BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI

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N. 2/14
A proposito di Norlevo® (“pillola del giorno dopo”)
UN TENTATIVO DI AGGIRARE
L’OBIEZIONE DI COSCIENZA
Lo scorso 10 febbraio in un comunicato ufficiale l’Associazione Italiana
Ginecologi Ostetrici Cattolici (A.I.G.O.C.) accusa l’Associazione Italiana del
Farmaco (AIFA) di aver cambiato le caratteristiche della pillola abortiva
Norlevo®, mentendo ai consumatori e con lo scopo di aggirare l’obiezione di
coscienza dei medici che non intendono partecipare all’interruzione volontaria di
gravidanza. Al riguardo vengono riportati fatti e commenti.
tecnica, questo non inibisce o ritarda l’ovulazione quando
cresce il livello di LH.
L’UPA ha una efficacia per 5 giorni (anche nel caso di
picco HL), in contrasto con il LNG (rapida perdita di
efficacia).
Il LNG mantiene la sua efficacia di controllo delle nascite
(non di blocco dell’ovulazione!), anche se assunto entro 96
ore.
Ci rattrista: constatare che anche in Italia si cerchi di
spacciare per dato scientifico certo e certificato da
un’agenzia, mantenuta in vita con i soldi strasudati e
sofferti dei cittadini onesti, un camuffamento linguistico
funzionale solo a chi vuole vendere i propri prodotti senza
rispettare la coscienza degli acquirenti ed a chi vuole
controllare la popolazione mondiale come un burattinaio.
Ci preoccupa: il tentativo ben evidenziato dalle
affermazioni di Emilio Arisi, presidente della Società
Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC), su
quotidianosanità.it di oggi («Cade definitivamente l’appiglio
che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la
somministrazione della contraccezione di emergenza. Si
colma così un gap noto da anni a tutta la comunità scientifica
– ha detto – e si corregge una vecchia sceda tecnica che
risale al 2000») di privare il medico della sua libertà di agire
“secondo scienza e coscienza” ed i cittadini del diritto di
essere rettamente e totalmente informati sui farmaci
dall’AIFA. La nostra preoccupazione nasce dal fatto che
questo tipo di comportamento, che non è isolato (basti
pensare alle direttive dell’UNAR per la Scuola, alle Linee
guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, al
La A.I.G.O.C. ha scritto nel comunicato: «La pubblicazione
sul supplemento ordinario n. 10 della Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana del 4 febbraio ultimo scorso del
nuovo foglietto illustrativo del Norlevo®, nel quale l’AIFA
ha apportato una modifica sostanziale ai punti 4.2, 4.4, 4.5,
4.8 e 5.1 dei corrispondenti paragrafi del Foglio Illustrativo e
delle Etichette, che in sostanza cancella la vecchia dicitura
“il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto”
sostituendola con “inibisce o ritarda l’ovulazione”, ci
sorprende, ci rattrista e ci preoccupa.
Ci sorprende: dal punto di vista scientifico nulla di nuovo è
stato provato rispetto a qualche anno fa che possa
autorizzare un’Agenzia, che ha come compito primario la
tutela della salute di tutti i cittadini e l’informazione corretta,
aggiornata e completa sui meccanismi d’azione di tutti i
farmaci ed in particolare di quelli che possono avere
implicazioni etiche per una popolazione come la nostra, che
nella stragrande maggioranza risulta essere appartenente alla
Chiesa Cattolica (vedi registri dei Battesimi), sui loro effetti
collaterali, […].
Anzi alcune pubblicazioni più recenti che mettono a
confronto ellaOne® a base di ulipristal acetato (UPA) e
Norlevo® a base di lenonorgestrel (LNG) come pillola post
coitale sottolineano che l’UPA ha una durata più prolungata
del meccanismo di azione rispetto al LNG: secondo la
documentazione tecnica, questo non inibisce o ritarda
l’ovulazione quando cresce il livello di LH.
L’UPA ha una durata più prolungata del meccanismo di
azione rispetto al LNG: secondo la documentazione
1
disegno di legge Scalfarotto in discussione al Parlamento…),
è tipico degli stati totalitari che pensano di regolare la vita
dei cittadini con leggi o direttive contrari al sentire comune
ed alle verità scientifiche.
Ma finché la Costituzione Italiana non verrà modificata nei
suoi principi ispiratori il presidente della SMIC non si illuda
che tutti i medici saranno costretti dal foglietto illustrativo
modificato a prescrivere le pillole abortive, perché la
clausola di coscienza permette ad ogni cittadino ed a ogni
medico di agire nel rispetto della propria coscienza e della
dignità di ogni persona umana.
Nei prossimi giorni ci riserviamo di far pervenire al
Ministero della Salute ad interim la documentazione
scientifica che sta alla base del nostro comunicato».
A commento di tale fatto riportiamo quello del Dott. Renzo
Puccetti, Specialista di Medicina Interna a Pisa, Membro
della European Medical Association, Membro della
Research Unit della European Medical Association, Membro
del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca per
l’Educazione alla Salute dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore e ricercatore tra l’altro di aspetti bioetici di inizio e
fine vita. In un recente suo articolo apparso sul quotidiano
cattolico di opinione online “La nuova Bussola Quotidiana”
(www.lanuovabq.it) tra le altre parole dice: «Siamo piuttosto
certi che tra la documentazione che l’Agenzia del Farmaco
produrrà a sostegno della decisione vi saranno sicuramente
gli studi del gruppo del Karolinska Institutet e quelli del
gruppo dell’Istituto Cileno di Medicina Riproduttiva,
entrambi vengono in genere assunti come la prova provata
che la pillola del giorno dopo non è abortiva. Ma gli studi
non sono come il whisky nei saloon che si tracanna tutto
d’un sorso senza badare alla qualità della materia: le
conclusioni, soprattutto se sono studi finanziati da enti
distributori del farmaco o se gli autori hanno qualche
interesse con le aziende produttrici, vanno sorseggiate
meditandone pregi e difetti. Nel primo studio gli autori non
hanno rilevato alcuna differenza statisticamente significativa
nel tasso di adesione degli embrioni ad un preparato
tridimensionale di endometrio aggiungendo Levonorgestrel
o placebo, concludendo da ciò che la pillola del giorno dopo
non impedisce l’annidamento dell’embrione. Non so se gli
esperti dell’AIFA hanno preso in considerazione l’articolo
scientifico pubblicato da Mozzanega e Cosmi su
Gynecological Endocrinology nel 2011 che rilevavano come
questo modello era ben lungi dal replicare le condizioni di
reale somministrazione del Levonorgestrel. Gli stessi
espertissimi non so se abbiano pensato ad un altro
elementare criterio scientifico: la dimensione del campione.
Non ci vuole molto, basta un piccolo software statistico e
mettendo dentro i dati di quello studio ci si accorge che la
differenza tra i campioni non è nulla, ma è ben presente ed è
del 16%, essa non raggiunge la differenza statisticamente
significativa perché il campione è troppo piccolo, per
escludere con certezza la significatività serviva un numero di
casi almeno dieci volte maggiore. Negli studi di Croxatto e
coll. Gli autori hanno invece verificato gli effetti del
Levonorgestrel somministrato prima o dopo l’ovulazione,
rilevando nel primo caso un’eficacia del 100% e nessuna
differenza statisticamente significativa rispetto alle
gravidanze attese in assenza di farmaco nel secondo caso.
Questi dati provano l’assenza di effetti abortivi? Per nulla.
Essi dimostrano solo che la pillola del giorno dopo è più
efficace se somministrata prima dell’ovulazione. A questi
studi si possono sollevare una marea di critiche
metodologiche, ma si tratta di elementi molto tecnici da
riservare alle sedi appropriate. Però due cose spiccano su
tutte e sono più facilmente comprensibili. Per escludere che
la differenza rilevata rispetto alle attese sia statisticamente
significativa in questo studio il campione avrebbe dovuto
essere cento volte più grande. E’ come se gli autori si
fossero messi alla ricerca di un microbo con un microscopio
capace di vedere oggetti soltanto cento volte più grandi del
microbo in questione e così concludere che il microbo non
c’è perché non si vede. Il secondo aspetto che gli esperti
dell’AIFA e il professor Arisi speriamo ci possano spiegare
è un vero e proprio arcano: tra le donne che hanno assunto il
Levonorgestrel prima dell’ovulazione non si è verificata
nessuna gravidanza pur ovulando nell’80% dei casi. Deve
trattarsi di uno stranissimo effetto antiovulatorio, per cui
l’ovulazione c’è, nessun ritardo è documentato (nello studio
pubblicato da Croxatto e coll. Nel 2004 che ha esplorato
questo parametro, il ritardo della rottura del follicolo ovarico
si è verificato con la stessa incidenza nel gruppo trattato
rispetto al placebo), la gravidanza viene evitata nel 100% dei
casi, eppure gli esperti dell’AIFA ci vogliono convincere che
la pillola del giorno dopo ha agito bloccando o ritardando
l’ovulazione. E’ un effetto antiovulatorio a cui viene
ricondotta la cosiddetta “disfunzione ovulatoria”, di cui è
però parte integrante l’inibita produzione di progesterone
post-ovulatoria, un effetto notoriamente associato
all’abortività precoce. Si pregano gli interlocutori di non
rifugiarsi nella storiella dei possibili effetti sul muco
cervicale e gli spermatozoi, perché trattasi di meccanismi
dimostrati inesistenti da almeno cinque studi. Per l’altra
molecola, la pillola dei cinque giorni dopo, Mozzanega e
coll. Hanno appena pubblicato una revisione dei dati sulla
rivista Reproductive Sciences che distrugge la tesi degli
effetti solo ovulatori. Di tutto questo egli ci parlerà al
convegno del 3 maggio che si svolgerà al Pontificio Ateneo
“Regina Apostolorum” il giorno precedente la Marcia per la
vita, in cui personalmente potrò aggiungere un po’ di dati.
La schiera di quanti la pensano come me, Mozzanega e
Cosmi è piuttosto lunghetta: Chris Kahlenborn, Walter B.
Severs, Joseph B. Stanford, Rafael T. Mikolajczyk, Emilio
Jesús Alegre-del Rey ed altri ancora, tutti autori di
pubblicazioni scientifiche sull’argomento regolarmente
omesse nei documenti di consensus emanate da società
scientifiche da cui invano attendiamo una disclosure dei
possibili conflitti d’interesse. Adesso si apre un
contenzioso che crediamo finirà davanti ai giudici. Al
dottor Arisi, che esultante crede che da oggi saremo
obbligati a prescrivere quelle pillole, siamo ben felici di
dare una piccola delusione, perché non so se ne è al
corrente, ma c’è una cosetta che nel codice di deontologia
medica si chiama clausola di coscienza; alla luce di questa
scriteriata decisione, essa diventa un bene ancora più
prezioso da difendere con le unghie e con i denti. Se lo
mettano bene in testa: noi quelle pillole non le
prescriveremo mai.».
(tratto da Zenit.org)
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