concezione materialistica della storia - Digilander

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MARX
(concezione materialistica della storia)
prof. Michele de Pasquale
l'errore di Hegel e di Feuerbach, sta nell'aver svuotato l'uomo
“storico” di tutti i suoi concreti rapporti - sempre storicamente
determinati - con la natura e con gli altri uomini; di aver
creduto di individuarne la vera natura nella Idea,
nell'essenza, e di aver dedotto i caratteri dell'uomo concreto
ricavandoli rispettivamente da quella Idea e da quella
essenza astratte
entrambe queste posizioni muovono da “presupposti arbitrari”, da “dogmi”:
per riportare nei termini della concretezza il discorso sull'uomo e sulla
storia bisogna allora che questo trovi fondamento nell'analisi dei fatti
specifici reali e positivi che individuano la condizione umana effettiva
“Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la
religione, per tutto ciò che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi
dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di
sussistenza... Producendo i loro mezzi di sussistenza, gli uomini
producono indirettamente la loro stessa vita materiale.”
(Marx, L'Ideologia tedesca)
tale produrre implica necessariamente un rapportarsi dell'uomo alla
natura e agli altri uomini, che assume forma propria e specifica in
ogni epoca dello sviluppo storico, distinta quindi da quella di altre
epoche
i due rapporti uomo-natura e uomo-uomo sono connessi tra loro,
interdipendenti; infatti il modo in cui l'uomo si adatta alle condizioni
geologiche oro-idrografiche climatiche, cioè il modo in cui esso trasforma la
realtà naturale per “appropriarsene”, per trame i mezzi di sussistenza, è
condizionato dal modo in cui gli uomini si relazionano tra di loro, vale a dire
dal tipo di rapporto di proprietà che essi hanno stabilito, dal tipo di
organizzazione dato alla produzione (divisione del lavoro),
dall'organizzazione sociale (divisione in classi), ecc; e viceversa, cioè il
modo di rapportarsi degli uomini tra di loro determina quello col quale essi
agiscono sulla natura
si tratta di due elementi, di due aspetti connessi, reciproci e
interagenti, della condizione umana effettiva:
quello economico e quello sociale
se si prescinde dal considerarne uno, non solo non si
comprende l'altro, ma si giunge ad una concezione
astratta dell'uomo, della società e della storia
Marx specifica che la “produzione” è la risultante della
reciproca azione di
rapporti di produzione
forze produttive
(elemento sociale):
(elemento economico):
macchine, denaro,
conoscenze scientifiche,
tecniche di produzione,
organizzazione del
lavoro e, naturalmente,
braccia che lavorano
rapporti tra le classi sociali che trovano il
punto-cardine nella formalizzazione giuridica
del tipo di proprietà, ma che, piú in generale,
esprimono l'organizzazione che la società, in
una determinata epoca, si è data in
corrispondenza e in coerenza col grado di
sviluppo delle forze produttive, al fine di
favorire l'espandersi di quelle forze
è erroneo considerare la società cioè i rapporti tra gli
uomini - indipendentemente dalle condizioni delle forze
produttive, cioè dalla sua base economica
l'insieme di forze produttive e di rapporti di
produzione costituiscono la base reale della
società
l'insieme delle teorie giuridiche e politiche,
dell'attività culturale, delle concezioni morali e
delle visioni religiose che caratterizzano una
data società nel suo aspetto “spirituale” e che
trovano concretamento nelle sue istituzioni, ne
rappresentano le ideologie che variano al
variare della base reale, perché sussistono in
corrispondenza e in dipendenza da essa
ma in quale modo varia la base reale?
la vita di una società è determinata dal rapporto dialettico tra forze produttive e
rapporti di produzione:
essa resterà stabile finché le forze produttive e i rapporti di produzione sono in
equilibrio dinamico, riescono ad adeguarsi reciprocamente in modo da essere
reciprocamente funzionali
quando poi lo sviluppo delle forze produttive, determinato dall‘”industria” dell'uomo,
trova un limite invalicabile nei rapporti di produzione, cioè quando questi rapporti
non solo non favoriscono piú la crescita di quelle forze, ma ne diventano le catene
che frenano il loro naturale espandersi, allora si verifica la rivoluzione della base
materiale; a cui, naturalmente, corrisponde, di conseguenza, lo sconvolgimento
dell'assetto ideologico della società
“Il primo lavoro intrapreso per sciogliere i dubbi che mi assalivano fu una revisione critica
della filosofia del diritto di Hegel, lavoro di cui apparve l'introduzione nei Deutschfranzösische Jahrbücher pubblicati a Parigi nel 1844. La mia ricerca arrivò alla conclusione
che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi né
per sé stessi, né per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le
loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell'esistenza il cui complesso viene abbracciato
da Hegel, seguendo l'esempio degli inglesi e dei francesi del secolo XVIII, sotto il termine
di "società civile"; e che l'anatomia della società civile è da cercare nell'economia politica.
%
Avevo incominciato lo studio di questa scienza a Parigi, e lo continuai a Bruxelles, dove ero
emigrato in seguito a un decreto di espulsione del sig. Guizot. Il risultato generale al quale
arrivai e che, una volta acquisito, mi servì da filo conduttore nei miei studi, può essere
brevemente formulato così: nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano
in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione
che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali.
L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società,
ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale
corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita
materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la
coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale
che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive
materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè
con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali
forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive,
si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il
cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca
sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre
fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può
essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche,
religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di
concepire questo conflitto e di combatterlo. %
Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può
giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa;
occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il
conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione. Una
formazione sociale non perisce finchè non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui
può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano
maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perchè
l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perchè, a considerare le
cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali
della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione. A grandi linee, i modi di
produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere designati come
epoche che marcano il progresso della formazione economica della società. I rapporti di
produzione borghese sono l'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale;
antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga
dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno
della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo
antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società
umana.” (Marx, Per la critica dell’economia politica)
il materialismo storico si presenta come una metodologia
critica antideologica:
smaschera:
non accetta come un
dato la
rappresentazione che
gli uomini si fanno del
loro agire
inaugura una
comprensione della
realtà non ideologica:
orientata a ricercare il
proprio nesso con la
prassi sociale
questa prospettiva rinvigorisce il compito di comprensione e
trasformazione della realtà [rapporto teoria e prassi]:
il materialismo storico è una comprensione della realtà che
nasce dalla stessa prassi, si comprendono i fenomeni
collocandosi al loro interno e promuovendone la
trasformazione
Marx presenta il disegno dello sviluppo storico della società umana come il
succedersi necessario di tre stadi che sono l'uno opposto all'altro per i
suoi caratteri fondamentali, e che sono tuttavia connessi dialetticamente:
ognuno non presenta un carattere monolitico, omogeneo, ma è
caratterizzato da un movimento interno che lo trasforma nello stadio
successivo
lo stadio delle società pre-borghesi, caratterizzato originariamente
dall'unità dell'uomo con la natura e con gli altri uomini
quello delle società borghesi in cui quell'unità immediata si scinde
lo stadio, ancora inesistente in cui quell'unità verrà ricostituita in forma piú
ricca e piú complessa, cioè a un grado piú alto, nella società comunista
Marx distingue, nel primo stadio, tre forme di produzione particolari:
comunismo
primitivo:
l'umanità passa
dalla
appropriazione
diretta dei beni di
sussistenza alla
appropriazione
collettiva, perché
l'individuo si
identifica con una
comunità costituita
da una collettività
fondata su un
vincolo naturale, di
sangue (famiglia,
poi tribú, poi
unione fra tribú),
con una comunità
non organizzata in
stato perché non
sussiste divisione
del lavoro e quindi
non c'è divisione
tra le classi
la seconda forma insorge quando
nasce l'esigenza dello scambio
dei prodotti; essa si articola:
• in una variante asiatica (la piú
vicina a quella delle comunità
naturali, in cui la proprietà è ancora
comune e la collettività è
autosufficiente)
• in una variante antico- classica
(accanto alla proprietà di stato si
presenta la proprietà privata dei
mezzi di produzione, a cominciare
dalla terra stessa)
• in una variante germanica (non
c'è una vera società, perché
sussistono varie tribú distanziate
localmente fra loro, unite
dall'accordo tra i loro capi; e in
ogni tribú la proprietà è del capo, a
cui spetta il compito della divisione
la terza forma,
quella feudale:
costituita da una
società agricola in
cui l'unità
economica è il
feudo guidato da
un signore che
detiene la
proprietà privata
della terra e
gestisce il potere
politico in quanto
rappresenta lo
stato, e in cui
domina la
condizione della
servitú della
gleba come
condizione
giuridica ed
economica degli
addetti al lavoro
agricoloartigianale
all'interno dello stadio pre-feudale si verifica un cammino:
dalla produzione di semplici valori d'uso a quella di valori di
scambio
dal rapporto immediato dell'uomo con la natura, o meglio con la terra e con
gli attrezzi del lavoro, al rapporto mediato dai detentori della proprietà
privata dei mezzi di produzione
dal rapporto immediato e «naturale» del singolo con gli altri uomini,
allo smembramento della comunità
questo cammino sfocia nel secondo stadio in cui quelle scissioni,
anticipate nelle società pre-borghesi, diventano caratteri distintivi della
società borghese, anche se raggiungono il loro acme nella società
borghese moderna, per essere poi annullate, negate, attraverso la lotta di
classe tra proletariato e capitalisti, fino alla instaurazione della società
comunista, nel terzo stadio, in cui viene ricostituita l'unità uomo-natura e
quella uomo-uomo
FORZE PRODUTTIVE
i fattori che intervengono nel processo
di produzione e comprendono sia i
mezzi di produzione in senso stretto
(strumenti, macchinari) che la scienza,
la tecnologia, l’organizzazione del
lavoro, e in generale tutte le forme di
sapere sociale che operano nella
produzione della ricchezza.
RAPPORTI DI PRODUZIONE
l’insieme dei rapporti in cui gli uomini entrano nell’attività della
produzione, dato un certo grado di sviluppo delle Forze produttive.
Comprendono i rapporti sociali e di classe, i rapporti di proprietà e
la loro definizione giuridica, le modalità di appropriazione del
prodotto sociale e di distribuzione dei mezzi di produzione e della
ricchezza. L’elemento dinamico nell’interpretazione dialettica della
storia è dato dalla contraddizione tra sviluppo delle forze produttive
e rapporti di produzione, la trasformazione dei quali determina il
passaggio a un nuovo modo di produzione.
MATERIALISMO STORICO
Concezione materialistica della storia: si tratta dell’interpretazione
della storia elaborata a partire dall’Ideologia tedesca (teoria
interpretativa dello sviluppo della società come base per la sua
trasformazione rivoluzionaria) secondo cui ogni epoca storica e
ogni formazione sociale si definiscono sulla base delle condizioni
- il rapporto tra Forze produttive e Rapporti di produzione - sotto
cui ha luogo la produzione della vita materiale. Questi fattori
condizionano le forme giuridiche, politiche e culturali di ogni
società.
IDEOLOGIA
Marx usa il termine nell’accezione negativa di tutte le costruzioni
teoriche (filosofiche, morali, giuridiche, religiose) che, occultando il
nesso tra le forme del pensiero e le condizioni storiche in cui esse si
danno, producono una falsa universalizzazione di contenuti storici
determinati. La produzione ideologica è ricondotta dalla divisione del
lavoro intellettuale (illusione di autonomia della coscienza) a quella
manuale e viene concepita come mistificazione, “vestito di idee”
funzionale a interessi di classe. In tal senso l’ideologia è strumento di
dominio. Connesso con il concetto di ideologia è quello di “falsa
coscienza”: questa è la condizione di una coscienza inconsapevole della
propria storicità e delle motivazioni dei propri contenuti e del proprio
agire, dunque la condizione di una visione distorta e rovesciata del
mondo; l’ideologia rappresenta la cristallizzazione in teorie e sistemi di
valori di tale mancanza di consapevolezza.
STRUTTURA/SOVRASTRUTTURA
la coppia di termini identifica nella totalità sociale due
livelli: uno costituito dalle forze produttive (struttura), l’altro
dalle produzioni teoriche e dalle forme di coscienza a esse
corrispondenti. Marx non condivide interpretazioni riduttive
e meccanicistiche, tendenti a stabilire un rapporto di
causazione meccanico e unidirezionale tra situazione
economica e forme teoriche, cercando di mostrare come
tra i due elementi esista invece un’interazione.
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