,
mandala mobili e fluttuanti per la meditazione, porte verso un altro
mondo, segnali per un viaggio dell’anima.
Oggi nessuno guarda più in alto ed il senso del trascendente nella natura si è perduto: per questo le nuvole ci interessano soltanto come emblemi della meteorologia e del tempo atmosferico. In passato, sia le nubi
temporalesche che quelle del bel tempo avevano tutt’altro senso.
Nell’antico Egitto e nell’antica Cina, su su attraverso il giudeo-cristianesimo, sino al Medio Evo neoplatonico, esse hanno avuto significati diversi.
Trasmessi anche da poeti e pittori, soprattutto quelli del barocco italiano.
Nei saggi di questo libro s’intrecciano profeti e filosofi, artisti e mistici, grandi scrittori e oscuri pittografi cinesi, la “Cappella degli
Scrovegni” e la mitologia classica, la Bibbia e i libri di Giordano Bruno.
Una carrellata veramente inedita e sorprendente.
Le nuvole sono di volta in volta Castelli in aria, Le greggi del cielo, Frammenti
di un sogno perduto, L’Eternità fluttuante, Segni nel cielo, tanto per elencare i più
suggestivi significati ripresi da quanto si scrive nel libro stesso.
Ma non è finita: se qualche residuo sognatore, che non si preoccupa
di essere definito un “acchiappanuvole”, volesse nobilitare la sua scorretta propensione ecco il libro bellissimo di un grande esploratore della
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terra, ma anche della fantasia, Fosco Maraini, di recente scomparso, che
dieci anni fa pubblicò un piccolo-grande capolavoro, Il Nuvolario
(Marsilio), straordinaria summa di pseudoscienze, pseudostoria e pseudolibri, interamente dedicato alla Nimbologia, lo studio delle nuvole,
appunto. Un libro imperdibile, ma ormai introvabile, purtroppo. Ma
che i pochi che ancora perdono giustamente tempo con il naso all’insù,
non dovrebbero mancare di avere nella loro biblioteca, non fosse altro
per autorevolmente accreditare un atteggiamento ormai disprezzato
dalla nostra utilitaristica società.
Innumerevoli sono, infatti, le notizie che apprendiamo dal Nuvolario,
sia sulle setose compagne della nostra vita, che sempre meno guardiamo
travolti come siamo dalla frenesia della vita moderna e dalle nostre preoccupazioni che ci fanno volgere gli occhi verso il basso e non verso il
cielo, sia sull’universo scientifico che gravita intorno alla Nimbologia.
Apprendiamo così dell’esistenza di organizzazioni come la Royal
Nimbological Society, il Centre Nimbologique International e naturalmente la
nostra Società Nimbologica Italiana, di pubblicazioni specializzate quali
Il Giornale nimbologico italiano e l’Annuario nimbologico italiano, o anche l’eterodosso Il nuvolista indipendente, e poi l’inglese The Nuvolist, l’indiano The
Aryan Nuvolist, il tedesco Zeitschrift fur Nimbologie; e veniamo aggiornati
sulle varie correnti interpretative: quelle soggettivistiche, quelle oggettivistiche, quelle che si limitano ad una semplice classificazione (tipica la
“nubignosia tassonomica”) e quelle meno ortodosse, come la “scuola
protestante” o la “scuola dei pornòscopi” che, come dice il nome, dà interpretazioni erotico-sessuali alle forme che le nuvole assumono.
L’erudizione del prof. Maraini è immensa, assomiglia - si potrebbe
dire - a quella di Jorge Luis Borges, il bibliotecario di Babele, spaziando
su testi, documenti e teorie nell’arco della storia culturale dell’umanità.
La preziosità di questa sua opera consiste, infatti, anche nella possibilità
di leggere brani di testi ormai introvabili, che la sapienza dell’autore traduce secondo lo stile dell’epoca in cui vennero scritti. Ad esempio, il seguente brano dell’Heptaponton, i viaggi per i sette mari, di Minutius
Omniavidens, che così descrive una mattinata in una valle della
Cappadocia: «Le valli intorno erano sommerse da un velo di nebbia immobile, leggermente glauca, dove la sfioravano le ombre delle elevazio-
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ni circostanti, candida se in pieno sole. Ne emergevano soltanto qua e
là le cime di alcuni alberi. Il pastore ci spiegò che tali nebbie erano note
nella regione come Laghi del Silenzio e che vi si celavano i tremendi
Dragoni Splenetici (splenetici dracontes) i quali prendevano gli uomini e li
disossavano, lasciandoli poi molli e vuoti come zampogne afflosciate.
A conferma di ciò il buon uomo portò fuori della capanna un bottiglione e “Qui”, ci disse, “v’è un bambino disossato dai draghi”. Versò quindi dal recipiente un essere completamente floscio che si sparse in terra
come una focaccia poco cotta e prese sonoramente a ridere vedendo il
nostro orrore: cominciò a muoversi in maniera non dissimile da quella
che potrebbe avvenire per una vescica munita di una propria volontà. È
inutile dire che fuggimmo terrorizzati verso la più alta cima della regione fin quando i Laghi del Silenzio furono completamente spariti».
Da un punto di vista filologico ci si potrebbe chiedere, ancorché
oziosamente, se per alcuni spunti della sua serie televisiva X-Files,
l’americano Chris Carter non abbia per caso attinto a opere dimenticate
come quella dell’Omniavidens qui citata...
Il nuvolario ha, quindi, una duplice utilità, funzione e scopo finali: da
un lato il recupero di una borderline science, di una scienza di confine, anche se antichissima, poco nota, se non addirittura poco considerata,
con le sue opere più importanti e singolari, invogliando a ricercare ed
approfondire; dall’altro la rivalutazione di tutti coloro i quali sono volgarmente definiti “acchiappanuvole” e vengono addirittura accusati di
stare sempre “con la testa fra le nuvole”, insomma di non avere “i piedi
per terra”. Il libro di Fosco Maraini è invece una vera e propria apologia
dell’acchiappanuvole, un elogio di chi non sta con i piedi per terra, per di
più con solide basi scientifiche!
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